Ebbene, ci sono finita dentro anche io.
Più o meno geek, più o meno early adopter, lavoro nel marketing online da alcuni anni, ma niente, non sono riuscita a tenere le mie figlie al riparo dallo smartphone. E sono un po' preoccupata.
Le mie bimbe, che ora hanno undici e dodici anni, sono cresciute senza tv, diffidenti nei confronti della pubblicità, educatamente critiche nei confronti delle verità detenute dai libri di scuola, dai giornali e dalla dottrina. Eppure sapevano come trarre dei benefici dal nostro pc collegato in rete. Ho provato a far frequentare loro delle classi di Coder Dojo e si stavano avvicinando alla programmazione, invece che essere solo utenti passive dei giochi (poi ahimè si sono scocciate).
Hanno sempre utilizzato youtube ma conoscono il problema della sicurezza online. Sanno che non devono rivelare i loro dati, sanno che non si devono fidare neanche degli account che sembrano più innocui, sanno che cosa succede alle foto che eventualmente mettono online, sanno che cos'è la geolocalizzazione.
Le ho spedite nel mondo 2.0 da piccole, ma con una spessa armatura.
Ma ho completamente trascurato un fenomeno: quello della socializzazione, oggi completamente mediata dagli smartphone.
Insomma, s'è fatto un gran dire e ricercare circa l'uso di internet da parte dei bambini ma pochi si sono concentrati sul tema specifico dei bambini con lo smartphone. Io per esempio scovai una ricerca un paio di anni fa e ne parlai su Gioia, ma ancora le mie figlie non avevano un telefono personale.
Ce l'hanno da Natale, come tutti i loro compagni di scuola.
E ora vi racconto che cosa ho visto succedere, non per spaventarvi ma per prepararvi.
Purtroppo per noi adulti lo smartphone è un concentrato di "funzionalità" di cui abbiamo più o meno bisogno. Personalmente uso abbastanza: email, facebook e whatsapp per comunicare in parte con amici e sconosciuti, ma anche moltissimo per lavoro e per sapere che cosa c'è in zona, tipo a teatro, al cinema, eventi; feedly, per leggere di tutto, dai titoli dei quotidiani internazionali ad argomenti che mi interessano come femminismo, mondo queer, marketing; google maps; il blocco note per ricordarmi cosa devo fare; la fotocamera; google per dimostrare che ho sempre ragione.
In pratica, ho spesso il telefono in mano. Ma davvero lo uso solo in minima parte per cazzeggiare o per estraniarmi. In particolare sono molto sensibile al tema del disturbo, e quindi no messenger, no notifiche, rispondo al telefono in rari casi, ho pure tolto le spunte blu da whatsapp.
Per i ragazzi invece il telefono è essenzialmente il mezzo con cui comunicano con il mondo.
Qual è il punto, dunque?
Imparare tutto questo dietro a uno schermo amplifica le situazioni di disagio (sia quello che prova che quello che procura agli altri).
Lo smartphone non aiuta a entrare in empatia con gli altri. Se sei solo in camera essere aggressivo con qualcuno che non ti piace è più facile che dirgli quello che pensi guardandolo in faccia. Dietro a uno schermo, ti viene meno spontaneo chiederti che cosa sentono gli altri.
Pensate a Selvaggia Lucarelli: non la seguo e non mi interessa granché ma tutti coloro che scatenano contro di lei e contro altri personaggi famosi una violenza verbale inaudita, non sono innocui e non sono brave persone.
