E così è un periodo un po’ strano, ma felice.
Strano perché avendo mamma spesso con noi, mi rendo conto di quanto sono stata sola per tanti anni. Certo, c’erano le mie amiche a portata di mano o di telefono, e certo, c’era il Donatore sporadicamente, e certo, mio fratello c’era più spesso, e le bambine, dalle 16 alle 19, stavano comunque ogni giorno con mia madre.
Ma ad ogni cena ero l’unica adulta. Ad ogni colazione.
E il sabato, con al spesa da fare e la casa da pulire ero l’unica adulta. E davanti alle bollette troppo alte ero l’unica adulta, e quando fuori tuonava ero l’unica adulta, ed ero l’unica adulta quando si doveva andare dal pediatra o al pronto soccorso.
Ero l’unica adulta quando si programmavano le vacanze. La mattina di Natale.
E ho imparato a fingere di non aver paura del buio, e poi un giorno non l’ho più avuta davvero. E ho imparato a rassegnarmi al fatto che dovevo guidare sempre io.
E a un certo punto ho smesso di chiamare le mie amiche per piangere, perché ho imparato che la tristezza passa da sola. E che la cosa più bella che puoi condividere è il sorriso, mica il pianto.
E che mi sarei svegliata ogni mattina, in ogni caso, e che tanto valeva rassegnarsi o rallegrarsi al fatto che non sarei morta di dolore. Non io.
Ora ho mia madre spesso con me, e tante cose pratiche non le devo più fare. Per esempio in posta a pagare le bollette non vado quasi più, e cucino solo quando lei torna a casa sua nel weekend.
Sono tornata un po’ figlia, io che sono stata bambina così poco.
Ho più tempo per scrivere, per pedalare, per rotolarmi con le bimbe.
Le bimbe nel frattempo stanno diventando adolescenti, e quindi a volte mi chiedo se per caso non dovrei crescere anche io.
E mi chiedo che razza di mamma è una mamma che impone così poche regole, e che fa il conto alla rovescia per il prossimo Lucca Comics. E che il sabato pomeriggio che piove, legge a letto e si fa portare tè e pancake mentre di là c’è un delirio di ragazzine che cucinano a piede libero.
E che va alla noodle house con sua figlia cantando Magnifico, e sua figlia le dice che stare con lei è come andare in gita scolastica.
Mi dicono anche che sono un mezzo disastro in tutto quello che faccio, ma lo dicono ridendo.
Poi mi chiedo anche chissà che cosa pensano, le bimbe, della coppia e dell’istituzione della famiglia, con due genitori che non son mai riusciti a costruire niente in due, neanche assieme.
Tipo quando andiamo all'Ikea, che c'è il parcheggio per famiglie, ce lo domandiamo, in che cosa consiste una famiglia Ikea e se noi ci possiamo stare. Carolina dice che possiamo parcheggiare nel parcheggio famiglie solo se c'è anche papà.
Mi dico anche che potrei anche banalizzare la complessità e dire ah, ma nel nostro caso è andata così, se le bimbe si comportano bene avranno una relazione duratura e una famiglia, in fondo basta solo scendere a compromessi, avremmo sbagliato qualcosa noi. Tutto, probabilmente.
Ma comunque sia andata, non auguro alle bimbe una coppia e dei compromessi a prescindere.
Auguro loro di innamorarsi molto e più di una volta, e spero che soffrano poco. E sarebbe bello che, se vogliono, avessero qualcuno vicino con cui costruire qualcosa, perché in due è più facile. Quando arrivano le bollette, la mattina di Natale, e le sere che non si ha voglia di cucinare.
E sarebbe bello se, qualora generino figli ("mi piacerebbe adottare un cinesino", ha detto Camilla), per caso o per scelta, condividano questo lungo progetto che è essere genitori con qualcuno che abbia l'amore, la forza e l'equilibrio per farlo.
Non auguro loro una vita preconfezionata, una famiglia preconfezionata, le domeniche preconfezionate.
Auguro loro di trovare il modo di esprimersi. E auguro loro di innamorarsi. Di se stesse, prima di tutto.
Ho accompagnato Lucia il giorno della gita. Mi ha chiesto di lasciarla dall’altro lato della strada, ha detto “Vado da sola”; e forse ha pensato: “in fondo da sola mi sono svegliata mentre tu dormivi ancora, fosse per te sarei arrivata in ritardo, come sempre”.
