Questa mattina mi sono svegliata abbastanza presto e le bimbe non c’erano.
Non ho ancora capito se questo è un ottimo inverno o se il fatto di stare accanto al mare aiuta ad accendere così di rado il riscaldamento, ma qualunque cosa sia, anche oggi c’era il cielo azzurro (anche se con un po’ di foschia) e la giornata era soleggiata e secca, perfetta per un giretto da sola sul Montefeltro.
Ho lasciato che mio fratello interrompesse il silenzio e siamo stati un’oretta al telefono, durante la quale abbiamo parlato di turisti low profile, che secondo noi sono quelli, in genere molto più grandi di noi, che li senti che con gli amici non fanno altro che confrontare: confrontare la meta della gita con il luogo dove vivono, confrontare il posto dove sono con altri posti dove sono stati.
Poi secondo lui i turisti low profile sono anche quelli che non s’informano mai prima di andare a visitare qualcosa, se non al massimo su Wikipedia, ma su questo non sono tanto d’accordo perché io non mi ritengo low profile eppure non perdo la testa sulle guide turistiche e neanche francamente sui travel blog, in compenso ai musei vado solo con la guida o con l’audioguida.
Mio fratello, al telefono, mi ha anche chiesto perché me ne andassi in giro da sola e io ho risposto che non si sta affatto male e che ho deciso di accettare la mia introversione, checché ne pensino gli altri. Gli estroversi probabilmente non capiscono la necessità di "ricariche periodiche di silenzio" e pensano che non vuoi i tuoi amici tra i piedi perché ce l'hai con loro o perché non ne hai, ma non è così.
Insomma, mi sono fatta un giretto per San Leo e poi una bella guidata per i tornanti, in mezzo ai colori di questo autunno invecchiato bene, fino a San Marino, dove però non sono andata perché ci sono stata troppe volte, è tutto troppo turistico, e in più c’era una coltre nuvolosa che mi avrebbe impedito anche le vedute panoramiche.
Che cosa avrei pensato di me, solo qualche anno fa, tipo quando ho aperto questo blog? Avrei pensato che ero l’emblema del fallimento. Avrei pensato che non avevo neanche trent’anni, avevo tre figlie, e un “matrimonio” fallito alle spalle. Avrei pensato che tutti erano felici, tranne me.
E che cosa avrà pensato di me chi mi ha visto passeggiare per San Leo, che ero l’unica persona da sola, anzi, con la perfetta compagnia di me stessa? Probabilmente non che ero una mamma di famiglia, credo. Le mamme la domenica stanno con i propri figli. Ma non avranno pensato nemmeno che ero una persona infelice, perché non lo sono affatto. Non credo semplicemente che mi abbiano notato, ma se qualche anno fa mi fossi chiesta che cosa pensavano di me, mi sarei risposta che a tutto il mondo era chiaro che io ero l’emblema del fallimento.
Al ritorno, mi sono fermata in questa brutta rosticceria, uno dei miei famigerati "peggiori bar di Caracas", e mi sono fatta fregare dalle vetrofanie “Empanadas” e “Asado”: chissà perché ho pensato ci fosse qualcosa di sudamericano da spiluccare. Invece il posto era piuttosto squallido, la signora al banco era dell’est, le pietanze erano poche, e nessuna sembrava un’empanada. C’erano delle piadine, del pesce bianco con le patate al forno, delle olive all’ascolana fritte in precedenza, e dei rotoli di pane, spinaci, uova e carne. Ero delusa ma mi spiaceva scappare così, la signora al banco sembrava provasse gratitudine. Così ho preso delle olive all’ascolana scaldate, e mi sono seduta su uno sgabello in vetrina, con vista sulla statale Rimini-San Marino. In sottofondo musica pop croata, sui tavoli giornali in croato. Sono stata servita al tavolo, nonostante in cassa ci fosse un cartello che recitava “In questo locale non si fa il servizio al tavolo”.
Ho pensato che era bizzarro che mentre io mangiavo, la signora al banco si affaccendasse tanto a far piadine, perché erano le 13.30 di domenica e certamente nessuno sarebbe più venuto a pranzo. Sono uscita che sapevo di fritto, fritto che sarebbe stato riscaldato.
