Se riguardo bene a questo disastroso 2021, trovo un filo conduttore che ho pagato a caro prezzo: mi sono concessa il lusso di essere me stessa. Sempre. Indipendentemente dalla morale di Facebook, diventata insopportabile rumore di sottofondo. Indipendentemente da tutte le voci che mi hanno detto in passato di cavalcare l’una o l’altra opportunità. Indipendentemente dalle vessazioni di una politica e di una società che sembrano spesso strisciare nel fango. Indipendentemente dai pareri delle persone che ho più care. Ascolto solo me. Anche perché solo io pago per me. Il lusso di essere me stessa ha alcuni lati positivi. Il primo: mi guardo allo specchio e mi riconosco. Il secondo: sono circondata da persone che mi riconoscono e che spesso mi stimano, anche laddove non mi stimo io stessa. Il terzo: ho un lavoro che amo, che mi permette di tenere in piedi tutta la baracca, ed è un lavoro dove posso permettermi di andare in camicia in flanella e scarpe da ginnastica senza chiedermi che
Vita, morte ma soprattutto miracoli di Valentina Santandrea