I funerali a volte si sono rivelate occasioni agrodolci.
Certo, nessuno è mai entusiasta di andare a un funerale, perché significa necessariamente che ha perso qualcuno. Ma chiamiamo le cose con il loro nome. Morte. Non abbiamo perso, ci ha lasciato, se n’è andato o cristo l’ha accolto tra le sue braccia. È morto. È morta.
Ma al di là della morte, dicevo, a volte i funerali delle persone che ho più care, sono stati delle mezze festicciole.
Se la morte te la smaltisci da solo (io, per dire, ho somatizzato le settimane che hanno preceduto quest’ultimo funerale con ansie notturne, pianti incontrollati diurni, brividi, malessere), quando arrivi al funerale ormai sei pronto, lo sai che quella bara verrà calata sottoterra, e in fondo ti viene voglia di stringere le persone che hai accanto, che stanno soffrendo come te; oppure ti viene voglia di ricordare la persona che è morta, però non quando stava male, proprio quand’era completamente in vita, e ti faceva ridere e incazzare.
Tipo al funerale di nonno Gino, ricordo facemmo una grande tavolata con le sue sorelle, e ricordo che qualcuno ha detto "era un gran rompipalle ma gli volevo tanto bene".
Al funerale di nonna Cloe andammo per un paio di giorni a pranzo fuori, tra zii e cugini, non volevamo lasciarci.
Al funerale di mia cognata Rossella abbiamo fatto una festicciola con le lanterne volanti, poi i vicini si sono spaventati, hanno chiamato i carramba ed è finita alla casa Vianello.
Buffo. Ho sempre riso molto, ai funerali.
Ieri ero a questo funerale no? Seduta accanto a due persone che non vedevo da tempo, mi faceva piacere essere con loro, persone buone. Mi batteva il cuore così forte che a volte mi chiedevo se stavo facendo muovere la panca.
Ai funerali entro in chiesa, anche se non prego, perché penso sia di conforto ai parenti il fatto che anche io sia lì.
Anche nel dolore continuo a non sentire dio né conforto nelle preghiere, mi pare di essere in un rituale che non riconosco, mi pare di stare parlando a qualcuno o qualcosa che sta girato dall’altra parte, non mi guarda, non mi risponde, pare non esserci, e se c'è, sembra vagamente disprezzarci tutti, però mi piace sentire le vibrazioni del canto, e mi piace scambiare il segno di pace, quello sì, molto.
Vorrei che anche al mio funerale si facesse una festicciola senza invocare dio, che si suonasse Battisti con la chitarra, e Gracias a la vida, che mi si ricordasse, perché poi, niente da fare, i morti pian piano si dimenticano. Io per esempio mio padre non lo ricordo. Ricordo solo che mi sembrava molto alto e molto bello, chissà se poi lo era davvero.
E ricordo anche quella sensazione oddio finalmente ti rivedo, quando mia nonna mi portava di nascosto in comunità a trovarlo, ed è la stessa sensazione che, a pensarci bene, ho sempre cercato nell’amore.
E la morte, e la mancanza, le trovo così agrodolci, che non riesco a separarle dal concetto di vita e di amore.
Certo, nessuno è mai entusiasta di andare a un funerale, perché significa necessariamente che ha perso qualcuno. Ma chiamiamo le cose con il loro nome. Morte. Non abbiamo perso, ci ha lasciato, se n’è andato o cristo l’ha accolto tra le sue braccia. È morto. È morta.
Photo by Marcel Schreiber on Unsplash |
Ma al di là della morte, dicevo, a volte i funerali delle persone che ho più care, sono stati delle mezze festicciole.
Se la morte te la smaltisci da solo (io, per dire, ho somatizzato le settimane che hanno preceduto quest’ultimo funerale con ansie notturne, pianti incontrollati diurni, brividi, malessere), quando arrivi al funerale ormai sei pronto, lo sai che quella bara verrà calata sottoterra, e in fondo ti viene voglia di stringere le persone che hai accanto, che stanno soffrendo come te; oppure ti viene voglia di ricordare la persona che è morta, però non quando stava male, proprio quand’era completamente in vita, e ti faceva ridere e incazzare.
Tipo al funerale di nonno Gino, ricordo facemmo una grande tavolata con le sue sorelle, e ricordo che qualcuno ha detto "era un gran rompipalle ma gli volevo tanto bene".
Al funerale di nonna Cloe andammo per un paio di giorni a pranzo fuori, tra zii e cugini, non volevamo lasciarci.
Al funerale di mia cognata Rossella abbiamo fatto una festicciola con le lanterne volanti, poi i vicini si sono spaventati, hanno chiamato i carramba ed è finita alla casa Vianello.
Buffo. Ho sempre riso molto, ai funerali.
Ieri ero a questo funerale no? Seduta accanto a due persone che non vedevo da tempo, mi faceva piacere essere con loro, persone buone. Mi batteva il cuore così forte che a volte mi chiedevo se stavo facendo muovere la panca.
Ai funerali entro in chiesa, anche se non prego, perché penso sia di conforto ai parenti il fatto che anche io sia lì.
Anche nel dolore continuo a non sentire dio né conforto nelle preghiere, mi pare di essere in un rituale che non riconosco, mi pare di stare parlando a qualcuno o qualcosa che sta girato dall’altra parte, non mi guarda, non mi risponde, pare non esserci, e se c'è, sembra vagamente disprezzarci tutti, però mi piace sentire le vibrazioni del canto, e mi piace scambiare il segno di pace, quello sì, molto.