Mentre guidavo sulla strada di casa, ho cominciato a tossire e mi mancava il respiro, ed ero diventata rossa e mi uscivano le lacrime dagli occhi e non finivo più di tossire, e mi sono fermata appena ho potuto e ho continuato a tossire così violentemente che avevo paura avrei vomitato, e poi ho provato a bere ma mi pareva la gola mi si fosse ingrossata e non ci riuscivo. Ho pensato che quello doveva essere un attacco d’asma, così, finito di tossire, un po' spaventata, ho chiamato il Donatore e a malapena mi usciva la voce, ma lui come sempre non era sulla mia stessa frequenza e dunque mi sono ricordata quanto ci si sente soli quando si cerca l’appoggio dove già si sa che non lo si otterrà.
Vero anche che io ho il terrore dei medici, quindi quando mi lamento con qualcuno della mia salute e poi mi rifiuto di farmi vedere, litigo quasi sempre, e non è colpa degli altri, è colpa mia che sono troppo adulta perché qualcuno mi trascini dal medico con l'inganno, anche se so che tipo mia madre lo farebbe.
Tra qualche ora le bimbe, le ragazze, riempiranno di nuovo la casa e io dirò che è andato tutto bene, e che è stata una buona giornata.
In fondo lo è stata.
Ho trovato questa illustratrice messicana, si chiama Idalia Candelas, che rappresenta donne sole e, capite, non paiono passarsela male, sono lontane dallo stereotipo della zitella, non necessariamente non hanno un uomo a cui vogliono bene. Magari semplicemente non avvertono vuoti da riempire.
Non ho ancora capito se questo è un ottimo inverno o se il fatto di stare accanto al mare aiuta ad accendere così di rado il riscaldamento, ma qualunque cosa sia, anche oggi c’era il cielo azzurro (anche se con un po’ di foschia) e la giornata era soleggiata e secca, perfetta per un giretto da sola sul Montefeltro.
Ho lasciato che mio fratello interrompesse il silenzio e siamo stati un’oretta al telefono, durante la quale abbiamo parlato di turisti low profile, che secondo noi sono quelli, in genere molto più grandi di noi, che li senti che con gli amici non fanno altro che confrontare: confrontare la meta della gita con il luogo dove vivono, confrontare il posto dove sono con altri posti dove sono stati.
Poi secondo lui i turisti low profile sono anche quelli che non s’informano mai prima di andare a visitare qualcosa, se non al massimo su Wikipedia, ma su questo non sono tanto d’accordo perché io non mi ritengo low profile eppure non perdo la testa sulle guide turistiche e neanche francamente sui travel blog, in compenso ai musei vado solo con la guida o con l’audioguida.
Mio fratello, al telefono, mi ha anche chiesto perché me ne andassi in giro da sola e io ho risposto che non si sta affatto male e che ho deciso di accettare la mia introversione, checché ne pensino gli altri. Gli estroversi probabilmente non capiscono la necessità di "ricariche periodiche di silenzio" e pensano che non vuoi i tuoi amici tra i piedi perché ce l'hai con loro o perché non ne hai, ma non è così.
Insomma, mi sono fatta un giretto per San Leo e poi una bella guidata per i tornanti, in mezzo ai colori di questo autunno invecchiato bene, fino a San Marino, dove però non sono andata perché ci sono stata troppe volte, è tutto troppo turistico, e in più c’era una coltre nuvolosa che mi avrebbe impedito anche le vedute panoramiche.
Che cosa avrei pensato di me, solo qualche anno fa, tipo quando ho aperto questo blog? Avrei pensato che ero l’emblema del fallimento. Avrei pensato che non avevo neanche trent’anni, avevo tre figlie, e un “matrimonio” fallito alle spalle. Avrei pensato che tutti erano felici, tranne me.
E che cosa avrà pensato di me chi mi ha visto passeggiare per San Leo, che ero l’unica persona da sola, anzi, con la perfetta compagnia di me stessa? Probabilmente non che ero una mamma di famiglia, credo. Le mamme la domenica stanno con i propri figli. Ma non avranno pensato nemmeno che ero una persona infelice, perché non lo sono affatto. Non credo semplicemente che mi abbiano notato, ma se qualche anno fa mi fossi chiesta che cosa pensavano di me, mi sarei risposta che a tutto il mondo era chiaro che io ero l’emblema del fallimento.
