L'altro giorno mi è capitato di conversare con una ragazza di 18 anni.
Le ho raccontato di un episodio a cui ho assistito e le ho chiesto come si sentisse al riguardo.
Accanto a casa c'è una pensione che spesso ospita ragazzi molto giovani, suppongo in gita. C'era un gruppetto di ragazzini che avrebbero potuto avere sedici, diciassette anni. La stanza dei ragazzini è pari alla mia terrazza, dove in quel momento stendevo i panni.
Per strada passa una ragazza, che mi pareva ancora più giovane...sarà stata sì e no di prima superiore. Era vestita molto semplicemente: pantaloni sportivi, non certo inguinali, maglietta oversize, scarpe da ginnastica. Non che questo voglia dire qualcosa, vi sto solo descrivendo la scena.
La ragazza cammina per strada e di sopra, i ragazzi, le gridano "Ciao amore, vuoi salire?". Lei non risponde, fa finta di niente e prosegue. Loro insistono un po', poi rivolgono l'attenzione altrove.
Nonostante io tenda a provare simpatia per i ragazzini in generale, mi sarebbe venuto l'impulso di apostrofarli in maniera non tenera. Perché non l'ho fatto? Credo per l'antica paura di essere presa in giro da un branco. Quando si sentono protetti, i ragazzi sanno essere molto molesti: come il gatto quando ti soffia contro da sotto al divano; come i bambini che fanno le smorfie ai fratelli, nascosti dietro alle gambe della mamma.
O forse non ho detto niente perché pensavo che con una frase non avrei cambiato le cose o fornito delle consapevolezze.
Comunque, il fatto su cui riflettevo è che mi ha dato molto fastidio un comportamento che a sedici, diciassette, venti, venticinque anni consideravo "normale": gli "apprezzamenti" dei ragazzi, anche quando aggressivi e non richiesti, in fondo significavano, pensavo, che ero carina. Pur con imbarazzo li accettavo. Del resto mio nonno, che comunque era una buona persona, suonava il clacson a tutte le ragazze che passavano; e io sono venuta su così, pensando che le donne portassero in giro il proprio corpo come se fosse un oggetto pubblico, che tutti sono autorizzati a guardare, giudicare e commentare.
Non li considero un apprezzamento della mia (o altrui) persona. Da adulta, sono ancora allibita al pensiero di aver ricevuto, in passato, pesanti "apprezzamenti", non solo verbali, anche di fronte ad amiche, senza che nessuna di noi reagisse.
E vederli rivolti a una ragazza che potrebbe essere quasi mia figlia, mi ha dato molto fastidio.
Le mie ragazze stanno crescendo con un forte senso della dignità e dell'autodeterminazione; forse pure troppo. Quando ho chiesto come reagirebbero, Camilla e Lucia mi hanno detto che si arrabbierebbero.
Non so, a dire il vero, come saranno tra qualche anno: anche loro probabilmente sentiranno il bisogno di essere "apprezzate", e comunque scopriranno che contraddire il branco è sgradevole.
Ho chiesto a questa ragazza di diciotto anni con cui chiacchieravo, che cosa ne pensasse lei, invece, dei "complimenti" per strada.
Sulle prime ha detto "Non è che mi facciano piacere...ma lo considero normale". Anche per lei sono lo scotto da pagare, se sei carina.
Allora le ho chiesto se non si sentirebbe più sicura a girare per strada, in un mondo dove i ragazzi - e non solo - non si sentono legittimati a fare complimenti a una ragazza ad alta voce per strada.
E lei mi ha detto sì, è così.
E io le ho chiesto se non si sentirebbe anche più libera, se fosse più sicura quando gira per strada. E lei ha ammesso di sì, e si è ricordata di una o più volte che un complimento per strada le ha fatto paura.
Così mi chiedevo se i genitori dei coetanei delle mie figlie glielo spiegano, che non è virile, non è un complimento (tantomeno sollecitato dall'abbigliamento o dall'avvenenza della ragazza), non è MAI un atto rispettoso né innocuo in quanto non reciproco, urlare per strada a una ragazza che è bella; e rende tutte le ragazze meno libere.