(Devo dire che nel mio piccolo qui sul blog e via email ho ricevuto insulti al limite del legale, ma sono sempre riuscita a spegnere queste dinamiche non reagendo e soprattutto non soffrendo)
Io ho dovuto bloccare direttamente il wifi alle ore dei pasti e la sera. E il tempo che rimane è pure troppo: ricevono centinaia di messaggi, la maggior parte dei quali sono messaggi non rivolti a loro personalmente ma a un gruppo. Inoltre scrivere e telefonare è praticamente gratis, si può farlo a tutte le ore. Anche dopo cena, tanto mica si deve passare dalla mamma che risponde incazzata al telefono di casa. Un'amica di mia figlia, una ragazzina che vive fuori dal quartiere e che non ha l'autorizzazione a vedere le amiche nel pomeriggio, pretendeva di passare le giornate in videochiamata con mia figlia. Lei cercava solo di aggirare la solitudine causata dal divieto dei genitori, ma purtroppo non poteva essere mia figlia la soluzione.
A volte sono i genitori stessi che usano, più o meno ragionevolmente, il telefonino per "controllare" i figli. A volte sono gli stessi genitori che vanno in ansia se il figlio fuori casa non risponde, in alcuni casi persino se il figlio è a scuola.
Allora ho spiegato loro come funziona il mondo di Instagram e di molti altri social: ci sono dei programmi che mettono like e commenti in automatico, ci sono hashtag che matematicamente ti faranno ottenere più like, ci sono strategie per far crescere i propri follower. Insomma, oltre ad esserci molte persone vere che postano immagini fittizie ed edulcorate della propria vita, ci sono bot che likano, seguono e commentano. Da quando hanno capito questo, le bimbe hanno più follower e like, e non sono tristi se oggi i bot non hanno messo like, probabilmente hanno solo messo gli hashtag sbagliati. Lo so che è brutto raga, ma guardiamo in faccia la realtà: è tutto fottutamente finto. A me non dispiace neanche, purché la finzione stia fuori da me e da noi.
Più o meno geek, più o meno early adopter, lavoro nel marketing online da alcuni anni, ma niente, non sono riuscita a tenere le mie figlie al riparo dallo smartphone. E sono un po' preoccupata.
Le mie bimbe, che ora hanno undici e dodici anni, sono cresciute senza tv, diffidenti nei confronti della pubblicità, educatamente critiche nei confronti delle verità detenute dai libri di scuola, dai giornali e dalla dottrina. Eppure sapevano come trarre dei benefici dal nostro pc collegato in rete. Ho provato a far frequentare loro delle classi di Coder Dojo e si stavano avvicinando alla programmazione, invece che essere solo utenti passive dei giochi (poi ahimè si sono scocciate).
Hanno sempre utilizzato youtube ma conoscono il problema della sicurezza online. Sanno che non devono rivelare i loro dati, sanno che non si devono fidare neanche degli account che sembrano più innocui, sanno che cosa succede alle foto che eventualmente mettono online, sanno che cos'è la geolocalizzazione.
Le ho spedite nel mondo 2.0 da piccole, ma con una spessa armatura.
Ma ho completamente trascurato un fenomeno: quello della socializzazione, oggi completamente mediata dagli smartphone.
Insomma, s'è fatto un gran dire e ricercare circa l'uso di internet da parte dei bambini ma pochi si sono concentrati sul tema specifico dei bambini con lo smartphone. Io per esempio scovai una ricerca un paio di anni fa e ne parlai su Gioia, ma ancora le mie figlie non avevano un telefono personale.
Ce l'hanno da Natale, come tutti i loro compagni di scuola.
E ora vi racconto che cosa ho visto succedere, non per spaventarvi ma per prepararvi.
L'uso intensivo dello smartphone
Intanto, ovviamente, l'uso intensivo, troppo intensivo, che ne facciamo noi adulti, è molto diverso dall'uso intensivo che ne fanno i ragazzi. Eppure spesso dobbiamo affrontare l'accusa "eh ma se stai sempre al telefonino, è ovvio che ci stanno sempre anche loro".Purtroppo per noi adulti lo smartphone è un concentrato di "funzionalità" di cui abbiamo più o meno bisogno. Personalmente uso abbastanza: email, facebook e whatsapp per comunicare in parte con amici e sconosciuti, ma anche moltissimo per lavoro e per sapere che cosa c'è in zona, tipo a teatro, al cinema, eventi; feedly, per leggere di tutto, dai titoli dei quotidiani internazionali ad argomenti che mi interessano come femminismo, mondo queer, marketing; google maps; il blocco note per ricordarmi cosa devo fare; la fotocamera; google per dimostrare che ho sempre ragione.
