Ieri mi è successa questa cosa incredibile.
Non so se vi avevo detto che Camilla e Lucia vanno a un corso pomeridiano di canto corale e io ne sono felicissima. Camilla è nelle prime voci (quelle più gravi, i contralti), Lucia nelle seconde. La cosa divertente è che loro, a casa, praticamente parlano cantando, mentre, essendo abbastanza timide, nel coro se ne stanno immobili come delle statue, cercano di sparire un passo dietro agli altri, e sembra muovano le labbra senza emettere suoni.
Insomma, la loro insegnante, che mi piace tantissimo, li porta a cantare alle occasioni più svariate, e lo fa con una grande passione. Ieri ha chiesto chi voleva andare a cantare al reparto oncologico dell'ospedale. Camilla e Lucia hanno accettato e io mi sono offerta volontaria per portare una macchinata di ragazzi, prendendo un permesso dal lavoro.
Solo che l'ospedale mi rende nervosa.
Al reparto, in particolare, me ne stavo immobile, in un angolo, col groppo in gola, su una panca della sala d'aspetto dove il coro si sarebbe esibito.
Ma i ricoverati, non c'erano.
Solo due signore con le mascherine sulla bocca, una con radi capelli; una dello stesso colore della terra che aveva la mia nonna paterna, l'ultima volta che l'ho vista.
Il medico ha detto di cominciare, che i malati erano stati avvisati ma i più non potevano o non volevano alzarsi. Però avrebbero sentito, ha detto.
E così ad assistere, eravamo in tre, e una ero io, che facevo di tutto per non piangere e invece piangevo.
Poi man mano che il coro - erano otto su quaranta - cominciava a cantare, vi giuro che è cambiato tutto. Non so come spiegarlo, erano proprio le loro vibrazioni. Erano come un arcobaleno, e l'insegnante in particolare, era ricoperta di luce.
E io continuavo a piangere, però stavolta di gioia, nel constatare come il canto e la musica avessero radicalmente ribaltato l'energia.
Ero in prima fila e non mi sono accorta subito che dalle stanze erano usciti due signori magri, uno con la chemio al braccio, uno in sedia a rotelle. E che si erano avvicinate anche due infermiere e due signore delle pulizie.
C'è una canzone che fanno in particolare, Gam Gam, che mi comunica una forza e una resistenza così intense che ogni volta ho quasi paura.
Dopo l'ultima canzone si sono defilati tutti al lavoro o nelle stanze, e io, l'insegnante e i ragazzi, ce ne siamo andati rumorosamente, ancora dentro all'arcobaleno.
Ho dato uno sguardo alla finestra e mi sono accorta con stupore, che dal reparto oncologico al sesto piano, si vede il mare.
Forse quando parlate di dio, intendete questo?
Non so se vi avevo detto che Camilla e Lucia vanno a un corso pomeridiano di canto corale e io ne sono felicissima. Camilla è nelle prime voci (quelle più gravi, i contralti), Lucia nelle seconde. La cosa divertente è che loro, a casa, praticamente parlano cantando, mentre, essendo abbastanza timide, nel coro se ne stanno immobili come delle statue, cercano di sparire un passo dietro agli altri, e sembra muovano le labbra senza emettere suoni.
Insomma, la loro insegnante, che mi piace tantissimo, li porta a cantare alle occasioni più svariate, e lo fa con una grande passione. Ieri ha chiesto chi voleva andare a cantare al reparto oncologico dell'ospedale. Camilla e Lucia hanno accettato e io mi sono offerta volontaria per portare una macchinata di ragazzi, prendendo un permesso dal lavoro.
Solo che l'ospedale mi rende nervosa.
Al reparto, in particolare, me ne stavo immobile, in un angolo, col groppo in gola, su una panca della sala d'aspetto dove il coro si sarebbe esibito.
Ma i ricoverati, non c'erano.
Solo due signore con le mascherine sulla bocca, una con radi capelli; una dello stesso colore della terra che aveva la mia nonna paterna, l'ultima volta che l'ho vista.