Ho fatto finta di andarmene, l'ho guardata da lontano. Prima attendere da sola, poi scattare vedendo Sofia arrivare.
Vent’anni fa, sono stata alla stessa gita alle valli di Comacchio.
Non so se sto facendo bene, a dire la verità. Sto solo facendo il meglio che posso.
Strano perché avendo mamma spesso con noi, mi rendo conto di quanto sono stata sola per tanti anni. Certo, c’erano le mie amiche a portata di mano o di telefono, e certo, c’era il Donatore sporadicamente, e certo, mio fratello c’era più spesso, e le bambine, dalle 16 alle 19, stavano comunque ogni giorno con mia madre.
Ma ad ogni cena ero l’unica adulta. Ad ogni colazione.
E il sabato, con al spesa da fare e la casa da pulire ero l’unica adulta. E davanti alle bollette troppo alte ero l’unica adulta, e quando fuori tuonava ero l’unica adulta, ed ero l’unica adulta quando si doveva andare dal pediatra o al pronto soccorso.
Ero l’unica adulta quando si programmavano le vacanze. La mattina di Natale.
E ho imparato a fingere di non aver paura del buio, e poi un giorno non l’ho più avuta davvero. E ho imparato a rassegnarmi al fatto che dovevo guidare sempre io.
E a un certo punto ho smesso di chiamare le mie amiche per piangere, perché ho imparato che la tristezza passa da sola. E che la cosa più bella che puoi condividere è il sorriso, mica il pianto.
E che mi sarei svegliata ogni mattina, in ogni caso, e che tanto valeva rassegnarsi o rallegrarsi al fatto che non sarei morta di dolore. Non io.
Ora ho mia madre spesso con me, e tante cose pratiche non le devo più fare. Per esempio in posta a pagare le bollette non vado quasi più, e cucino solo quando lei torna a casa sua nel weekend.
Sono tornata un po’ figlia, io che sono stata bambina così poco.
Ho più tempo per scrivere, per pedalare, per rotolarmi con le bimbe.
Le bimbe nel frattempo stanno diventando adolescenti, e quindi a volte mi chiedo se per caso non dovrei crescere anche io.
E mi chiedo che razza di mamma è una mamma che impone così poche regole, e che fa il conto alla rovescia per il prossimo Lucca Comics. E che il sabato pomeriggio che piove, legge a letto e si fa portare tè e pancake mentre di là c’è un delirio di ragazzine che cucinano a piede libero.
E che va alla noodle house con sua figlia cantando Magnifico, e sua figlia le dice che stare con lei è come andare in gita scolastica.
Mi dicono anche che sono un mezzo disastro in tutto quello che faccio, ma lo dicono ridendo.
Poi mi chiedo anche chissà che cosa pensano, le bimbe, della coppia e dell’istituzione della famiglia, con due genitori che non son mai riusciti a costruire niente in due, neanche assieme.
Tipo quando andiamo all'Ikea, che c'è il parcheggio per famiglie, ce lo domandiamo, in che cosa consiste una famiglia Ikea e se noi ci possiamo stare. Carolina dice che possiamo parcheggiare nel parcheggio famiglie solo se c'è anche papà.
Mi dico anche che potrei anche banalizzare la complessità e dire ah, ma nel nostro caso è andata così, se le bimbe si comportano bene avranno una relazione duratura e una famiglia, in fondo basta solo scendere a compromessi, avremmo sbagliato qualcosa noi. Tutto, probabilmente.
Ma comunque sia andata, non auguro alle bimbe una coppia e dei compromessi a prescindere.
Auguro loro di innamorarsi molto e più di una volta, e spero che soffrano poco. E sarebbe bello che, se vogliono, avessero qualcuno vicino con cui costruire qualcosa, perché in due è più facile. Quando arrivano le bollette, la mattina di Natale, e le sere che non si ha voglia di cucinare.
E sarebbe bello se, qualora generino figli ("mi piacerebbe adottare un cinesino", ha detto Camilla), per caso o per scelta, condividano questo lungo progetto che è essere genitori con qualcuno che abbia l'amore, la forza e l'equilibrio per farlo.
Non auguro loro una vita preconfezionata, una famiglia preconfezionata, le domeniche preconfezionate.
Auguro loro di trovare il modo di esprimersi. E auguro loro di innamorarsi. Di se stesse, prima di tutto.
