È l’ultimo giorno di mare o perlomeno è l’ultimo giorno in cui in spiaggia ci sono i lettini e gli ombrelloni, così mi ha detto il bagnino che certo della lunga estate riminese non ne può più.
Le bimbe mi hanno fatto incazzare, e quando mi fanno incazzare mi sento orribilmente sola, e anche brutta. Ho così tanto introiettato il controllo estetico del mondo sulle donne che quando sono triste o arrabbiata rifletto lo sconforto dal mio dentro al mio fuori, sul mio corpo, e comincio a vederlo una brutta maschera che non mi rappresenta, di cui mi vergogno.
Sono le tre e non ho ancora pranzato. Hanno fatto quella scenata orrenda, urlandosi bestemmie e parolacce, mentre, in bagno, mi preparavo per uscire a pranzo.
Credo sia stato per una maglietta o per un altro motivo del cazzo. Gli adolescenti sono così, ti fanno vergognare di loro.
Esco dal bagno e provo a detonarle senza successo, il rumore mi fa scattare dei meccanismi difensivi ancestrali; poi m’ incazzo, le caccio, che se ne vadano in strada con i loro amici a urlare lontano dalle mie orecchie, e mi sento improvvisamente tanto stanca.
Sono le tre e prendo una piadina e un bicchiere di vino, chiedo al barista di spillare il vino in un bicchiere di plastica da portare sotto all’ombrellone, ma lui perde l’orientamento e fa scorrere nel mio bicchiere da cocktail una quartino di trebbiano al costo di un calice. Dopo che l’ho bevuto tutto non dico che sono ubriaca, ma mi sento leggermente intorpidita, poco male.
Accanto a me ci sono solo persone in gruppo o in coppia. Sembrano tutti quel genere di persona che io non sarò mai e che non ambisco ad essere eppure temo il loro giudizio, ostinandomi a non considerare il fatto che nessuno sembra preoccuparsi della mia presenza. Ostinandomi a non dare dignità al mio bisogno spasmodico di stare sola, anzi, trovandolo vergognoso.
C’è questa donna, avrà l’età di mia madre. Sono tre anni che siamo vicine di ombrellone eppure non ci siamo mai rivolte la parola: in questa spiaggia sono così estranea da sembrare invisibile, persino i bagnini ogni tanto mi lanciano un’occhiata e un saluto come se fosse la prima volta che mi vedono. Non riesco a cogliere bene questa signora, ma mi incuriosisce: non è bella, e non dev’esserlo stata neanche qualche anno fa, eppure è sicura. Forse è ricca, oppure ha un ruolo lavorativo di potere, di cui non si spoglia neanche in spiaggia. Guarda sempre lontano, anche quando ha qualcuno accanto, come se dovesse tenere tutto sotto stretto controllo.
Ci sono due coppie poco più giovani di me, con tre bambini in tutto. La prima coppia si vede che è più estroversa, la donna della seconda coppia media tra loro e il marito musone, che interviene solo quando la discussione triviale e spensierata verte su un argomento finanziario, che per lui dev'essere lavoro. La donna mediatrice a un certo punto si alza in piedi; il marito musone, steso sul lettino, le accarezza una gamba, all’altezza del suo viso, ed è in quel momento che mi ricordo che non esiste una sola persona sulla faccia della terra, eccetto le mie figlie, autorizzata ad accarezzare a tradimento una qualunque parte del mio corpo.
Mi sento così fuori posto che mi scendono le lacrime, dietro agli occhiali da sole. Mi sento così sbagliata che il mio corpo quasi acquista plasticità, nella spiaggia bidimensionale, senza ombre. Non posso neanche nascondermi: sono enorme, goffa, tridimensionale.
Sono stata stesa più di un’ora, eppure mi sento così stanca e sopraffatta che me ne vado, sola.
Le bimbe mi hanno fatto incazzare, e quando mi fanno incazzare mi sento orribilmente sola, e anche brutta. Ho così tanto introiettato il controllo estetico del mondo sulle donne che quando sono triste o arrabbiata rifletto lo sconforto dal mio dentro al mio fuori, sul mio corpo, e comincio a vederlo una brutta maschera che non mi rappresenta, di cui mi vergogno.
Sono le tre e non ho ancora pranzato. Hanno fatto quella scenata orrenda, urlandosi bestemmie e parolacce, mentre, in bagno, mi preparavo per uscire a pranzo.
Credo sia stato per una maglietta o per un altro motivo del cazzo. Gli adolescenti sono così, ti fanno vergognare di loro.
Esco dal bagno e provo a detonarle senza successo, il rumore mi fa scattare dei meccanismi difensivi ancestrali; poi m’ incazzo, le caccio, che se ne vadano in strada con i loro amici a urlare lontano dalle mie orecchie, e mi sento improvvisamente tanto stanca.
Sono le tre e prendo una piadina e un bicchiere di vino, chiedo al barista di spillare il vino in un bicchiere di plastica da portare sotto all’ombrellone, ma lui perde l’orientamento e fa scorrere nel mio bicchiere da cocktail una quartino di trebbiano al costo di un calice. Dopo che l’ho bevuto tutto non dico che sono ubriaca, ma mi sento leggermente intorpidita, poco male.
Accanto a me ci sono solo persone in gruppo o in coppia. Sembrano tutti quel genere di persona che io non sarò mai e che non ambisco ad essere eppure temo il loro giudizio, ostinandomi a non considerare il fatto che nessuno sembra preoccuparsi della mia presenza. Ostinandomi a non dare dignità al mio bisogno spasmodico di stare sola, anzi, trovandolo vergognoso.
