Quando ho cominciato a leggere i primi blog di mamme e babbi e ho aperto il mio, ricordo che avevamo quasi tutti bimbetti neonati o comunque in età prescolare e avevamo in comune, a prescindere dalla provenienza, dal reddito e dal titolo di studio, una sensazione di solitudine e di overload difficile da spiegare. Due stati d'animo nati nel momento stesso in cui abbiamo avuto il neonato tra le braccia. Pazzesca la dicotomia tra l'avere improvvisamente un'appendice fatta di carne, ossa e strilli e la sensazione di essere soli al mondo, vero? Eppure.
E così il senso sovraccarico. Sembra scontato, ma no, ci vuole un neonato per sapere cosa significa lavorare 24/7, con la prospettiva di non mollare un attimo per i successivi molti anni.
Poi a un certo punto tutti abbiamo cominciato a parlare di indipendenza, quando li abbiamo visti varcare la soglia dell'asilo, tutti impettiti nel loro grembiulino e il loro minuscolo zainetto. Abbiamo fatto un passo indietro con l'inizio della scuola dell'obbligo, quando ci siamo accorti con un certo giramento di coglioni che il compito nel weekend e la sveglia alle 6.45 erano un obbligo soprattutto nostro; abbiamo pian piano ripreso a respirare quando abbiamo osato ritenerci assolti dopo aver ricordato quarantasette quarantotto volte al pargolo di tirare fuori i libri.
La preadolescenza è stata per me un momento di grazia: il perfetto connubio tra godermi tre bambine fantastiche e un minimo di tempo per me.
E poi è arrivata l'adolescenza a spiegarmi perché quando il figlio di vent'anni si leva dal cazzo per andare all'università o per qualunque altro motivo, in genere nessuno lo trattiene.
Così come credo che arriverà anche il giorno in cui, se sarà necessario per qualunque caso della vita che naturalmente non auguro loro, sarò disposta a accoglierle a casa a braccia aperte, dormendo su una brandina in cucina, proprio come ha fatto mia nonna quando mia madre s'è ripresentata alla sua porta con due bambini (io e mio fratello). Non è questione di sangue, di dovere morale, di obbligo legale: i famigliari sono quelli a cui, in caso di necessità, si permette di scavalcare le tue mura di gomma e si apre il divano letto.
Dicevo, l'adolescenza arriva dalla sera alla mattina, e di nuovo, quelle due paroline, solitudine e sovraccarico, si presentano alla porta. E stavolta non ci sono più né i blog, né i forum; semmai ci sono i gruppi FB che il Signor Distruggere bullizza per raccattare qualche like: in Italia l'argomento "mamma degenere ignorante e grottesca" tira sempre, lo sa bene anche il dottor Burioni. Ma io scrivo ancora qui quello che provo, anche adesso che il mio blog ha nome, cognome, e faccia: non me ne frega un cazzo.
Dicevo, la solitudine la sento ancora più forte e chiara di prima. Con un neonato si sperimenta il peso della sopravvivenza di un altro essere sulle proprie spalle, mentre il resto del mondo giudica, senza avere la responsabilità di essere il trauma che la creatura un giorno sottoporrà al terapeuta. E mentre si esibiscono sorrisi di circostanza ai passanti, si sussurra nell'orecchio del piccolo "ti proteggerò da tutte le facce di merda sul pianeta"; tredici, quattordici anni dopo, invece, ci si deve proteggere dal figlio stesso; oppure, nel migliore dei casi, si deve continuare a proteggerlo da tutte le facce di merda del mondo, però senza la sua collaborazione. Per quale scopo poi? Per lo scopo di farlo andare via senza il futuro gravemente compromesso. Capite? Non si tratta di passare la notte a calmare le coliche di qualcuno che non può vivere senza di voi; si tratta di fare il bene di qualcuno che vi vuole sempre meno tra le scatole e che un giorno non troppo lontano uscirà da quella porta. Ci si sente la responsabilità di proteggerlo, senza tuttavia averne il potere, da ciò che è brutto davvero: non la zia con i baffi o le delusioni che fanno parte della vita, ma la droga, l'alcol, gli incidenti, l'abbandono scolastico, le gravidanze indesiderate, i pervertiti in giro per la strada, le malattie.
Io non credo di essere mai stata chiamata prima a esercitare tanta empatia, sinceramente. Forse solo quando io, mia madre e mio fratello decidemmo di accogliere a casa la nonna senza una gamba e avviata verso la demenza. Fu un insuccesso completo.