Ho accompagnato Lucia il giorno della gita. Mi ha chiesto di lasciarla dall’altro lato della strada, ha detto “Vado da sola”; e forse ha pensato: “in fondo da sola mi sono svegliata mentre tu dormivi ancora, fosse per te sarei arrivata in ritardo, come sempre”.
Ho fatto finta di andarmene, l'ho guardata da lontano. Prima attendere da sola, poi scattare vedendo Sofia arrivare.
Vent’anni fa, sono stata alla stessa gita alle valli di Comacchio.
Non so se sto facendo bene, a dire la verità. Sto solo facendo il meglio che posso.
Il meglio che posso...esattamente quello che cerco di fare anche io ogni giorno, io che sono sola come te e che di figlia ne ho una ...il mio problema è essere il contrario tuo, troppo precisa su tutto, troppo inquadrata...ma lo sono sempre stata e ora penso che cambiare sia difficile...per certi versi aiuta tanto l'organizzazione e la precisione, ma tante altre volte vorrei fregarmene di più e lasciare che il caos invada la mia vita..mi chiedo spesso se lei è davvero felice con una mamma così...ma come te non posso che augurarmi di fare il meglio che posso, per renderla felice...sempre, o quasi.
RispondiEliminaAnche io vorrei qualche volta riuscire ad arrivare in orario, credere alle regole, vietare qualcosa, cucinare un piatto decente, ricordarmi di festeggiare i compleanni. Niente di tutto questo mi viene naturale, però a volte mi impongo un po' d'ordine, mi concentro, mi impegno e più o meno ce la faccio. Se credi che qualche volta un po' di rilassatezza potrebbe farvi bene, provaci anche se non fa parte di te. E se proprio non riesci amen: sono certa che fai dell tuo meglio :)
Eliminaforse sono fuori argomento pero' il tema ikea ha fatto riemergere una mia paranoia...le mie gemelle a due anni dalla separazione fanno ancora fatica ad accettare che la loro famiglia e' diversa...arriva il momento in cui questo verra' sentito come un oggettivo aspetto della loro vita?Alle volte e' proprio dura...anche per me
RispondiEliminaDal mio punto di vista i temi sono due: il primo è che in caso di separazione ai bambini oggettivamente manca il genitore che non vive più con loro. Ma se ci siamo separti significa che prima si stava tutti peggio e quindi non possiamo che fare del nostro meglio (non litigare troppo con l'altro, vedersi ancora tutti assieme, affidamento condiviso: ognuno fa quello che crede sia meglio).
EliminaIl secondo tema è quello del parcheggio Ikea: ovvero qualcuno che ti dice che nella tua famiglia c'è qualcosa di anormale. Bè, quel qualcuno si sbaglia e credo le mie figlie lo sappiano. Carolina ha detto che potevamo stare lì se c'era papà per il semplice fatto che abbiamo passato mezz'ora a guardare la segnaletica e a interrogarci su quale tipo di famiglia potesse occupare quel posto. Io ho pensato che a noi mancava la carrozzina, lei ha pensato che la carrozzina rappresentava lei, figlia, ma che in quel momento non c'era il padre e quindi non potevamo stare in quel parcheggio. Spesso invece usciamo tutti assieme! :)
Io sto con quelli che dicono che dove c'è un bambino c'è una famiglia
RispondiEliminaCondizione sufficiente ma non necessaria :)
EliminaQuesta del parcheggio Ikea è proprio comune..anche io mi sono fatta la stessa domanda. Noi siamo una famiglia tradizionale, anzi c'è stato un periodo in cui con la bambina in carrozzina eravamo proprio la riproduzione di quel segnale sul pavimento.
RispondiEliminaPerò in questi giorni mio marito è via per lavoro e mi rendo conto di che compito hai sulle spalle da solo. Stamattina ho detto alla maestra dell'asilo che riesco a far alzare la bambina solo urlando forte. Che schifo, ha pensato lei e anche io.
Ma no, io non penso che sia uno schifo. Chiunque abbia bambini ti capirebbe.
EliminaMolto bello quello che hai scritto. Triste e delicato. Continua a fare quello che puoi, alle ragazze arriva ugualmente il bene che voi genitori volete loro. Un abbraccio Tiziana
RispondiEliminaTanto per ricevere un grazie credo dovrò comunque aspettare qualche decennio :D
EliminaEra da un po' che non ti leggevo e trovo il blog tutto rinnovato, che bello! Penso che una figlia che ti dice "stare con te è come andare in gita scolastica" sia un complimento meraviglioso!!!