Mi chiedevo se i babbi spiegano ai figli che un fischio rende il mondo peggiore.
Le ho raccontato di un episodio a cui ho assistito e le ho chiesto come si sentisse al riguardo.
Accanto a casa c'è una pensione che spesso ospita ragazzi molto giovani, suppongo in gita. C'era un gruppetto di ragazzini che avrebbero potuto avere sedici, diciassette anni. La stanza dei ragazzini è pari alla mia terrazza, dove in quel momento stendevo i panni.
Per strada passa una ragazza, che mi pareva ancora più giovane...sarà stata sì e no di prima superiore. Era vestita molto semplicemente: pantaloni sportivi, non certo inguinali, maglietta oversize, scarpe da ginnastica. Non che questo voglia dire qualcosa, vi sto solo descrivendo la scena.
La ragazza cammina per strada e di sopra, i ragazzi, le gridano "Ciao amore, vuoi salire?". Lei non risponde, fa finta di niente e prosegue. Loro insistono un po', poi rivolgono l'attenzione altrove.
foto di Martin Knize |
Nonostante io tenda a provare simpatia per i ragazzini in generale, mi sarebbe venuto l'impulso di apostrofarli in maniera non tenera. Perché non l'ho fatto? Credo per l'antica paura di essere presa in giro da un branco. Quando si sentono protetti, i ragazzi sanno essere molto molesti: come il gatto quando ti soffia contro da sotto al divano; come i bambini che fanno le smorfie ai fratelli, nascosti dietro alle gambe della mamma.
O forse non ho detto niente perché pensavo che con una frase non avrei cambiato le cose o fornito delle consapevolezze.
Comunque, il fatto su cui riflettevo è che mi ha dato molto fastidio un comportamento che a sedici, diciassette, venti, venticinque anni consideravo "normale": gli "apprezzamenti" dei ragazzi, anche quando aggressivi e non richiesti, in fondo significavano, pensavo, che ero carina. Pur con imbarazzo li accettavo. Del resto mio nonno, che comunque era una buona persona, suonava il clacson a tutte le ragazze che passavano; e io sono venuta su così, pensando che le donne portassero in giro il proprio corpo come se fosse un oggetto pubblico, che tutti sono autorizzati a guardare, giudicare e commentare.
Ora ricevo molti meno commenti per strada, ma non li considero normali, mai.
Non li considero un apprezzamento della mia (o altrui) persona. Da adulta, sono ancora allibita al pensiero di aver ricevuto, in passato, pesanti "apprezzamenti", non solo verbali, anche di fronte ad amiche, senza che nessuna di noi reagisse.
E vederli rivolti a una ragazza che potrebbe essere quasi mia figlia, mi ha dato molto fastidio.
Le mie ragazze stanno crescendo con un forte senso della dignità e dell'autodeterminazione; forse pure troppo. Quando ho chiesto come reagirebbero, Camilla e Lucia mi hanno detto che si arrabbierebbero.
Non so, a dire il vero, come saranno tra qualche anno: anche loro probabilmente sentiranno il bisogno di essere "apprezzate", e comunque scopriranno che contraddire il branco è sgradevole.
Ho chiesto a questa ragazza di diciotto anni con cui chiacchieravo, che cosa ne pensasse lei, invece, dei "complimenti" per strada.
Sulle prime ha detto "Non è che mi facciano piacere...ma lo considero normale". Anche per lei sono lo scotto da pagare, se sei carina.
Allora le ho chiesto se non si sentirebbe più sicura a girare per strada, in un mondo dove i ragazzi - e non solo - non si sentono legittimati a fare complimenti a una ragazza ad alta voce per strada.
E lei mi ha detto sì, è così.
E io le ho chiesto se non si sentirebbe anche più libera, se fosse più sicura quando gira per strada. E lei ha ammesso di sì, e si è ricordata di una o più volte che un complimento per strada le ha fatto paura.
Così mi chiedevo se i genitori dei coetanei delle mie figlie glielo spiegano, che non è virile, non è un complimento (tantomeno sollecitato dall'abbigliamento o dall'avvenenza della ragazza), non è MAI un atto rispettoso né innocuo in quanto non reciproco, urlare per strada a una ragazza che è bella; e rende tutte le ragazze meno libere.