In pratica, ho spesso il telefono in mano. Ma davvero lo uso solo in minima parte per cazzeggiare o per estraniarmi. In particolare sono molto sensibile al tema del disturbo, e quindi no messenger, no notifiche, rispondo al telefono in rari casi, ho pure tolto le spunte blu da whatsapp.
Per i ragazzi invece il telefono è essenzialmente il mezzo con cui comunicano con il mondo.
Qual è il punto, dunque?
Dietro allo schermo si è meno empatici
Il punto è che un ragazzino di prima media sta cominciando ora ad avere un po' di autonomia nel mondo là fuori e ad avere relazioni di amicizia non mediate dai genitori. Ed è, giustamente, ancora immaturo: deve imparare a interagire con gli altri, anche attraverso momenti non particolarmente piacevoli come le figuracce, le prese in giro, la frustrazione.Imparare tutto questo dietro a uno schermo amplifica le situazioni di disagio (sia quello che prova che quello che procura agli altri).
Lo smartphone non aiuta a entrare in empatia con gli altri. Se sei solo in camera essere aggressivo con qualcuno che non ti piace è più facile che dirgli quello che pensi guardandolo in faccia. Dietro a uno schermo, ti viene meno spontaneo chiederti che cosa sentono gli altri.
Pensate a Selvaggia Lucarelli: non la seguo e non mi interessa granché ma tutti coloro che scatenano contro di lei e contro altri personaggi famosi una violenza verbale inaudita, non sono innocui e non sono brave persone.
(Devo dire che nel mio piccolo qui sul blog e via email ho ricevuto insulti al limite del legale, ma sono sempre riuscita a spegnere queste dinamiche non reagendo e soprattutto non soffrendo)
Attenti al branco
Con lo smartphone si creano delle dinamiche di branco persino peggiori che dal vivo, sui gruppi whatsapp. Quando le prese in giro di branco sono capitate a mia figlia Carolina, ho visto un aggressività preoccupante da parte di bambini a detta dei genitori tranquilli e una sofferenza prolungata di mia figlia, che dal vivo è popolare e sicura di sé, che ha spinto me e il suo babbo a rivolgerci prima alla maestra e poi ai genitori dei bambini, per la prima volta da quando le nostre figlie vanno a scuola.Non disturbare!
Lo smartphone rende i ragazzi disturbabili all day long. Sappiamo quanto a quest'età il gruppo sia importante, ed è giusto che sia così. Devono ancora sondare i confini tra loro e i loro pari. Ma un telefono che suona tutto il tempo, e l'ansia di rispondere in tempo reale, non aiutano.Io ho dovuto bloccare direttamente il wifi alle ore dei pasti e la sera. E il tempo che rimane è pure troppo: ricevono centinaia di messaggi, la maggior parte dei quali sono messaggi non rivolti a loro personalmente ma a un gruppo. Inoltre scrivere e telefonare è praticamente gratis, si può farlo a tutte le ore. Anche dopo cena, tanto mica si deve passare dalla mamma che risponde incazzata al telefono di casa. Un'amica di mia figlia, una ragazzina che vive fuori dal quartiere e che non ha l'autorizzazione a vedere le amiche nel pomeriggio, pretendeva di passare le giornate in videochiamata con mia figlia. Lei cercava solo di aggirare la solitudine causata dal divieto dei genitori, ma purtroppo non poteva essere mia figlia la soluzione.
A volte sono i genitori stessi che usano, più o meno ragionevolmente, il telefonino per "controllare" i figli. A volte sono gli stessi genitori che vanno in ansia se il figlio fuori casa non risponde, in alcuni casi persino se il figlio è a scuola.
