Emotivamente è stata una settimana intensa, credo di poter dire difficile.
Erano almeno sei mesi che andava tutto fottutamente bene. Era così, che avevo programmato il 2017: "goditela", mi ero detta.
"Non risparmiare neanche un centesimo"
"Quando è festa, festeggia. Anche quando non è festa, semmai"
"E, più importante di tutto, quando stai bene, accorgitene".
Dopo qualche mese però, avevo questa inquietudine di sottofondo. "Ecco, te la sei goduta, adesso pensa a come ottenere di più. Magari nel 2018 puoi spingere di più, migliorare, migliorare sempre".
La scorsa settimana, avevo accumulato un concentrato di pessime vibrazioni che non mi faceva dormire la notte e mi faceva piangere la mattina in ufficio. 35 gradi fuori, i brividi di freddo sulle braccia, aspettavo cattive notizie che puntualmente sarebbero arrivate. Mi lasciavo andare ad atteggiamenti compulsivi, come strapparmi i capelli e nutrirmi di patatine.
Mi venivano in mente i miei morti, senza che li avessi chiamati.
Se avete letto il mio penultimo post, forse potete immaginare di come ascoltare qualche canzone di Vasco avesse rimescolato tutta quella merda che dorme sul fondo del mio stomaco e che lascio sempre stare buona in un angolo.
I miei pensieri sono stati popolati da brutte facce di fantasmi morti per droga, avevo nel naso zaffate puzzolenti di sporco, sangue e chiuso.
Poi è stata la volta di mia nonna Cloe, piombata nella mia testa assieme alla sua depressione, alla sua sporcizia e al suo arto amputato.
E a poco a poco mi saltavano in testa anche le anime più in pace che ho lassù: nonno Gino che odorava di cognac, la risata allegra di nonna Giovanna, mia cognata Rossella e la sua voce rauca di fumatrice.
Una volta, andavo a prendere le bimbe di ritorno da Mirabilandia, ero sull'Adriatica, e mi ha assalito il ricordo di quella volta, quindici anni fa, che eravamo cinque ragazzi su un'auto, e faceva un caldo porco, e i finestrini dietro non si aprivano, e io stavo tra due ragazze corpulente ed eravamo in coda tra i camion sull'Adriatica, mentre andavamo al funerale di Matteo.
Facevo gli incubi ad occhi aperti, mentre cercavo di affrontare la solita vita, richieste, pretese, compiti, obblighi, inviti, impegni.
Poi è arrivato il weekend, è venuta a trovarmi Serena con suo marito e con sua figlia, e loro per me sono come una famiglia, le poche volte che ormai passiamo del tempo assieme: non la famiglia che ti è arrivata, ma quella che ti sei scelto. Siamo andati, io, loro, le bimbe e mia mamma, al concerto dei Litfiba. La bimba di Serena, in treno, ha conosciuto uno scrittore di libri per ragazzi. Lui le ha raccontato la trama del suo libro, lei gli ha detto "Io sono G, ho dieci anni, e sto andando a Rimini a un concerto dei Litfiba".
I Litfiba sono stati pazzeschi, uno tra i concerti più belli che ho visto. Mi hanno regalato una grinta e un'energia positiva che mi è durata tre giorni.
Sabato siamo andati al mare e sabato sera le bambine sono volute andare a un concerto dei The Kolors, un gruppetto tipo da talent show, che fa musica sì, ballabile e commerciale, ma picchiano anche duro sulla batteria e sulla tastiera. Insomma, un po' mi ricordavano i Behive, è stata una bella serata anche quella, sì sì.
Stamattina invece ho fatto una cosa dolorosa, ma l'ho fatta nel pieno delle mie vibrazioni positive, senza giudizi sulla vita o su dio, in serenità.
Ora sono spossata, ma l'energia di morte mi ha lasciato, mi sento le spalle più libere, il cuore più leggero.
Mangio le ultime patatine del sacchetto, poi giuro che per un po' non le compro più.
Erano almeno sei mesi che andava tutto fottutamente bene. Era così, che avevo programmato il 2017: "goditela", mi ero detta.
"Non risparmiare neanche un centesimo"
"Quando è festa, festeggia. Anche quando non è festa, semmai"
"E, più importante di tutto, quando stai bene, accorgitene".
