Ultimamente non riesco a scrivere qui, e dire che di cose da dire ne avrei. E dire che in questi anni ho collezionato quasi 200 post in bozza, con cose che pensavo, ho scritto, ma poi non ho mai pubblicato.
Credo sia colpa di Facebook.
Quando l'ho scoperto, mi pare attorno al 2008 o 2009 mi faceva schifo. Mi insospettiva questa storia che prima il web era il regno dei nickname, delle seconde vite, dei troll e dei fake, e poi improvvisamente tutti usavano il loro nome, la loro faccia, e dicevano chi erano i loro parenti, i loro amici, mariti e fidanzati. Sulle prime mi chiedevo se sarebbe diventato il database del controllo (e in effetti non è che io e tutti quelli che lo pensavano ci siamo poi così sbagliati), poi un giorno, prima che su Facebook arrivasse la pubblicità, e qui un po' mi vanto, ho capito che i dati servivano a fare di noi dei target. Ma a dire il vero su Facebook ci stavo poco semplicemente perché mi annoiavo. Voglio dire, sticazzi della foto del cane del mio compagno delle elementari. A volte pure mi sentivo arrabbiata o frustrata.
Poi, più recentemente, ho cominciato a passarci il tempo che prima passavo sui blog e sui forum (e non parliamo del tempo che ci passo per fare campagne pubblicitarie). Insomma, ci sono persone, in genere che non frequento quasi mai dal vivo, che scrivono cose interessanti, e si fanno discussioni anche sensate (laddove vedo polemiche e aggressività, salto). Ci sono gruppi che parlano di viaggi, di figli, di cose che mi interessano. È anche una grande rubrica telefonica: ho cambiato il telefono da due mesi e non ho ancora importato la vecchia rubrica, ho il numero credo di una trentina, quarantina di amici e parenti in tutto. Tolti quelli, il resto del mondo è su Facebook.
Questi sono i motivi per cui, sebbene continuo a non essere molto interessata agli affari di persone che non frequento da millenni, passo più tempo su Facebook.
Oltretutto nei giorni scorsi, pensando alle bimbe e molti loro coetanei che non hanno la tv e raramente hanno visto un giornale dal vivo (io ho abolito la Repubblica in cartaceo da alcuni anni e mi informo tramite un'app che si chiama Feedly), mi chiedevo dove stanno andando i media. Poi ho scoperto che, tra le altre cose, negli USA Zuck sta testando la tv su Facebook.
Forse è questo il motivo per cui non scrivo più qui.
Ma mi rendo conto di stare scrivendo di cose di cui non ve ne frega un cazzo.
Vorrei davvero scrivervi di come stanno diventando le bimbe, ma ho bisogno di spazio e tempo e poi più crescono, più hanno una loro "immagine" che ci tengono a mantenere, quindi credo non sia una buona idea dare troppe informazioni su come le vedo io, non so se mi capite.
Quando iscrissi Carolina all'asilo, le maestre consegnavano ai genitori una scheda da compilare (chissà che effetto faceva una mamma di tre bambine piccole, di 25 anni): dorme dopo pranzo? Ha fratelli o sorelle? Che lavoro fanno i genitori? Ha allergie?
Quando arrivai a: Ci descriva il carattere di sua figlia, io scrissi: Le madri non sono le persone più adatte per descrivere i propri figli.
Insomma, mi sembrava ingiusto dire alla dada: mia figlia è un gatto selvatico. Oppure: mia figlia è molto sensibile. Oppure: sembra fragile ma è forte. Oppure: è una che si impegna per riuscire.
Volevo che si descrivesse da sé. E così non dissi niente di lei.
Ora le ragazze sono sul web, capite? Io e le loro amiche ci seguiamo su Instagram, per dire.
Vorrei scrivervi che tra qualche giorno porto mamma a fare una gita culturale a Malta.
Vorrei scrivervi di quanto a volte mi spaventino i miei sbalzi d'umore. Sono sempre schifosamente sensibile, pur avendo molto limitato la poesia nella mia vita. Due sere fa, quando ho chiuso la porta della camera per andare a dormire, ho cominciato a piangere così forte (non nel senso sonoro del termine) e così tanto, da faticare ad aprire gli occhi, dopo un'ora, da quanto erano gonfi. Per via di un paio di pensieri fastidiosi che mi ronzavano in mente, ero entrata in un loop di frustrazione, autocommiserazione e anche disperazione, e solo la stanchezza mi ha calmato. Poi mi sono svegliata al mattino, e ho trovato mio fratello! La sera prima era andato a un incontro di lavoro fuori città e aveva perso l'ultimo treno per Faenza, così ha preso l'ultimo treno per Rimini. Così, la disperazione è passata.