Come quindici anni fa, il mondo là fuori non è chiamato a contribuire allo sforzo ("Che li hai fatti a fare i figli?", pensano. "Per pulire il culo anche a te quando sarai vecchio e per pagarti la pensione, genio", penso io di rimando). Per questo parlo di solitudine, quando tutti mi dicono: "Sola, tu?"
In questo esatto momento, sarà l'annata orribile, sento anche un sovraccarico smisurato sulle mie spalle, un sovraccarico che non ci dormo più di notte. Le mie settimane si riempiono alla velocità della luce, con compiti che riguardano quasi sempre le mie figlie, e che vanno a riempire ogni buco fuori dall'orario di lavoro: la visita di specialistica di una, il salto in farmacia per il giradito dell'altra, le telefonate ai prof, il controllo periodico delle assenze, la sveglia al mattino, gli esami del sangue di una, lo sciroppo all'altra. E poi la passeggiata del cane, le crocchette al gatto, la caldaia vecchia, la macchina distrutta, la spesa da fare. Il bisogno spasmodico di stare sola.
Al lavoro vedo che mi vengono incontro in tutti i modi. La scuola mi viene incontro. Quel medico che purtroppo devo incontrare tutte le settimane mi viene incontro. Tutti mi vengono incontro. Ma non si tratta di venire incontro: la verità è che qualcuno deve rinunciare a vedermi o a sentirmi. Qualcosa di importante deve essere accantonato. Come quella multa che accantoni perché non ce la fai a preoccuparti anche di quello, accantoni, accantoni, finché non arriva il recupero crediti che te la sbatte in faccia decuplicata. Non vedo neanche i miei amici, per fortuna che c'è il coprifuoco, perché non so veramente dove troverei le energie per una conversazione. Tutte le volte che sono in paranoia mi dico: Vale fermati un secondo, leggi una pagina di un libro. Ne ho letti trentanove negli ultimi mesi e la paranoia è rimasta.
Ma so di per certo che tutto passa.È temporaneo il bello, è temporaneo il brutto. È temporaneo l'amore, sono temporanei i figli (o meglio, la vita in famiglia con i bambini piccoli). I successi sono volatili, ma anche gli insuccessi. Se dio vuole, anche i governi mediamente sono brevi.
Fino alla fine rimaniamo solo noi stessi, e quel groviglio di esperienze, tristezze, libri, musica, bellezze e bruttezze che abbiamo al posto del cuore.
Era tanto che non ti leggevo... come sempre, hai il potere e la capacità di raccontare fatti e sensazioni per i quali normalmente proverei pochissimo interesse (quasi 47 anni, single da una vita e senza figli) e catturarmi, commuovermi, farmi sentire parte della tua storia. Forse leggere questo commento non ti aiuterà a sentirti meno sola o forse qualche effetto benefico lo avrà, sentir riconosciuto da una sconosciuta il tuo grande talento di creare empatia attraverso le tue righe... e, comunque, ero entrata nel blog per dirti che il fatto che il nuovo album di Carmen Consoli si intitolerà "Volevo fare la rockstar" é una figata assoluta!!!
RispondiEliminaSapevo, che figata <3
Eliminasei sempre bella e crudele. mi piace ritrovarti qui. mi profuma di quel retrò che piace a me (a noi?). andrà meglio. forse non per merito, forse non per culo. magari per talento. ti abbraccio.
RispondiEliminaabbraccio a te. So che è vintage ma a me piace <3
EliminaCome sempre, quando ti leggo, è come se le avessi scritte io quelle righe, con la sola differenza che io di figlia ne ho una ma mi basta e avanza per tre...per tutto il resto ritrovo nel tuo il peso del mio oggi e del mio domani, con un carico sulle spalle che a volte è davvero faticoso da sopportare e ti costringe a camminare sempre guardando i tuoi piedi e mai il sole che c'è...e tu quel sole a volte dimentichi che esiste, schiacciata come sei da tutto quel "fare" che le giornate ti impongono...arrivi a sera e ti chiedi dove sono finite tutte quelle ore, ti chiedi quando mai troverai un momento che sia solo tuo senza sentirti sempre in colpa per tutto anche se colpe non ne hai..è faticoso, a volte, vivere così...ma certo poi pensi sempre "a chi sta peggio", a chi un lavoro non ce l'ha o l'ha perso, a chi una casa non ce l'ha o non se la può permettere, e allora un pochino sbirci quel sole che ti sei dimenticata esistesse...e aspetti un'altra stagione che speri migliore. Per tutto. Ti sono davvero vicina anche se non ti conosciamo..la tua anima potrebbe davvero essere la mia. Un abbraccio grande, a me e a te, che a volte ne abbiamo bisogno.
