Vi dicevo quanto è bella Rimini, no? Eppure sapete bene quanto io ami la solitudine e il silenzio. Insomma, credo di non essere esattamente nella vita che fa per me, per quanto io faccia di tutto per essere la famiglia giusta per le bimbe, vivere nel posto giusto per le bimbe, fare cose che possano far crescere le bimbe come persone. Tuttavia credo che un ragionamento su che cosa è bene per me, non sarebbe un percorso piacevole. Forse dovrei ammettere di aver fatto tante scelte contro il mio interesse, di aver frequentato spesso persone che prendevano più di quanto davano, e di aver sbagliato con maniacale regolarità. Ma ci penserò nel 2018. Il 2017 infatti l'ho dedicato a viaggi, riposo e al gustarmi la vita.
Oggi vi racconto delle foreste casentinesi, dove sono andata l'anno scorso per scappare da Rimini, e di nuovo lo scorso weekend (oltre che molti anni fa, più di una volta).
Le foreste casentinesi sono un'area dell'Appennino a cavallo tra la Romagna e la Toscana, abbastanza off the beaten path, come piace a me, e sono un luogo dove siete mindful anche se non volete.
In questi giorni, tra i faggeti o al fiume, sono affiorati alla mente un paio di ricordi piacevoli della mia infanzia, e non è che ce ne siano molti, quindi li ho accolti con grande piacere.
Il primo è il ricordo di una sera estiva, avrò avuto cinque o sei anni, ed ero a casa dei miei nonni, come ogni sera. Niente come l'estate mi ricorda nonna Cloe, seduta su una sedia in giardino, fino a tardi, a fumare sigarette, impenetrabile dietro agli spessi occhiali che riflettevano i lampioni; e nonno Gino, con la sua fetta d'anguria, di fronte alla televisione, in poltrona, l'unica poltrona che c'era. Rideva di gusto ogni volta che Bud Spencer sferrava un pugno. Quella sera il mio zio più giovane e più matto e la sua ragazza di allora, suonarono il campanello, ma che dico, nessuno suonava il campanello: varcarono il cancello della casa popolare dove stavamo e si misero a urlare affinché io mi affacciassi dal terzo piano. Mi chiamavano Babà o Babetta. Mio zio mi chiedeva sempre di dire "ramarro marrone". Erano venuti a prendermi per portarmi in piscina, a sorpresa. Non avevo il costume e nonna, che si preoccupava per tutto ma poi si lasciava sempre vincere, mi lasciò uscire con dei pantaloncini di spugna sporchi. Mi ricordo i fari che illuminavano la piscina comunale alla sera, e quanto mi sentivo gloriosa, questa è la parola giusta.
L'altro ricordo che mi è arrivato, è stato un bel ricordo di mio padre, che era un gran contastorie e un vero e proprio leader. Non solo nel bene. Mi ricordo di un pomeriggio così felice, su in comunità, avrò avuto sempre quattro, cinque anni, che lui mi portò a passeggiare per le colline. Dall'alto del suo metro e ottanta, a un certo punto mi disse di aver avvistato un elefante. Guardavo la sua bella testa mora nel sole, e mi sentivo colma di felicità e gratitudine per aver quasi avvistato un elefante. Poi raccogliemmo un fungo, lui mi disse che lo avrebbe conservato e mi avrebbe chiamato se ne usciva un puffo. A dire il vero non mi chiamava mai, però io raccontai a tutto l'asilo che forse avevo adottato un puffo.
Le foreste casentinesi, ma a dire il vero il verde in generale, hanno su di me un effetto taumaturgico.
Non si tratta di un'area molto estesa, ma sono percorribili solo attraverso strade montane, quindi se decidete di attraversarle, a volte avrete l'impressione di aver guidato per ore in mezzo al nulla, quando in realtà magari avete fatto appena trenta chilometri (attenzione al carburante, a proposito). Sul lato Romagnolo, vi si arriva prendendo l'E45 a Cesena e uscendo a San Piero in Bagno, o salendo da Forlì verso la Toscana.
Se andate, probabilmente andrete a letto presto, mangerete come bufali, riuscirete ad uscire dalla vostra testa per qualche giorno, e probabilmente spenderete davvero poco, ancora meno se portate la tenda e andate in cerca di un bivacco autogestito o di un posto dove vi lascino campeggiare.
Da nord a sud, ecco i miei luoghi preferiti:
Acquacheta
Se vi piacciono gli ambienti fluviali, dove l'attività principale è piazzarsi su un sasso in contemplazione, magari con la chitarra, o un po' di amici e qualche bottiglia di Sangiovese, tra un tuffo e l'altro nell'acqua gelida, la cascata dell'Acquacheta fa per voi. Si trova nella zona di san Benedetto in Alpe, si raggiunge con una bella camminata, ma ne vale la pena. Portate con voi acqua e viveri e mettete scarpe adatte (io mi ostino a mettere le Converse e il dolore ai piedi mi sta bene, per dio). Ricordate che il fiume non è un'alternativa fresca la mare, è proprio un altro stile di vita, tra il freak e lo zen.