Al ritorno, mi sono fermata in questa brutta rosticceria, uno dei miei famigerati "peggiori bar di Caracas", e mi sono fatta fregare dalle vetrofanie “Empanadas” e “Asado”: chissà perché ho pensato ci fosse qualcosa di sudamericano da spiluccare. Invece il posto era piuttosto squallido, la signora al banco era dell’est, le pietanze erano poche, e nessuna sembrava un’empanada. C’erano delle piadine, del pesce bianco con le patate al forno, delle olive all’ascolana fritte in precedenza, e dei rotoli di pane, spinaci, uova e carne. Ero delusa ma mi spiaceva scappare così, la signora al banco sembrava provasse gratitudine. Così ho preso delle olive all’ascolana scaldate, e mi sono seduta su uno sgabello in vetrina, con vista sulla statale Rimini-San Marino. In sottofondo musica pop croata, sui tavoli giornali in croato. Sono stata servita al tavolo, nonostante in cassa ci fosse un cartello che recitava “In questo locale non si fa il servizio al tavolo”.
Ho pensato che era bizzarro che mentre io mangiavo, la signora al banco si affaccendasse tanto a far piadine, perché erano le 13.30 di domenica e certamente nessuno sarebbe più venuto a pranzo. Sono uscita che sapevo di fritto, fritto che sarebbe stato riscaldato.
Mentre guidavo sulla strada di casa, ho cominciato a tossire e mi mancava il respiro, ed ero diventata rossa e mi uscivano le lacrime dagli occhi e non finivo più di tossire, e mi sono fermata appena ho potuto e ho continuato a tossire così violentemente che avevo paura avrei vomitato, e poi ho provato a bere ma mi pareva la gola mi si fosse ingrossata e non ci riuscivo. Ho pensato che quello doveva essere un attacco d’asma, così, finito di tossire, un po' spaventata, ho chiamato il Donatore e a malapena mi usciva la voce, ma lui come sempre non era sulla mia stessa frequenza e dunque mi sono ricordata quanto ci si sente soli quando si cerca l’appoggio dove già si sa che non lo si otterrà.
Vero anche che io ho il terrore dei medici, quindi quando mi lamento con qualcuno della mia salute e poi mi rifiuto di farmi vedere, litigo quasi sempre, e non è colpa degli altri, è colpa mia che sono troppo adulta perché qualcuno mi trascini dal medico con l'inganno, anche se so che tipo mia madre lo farebbe.
Tra qualche ora le bimbe, le ragazze, riempiranno di nuovo la casa e io dirò che è andato tutto bene, e che è stata una buona giornata.
In fondo lo è stata.
Ho trovato questa illustratrice messicana, si chiama Idalia Candelas, che rappresenta donne sole e, capite, non paiono passarsela male, sono lontane dallo stereotipo della zitella, non necessariamente non hanno un uomo a cui vogliono bene. Magari semplicemente non avvertono vuoti da riempire.
Buon per te, cara,
RispondiEliminaqui invece oggi è tutto un vuoto da riempire.
Dai billino.
EliminaA volte meglio soli che male accompagnati ;)
RispondiEliminaPiù che "a volte" direi sempre.
EliminaNon è soltanto che meglio soli che malv accompagnati. È che a me ogni tanto capita di avere voglia vdi stare da sola, mi sembra di riuscire a ricaricarmi solo così.
RispondiEliminaE poi come è bella la campagna del Montefeltro...
Emanuela
Eppure è una cosa che non si fa mai, sforsarzi di trovare sempo per stare da soli. Almeno io. Tu?
Eliminamah io invece penso di essere abbastanza socialona. Eppure se c'è una cosa che mi piace da morire è andare a camminare in montagna da sola.
RispondiEliminaandare in compagnia va bene, ma da sola c'è un gusto speciale. La sensazione che il bosco e le montagne e il resto sono tutti miei. comunque, sarà stata una reazione allergica? Meglio indagare, la prossima volta potrebbe essere più forte. @fratello di polly portacela tu dal dottore, dai.
Ho pensato anche io all'allergia ma non è stagione...e mio fratello su questo tema è persino più somaro di me.
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