Dopo qualche mese però, avevo questa inquietudine di sottofondo. "Ecco, te la sei goduta, adesso pensa a come ottenere di più. Magari nel 2018 puoi spingere di più, migliorare, migliorare sempre".
La scorsa settimana, avevo accumulato un concentrato di pessime vibrazioni che non mi faceva dormire la notte e mi faceva piangere la mattina in ufficio. 35 gradi fuori, i brividi di freddo sulle braccia, aspettavo cattive notizie che puntualmente sarebbero arrivate. Mi lasciavo andare ad atteggiamenti compulsivi, come strapparmi i capelli e nutrirmi di patatine.
Mi venivano in mente i miei morti, senza che li avessi chiamati.
Se avete letto il mio penultimo post, forse potete immaginare di come ascoltare qualche canzone di Vasco avesse rimescolato tutta quella merda che dorme sul fondo del mio stomaco e che lascio sempre stare buona in un angolo.
I miei pensieri sono stati popolati da brutte facce di fantasmi morti per droga, avevo nel naso zaffate puzzolenti di sporco, sangue e chiuso.
Poi è stata la volta di mia nonna Cloe, piombata nella mia testa assieme alla sua depressione, alla sua sporcizia e al suo arto amputato.
E a poco a poco mi saltavano in testa anche le anime più in pace che ho lassù: nonno Gino che odorava di cognac, la risata allegra di nonna Giovanna, mia cognata Rossella e la sua voce rauca di fumatrice.
Una volta, andavo a prendere le bimbe di ritorno da Mirabilandia, ero sull'Adriatica, e mi ha assalito il ricordo di quella volta, quindici anni fa, che eravamo cinque ragazzi su un'auto, e faceva un caldo porco, e i finestrini dietro non si aprivano, e io stavo tra due ragazze corpulente ed eravamo in coda tra i camion sull'Adriatica, mentre andavamo al funerale di Matteo.
Facevo gli incubi ad occhi aperti, mentre cercavo di affrontare la solita vita, richieste, pretese, compiti, obblighi, inviti, impegni.
Poi è arrivato il weekend, è venuta a trovarmi Serena con suo marito e con sua figlia, e loro per me sono come una famiglia, le poche volte che ormai passiamo del tempo assieme: non la famiglia che ti è arrivata, ma quella che ti sei scelto. Siamo andati, io, loro, le bimbe e mia mamma, al concerto dei Litfiba. La bimba di Serena, in treno, ha conosciuto uno scrittore di libri per ragazzi. Lui le ha raccontato la trama del suo libro, lei gli ha detto "Io sono G, ho dieci anni, e sto andando a Rimini a un concerto dei Litfiba".
I Litfiba sono stati pazzeschi, uno tra i concerti più belli che ho visto. Mi hanno regalato una grinta e un'energia positiva che mi è durata tre giorni.
Sabato siamo andati al mare e sabato sera le bambine sono volute andare a un concerto dei The Kolors, un gruppetto tipo da talent show, che fa musica sì, ballabile e commerciale, ma picchiano anche duro sulla batteria e sulla tastiera. Insomma, un po' mi ricordavano i Behive, è stata una bella serata anche quella, sì sì.
Stamattina invece ho fatto una cosa dolorosa, ma l'ho fatta nel pieno delle mie vibrazioni positive, senza giudizi sulla vita o su dio, in serenità.
Ora sono spossata, ma l'energia di morte mi ha lasciato, mi sento le spalle più libere, il cuore più leggero.
Mangio le ultime patatine del sacchetto, poi giuro che per un po' non le compro più.
Il peso sulle spalle a volte schiaccia, e di questo, capisco perfettamente, l'umore risente.
RispondiEliminaMi piace il fatto che tu lasci spazio anche alla tua parte d'ombra. Siamo fatti anche di quella, abbiamo bisogno di non rinnegarla, e ogni tanto anche di una bidonata di schifezze (nel mio caso mi sono scolata in una settimana una stecca di bitter rosso. Un investimento un tantino più esoso delle tue patatine, ma una tantum se po' ffa'!)