Il medico ha detto di cominciare, che i malati erano stati avvisati ma i più non potevano o non volevano alzarsi. Però avrebbero sentito, ha detto.
E così ad assistere, eravamo in tre, e una ero io, che facevo di tutto per non piangere e invece piangevo.
Poi man mano che il coro - erano otto su quaranta - cominciava a cantare, vi giuro che è cambiato tutto. Non so come spiegarlo, erano proprio le loro vibrazioni. Erano come un arcobaleno, e l'insegnante in particolare, era ricoperta di luce.
E io continuavo a piangere, però stavolta di gioia, nel constatare come il canto e la musica avessero radicalmente ribaltato l'energia.
Ero in prima fila e non mi sono accorta subito che dalle stanze erano usciti due signori magri, uno con la chemio al braccio, uno in sedia a rotelle. E che si erano avvicinate anche due infermiere e due signore delle pulizie.
C'è una canzone che fanno in particolare, Gam Gam, che mi comunica una forza e una resistenza così intense che ogni volta ho quasi paura.
Dopo l'ultima canzone si sono defilati tutti al lavoro o nelle stanze, e io, l'insegnante e i ragazzi, ce ne siamo andati rumorosamente, ancora dentro all'arcobaleno.
Ho dato uno sguardo alla finestra e mi sono accorta con stupore, che dal reparto oncologico al sesto piano, si vede il mare.
Forse quando parlate di dio, intendete questo?
Si, credo sia proprio questo
RispondiEliminaSi però così fai piangere anche me...
RispondiEliminaEsatto, intendiamo questo.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSi, è questo anche per me.
RispondiEliminaA me quello che manca della religione è il coro dlla chiesa. Infatti stamattina che devo guidare parecchio eprlavoro mi sono messa il cd doppio di Mahalia jackson in macchina
RispondiEliminainfatti, in mancanza di parrocchia abbiamo scoperto il coro solo alle medie. Peccato, sarebbe stato bello cantare anche prima.
EliminaNo! è quando parlo dell'uomo che intendo questo.
RispondiEliminaperchè nonostante tutti i suoi pessimi difetti è capace di questi attimi di sfolgorante bellezza.
Le tue lacrime, l'arcobaleno di voci, l'insegnante ricoperta di luce, i malati dalle vite precarie attirati lì come da un miele, ogni cosa è illuminata (e illuminante) in questo tuo brano. Episodi come questo ci fanno toccare "il filo rosso che ci unisce"
Grazie
massimolegnani
(orearovescio.wp)
C'è qualcuno che pensa che dio sia anche nell'uomo. Non so gli altri, io sento le vibrazioni :)
Eliminanonostante quel no perentorio a inizio commento, non volevo certo ferire la tua fede, ma solo portare l'attenzione sull'uomo.
Eliminaml
Tranquillo, avevo capito. Inoltre sono atea ;)
EliminaCredo proprio di sì. Dio è amore e gioia,anche lì.
RispondiEliminaVorrei passare una volta <3
RispondiEliminaGrandissimo racconto! Grazie.
RispondiEliminaTitolo spaccaculi, post strappalacrime!
RispondiEliminaSì. È questo infinito.
RispondiEliminaQuando ci sei dentro non si vede il mare da nessun reparto di Oncologia, neanche se ce l'hai davanti.
RispondiEliminaIl panorama è tutto nero
Ciao
Betty
Lo so. Questo post è naif. Scusa.
Eliminano, non è dio, sono le persone. Per fortuna ci sono delle persone in grado di fare azioni belle, regalare bei momenti, emanare energie positive. Sono persone. Belle persone. Rendiamo merito a loro, non a un dio qualunque.
RispondiEliminaper noi sono le persone, per altri è dio, punti di vista. :)
Eliminadi che avere energia per un mese buono.
RispondiEliminaIo non posso fare a meno di domandarmi come sarebbe stato vedere il mare dal reparto di oncologia che ho frequentato io. Perchè lei adorava il mare.
Ma mi fermo a quell'energia pazzesca.
Un abbraccio stretto.
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