E così non è che non ho niente da scrivere, anzi. Vorrei scrivere delle bimbe, di com’è scioccante ritrovarsi genitori di quasi-adolescenti (Camilla e Lucia fanno i 13 quest’anno). Vorrei dirvi che mi sento praticamente un esperto mondiale di ragazzini e tecnologia: osservo loro e le loro amiche, leggo i libri degli americani, lavoro sui social, e quando vi sento parlare dei diritti d’autore e delle librerie indipendenti vorrei dirvi che state cercando di salvare l’insalvabile, ma ve ne accorgerete da soli. Vorrei scrivere del senso di vuoto e angoscia che mi mettono dentro le feste, e di come volere non è potere, e quando vado in loop su un pensiero a volte non ne esco, perché stare in paranoia ha qualcosa di confortevole, è come avere una casa con un odore sgradevole. Essere sia delicati che spinosi è un bel dramma, lo sa bene la rosa del piccolo principe. Vorrei scrivere che delle volte mi riempio ancora di poesia, per esempio quando penso a nonna Cloe, o quando ascolto
Vita, morte ma soprattutto miracoli di Valentina Santandrea