I social
Sebbene conoscessi le dinamiche perverse dei social, la necessità di approvazione, la finzione, i malintenzionati che si spacciano per coetanei, l'uso sconsiderato della propria immagine, mi ha fregato la disattenzione: quelle che pensavo fossero app e che ho serenamente acconsentito a far scaricare, erano i social degli adolescenti. Devo dire che le mie ragazze paiono abbastanza mature, ma certamente non sono immuni, come nessuno di noi, al conteggio dei like: più like più autostima.Allora ho spiegato loro come funziona il mondo di Instagram e di molti altri social: ci sono dei programmi che mettono like e commenti in automatico, ci sono hashtag che matematicamente ti faranno ottenere più like, ci sono strategie per far crescere i propri follower. Insomma, oltre ad esserci molte persone vere che postano immagini fittizie ed edulcorate della propria vita, ci sono bot che likano, seguono e commentano. Da quando hanno capito questo, le bimbe hanno più follower e like, e non sono tristi se oggi i bot non hanno messo like, probabilmente hanno solo messo gli hashtag sbagliati. Lo so che è brutto raga, ma guardiamo in faccia la realtà: è tutto fottutamente finto. A me non dispiace neanche, purché la finzione stia fuori da me e da noi.
E quindi?
E quindi io in genere non tendo ad essere catastrofista. Voglio dire, Lucia stessa s'è stancata della compagna che voleva videochiamarla tutto il giorno. Non sono stata io a vietarglielo. Ho detto solo che mi avrebbe fatto piacere vedere quella ragazzina dal vivo, a casa nostra.
Le bimbe si avvicineranno al mondo in maniera diversa da come è stato per me, e dovranno affrontare pericoli diversi, e avranno anche opportunità diverse.
Credo che un pericolo sia il genitore che non tiene le antenne alzate perché tanto sta su Facebook e crede di controllare il figlio da lì. Non è così: tanto per cominciare i ragazzi stanno su altri social e quando l'avremo capito, loro staranno su altri social ancora. Io comunque le seguo, per vedere che diamine pubblicano.
Cerco di non essere rigida: sarebbe come rompere le scatole a un moroso perché lo vedo online su whatsapp. Continuerebbe a fare quello che fa via email o sms, per non farsi rompere le scatole.
Insomma, e quindi. E quindi non lo so.
Abbiamo rivalutato youtube: le obbligo a spegnere il telefono e a guardare le anime. Certo, riuscissi a trascinarle fuori, sui pattini, sarebbe ancora meglio, ma lavoro tutto il giorno e mia madre, che sta con loro, fa quello che può ed è bravissima. Dice che certi atteggiamenti (come il mentire per stare al telefonino) le ricordano i drogati dei suoi tempi, e dunque su questo è severissima.
Io comunque speriamo che me la cavo.
cavoli ! interessante. La mia ha ancora 7 anni e siamo ancora fuori dal tunnel, ma qualche problema tutto sommato si può riportare analogamente nei grupponi di whatsapp delle mamme o nei forum su internet.
RispondiEliminaVabbeh comunque Polly, sarebbe bello se preparassi una guida essenziale per i genitori e i bambini meno esperti. Come sopravvivere ai social....
Concordo con frantola. Io tante cose le so, ni e qualcuno che ne sa più di me che mi fa aprire gli occhi mi farebbe piacere
RispondiEliminaOttimo spunto ragazze.
RispondiEliminaChe cos'è che vi interessa sapere di preciso? :)
Io personalmente quando ho letto "ma conoscono il problema della sicurezza online. Sanno che non devono rivelare i loro dati, sanno che non si devono fidare neanche degli account che sembrano più innocui, sanno che cosa succede alle foto che eventualmente mettono online, sanno che cos'è la geolocalizzazione", ho pensato che in merito io non saprei cosa dire ai miei figli e come metterli in guardia
EliminaNia
hai ragione, il punto non è internet ma lo smartphone (collegato a internet).