Campigna
Si trova nell'entroterra forlivese - cesenate, tra Santa Sofia e il passo della Calla, a circa 1400 mt di altezza. Qui vi sono percorsi di tutti i tipi, sia quelli per over 60 come me, che anche sentieri più impervi (ne ho tentato uno di nome "Ballatoio" e il ritorno in iperventilazione mi ha ricordato il mio curriculum di polmoniti). Ci sono anche un tot di anziani che fuggono dal caldo di Forlì, Faenza e Cesena, e si piazzano con la sdraio direttamente fuori dall'auto, tra il burrone e la strada. Sono bellissimi, quello per me è l'escursionismo vero.
Qui l'arietta è fresca, nei faggeti si respira davvero una bella quiete, e vi sono due alberghetti che vi sfornano cibo tipico dell'entroterra (insomma, tartufo e porcini anche d'estate. Ma faremo questo sforzo, via). D'inverno si può andare a ciaspolare (io no, io d'inverno sto sotto a un copertone di pile).
(Non lontano, a Poggio alla Lastra, ho trovato, su consiglio di un'amica, un albergo ristorante molto accogliente, economico e dove ho fatto un paio di ottime abbuffate di cucina romagnola. Si chiama Ca' di Veroli).
Ridracoli
La diga di Ridracoli è perfetta se avete dei bambini: perché il percorso è davvero molto agevole, con un baretto a metà (sentite anche voi il coro di "Mamma ho fame/ho sete/ devo fare la pipì", vero?). Nel biglietto d'ingresso al parco (che costa pochi euro) è compreso un museo interattivo, di nome Idro, che non è affatto male. Di domenica si può anche fare un giro in barchetta dentro alla diga.
Questa diga fornisce tutti i lavelli delle case romagnole.
Camaldoli
Camaldoli forse è il posto che mi piace di più delle Foreste Casentinesi. Vi è un grande bosco silenzioso dove passeggiare; un monastero di frati benedettini dove fare una visita guidata a offerta libera, e una tra le farmacie più antiche, con alcuni degli utensili originali ben conservati e la possibilità di acquistare tisanine, liquorini e unguentini a base di piante boschive.
Potete anche pranzare al convento, abbondantemente e con pochi soldi. Tra monastero e convento vi è un percorso ad anello piuttosto semplice.
Si può chiedere ospitalità nella foresteria del convento. Io l'anno scorso ho alloggiato con le bimbe al rifugio Asqua, in mezzo al bosco, molto accogliente anche se, ovviamente, spartano, con ottima cucina vege.
Non lontano, andando verso Arezzo, vi è il Monastero di Chiusi della Verna, luogo ameno, votato alla contemplazione, al silenzio e alla pace. Non è tecnicamente nelle foreste casentinesi, ma vale una visita, se non altro per ammirare i pezzi dei Della Robbia.
Adesso il punto è: come far durare l'effetto di positività, pace e bene? È lunedì e sono già tornata incazzata.
Oggi vi racconto delle foreste casentinesi, dove sono andata l'anno scorso per scappare da Rimini, e di nuovo lo scorso weekend (oltre che molti anni fa, più di una volta).
Le foreste casentinesi sono un'area dell'Appennino a cavallo tra la Romagna e la Toscana, abbastanza off the beaten path, come piace a me, e sono un luogo dove siete mindful anche se non volete.
In questi giorni, tra i faggeti o al fiume, sono affiorati alla mente un paio di ricordi piacevoli della mia infanzia, e non è che ce ne siano molti, quindi li ho accolti con grande piacere.
Il primo è il ricordo di una sera estiva, avrò avuto cinque o sei anni, ed ero a casa dei miei nonni, come ogni sera. Niente come l'estate mi ricorda nonna Cloe, seduta su una sedia in giardino, fino a tardi, a fumare sigarette, impenetrabile dietro agli spessi occhiali che riflettevano i lampioni; e nonno Gino, con la sua fetta d'anguria, di fronte alla televisione, in poltrona, l'unica poltrona che c'era. Rideva di gusto ogni volta che Bud Spencer sferrava un pugno. Quella sera il mio zio più giovane e più matto e la sua ragazza di allora, suonarono il campanello, ma che dico, nessuno suonava il campanello: varcarono il cancello della casa popolare dove stavamo e si misero a urlare affinché io mi affacciassi dal terzo piano. Mi chiamavano Babà o Babetta. Mio zio mi chiedeva sempre di dire "ramarro marrone". Erano venuti a prendermi per portarmi in piscina, a sorpresa. Non avevo il costume e nonna, che si preoccupava per tutto ma poi si lasciava sempre vincere, mi lasciò uscire con dei pantaloncini di spugna sporchi. Mi ricordo i fari che illuminavano la piscina comunale alla sera, e quanto mi sentivo gloriosa, questa è la parola giusta.