Mi chiedevo se i babbi spiegano ai figli che un fischio rende il mondo peggiore.
Io ho un figlio maschio di quasi 15 anni, e devo ammettere che sento sulle spalle una grande responsabilità, la responsabilità di renderlo un uomo migliore rispetto a tanti che si incontrano per strada, la responsabilità di crescerlo educato e rispettoso. Quindi la mia risposta è "si" glielo spieghiamo, o almeno ci proviamo, che ad una donna si cede il passo, si apre la porta, che per farle un complimento non si fischia ma si regala un fiore.
RispondiEliminammm, non so, a me la cavalleria non piace, soprattutto da gente giovane, ai vecchi concedo un sessismo generazionale per cui, se mi cedono il passo ringrazio, a uomini della mia generazione spiego che lo considero quasi un'offesa... insomma, per la mia sensibilita', la cavalleria confina con il sessismo e nemmeno troppo velatamente. non ci si deve comportare diversamente con le donne o con gli uomini, punto, non e' piu' logico?
Eliminaanna
Ieri al parco c'era una mamma con un bimbo che avrà avuto sì e no tre anni. Lui sale sullo scivolo e una bambina lo segue in fila. Il bimbo va per scendere e la mamma prontamente: XX prima le bambine. Lui non l'ascolta. La mamma con tono dolce e pacato gli ripete: XX ti ho detto che le bimbe passano per prime, cosa ti ho insegnato? Le bimbe per prime, rispettale e prenditene cura sempre. Lui si sposta, la fa passare e la mamma gli dice: bravo amore mio si fa così.
RispondiEliminaStavo a pochi metri di distanza, volgendo lo sguardo altrove e cullandomi in quella voce dolce che stava insegnando il rispetto con amore. Sono stata in silenzio per 2-3 lunghissimi secondi e poi gliel'ho detto. Se tutte le mamme del mondo fossero come lei, signora, il mondo sarebbe un posto migliore e grazie anche da parte di mia figlia perché crescerà in un mondo dove ci saranno uomini come suo figlio.
Grazie.
A me vengono i brividi invece. Che senso avrebbe far passare per prime le bambine su uno scivolo? Ai miei figli, maschi, insegno il rispetto e la parità di genere, faccio il lavoro di cui parla Valentina, ovvero spiego loro come comportarsi sia da soli sia soprattutto quando sono all'interno del gruppo. Il grande, che ormai si muove da solo in città, è abituato a lasciare il posto alle persone anziane, ad aiutare se vede qualcuno in difficoltà anche solo portando le buste della spesa, ma certo non l'ho mai obbligato a far passare per prime le "femmine" in una fila. Questa non è la parità per cui io combatto da quando sono nata. Io e il padre in casa siamo interscambiabili, sia per le cure parentali che per il resto: lui a volte cucina, io a volte uso il trapano. Chi c'è fa quello che c'è da fare e i nostri figli ne sono perfettamente consapevoli. Ma questo non vuol dire che debbano lasciare il passo a ogni ragazza che è in fila dopo di loro per il semplice fatto che sia di sesso femminile. Valeria
Eliminarabbrividisco anche io. mia figlia aspetta il suo turno, come tutti, e si prende cura da sola di se stessa, grazie.
Eliminaanna
Grazie ragazze! Io la gentilezza e, se vogliamo, la cavalleria, in genere l'apprezzo. Ma se rimaniamo su un livello "ideale", anche insegnare a un bambino che deve cedere il passo a una bambina sullo scivolo sottende un significato che alcun* femminist* non condividono: sarebbero gesti non reciproci e in qualche modo "oggettivizzanti"; insomma, seppur "gentili" a loro modo legittimerebbero comportamenti meno graditi. Io sono in dubbio a tal proposito, mentre sono certa che la gentilezza tra esseri umani è molto bella.