Vorrei che anche al mio funerale si facesse una festicciola senza invocare dio, che si suonasse Battisti con la chitarra, e Gracias a la vida, che mi si ricordasse, perché poi, niente da fare, i morti pian piano si dimenticano. Io per esempio mio padre non lo ricordo. Ricordo solo che mi sembrava molto alto e molto bello, chissà se poi lo era davvero.
E ricordo anche quella sensazione oddio finalmente ti rivedo, quando mia nonna mi portava di nascosto in comunità a trovarlo, ed è la stessa sensazione che, a pensarci bene, ho sempre cercato nell’amore.
E la morte, e la mancanza, le trovo così agrodolci, che non riesco a separarle dal concetto di vita e di amore.
Gracias a la vida que me ha dado tanto, me dio dos luceros, que cuando los abro perfecto distingo lo negro del blanco y en el alto cielo su fondo estrellado y en las multitudes el hombre que yo amo
Tutti vorrebbero una festa al posto del proprio funerale
RispondiEliminacon la musica bella, l'aranciata, il vino e la gente che ride scherza e si racconta aneddoti riguardanti te e tutte le cose divertenti e ignoranti che facevi da giovane.
Dovremo scriverlo nel testamento. Tutti.
Io ai funerali non ci vado più, mi fanno schifo e mi viene da piangere tutto il tempo.
Odio la gente che pensa che dovrei andarci comunque, per rispetto del morto di turno. E' gente orrenda e cattiva.
Io più rispetto il morto meno ho voglia di andare al suo funerale.
Io vado solo in caso che, visto il legame d'amicizia con il defunto o i parenti, penso che le persone presenti potrebbero rimanerci male se non ci sono, o potrebbero trarre conforto dalla mia presenza.
EliminaIn genere non vado ai funerali dei conoscenti. Secondo me ci sta. Se non vuoi andare stai a casa.
Si cerca la vita sempre, in ogni vibrazione ed ogni mano che stringiamo, ed è giusto così...
RispondiEliminaRicordare o no le persone care che sono morte dipende da che peso hanno avuto nella tua vita. Peso reale, intendo. Amavo molto mia nonna, ma non avverto la sua mancanza. Mio padre lo ho odiato molto eppure non avverto la sua mancanza e nemmeno la sua morte mi ha procurato gioia, come forse ingenuamente mi aspettavo. Ma mia sorella mi manca ogni giorno, ogni minuto, eppure è morta 10 anni fa. Ci ho litigato tantissimo e poi ci sono andata anche tanto d'accordo. Eravamo come il sole e la luna, una di qua e una di là, ma avevamo imparato a trovare i nostri punti di incontro nelle traiettorie intrecciate e lontane delle nostre vite. Quando con una persona hai passato la maggior parte della tua vita, quando è arrivata che avevi 7 anni e se n'è andata che ne avevi 47, allora ti senti come se fossi dimezzata, come se ti mancasse una gamba e un braccio. Quando penso a lei ancora piango, ancora sento il rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato. Perciò dipende. Perciò essere al suo funerale, pur nel mio essere atea, non è stato un vuoto rito, è stato essere ancora per un poco con lei, per lei. E, dopo 10 anni, portare le sue ceneri nella casa di vacanze, nell'isola tanto amata, dove è stata bambina e ragazza e giovane madre, dove si sentiva libera e felice, è stato come chiudere un cerchio. Non penso che potrò mai dimenticare, e per questo porto pietre sulla sua tomba e non fiori. Per dirle io non dimentico.
RispondiEliminaI nonni (che per me sono stati dei veri e propri genitori), i genitori, sappiamo che prima o poi ci mancheranno, è nella natura delle cose. Perdere i figli o i fratelli deve essere disumano. Il babbo delle mie bimbe ha perso tre delle sue sorelle, e credo di poter comprendere solo parzialmente, ma quel poco è già troppo.
EliminaAi funerali spesso si finisce a chiacchierare amabilmente con gente che non si vedeva da tempo e che fa piacere vedere.
RispondiEliminaLa canzone di Violeta Parra è bellissima poi mi sono andata a leggere la sua vita e ci sono rimasta male. Il titolo della canzone mi è sembrato uno scherzo di cattivo gusto.
Io al mio funerale vorrei che si mangiasse bene, come a un matrimonio. Una volta ho letto un libro (credo americano forse di racconti) che cominciava con l'organizzazione di un pranzo di funerale (proprio con i dettagli più "materiali" cosa mangiare, quanto spendere). Non mi ricordo che libro era ma se li trovi leggilo. Era bello
Dopo il tuo commento ho cercato un po' di cose su Violeta e non mi sembra che abbia vissuto una vita da incubo. Certo, è nata poverissima. Forse buttava peggio a Mercedes Sosa (anche lei ha interpretato questa stupenda canzone), ma forse mi confondo.
EliminaMi dispiace molto che il babbo delle tue bimbe abbia perso tre sorelle, è doloroso con una posso immaginare lontanamente cosa possa provare per tre. L 'unica cosa bella è che gli sono arrivate tre figlie. Un grande abbraccio
RispondiEliminaDiciamo che lui è una persona con un karma molto avverso. :(
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