L'altro ricordo che mi è arrivato, è stato un bel ricordo di mio padre, che era un gran contastorie e un vero e proprio leader. Non solo nel bene. Mi ricordo di un pomeriggio così felice, su in comunità, avrò avuto sempre quattro, cinque anni, che lui mi portò a passeggiare per le colline. Dall'alto del suo metro e ottanta, a un certo punto mi disse di aver avvistato un elefante. Guardavo la sua bella testa mora nel sole, e mi sentivo colma di felicità e gratitudine per aver quasi avvistato un elefante. Poi raccogliemmo un fungo, lui mi disse che lo avrebbe conservato e mi avrebbe chiamato se ne usciva un puffo. A dire il vero non mi chiamava mai, però io raccontai a tutto l'asilo che forse avevo adottato un puffo.
Le foreste casentinesi, ma a dire il vero il verde in generale, hanno su di me un effetto taumaturgico.
Non si tratta di un'area molto estesa, ma sono percorribili solo attraverso strade montane, quindi se decidete di attraversarle, a volte avrete l'impressione di aver guidato per ore in mezzo al nulla, quando in realtà magari avete fatto appena trenta chilometri (attenzione al carburante, a proposito). Sul lato Romagnolo, vi si arriva prendendo l'E45 a Cesena e uscendo a San Piero in Bagno, o salendo da Forlì verso la Toscana.
Se andate, probabilmente andrete a letto presto, mangerete come bufali, riuscirete ad uscire dalla vostra testa per qualche giorno, e probabilmente spenderete davvero poco, ancora meno se portate la tenda e andate in cerca di un bivacco autogestito o di un posto dove vi lascino campeggiare.
Da nord a sud, ecco i miei luoghi preferiti:
Acquacheta
Se vi piacciono gli ambienti fluviali, dove l'attività principale è piazzarsi su un sasso in contemplazione, magari con la chitarra, o un po' di amici e qualche bottiglia di Sangiovese, tra un tuffo e l'altro nell'acqua gelida, la cascata dell'Acquacheta fa per voi. Si trova nella zona di san Benedetto in Alpe, si raggiunge con una bella camminata, ma ne vale la pena. Portate con voi acqua e viveri e mettete scarpe adatte (io mi ostino a mettere le Converse e il dolore ai piedi mi sta bene, per dio). Ricordate che il fiume non è un'alternativa fresca la mare, è proprio un altro stile di vita, tra il freak e lo zen.
Campigna
Si trova nell'entroterra forlivese - cesenate, tra Santa Sofia e il passo della Calla, a circa 1400 mt di altezza. Qui vi sono percorsi di tutti i tipi, sia quelli per over 60 come me, che anche sentieri più impervi (ne ho tentato uno di nome "Ballatoio" e il ritorno in iperventilazione mi ha ricordato il mio curriculum di polmoniti). Ci sono anche un tot di anziani che fuggono dal caldo di Forlì, Faenza e Cesena, e si piazzano con la sdraio direttamente fuori dall'auto, tra il burrone e la strada. Sono bellissimi, quello per me è l'escursionismo vero.
Qui l'arietta è fresca, nei faggeti si respira davvero una bella quiete, e vi sono due alberghetti che vi sfornano cibo tipico dell'entroterra (insomma, tartufo e porcini anche d'estate. Ma faremo questo sforzo, via). D'inverno si può andare a ciaspolare (io no, io d'inverno sto sotto a un copertone di pile).
(Non lontano, a Poggio alla Lastra, ho trovato, su consiglio di un'amica, un albergo ristorante molto accogliente, economico e dove ho fatto un paio di ottime abbuffate di cucina romagnola. Si chiama Ca' di Veroli).
Ridracoli
La diga di Ridracoli è perfetta se avete dei bambini: perché il percorso è davvero molto agevole, con un baretto a metà (sentite anche voi il coro di "Mamma ho fame/ho sete/ devo fare la pipì", vero?). Nel biglietto d'ingresso al parco (che costa pochi euro) è compreso un museo interattivo, di nome Idro, che non è affatto male. Di domenica si può anche fare un giro in barchetta dentro alla diga.
Questa diga fornisce tutti i lavelli delle case romagnole.
Camaldoli
Camaldoli forse è il posto che mi piace di più delle Foreste Casentinesi. Vi è un grande bosco silenzioso dove passeggiare; un monastero di frati benedettini dove fare una visita guidata a offerta libera, e una tra le farmacie più antiche, con alcuni degli utensili originali ben conservati e la possibilità di acquistare tisanine, liquorini e unguentini a base di piante boschive.
Potete anche pranzare al convento, abbondantemente e con pochi soldi. Tra monastero e convento vi è un percorso ad anello piuttosto semplice.
Si può chiedere ospitalità nella foresteria del convento. Io l'anno scorso ho alloggiato con le bimbe al rifugio Asqua, in mezzo al bosco, molto accogliente anche se, ovviamente, spartano, con ottima cucina vege.
Non lontano, andando verso Arezzo, vi è il Monastero di Chiusi della Verna, luogo ameno, votato alla contemplazione, al silenzio e alla pace. Non è tecnicamente nelle foreste casentinesi, ma vale una visita, se non altro per ammirare i pezzi dei Della Robbia.
Adesso il punto è: come far durare l'effetto di positività, pace e bene? È lunedì e sono già tornata incazzata.
Ma hai la erre moscia?
RispondiEliminaIn realtà no. Semplicemente era mio zio che era tutto scemo.
Elimina