Oggi è sabato, questo pomeriggio vedo un'amica, e domani, se tutto va bene, ovvero se non piove e se non entro nel loop della timidezza, vado a fare il primo trekking del 2018. Ho spostato alcuni mobili di casa, e mentre lo facevo mi è venuto in mente che non ho mai comprato una macchina nuova, non ho mai comprato un divano, o avuto una camera da letto. Quando ero piccola mio nonno, che faceva i traslochi di lavoro, portò a casa un bell'armadietto, antico e con grande specchio, e uso quello da allora, e ho fatto almeno 10 traslochi; e anche i tre o quattro letti che ho avuto sono sempre stati di seconda mano. Ma sto al mare. Ho tre figlie incredibili, ottime cantanti, suonatrici amatoriali, brave cuoche, brave studentesse, persone equilibrate. Un lavoro interessante. Un ex che è come un fratello. Pochi amici ma ottimi. Una madre presente. Un fratello pazzesco. Ho fatto alcuni viaggi interessanti. Ho un biglietto aereo in tasca. Ho un Mac. Due ottimi libri sul comodino. Un gatto anaffettivo. Una macchina così scassata che se me la rigano non me ne accorgo. E stamattina le bimbe, prima di andare a scuola, mi hanno lasciato un tè, due uova strapazzate, e due fette di pane con il burro e il miele.
Bello no?
Credo sia colpa di Facebook.
Quando l'ho scoperto, mi pare attorno al 2008 o 2009 mi faceva schifo. Mi insospettiva questa storia che prima il web era il regno dei nickname, delle seconde vite, dei troll e dei fake, e poi improvvisamente tutti usavano il loro nome, la loro faccia, e dicevano chi erano i loro parenti, i loro amici, mariti e fidanzati. Sulle prime mi chiedevo se sarebbe diventato il database del controllo (e in effetti non è che io e tutti quelli che lo pensavano ci siamo poi così sbagliati), poi un giorno, prima che su Facebook arrivasse la pubblicità, e qui un po' mi vanto, ho capito che i dati servivano a fare di noi dei target. Ma a dire il vero su Facebook ci stavo poco semplicemente perché mi annoiavo. Voglio dire, sticazzi della foto del cane del mio compagno delle elementari. A volte pure mi sentivo arrabbiata o frustrata.
Poi, più recentemente, ho cominciato a passarci il tempo che prima passavo sui blog e sui forum (e non parliamo del tempo che ci passo per fare campagne pubblicitarie). Insomma, ci sono persone, in genere che non frequento quasi mai dal vivo, che scrivono cose interessanti, e si fanno discussioni anche sensate (laddove vedo polemiche e aggressività, salto). Ci sono gruppi che parlano di viaggi, di figli, di cose che mi interessano. È anche una grande rubrica telefonica: ho cambiato il telefono da due mesi e non ho ancora importato la vecchia rubrica, ho il numero credo di una trentina, quarantina di amici e parenti in tutto. Tolti quelli, il resto del mondo è su Facebook.
Questi sono i motivi per cui, sebbene continuo a non essere molto interessata agli affari di persone che non frequento da millenni, passo più tempo su Facebook.
Oltretutto nei giorni scorsi, pensando alle bimbe e molti loro coetanei che non hanno la tv e raramente hanno visto un giornale dal vivo (io ho abolito la Repubblica in cartaceo da alcuni anni e mi informo tramite un'app che si chiama Feedly), mi chiedevo dove stanno andando i media. Poi ho scoperto che, tra le altre cose, negli USA Zuck sta testando la tv su Facebook.
Forse è questo il motivo per cui non scrivo più qui.
Ma mi rendo conto di stare scrivendo di cose di cui non ve ne frega un cazzo.
Vorrei davvero scrivervi di come stanno diventando le bimbe, ma ho bisogno di spazio e tempo e poi più crescono, più hanno una loro "immagine" che ci tengono a mantenere, quindi credo non sia una buona idea dare troppe informazioni su come le vedo io, non so se mi capite.
Quando iscrissi Carolina all'asilo, le maestre consegnavano ai genitori una scheda da compilare (chissà che effetto faceva una mamma di tre bambine piccole, di 25 anni): dorme dopo pranzo? Ha fratelli o sorelle? Che lavoro fanno i genitori? Ha allergie?
Quando arrivai a: Ci descriva il carattere di sua figlia, io scrissi: Le madri non sono le persone più adatte per descrivere i propri figli.
Insomma, mi sembrava ingiusto dire alla dada: mia figlia è un gatto selvatico. Oppure: mia figlia è molto sensibile. Oppure: sembra fragile ma è forte. Oppure: è una che si impegna per riuscire.
Volevo che si descrivesse da sé. E così non dissi niente di lei.