RispondiEliminaDiciamo che io sono in una fase che non sono tra quelli che stanno peggio, tuttavia il baratro lavorativo e di conseguenza abitativo e familiare, è dietro l'angolo. Quindi in questo preciso istante non riesco a essere grata per ciò che ho, perché lo sento in pericolo. Ma in fondo anche questo dolore servirà a qualcosa.
Eliminaho capito… mi devo preparare
RispondiEliminaSpero non siano tutti come le mie, e spero anche che quest'anno tremendo per i ragazzi finisca: non è solo colpa loro. L'Italia odia gli adolescenti.
EliminaFa sempre effetto vedere quanto sia pesante la verità. Dobbiamo solo aiutarci, puntando su chi, magari adesso, è in in momento felice
RispondiEliminaGae, non sono il tipo di persona che va a rattristare gli amici dal vivo. Mi lamento solo qua :)
EliminaSempre incisiva, sempre brutalmente sincera, con il coraggio di dire cose che non si devono dire, guai!
RispondiEliminaMi riconosco tantissimo in te, come quando leggo un libro che mi fa dire: però quanto è vero!
Per me non esiste niente che non si può dire. :)
Eliminati leggo sempre e mi commuovi. Io ancora ne sono fuori (il primo ha 9 anni, la seconda 3) ma capisco quello che dici. Adoro stare da sola, non ho più uno spazio che sia mio perchè loro assorbono tutto, tutto, però la penso come te: prima o poi passa, e credo rimarranno ricordi agrodolci.
RispondiEliminaChe poi, alla fine, la vita dura mediamente più di ottant'anni, i figli a casa circa venti: avremo tempo per stare da sole (e forse ci mancheranno).
EliminaSempre la migliore di tutte! Però, cavolo, mi spiace saperti così in affanno.... Non è giusto che tu non possa essere più tranquilla... Oltre agli adolescenti, questo Paese odia le donne....
RispondiEliminaTu considera che quando scrivo del mio affanno vuol dire che vedo la luce. Il casino vero è quando non scrivo.
EliminaBe', che dire, hai sintetizzato perfettamente la mia vita attuale. Il mio primo figlio quattordicenne è un condensato di opposizione e ingratitudine che devo però tentare di salvare (soprattutto da sè stesso, dato il carattere autodistruttivo) e ho una bimba di tre anni che ha appena accennato a diventare indipendente (ma la strada da fare è ancora troppo lunga). In più non mi manca nemmeno la nonna ottantasettenne a cui badare da sola, dato che mio fratello da quattro settimana è positivo al Covid. Dire che non ci dormo la notte è poco, che posso fare???? NIENTE
RispondiEliminaEhi. Tieni duro, finirà. Ricordo che una volta facevo un trekking di due giorni con un caro amico, e il ritorno era praticamente tutta salita ripida: avremmo fatto almeno dieci km solo di salita, almeno mille metri di dislivello. E mentre salivo pensavo: ok Vale, non è il momento di andare in paranoia e di dire non ce la faccio, fai finta di essere un mulo, non pensare a quando arriverai e a quant'è dura, ma concentrati sul suono dei tuoi passi, sulle foglie a terra, sul verde attorno. Avere un adolescente medio è così: una salita infinita dove ti manca il fiato quasi per tutto il tempo, ma a un certo punto finisce per forza.
EliminaDevo dire che se penso agli anni in cui Susi ed io abbiamo cresciuto i nostri due figli mandando contemporaneamente avanti la nostra attività prima negozio alimentare poi ristorante pensarti da sola ad accudirne tre mi fa tremare i polsi. Però adesso che siamo aspiranti nonni con i figli che ci sono vicini (anche da lontano) che ci cercano e ricordano tutte le cose che abbiamo detto loro in passato beh...hai presente la salita col tuo amico, ecco io non credo che esista la discesa però salendo cambia aria e panorama e noi che di strada ne abbiamo fatta tanta più di te quassù ci godiamo un sole caldo e un panorama stupendo. Sono convinto che le tue ragazze saranno donne in gamba...vorrei solo poterne riparlare fra 15 anni...
RispondiEliminaProprio in questi giorni mi chiedevo se fare un figlio o meno... in ufficio non vedo nessuna collega contenta di averli fatti, possibile? Eppure se li facciamo ci sarà un perché.
RispondiEliminaalmeno poi potrai dire di non esserti annoiata da ragazza.
