I funerali a volte si sono rivelate occasioni agrodolci. Certo, nessuno è mai entusiasta di andare a un funerale, perché significa necessariamente che ha perso qualcuno. Ma chiamiamo le cose con il loro nome. Morte. Non abbiamo perso, ci ha lasciato, se n’è andato o cristo l’ha accolto tra le sue braccia. È morto. È morta. Photo by Marcel Schreiber on Unsplash Ma al di là della morte, dicevo, a volte i funerali delle persone che ho più care, sono stati delle mezze festicciole. Se la morte te la smaltisci da solo (io, per dire, ho somatizzato le settimane che hanno preceduto quest’ultimo funerale con ansie notturne, pianti incontrollati diurni, brividi, malessere), quando arrivi al funerale ormai sei pronto, lo sai che quella bara verrà calata sottoterra, e in fondo ti viene voglia di stringere le persone che hai accanto, che stanno soffrendo come te; oppure ti viene voglia di ricordare la persona che è morta, però non quando stava male, proprio quand’era completamente in
Vita, morte ma soprattutto miracoli di Valentina Santandrea