Non vi ho ancora raccontato nulla di Malta, di Stoccolma, di Buenos Aires e dei luoghi che ho visitato da settembre scorso, ma a posto così, oggi vi voglio raccontare del mio primo pellegrinaggio.
Tranquilli, resto atea integralista, ma mi piace dire pellegrinaggio perché in effetti si è trattato del mio primo viaggio a piedi, e se lo chiamassi trekking, cosa che in effetti è stata, ci sarebbe una sfumatura sportiva che a dire il vero non c'è. O meglio sì, possiamo chiamarlo sport, ma io che non ho mai fatto sport nella vita la vedo più come un'esperienza di viaggio molto particolare.
E sicuramente come una sfida personale importante. Perché sei mesi fa ero in ospedale con gli ascessi ai polmoni a causa della quarta polmonite, mentre ieri me ne andavo su e giù per discreti dislivelli, certo, con l'affanno, ma non sono morta. E poi a 35 anni ho l'autostima sufficiente per accettare di essere sempre l'ultima, perdonarmi e sperare di non stare troppo sulle balle al resto del gruppo.
Quando dico esperienza di viaggio particolare, non intendo dire che il trekking sia una cosa nuova e mai vista, anzi!, si tratta di un'attività che prende sempre più piede (letteralmente). Però c'è una grande differenza tra la camminata in collina la domenica e un intero viaggio a piedi. Non solo per il diverso sforzo fisico, ma anche per l'attitudine. Una vacanza a piedi richiede anche delle minime doti di sopravvivenza, nonostante nel nostro caso non si sia dormito all'addiaccio ma in due conventi e un frantoio. Intanto il minimalismo diventa d'obbligo: per esempio quando mi muovo in auto con le bimbe ho il bagagliaio e porto anche cose che possono far comodo ma che non sono strettamente necessarie, come il paio di scarpe in più, o gli ombrelli, o un cambio pesante in estate. Già andare in treno o in aereo ti costringe a selezionare di più (il mio minimalismo top sono state due settimane a Cuba con un bagaglio a mano, sapendo che là è difficile persino trovare la crema solare), ma andare a piedi, con uno zaino sulle spalle, ti costringe a ridurre allo stretto indispensabile: non si porta neanche la maglietta in più. Questo significa, tra le altre cose, che chi è in viaggio con te e non solo, vedrà il tuo lato più wild: niente trucco, sudore in quantità, capelli raccolti come capita, niente reggiseno, scarponcino levato ad ogni pausa e afrore di calzino. Non ti puoi nascondere, né mascherare.
Altro insegnamento, questa volta puramente operativo: va bene essere punkabbestia dentro, ma un minimo di attrezzatura ci vuole. Per fortuna ho seguito i consigli dei più esperti e ho comprato uno zaino adatto a stare sulla schiena tutto il giorno e scarpe adatte. Fino ad oggi avevo fatto serenamente lunghe camminate in Converse e zainetto, ma fortunatamente questa volta ho messo a tacere il mio lato cazzone.
Qualche dettaglio in più sul mio viaggio: sono andata con un gruppo di camminatori. Devo dire che nonostante io conoscessi solo uno dei compagni di viaggio, un uomo di rara gentilezza e vibrazioni positive, tutta la compagnia è stata ottima. Partivamo con ottimi discorsi che spaziavano dalle Brigate Rosse, ad Hannah Arendt, al porno, ai CSI, poi, quando il sole batteva più forte, passavamo alle allucinazioni ("ti immagini se ci fosse un baretto e se potessi ordinare una Lemon Soda?") e alle madeleine ("la puzza di merda mi ricorda di quell'amico caro al nonno, aveva la stalla proprio di fronte a casa"). I riminesi sono persone accoglienti, e i miei compagni di viaggio non sono stati da meno.
L'itinerario, per chi fosse interessato, si chiama Sentiero degli ulivi e va da Spoleto ad Assisi, idealmente in cinque giorni. I dislivelli sono, per me, notevoli (il punto più alto è il monte Subasio, quasi 1300 metri, mentre per il resto del tempo di passa dai 300 ai 400 ai 500 ai 700, su e giù, su e giù). Purtroppo gli ulivi non fanno ombra e ci sono anche diversi tratti sull'asfalto. Il cammino in parte coincide con la via Francigena. Viaggiare a piedi significa anche scoprire luoghi, soprattutto pievi diroccate, eremi, paesini di quattro case senza neanche un bar, che sì, sono segnati nelle mappe, ma che difficilmente sono raccontati diffusamente su internet.
Ad esempio magari conoscete Trevi, Assisi, Spoleto e Spello, ma probabilmente non avete mai sentito nominare l'Abbazia di Sassovivo, di pietra bianca del Subasio, circondata da ulivi, o dell'Eremo di Santa Maria in Giacobbe, incastonato nella roccia e quasi invisibile, o delle cascate del Menotre, dove peraltro ho incontrato Giobbe Covatta e famiglia in pellegrinaggio, o delle Fonti del Clitunno.
Insomma, forse non c'è bisogno di fare una tale sfacchinata sotto al sole per scoprire luoghi decisamente poco battuti, ma è stata un'esperienza che mi piace molto raccontare. E poche foto e poco internet.
Sono felice, ce l'ho fatta.
Tranquilli, resto atea integralista, ma mi piace dire pellegrinaggio perché in effetti si è trattato del mio primo viaggio a piedi, e se lo chiamassi trekking, cosa che in effetti è stata, ci sarebbe una sfumatura sportiva che a dire il vero non c'è. O meglio sì, possiamo chiamarlo sport, ma io che non ho mai fatto sport nella vita la vedo più come un'esperienza di viaggio molto particolare.