C’è questa donna, avrà l’età di mia madre. Sono tre anni che siamo vicine di ombrellone eppure non ci siamo mai rivolte la parola: in questa spiaggia sono così estranea da sembrare invisibile, persino i bagnini ogni tanto mi lanciano un’occhiata e un saluto come se fosse la prima volta che mi vedono. Non riesco a cogliere bene questa signora, ma mi incuriosisce: non è bella, e non dev’esserlo stata neanche qualche anno fa, eppure è sicura. Forse è ricca, oppure ha un ruolo lavorativo di potere, di cui non si spoglia neanche in spiaggia. Guarda sempre lontano, anche quando ha qualcuno accanto, come se dovesse tenere tutto sotto stretto controllo.
Ci sono due coppie poco più giovani di me, con tre bambini in tutto. La prima coppia si vede che è più estroversa, la donna della seconda coppia media tra loro e il marito musone, che interviene solo quando la discussione triviale e spensierata verte su un argomento finanziario, che per lui dev'essere lavoro. La donna mediatrice a un certo punto si alza in piedi; il marito musone, steso sul lettino, le accarezza una gamba, all’altezza del suo viso, ed è in quel momento che mi ricordo che non esiste una sola persona sulla faccia della terra, eccetto le mie figlie, autorizzata ad accarezzare a tradimento una qualunque parte del mio corpo.
Mi sento così fuori posto che mi scendono le lacrime, dietro agli occhiali da sole. Mi sento così sbagliata che il mio corpo quasi acquista plasticità, nella spiaggia bidimensionale, senza ombre. Non posso neanche nascondermi: sono enorme, goffa, tridimensionale.
Sono stata stesa più di un’ora, eppure mi sento così stanca e sopraffatta che me ne vado, sola.
<3
RispondiEliminaIo stasera una parola per abbattere tutta questa solitudine non la trovo, anche io ho litigato con i miei ragazzi e mi sento un peso sulle spalle tremendo
RispondiEliminaUn abbraccio mesto
Enrica
La cosa incredibile, almeno per me, è la velocità con cui svanisce l'incazzatura. :)
EliminaUn abbraccio ed una carezza, anche se non sono fra le persone autorizzate ad accarezzarti. :) Chiara
RispondiEliminamando pacca sulla spalla per fratellanza. Comunque pure io mi sento brutta quando sono triste e anche viceversa, mi sa che è inevitabile.
RispondiEliminaPerò è molto fastidiosa l'idea che oltre alle varie croci ci infliggiamo anche quella dell'aspetto fisico anche quando non c'entra niente.
EliminaSto accumulando così tanta frustrazione per il menefreghismo domestico di figlio e compagno che stamattina fantasticavo di cacciarli di casa minacciandoli con un coltello. Stasera ci berrò su :)
RispondiEliminaTi capisco!
EliminaCome non capirti...sono in grosse difficoltà, lo sono da tempo, in parte per motivi simili ai tuoi, in parte meno. La signora di fianco al tuo ombrellone, a mio avviso, è solo una stronza...certo che ti riconosce, manager, dottore, ingegnere o chiunque lei sia, lì in spiaggia è accompagnata dai suoi figli, perciò è una mamma ed in quanto tale il suo cuore dovrebbe essere meno duro e spietato...solo invidia la sua...vorrebbe essere libera come te (libera di mostrarsi come è veramente!), invece finge, di guardare lontano, di avere qualcosa da guardare ed a cui pensare...forse la sua solitudine non è così diversa dalla tua ma lei non si pone la questione, mentre tu (grande differenza) sì. Con le ragazze, ho ben pochi consigli da darti...anche io trovo le mie figlie terribilmente rumorose ed a volte snervanti, nonostante il mio amore per loro. Penso tu sia un'ottima mamma perché non ti presenti per quello che non sei ma comunque ci sei...e per gli adolescenti esserci è fondamentale! E' da tanto che probabilmente non ti concedi di essere accarezzata ed amata da qualcuno (al di fuori delle tue figlie)...lo desideri e lo temi allo stesso tempo...scusa la banalità ma amare significa rischiare e con tutto il tuo bagaglio capisco che la voglia di rischiare non sia ai massimi livelli. Nonostante questo, credo ne valga comunque la pena di amare qualcuno (al di là dei figli, intendo!). E' difficile trovare qualcuno che ti piaccia, ti rispetti e sia anche ad un buon livello intellettivo e di sensibilità...ma non temere, lo troverai ed a quel punto le tue lacrime saranno di felicità e di soddisfazione!!! Forza, forza, forza
RispondiEliminaIo non so se non sto con qualcuno per mancanza di volontà mia, non sono abbastanza lucida da giudicarmi da fuori; di certo ti posso dire che tutti questi uomini non dico desiderosi di condividere la fatica, ma almeno non in paranoia all'idea, che ne so, di cenare a casa mia, non li ho incontrati, e non è che non sono mai uscita con qualcuno eh ;)
EliminaNon lo penso neanche io che la tua sia mancanza di volontà...e proprio come te penso che una donna con 3 figlie spaventi moltissimo...penso che ci sia una gran carenza di uomini coraggiosi, disposti a guardare un poco più in là del loro naso! Però ho grande fiducia nelle tue capacità seduttive ed ammalianti e se non Alain Delon magari conquisti un buon filosofo!!! ;-)
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