Ciao, sono Theresa Williams. Dopo anni di rapporti con Anderson, mi ha interrotto, ho fatto tutto il possibile per riportarlo indietro, ma tutto era inutile, lo volevo tornare così a causa dell'amore che ho per lui, Gli ho pregato con tutto, ho fatto promesse ma lui ha rifiutato. Ho spiegato il mio problema al mio amico e lei ha suggerito che dovrei piuttosto contattare un incantesimo che potrebbe aiutarmi a lanciare un incantesimo per riportarlo indietro, ma io sono il tipo che non credo mai in magia, non avevo altra scelta che provarlo, io Inviò il coclea di incantesimi e mi disse che non c'era nessun problema che tutto andrà bene prima di tre giorni, che il mio ex tornerà da me prima di tre giorni, lancia l'incantesimo e, sorprendentemente, nel secondo giorno, era alle 16.00. Il mio ex mi ha chiamato, sono stato così sorpreso, ho risposto alla chiamata e tutto quello che ha detto era che lui era così dispiaciuto per tutto quello che è accaduto che voleva che me ne tornassi, che mi ama tanto. Sono stato così felice e sono andato a lui che è stato come abbiamo iniziato a vivere insieme felicemente di nuovo. Da allora, ho promesso che chiunque conosco che abbia un problema di relazione, sarei d'aiuto a tale persona facendogli riferimento all'unico vero e potente cronometro che mi ha aiutato con il mio problema. Email: drogunduspellcaster@gmail.com potrai inviarlo via email se hai bisogno della sua assistenza nel tuo rapporto o in qualsiasi altro caso.
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RispondiEliminaPure io. Ogni tanto ci ricasco e tutto il mio "mal di vivere" viene fuori e mi sommerge. Invece di cercare appigli, come ti sforzi di fare tu, io in quella melma ci sguazzo, con un certo gusto perverso da masochista. Mi concentro sui particolari più dolorosi delle situazioni passate, lo faccio con grande impegno. Fin quando arrivo a riviverle come fossero il mio presente.
RispondiEliminaMa perché non ci si può sbarazzare di tutto il dolore del nostro passato, remoto o recente che sia?
Sì lo so, siamo fatti anche di questo. Lo accetto, con la testa; e però... a scuola ci hanno insegnato (con la poesia) che tutti noi siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni. Che terribile inganno, porcamiseria!
Non te ne andrai mica dalla provincia di Rimini, no? :/
RispondiEliminaTi capisco. Certe volte arrivano queste immagini del passato che ti schiacciano come un autotreno sulla testa sul cuore. Non so. Fanno un male bestia.
RispondiEliminaPrima che arrivasse l'estate continuavano a tornarmi in mente queste cazzo di vecchie immagini, che mi auguro sempre di cancellare e invece ciclicamente ritornano. Come se io, ciclicamente, ne avessi bisogno per farmi del male o per rimuginarci ancora e ancora. O per trovare un senso.
Be' insomma mi tornano in testa queste vecchie immagini e insieme a esse la domanda, sempre la stessa, sul pezzo mancante. Sulla versione che mi manca dei fatti. L'altra versione, non la mia. Ammesso che la persona coinvolta si ricordi ancora. Ammesso che sia ancora viva. Ammesso che.
Tutte le volte questa domanda ritorna. La risposta è che se anche scoprissi la verità, oggi, che cosa cambierebbe? Che poi sarebbe solo un altro tipo di verità. Non quella vera. Quella vera, in una storia fra due persone, non può esistere. Sarebbe come aprire un baule e caderci dentro. Quello è il rischio, un buco nero, è il rischio. Tanto più che è passata una vita.
A ogni modo è un gioco pericoloso quello del pensiero che torna ad avvitarsi sul se stesso. Questo peso addosso mi è durato qualche giorno forse un paio di settimane tanto da non farmi dormire da farmi svegliare di notte senza aria. Poi ho preso quelle immagini e le ho ricacciate via, forse come fai tu, in un angolo. Da qualche parte. Lontano. Almeno per un po'.
Ottimo, io ce l'ho addosso adesso l'inquietudine, ma magari fosse il passato, è il presente che pesa e stringe e mi si appiccica sulla faccia .
RispondiEliminaQuoto l'idea di non comprare le patatine, anche io vado a periodi con quella roba. E quando ne ho in casa faccio schifo.