EliminaUsare internet dal pc o dallo smartphone è diverso. E' attraverso lo
smartphone che internet diventa strumento di socializzazione. Dal pc molto meno.
Ecco, questo mi interessa: gli adolescenti e le relazioni sociali mediate dallo smartphone
Il punto è che alcune app, tipo whatsapp, si possono usare anche da desktop, ma sono pensate per il mobile: quindi sostanzialmente x essere SEMPRE nella tua tasca, a scocciarti tutto il giorno anche se sei in vacanza, anche se sei a scuola, anche se sei in giro con i tuoi stessi amici.
EliminaLa cosa che mi fa paura, è che passano gli anni e io perdo voglia di seguire questo mondo virtuale e di seguire le tendenze, quindi avrò sempre meno i mezzi a disposizione per affrontare questa situazione quando capiterà a me :(
RispondiElimina"google per dimostrare che ho sempre ragione", anche io!
RispondiEliminaSulla Lucarelli ho sentito l'impulso di aprire una parentesi perchè ho letto cose veramente folli scritte da lei. Tipo accuse infamanti campate in aria con tanto di nomi e cognomi (poi è ovvio che su facebook i ragazzini ti riempiano d'insulti) senza contare il fatto che lei, ai miei occhi, è il classico esempio della donna che, con la scusa del femminismo, non ricerca una parità dei sessi bensì sponsorizza una sorta di maschilismo al contrario. Ma mi fermo subito, che non c'ho voglia di far polemica, evviva la primavera!
Bill, non seguo Selvaggia Lucarelli: da un'osservazione superficiale mi pare una che provoca e sputtana con lo scopo principale di pompare il suo ego. Detto questo, io credo che certi atteggiamenti di volgare cameratismo maschile che si scatenano contro di lei ("dovrebbero tapparle la bocca col cazzo" e insulti di questo genere) tradiscano una visione della donna che non giova neanche alle altre donne. Tra i mille che commentano i post di Selvaggia, scommetto che ce n'è uno che si sentirà implicitamente autorizzato a non limitare la violenza ai commenti e si sentirà pure sostenuto dal branco. Ricorda Bill che la maggior parte delle donne prima o poi, nella vita, riceve "attenzioni sessuali" non richieste. Non è bello.
EliminaPer carità, d'accordo con te.
EliminaDico semplicemente che se una che ha un milione di follower si mette a provocare e sputtanare con lo scopo principale di pompare il suo ego, raccoglie quello che semina.
Purtroppo sai anche tu che il branco , se deve insultare un uomo gli dà del ritardato idiota, mentre se deve prendersela con una donna si lancia in offese a sfondo sessuale.
Di certo non è giusto ma di certo la Lucarelli non fa altro che aizzare le fiamme. Se ne rende ben conto e lo fa essenzialmente perchè gli insulti a sfondo sessuale che riceve le servono per giustificare le sue sparate altrettanto offensive.
Ho finito.
Ps per riprendere il commento del Gynepraio qui sotto: nonostante non abbia Fb mi arrivano quotidianamente su Whazzapp screenshot di post incredibilmente idioti, chiaramente bufale, e il 90% delle persone che le mandano pensano sia sempre roba vera.
All'inizio ne ridevo molto, ora la situazione inizia a farsi inquietante.
Spostando la questione su un piano meno profondo, io credo che se vedessi mio figlio produrre o condividere su Facebook dei contenuti idioti (non necessariamente offensivi, intendo proprio cretini tipo bufale o meme con gli errori grammaticali) ne rimarrei delusa a morte. E' il motivo per cui ho bloccato mia madre.
RispondiEliminaAnche io ho bloccato mia madre. Dovrei scrivere ina guida piuttosto su FB e i cinquantenni.
EliminaSarebbe così impensabile non comprare uno smartphone a un bambino/ragazzino?
RispondiEliminammmm, in realtà no. Hai figli in prima media?
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