RispondiEliminaIn realtà ci sono ancora un po' di cose che non ho sistemato al meglio (dico nel blog), ma non ci ho voglia, portate pazienza.
EliminaAccipicchia questo post arriva in un momento particolare. il mio compagno, padre delle mie due bimbe, mi ha appena lasciato.
RispondiEliminaPenso con dolore a quanto sono stata da sola in questi anni pur essendo dentro questa coppia, in quante cose ero l'unica adulta, ma mi pareva ne valesse comunque la pena, perchè poi si riusciva a stare insieme almeno un po'.
a questo punto penso anche a quante volte sarò l'unica adulta da qui in avanti.
a come la mia bimba più piccola, che ha 3 anni, probabilmente non si ricorderà mai di noi insieme.
abbiamo letto insieme i tuoi post sulla separazione su "genitori crescono", tutti e due li abbiam trovati belli e utili.
comunque ho pensato che se in passato il tabù era lasciarsi, e spaccare la famiglia, ora il tabù è stare insieme nonostante i problemi.
Tirarsi fuori dalle situazioni e provare un giro di giostra diverso è la cosa accettata socialmente.
Ehi, mi spiace davvero. Ti stringo forte.
EliminaIl "nuovo giro di giostra" è socialmente accettato, è vero, ma è più vero se sei un uomo.
Ma se il pregiudizio (altrui) fa da selezione all'ingresso (cioè tiene fuori dalla tua vita la merda che c'è là fuori), allora è una risorsa preziosa.
Come scrivi bene. Semplice, immediato e delicato.
RispondiEliminaUn abbraccio
Enrica
Che bella (Carolina?) e come ti somiglia! Uno slogan che mi è rimasto in testa e che condivido un pieno è che non esiste La famiglia, ma esistono le famiglie, tante, diverse, uniche. Come le persone. Come le vite.
RispondiEliminaE, no, una vita preconfezionato non la auguro nemmeno io, a nessuno, ma vedrai che se stai insegnando loro a pensare, non la desidereranno nemmeno loro.
Non c'entra nulla, ma volevo chiederti: una volta hai scritto che leggi Blog per persone altamente sensibili. Me ne suggerisci qualcuno? ( o anche uno solo.) sono piuttosto incuriosita dall'argomento
EliminaIn particolare leggo questo: https://introvertdear.com/
EliminaUn blog che parla solo di questo potrebbe risultare un po' pesante, dunque a volte mi sono chiesta se tradurre molto liberamente alcuni articoli, ovviamente citando la fonte. Credo che potrebbe essere interessante per chi legge, ma non ho ancora capito se rispetterebbe la netiquette.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaBene, grazie mille.
EliminaSe rimandi al link dell'articolo originale non credo che violi alcun diritto. Al limite puoi provare a chiedere il permesso di tradurre interi brani, no?
A tutte voi, mamme, vorrei dire che ogni mamma è mamma a modo suo e i suoi figli le vogliono bene per quello che è. Caotiche, iperprecise, militaresche, confusionarie, non importa; sappiate che noi figlie e figli siamo contenti così, ci piacete così, non vorremmo far cambio (al 90%). Vi prego, fatevi meno problemi per come siete, accettatevi, siatene contente, noi siamo con voi, vi vogliamo bene. E le migliori sono quelle che si sentono peggiori. Vi prego, prendetene coscienza, saremo tutti più felici, soprattutto voi, mamme in transito. E quello che davvero importa è che sappiate ascoltare i vostri bambini.
RispondiEliminaUna vecchia figlia
Sì, semplificando.
EliminaNella realtà dei fatti la genitorialità ti mette nella condizione di superarti in continuazione, e per fortuna una può sempre migliorarsi, ed i figli sono un ottimo banco di prova per farlo, o almeno per provarci.
Mica vero poi che gli vai bene così.
Sono i tuoi giudici più severi.
Diciamo che a tua madre prima o poi accetti di voler bene anche malgrado.
Io da adolescente non so cosa avrei dato perché la mia fosse capace di mettersi un minimo in discussione. E se è per questo ancora mi ci incazzo.
Questo non significa che non ci si voglia bene. Più facile a distanza comunque
È vero, i genitori li stimi con il senno di poi, mentre sei adolescente un po' meno. :)
EliminaNo dai, ogni tanto faccio delle riflessioni, ma non mi sento in paranoia, sono quella che sono :)