RispondiEliminaLa gentilezza tra persone (e per me anche verso gli animali e l'ambiente) è l'unica strada percorribile. Per questo motivo quello che passo ai miei figli scavalca il genere: non devi essere gentile con qualcuno perchè è femmina e "te ne devi prendere cura", devi essere gentile perchè è il bello della vita e la bellezza salverà il mondo (iperbole). Io mi "prendo cura" del mio uomo perchè lo amo, così come mi "prendo cura" dei miei genitori perchè li amo e li vedo sempre più indeboliti dalla vecchiaia, ma questo trascende l'appartenenza di genere. Non cercavo un uomo che si "occupasse" di me così come non ho mai avuto voglia di avere al fianco un maschio di cui prendermi cura, ci si scambiano gentilezze e attenzioni reciprocamente perchè ci amiamo e ci rispettiamo ma non esiste un diktat. Anche io apprezzo la cavalleria e mi accorgo che il mio adolescente sa come usarla, ma nessuno glil'ha imposta, è solo abituato a vedere sua madre e suo padre che si trattano con rispetto anche quando sono in disaccordo. Per me imporre il lasciare il passo a una donna in quanto tale è un modo di far passare un messaggio completamente sbagliato, quello dell'uomo forte e della donna "da proteggere". Questo pensiero è alla base di molte cose che non funzionano nel nostro paese che, a livello di parità, è ancora indietro di decenni. Valeria
EliminaQualsiasi frase che gli uomini si permettono di dirti per strada mi ha sempre dato fastidio, perché per alcune è un complimento, se sei conforme allo standard, per altre è un'offesa se non rientri nei loro canoni. Anche perché chi lo fa lo ritiene un diritto!
RispondiEliminaAdesso ormai nessun mi dice più niente, visto che ho 63 anni, ma una volta ero veramente bersagliata e andare in giro da sola era quasi pericoloso. Ricordo una volta che un uomo in macchina mi ha guardato e ha esclamato "bella figa", io l'ho mandato a fan culo, e lui stupitissimo ha risposto: ma io ti ho fatto un complimento.... Quanta strada c'è ancora da percorrere?
Purtroppo se il nostro corpo è considerato "pubblico" a meno che un uomo o un marito non lo rivendichino, ogni diritto che acquisiamo, ogni piccola vittoria per il genere femminile, è traballante.
EliminaA me non dava e non dà alcun fastidio un apprezzamento. Non me ne sento nemmeno lusingata ma è rumore di fondo, come il traffico, come le chiacchiere altrui. La percezione che avevo e che ho di me non passa attraverso il commento di un estraneo a caso per strada, e sono convinta che sia questa la cosa da insegnare a tutti, maschi e femmine.
RispondiEliminaBè, quello che ti dice "bella figa" per strada, è autorizzato anche a dirti "brutta cicciona", e credo che questo influisca sulla percezione di sé che hanno molte sorelle. Ancora peggio, è la nostra sicurezza e la nostra libertà che ne risente. Come un uomo è legittimato ad "apprezzarti" per strada, tra il traffico e la gente, è legittimato a farlo anche se ti incontra da sola (o se incontra tua figlia) di notte, in un vicolo.
EliminaNon sono d'accordo anche se comprendo il ragionamento. Anche l'insulto sta nella categoria rumore di fondo, non mi tocca né mi toccava. Se ne viene minata la sicurezza forse invece che lavorare sul signor qualunque per strada è il caso di lavorare su noi stesse, sulla percezione che di noi abbiamo. Nello stesso modo la libertà non è compromessa da un commento, né credo che lo stesso commento porti alla violenza.
EliminaCredo onestamente che si parli di questo un po' troppo, non in quantità ma in qualità.
Diversi anni fa nell'università dove lavoravo (all'estero) per la festa della donna uno dei gruppi di studentesse femministe aveva organizzato un workshop su "come rispondere agli apprezzamenti indesiderati sul proprio corpo". Non essendo particolarmente appariscente, nè particolarmente facile da intimidire, avevo sempre (non) reagito ignorando il commento e il commentatore. Invece in questo piccolo corso insegnavano a respirare-pensarelafrase-girarsidiscatto-rispondereperlerime. Devo dire che, per me, è stato liberatorio. Ho risposto pochissime volte, e sempre e solo a commenti volgari, ma vedere lo sconcerto e l'imbarazzo sulla faccia del cafone di turno mi ha fatto davvero stare bene. (Le risposte erano del calibro di "ma come ti permetti, vecchio schifoso", niente di che...)