Ora le ragazze sono sul web, capite? Io e le loro amiche ci seguiamo su Instagram, per dire.
Vorrei scrivervi che tra qualche giorno porto mamma a fare una gita culturale a Malta.
Vorrei scrivervi di quanto a volte mi spaventino i miei sbalzi d'umore. Sono sempre schifosamente sensibile, pur avendo molto limitato la poesia nella mia vita. Due sere fa, quando ho chiuso la porta della camera per andare a dormire, ho cominciato a piangere così forte (non nel senso sonoro del termine) e così tanto, da faticare ad aprire gli occhi, dopo un'ora, da quanto erano gonfi. Per via di un paio di pensieri fastidiosi che mi ronzavano in mente, ero entrata in un loop di frustrazione, autocommiserazione e anche disperazione, e solo la stanchezza mi ha calmato. Poi mi sono svegliata al mattino, e ho trovato mio fratello! La sera prima era andato a un incontro di lavoro fuori città e aveva perso l'ultimo treno per Faenza, così ha preso l'ultimo treno per Rimini. Così, la disperazione è passata.
Oggi è sabato, questo pomeriggio vedo un'amica, e domani, se tutto va bene, ovvero se non piove e se non entro nel loop della timidezza, vado a fare il primo trekking del 2018. Ho spostato alcuni mobili di casa, e mentre lo facevo mi è venuto in mente che non ho mai comprato una macchina nuova, non ho mai comprato un divano, o avuto una camera da letto. Quando ero piccola mio nonno, che faceva i traslochi di lavoro, portò a casa un bell'armadietto, antico e con grande specchio, e uso quello da allora, e ho fatto almeno 10 traslochi; e anche i tre o quattro letti che ho avuto sono sempre stati di seconda mano. Ma sto al mare. Ho tre figlie incredibili, ottime cantanti, suonatrici amatoriali, brave cuoche, brave studentesse, persone equilibrate. Un lavoro interessante. Un ex che è come un fratello. Pochi amici ma ottimi. Una madre presente. Un fratello pazzesco. Ho fatto alcuni viaggi interessanti. Ho un biglietto aereo in tasca. Ho un Mac. Due ottimi libri sul comodino. Un gatto anaffettivo. Una macchina così scassata che se me la rigano non me ne accorgo. E stamattina le bimbe, prima di andare a scuola, mi hanno lasciato un tè, due uova strapazzate, e due fette di pane con il burro e il miele.
Bello no?
Bello
RispondiEliminaLa parte finale del post é solare e affettuoso oltre che un punto di partenza solido.......
Io sono come te ipersensibile pensierosa e riflessiva .....a volte vorrei spegnere la testa e agire cosí.... d'istinto ....comprarmi un rossetto nuovo senza pensare allo spreco, al consumismo, all'inutilitá del bello.....
Magari fate un corso di scrittura senza pensare a quanto costa e che con quei soldi posso pagare le scarpe ai miei figli....
Un abbraccio
Ti cerco su fb
Io quando agisco d'istinto non provo il desiderio di comprare niente. Però mi faccio sempre del male: dico alle persone quello che penso di loro, mi comporto in modo burbero, taglio ponti, non do spiegazioni. Insomma, a volte mi piacerebbe avere più controllo.
Eliminaè stupendo Polly, avrai pure un carattere del piffero - e fatti controllare gli ormoni per gli sbalzi di umore, che come diceva la mia doc: non è che ultimamente ti siano mancati i motivi per stressarti e stare fuori di testa, ma comincia a segnartelo quando ti vengono gli attacchi di pianto o di rabbia e vediamo se c'è una correlazione, e c'era, dicevo hai il carattere che, no niente, te lo dico a voce dopo che avremo bevuto un vino veramente buono che ho da parte per te e Fausto, insomma, ma rileggiti un attimo quello che hai scritto. e buon viaggio.
RispondiEliminaSì, probabile che i miei sbalzi d'umore abbiano a che fare con gli ormoni, chissà. Non vedo l'ora di stappare quel vinello <3
EliminaNo, dai, non piangere più: hai il tuo “team” che ti ama. Mica sono in tanti, ad avere intorno a sé così tanto amore. Chi ce l’ha, è perché se lo è guadagnato. Beh, un po’ anche perché la vita le ha sorriso; magari le ha sorriso solo di sbieco... tuttavia un sorriso di sbieco è pur sempre un sorriso, se non facciamo troppo i sofisti!
RispondiEliminaÈ vero: ho un team affezionato che mi sono meritata :)
EliminaGrazie.
Ci sono le basi, ed è quello che conta. Potrà crollare il tetto ma non verrà mai giù tutta la casa.
RispondiElimina(io sono come te: soffro per tutto)
Maledetta sensibilità.
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