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Parte di un clan

L’altro giorno ero a pranzo con degli amici di un amico, e devo dire che certe contaminazioni sono per me piacevolissime. Io che sono sempre stata una persona “radicata” in Romagna (pur avendo cambiato città tre volte e viaggiato più che potevo), adoro ritrovarmi in situazioni “temporanee”, di condivisione anche profonda con persone che forse non rivedrò mai più. Mi lasciano sempre qualcosa di importante. Perché se ti conosci per una giornata, in quella giornata porti di te ciò che vuoi, non il pacchetto completo, non la complessità del tuo karma; solo la tua apparenza, che forse è ciò di più vero che hai.

E quindi niente, ci si trova a pranzo io e L. con questo mio amico, una esperta di numerologia, una musicista e un ingegnere trasfertista che viaggia il mondo.

Questo hanno detto a me a L.: che siamo evidentemente anime gemelle.


Mi piace pensare lo abbiano detto per il fatto che siamo vicendevolmente gentili (più lui, comunque).

E allora pensavo a una cosa importante che ho sviscerato qualche sera fa con la mia amica M. durante il nostro solito aperitivo di quattro ore. A quanto è importante il senso di appartenenza.

Io sono stata molti anni da sola oppure in relazioni disfunzionali e ho imparato a stare molto bene da sola e a contare unicamente su me stessa. Questo per me è molto importante.

Non mi mancava l’affetto: avevo le brulle. E non mi mancava la condivisione: ho e avevo diversi amici e amiche intim*. E non mi mancava qualcuno da chiamare a qualunque ora per non dire niente: ho mia madre e mio fratello.

Mi mancava quello che mi era mancato da tutta la vita, quando tornavo a casa da scuola e mi chiedevo “perché tutti gli altri hanno un papà?”. Mi mancava l’appartenenza, nel senso di essere parte di qualcosa. Noi eravamo e siamo una famiglia che si ama, eppure ognuno di noi si è trovato spesso a guardare da solo la sua disperazione. Chi è disperato difficilmente ama al cento per cento, prima deve salvarsi il culo.

Essere parte di un clan è un’esigenza antropologica. Oggi che siamo diventati nuclei di consumo possiamo stare benissimo senza. Ma la mancanza è profonda, non è un capriccio.

Io oggi apprezzo ancora il tempo da sola, mi basto, mi riconosco e mi voglio bene, ma non mi sento più un gatto randagio che vaga estraneo per il mondo come è stato per trentanove anni. 



Someone on a screen asked me a question 

Something about what love means to me 

Maybe it's just circumstance 

Or general compatibility 

I don't know who you are 

But I'll save you a seat 

Hang my coat on a chair next to me 

I tried to reassure the waiter 

Say you're down the street 

He laughed at me 

So here's to you 

The most beautiful thing that I have never seen


(The most beautiful thing, Bruno Major)

Commenti

  1. Credo fermamente che quando uno riesce a stare veramente bene da solo, allora riesce a star bene in coppia...che poi certe persone sembrano destinate ad incontrarsi è un'altra storia

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  2. E alla fine hai scelto uno che pure doveva pararsi il culo? Io così ho fatto!

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  3. "solo la tua apparenza, che forse è ciò di più vero che hai"
    Questo mi ha colpito: hai voglia di spiegarmi perché secondo te è la cosa più vera?

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    Risposte
    1. Credo che il primo impatto che hai con le persone (almeno, per quanto mi riguarda) sia sempre molto realistico, quasi mai cambia radicalmente con la conoscenza profonda. Quando passi una giornata con una persona che probabilmente non rivedrai, sai di lei o di lui quello che lei o lui vogliono raccontare di sé e anche quello che raccontano di sé senza saperlo. Credo che anche solo questo dica tantissimo delle persone. Poi con la conoscenza sai come sono arrivati fin lì e dove vanno, ed è interessante anche quello.

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  4. Anche a me è mancato un padre (o meglio ci stava, ma era altrove). Mia madre ha dovuto far da sé e io con lei; siamo stati entrambi - e vicendevolmente - padre e marito. Penso che questa cosa mi abbia fatto crescere insicuro e alla continua ricerca di un'inclusione, cercando di trovare un'appartenenza mai avuta.
    Ora le cose vanno diversamente, ma questo debito lo sento sempre.
    Un saluto

    EM

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