RispondiEliminaInteressante. In Italia avremmo particolarmente bisogno di questo corso ;)
EliminaAnonimo, sarei interessatissima a sapere alcune delle risposte! Mi sono sempre chiesta come si comportassero all'estero su queste cose, io resto in imbarazzo e zitta per non peggiorare situazione ma non sono assolutamente convinta che sia l'atteggiamento migliore.
EliminaLia
Lia, il corso era organizzato dalle attiviste di Hollaback; ho visto ora che hanno una pagina in italiano, magari trovi dei suggerimenti. La cosa importante non è tanto il contenuto della risposta, ma il gesto di fermarsi e rispondere a voce alta guardando l'interlocutore. L'uomo che dice una frase volgare o sprezzante a una passante si comporta così perchè dà per scontato che ci sia una asimmetria di potere che permette a lui di giudicare/aggredire e obbliga la passante a subire. Nel momento in cui tu ti fermi e dici con calma anche solo: "Ma che schifo! non si vergogna?" stai rifiutando di essere un "corpo sessuato che cammina" e ti stai presentuando come individuo alla pari. Si sgonfiano subito ;)
EliminaQuesto? https://www.ihollaback.org/
Eliminahttps://italia.ihollaback.org/
Ricordo una volta in cui pedalavo per salire da un sotto passo, ed un signore abbassò il finestrino per incitarmi. Mi ha dato fastidio, penso sia stato anche volgare, so che ho fatto una cosa assai strana, per me. L'ho mandato a quel paese. Lui ha tirato su il finestrino e accelerando se n'è andato. Mi sono congratulata con me stessa, era il caso.
RispondiEliminaBrava! :)
EliminaNon abito in Italia da parecchio ma qui negli Stati Uniti rispondo ricambiando l'apprezzamento. Esempio: qualche settimana fa un tizio ha fatto un commento sul mio fondoschiena. Ho risposto dicendogli che anche lui aveva un bel fondoschiena. La maggior parte delle volte rimangono sconvolti. In molte occasioni arrivano delle scuse.
RispondiEliminaFantastica!
Elimina"Mi chiedevo se i babbi spiegano ai figli che un fischio rende il mondo peggiore."
RispondiEliminaDecisamente no.
Un pò come con tuo nonno, anche oggi i primi esempi arrivano in casa. Comunque non colpevolizzerei eccessivamente quel gruppo di ragazzetti.. son cose che si fanno a sedici anni, poi si cresce. Almeno qualcuno.
Bill, io non colpevolizzo i ragazzini. Colpevolizzo i genitori che considerano "un sano segno di virilità" il fatto che il figlio si rivolga in modo volgare alle ragazze. Mio nonno era una brava persona che si comportava in modo idiota, ma io purtroppo non lo sapevo, sennò glielo avrei detto :)
EliminaMio figlio ha 5 anni quindi è presto, ma penso che gli spiegherò qualcosa del genere... un complimento fatto con garbo può fare molto piacere, un fischio volgare può essere deleterio, e molto. Per ora mi limito a spiegargli che non è vero, come a volte gli viene detto a scuola o altrove, che "le femmine corrono piano", "i maschi non possono vedere Frozen", "le femmine non sanno giocare a calcio", "i maschi sono più forti".
RispondiEliminaCome ti sono vicina! E' molto difficile spiegare ai bambini che loro possono fare tutto! Mia figlia 4 anni mi dice sempre che i maschi hanno i capelli corti e le femmine no! Poi quando le faccio notare la realtà ossia maschi capelloni e mamma con i capelli corti allora riflette ma dopo qualche giorno torna sui suoi passi. Essendo abbastanza attenta a spiegarle che non esistono giochi da femmine o da maschi ma solo giochi e che le bimbe corrono come i maschi non capisco questa differenza di genere da dove venga. Non credo dalla scuola.. tempo fa girava in video su fb su come corrono le ragazze era molto bello e purtroppo molto vero.. le ragazzine si prendevano in giro da sole e correvano come bamboline!