RispondiEliminaResisti, anche il covid sarà un ricordo anche se oggi sta facendo saltare i nervi pure ai santi
almeno poi potrai dire di non esserti annoiata da ragazza.
RispondiEliminaResisti, anche il covid sarà un ricordo anche se oggi sta facendo saltare i nervi pure ai santi
Cara Polly,ti seguo da molto e come ormai sei abituata a sentirti dire ,anch'io ammetto lieta che t'ammiro. Ti ammiro per la ha capacità di espressione,per la tua scioltezza nello scrivere,per il tuo essere diretta...senza filtri... Ti ammiro per ogni cosa che fai per come la racconti. Ma mi rammarico anche. Mi duole quando in un tuo pezzo sento arrivare prepotente una gelata di sconforto...di tristezza.
RispondiElimina(...) so di per certo che tutto passa.È temporaneo il bello, è temporaneo il brutto. È temporaneo l'amore, sono temporanei i figli (...)
No Polly...dissento! Non tutto é temporaneo. L'amore non lo è. L'amore quello vero...quello con cui abbiamo impastato i nostri nani...l'amore delle notti insonni,l'amore che ci faceva dire,ieri come oggi, IO TI PROTEGGERÓ SEMPRE. Certo...cambiano le dinamiche,cambiano le modalità...cambiano le "misure" ...ma l'amore non cambia...E non passa. Muta,cresce. È lui che ci nutre e ci riempie. Questo siamo noi...non "...quel groviglio di esperienze, tristezze, libri, musica, bellezze e bruttezze che abbiamo al posto del cuore". Non solo. Forse anche. Ma prima e soprattutto...Amore.
Anche se attraversiamo momenti di metamorfosi che sembrano duri...quelli sono sempre gli stessi nani(un po' più giganti) che ninnavamo tutta la notte! E tutto sommato ora...è il loro turno direi! Quello di crescere,mutare...e magari...farci anche girare l'anima. Questo il loro compito. La ragione? Il mantenerci giovani!
Ti abbraccio,tirati su...tutto sommato:sei una rockstar! ;)
Se ti va fai una scappata da me...così tanto neonata da avere bisogno di raffronti...e magari anche un po' di compagnia!
https://nanissimevolmente.blogspot.com/
Ciao Valentina! Quanta verità...Mi trovo in bilico tra volere la loro autonomia e volerli tenere vicino a me! Il grande (11 anni) è il più sensibile e attento , a volte prendere il posto di "mio marito" o "mio babbo", perchè si preoccupa per me, perchè magari mi vede seria e preoccupata ora è in un periodo in cui risponde è nervoso ed agitato!
RispondiEliminaIl piccolo (7anni) è il furbo di casa, ha la grande capacità di "rigirarmi come un calzino" , durante la DAD si è chiuso in sè e non ne voleva sapere di imparare a leggere dopo tanti sacrifici e impegno sta migliorando.
Vorrei che si sentissero *forti e capaci* nonostante le difficoltà, le persone e ma mi accorgo che sono sempre li pronta a servirli, aiutarli e coccolarli - sbaglio?!? Cresceranno bene ugualmente?
Questo per dirti, che sono arrivata ad un punto in cui mi sento stanca, ho voglia di leggerezza, di risate -- non voglio che la mia vita (o il ricordo di me) si riduca a : " mia mamma correva sempre, andava al lavoro, preparava da mangiare , ci metteva a letto e stirava " --- ho questo pensiero fisso ultimamente!!
Fortunatamente non sono sola, ci sono il babbo e i nonni che mi sostengono nello sclero.
Grazie per avermi ascoltata ! E ce la faremo!
Life's great adventure, cantavano quei tali. E in fondo è esattamente questo, l'immensa soverchiante avventura della normalità della vita. E il nostro tener duro e farcela, giorno dopo notte dopo giorno dopo notte.
RispondiEliminaGran bel post. Grazie.
Mi mancano i tuoi post!
RispondiEliminaSi sente la tua mancanza!
RispondiEliminaVedo che non hai più scritto niente e mi dispiace... spero vada tutto bene. Volevo solo farti sapere che il tuo blog per me era diventato un appuntamento confortante. Sentivo una voce affine. Vedevo messe per iscritto parole che io non sapevo o non avevoil coraggio di pronunciare. Se cerco su google volevo fare la rockstar il blog non mi compare quasi più. Mi compare soprattutto la serie. Ma sai, non mi ha mai ispirato tanto... per me la vera Valentina è qui.
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