Partenza da Spoleto |
Quando dico esperienza di viaggio particolare, non intendo dire che il trekking sia una cosa nuova e mai vista, anzi!, si tratta di un'attività che prende sempre più piede (letteralmente). Però c'è una grande differenza tra la camminata in collina la domenica e un intero viaggio a piedi. Non solo per il diverso sforzo fisico, ma anche per l'attitudine. Una vacanza a piedi richiede anche delle minime doti di sopravvivenza, nonostante nel nostro caso non si sia dormito all'addiaccio ma in due conventi e un frantoio. Intanto il minimalismo diventa d'obbligo: per esempio quando mi muovo in auto con le bimbe ho il bagagliaio e porto anche cose che possono far comodo ma che non sono strettamente necessarie, come il paio di scarpe in più, o gli ombrelli, o un cambio pesante in estate. Già andare in treno o in aereo ti costringe a selezionare di più (il mio minimalismo top sono state due settimane a Cuba con un bagaglio a mano, sapendo che là è difficile persino trovare la crema solare), ma andare a piedi, con uno zaino sulle spalle, ti costringe a ridurre allo stretto indispensabile: non si porta neanche la maglietta in più. Questo significa, tra le altre cose, che chi è in viaggio con te e non solo, vedrà il tuo lato più wild: niente trucco, sudore in quantità, capelli raccolti come capita, niente reggiseno, scarponcino levato ad ogni pausa e afrore di calzino. Non ti puoi nascondere, né mascherare.
Altro insegnamento, questa volta puramente operativo: va bene essere punkabbestia dentro, ma un minimo di attrezzatura ci vuole. Per fortuna ho seguito i consigli dei più esperti e ho comprato uno zaino adatto a stare sulla schiena tutto il giorno e scarpe adatte. Fino ad oggi avevo fatto serenamente lunghe camminate in Converse e zainetto, ma fortunatamente questa volta ho messo a tacere il mio lato cazzone.
Qualche dettaglio in più sul mio viaggio: sono andata con un gruppo di camminatori. Devo dire che nonostante io conoscessi solo uno dei compagni di viaggio, un uomo di rara gentilezza e vibrazioni positive, tutta la compagnia è stata ottima. Partivamo con ottimi discorsi che spaziavano dalle Brigate Rosse, ad Hannah Arendt, al porno, ai CSI, poi, quando il sole batteva più forte, passavamo alle allucinazioni ("ti immagini se ci fosse un baretto e se potessi ordinare una Lemon Soda?") e alle madeleine ("la puzza di merda mi ricorda di quell'amico caro al nonno, aveva la stalla proprio di fronte a casa"). I riminesi sono persone accoglienti, e i miei compagni di viaggio non sono stati da meno.
L'itinerario, per chi fosse interessato, si chiama Sentiero degli ulivi e va da Spoleto ad Assisi, idealmente in cinque giorni. I dislivelli sono, per me, notevoli (il punto più alto è il monte Subasio, quasi 1300 metri, mentre per il resto del tempo di passa dai 300 ai 400 ai 500 ai 700, su e giù, su e giù). Purtroppo gli ulivi non fanno ombra e ci sono anche diversi tratti sull'asfalto. Il cammino in parte coincide con la via Francigena. Viaggiare a piedi significa anche scoprire luoghi, soprattutto pievi diroccate, eremi, paesini di quattro case senza neanche un bar, che sì, sono segnati nelle mappe, ma che difficilmente sono raccontati diffusamente su internet.
Ad esempio magari conoscete Trevi, Assisi, Spoleto e Spello, ma probabilmente non avete mai sentito nominare l'Abbazia di Sassovivo, di pietra bianca del Subasio, circondata da ulivi, o dell'Eremo di Santa Maria in Giacobbe, incastonato nella roccia e quasi invisibile, o delle cascate del Menotre, dove peraltro ho incontrato Giobbe Covatta e famiglia in pellegrinaggio, o delle Fonti del Clitunno.
Insomma, forse non c'è bisogno di fare una tale sfacchinata sotto al sole per scoprire luoghi decisamente poco battuti, ma è stata un'esperienza che mi piace molto raccontare. E poche foto e poco internet.
Sono felice, ce l'ho fatta.
Bellissimo post. E tu sei sempre bellissima. Tanta invidia per l'itinerario che sembra proprio bello!! Camminate in converse?!?! Io neanche 10 metri
RispondiEliminaMah, bellissima il giusto :D
EliminaGrazie <3
Che meraviglia.
RispondiEliminaAnch'io voglio partire a piedi, in mezzo alla natura, con solo il minimo indispensabile in spalla, da una vita. Non l'ho mai fatto.
Ora che sono senza lavoro forse è arrivato il momento di farlo.
Fallo ora che non è ancora il caldo di agosto e le giornate sono lunghe. Ma se non sei esperta ti sconsiglio quel sentiero perché non era affatto segnalato, ci siamo aiutati con mappe, gps e soprattutto il grande senso dell'orientamento del nostro "guido" :)
EliminaMi dicono che sia ben segnalato, oltre che ombreggiato, il sentiero degli dei, che va da Bologna a Firenze.
Ma che bello! Con due figli medio-piccoli mi mancano queste cose.. Ma senza reggiseno, no, mai. Nemmeno dopo un mese nel braccio della morte! (cit.)
RispondiEliminaComplimenti comunque!
Quando le mie erano piccole queste gite nella natura le facevamo soprattutto in macchina :) (e a dire il vero lo facciamo ancora)
EliminaNon è la stessa cosa ma comunque si riescono a fare dei bei giri, con zero fatica.
Hai ragione.. volendo, il modo si trova. Ma la novità del weekend è un bel braccio ingessato del mio grande.. mi sa che per un mesetto stiamo calmi. Sgrunt. Buona settimana!
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