EliminaChiara, fai benissimo ed è vero che il complimento può fare piacere, ma comunque non lo sai finché non lo fai e quindi a mio avviso un commento sull'aspetto fisico di una persona che non conosciamo sarebbe meglio evitarlo.
EliminaF. mi ricordo il video, era di Nike, può darsi? Se vuoi capire da dove vengono molti condizionamenti di genere ti consiglio la lettura di "Dalla parte delle bambine".
Interessante, come al solito, il post e i commenti. Ho chiesto a mio marito (ha 31 anni) se gli sia mai successo di fare commenti ad alta voce a delle passanti, e se ricordi di avere ricevuto degli insegnamenti specifici in merito da parte dei genitori. Ha risposto di no ad entrambe le domande, e dice che si vergognerebbe tantissimo di farlo/averlo fatto. Secondo me, come probabilmente non c'è bisogno di insegnare ai bambini a trattare con speciale riguardo le bambine, non c'è nemmeno bisogno di esplicitare che con le donne non vanno messi in atto comportamenti sgradevoli che nessuno si sognerebbe mai di attuare con degli uomini. Alla fine credo che insegnare il rispetto degli altri (indipendentemente dal loro genere) sia la chiave per crescere delle persone educate e rispettose tout court – cioè quello che si spera tutti i genitori cerchino di fare. Poi è chiaro che se capitasse di assistere ad una scena come quella che racconti, si potrebbe approfittarne per spiegare che esternare aggressivamente "complimenti" alle donne è un comportamento sbagliato e generalmente non gradito a chi li riceve.
RispondiEliminaSilvia
Silvia, sono d'accordo con te ma purtroppo non ritengo che sia così scontato che i commenti a una passante spesso sono sgraditi. Ti dico solo che mia figlia aveva un piccolo pretendente che la chiamava un po' troppo spesso e la faceva piangere perché non interessata, coinvolgendo i compagni a scuola e offendendola sul gruppo pubblico della classe, e non sono riuscita a spiegare alle maestre che tacere su questo comportamento non era un buon insegnamento per i bambini; e non sono neanche riuscita a spiegarlo alla mamma del ragazzino. Le risposte che ho avuto sono state del tenore: uh, ne ho viste tante, magari da grandi si mettono assieme (maestra); uh, non si preoccupi signora, il ragazzino ne ama altre due, oltre a sua figlia (maestra); se vi arrabbiate solo perché un bambino si innamora di vostra figlia cosa farete alle medie (mamma del bambino).
EliminaIo sono talmente tonta che non li sentirei neanche. Forse è un bene.
RispondiEliminaArrivano anche gli insulti non richiesti; i ragazzi che additano una in strada e commentano che è grassa o magra o storta o chissà. pare brutto ? beh è la stessa identica cosa.. proprio come il complimento non richiesto. é l'idea che le femmine esistano per essere valutate ed eventualmente scelte dai maschi. bleah!
RispondiEliminaEsattamente. Una cosa che mi stupisce sempre di molti maschi, specie in gruppo, è proprio questa: che qualunque maschio, anche il meno avvenente del gruppo, esprime il suo giudizio su ogni ragazza che passa. Anche quando non commentano ad alta voce, anche quando si limitano a pensare tra se e sé. Devono fare il rating.
Eliminami è piaciuto molto questo post e anche la discussione qui nei commenti. Mi ricordo il disagio provato da ragazzina - penso i primi complimenti urlati di averli ricevuti sui 13 anni - e credo di essermi poi allenata a sopportarli, a trovarli persino positivi, ahimè. Mi sono trasferita all'estero a 25 anni e ho subito notato la differenza, di colpo mi sentivo invisibile per strada e all'inizio era straniante, alla fine direi liberatorio. La cosa che ho notato è che qui manca anche la sensazione di essere "esaminata" dallo sguardo critico delle donne, cosa alla quale pure ero abituata. Anche questo è stato liberatorio, francamente.
RispondiElimina