A voi che mi leggete, non suonerà affatto strano.
Ma chi mi conosce in maniera non approfondita, dice che non è vero, che sono un’asociale come mi descrivo.
La verità è che l’introversione non è né ben compresa dagli estroversi, né particolarmente accettata nel mondo là fuori.
E dunque, negli anni, ho imparato a nasconderla quel tanto che basta per non sembrare troppo strana (ok: strana è ancora il principale aggettivo che qualcuno usa per descrivermi, e non sapete quanto mi dà noia, a fronte dei miei sforzi per non farmi notare).
Dicevo, noi introversi, per prima cosa, ci sentiamo inadatti. Come se l’introversione fosse un comportamento anti-sociale che decidiamo di tenere, e non una caratteristica della nostra personalità. Se devo essere sincera, ho avuto, per quasi tutta la vita, amici e amiche che mi hanno coinvolta, invitata a uscire, non so se compreso, ma certo non emarginato (a parte per un periodo alle superiori, un paio di anni in cui mi si diceva che mi emarginavo da sola).
Dunque non sono l’esempio tipico del nerd chiuso in casa.
Non sono, non ero, introversa al 100%.
E dunque sì, in discoteca ci andavo, il più delle volte sforzandomi, per non dover dire che sabato sera non avevo fatto niente. Mi rifugiavo nella protezione di poche persone di fiducia (tre o quattro amiche, Massimiliano) e nei libri, off course.
E poi negli anni ho fatto l'abitudine alle persone: al lavoro, a casa, fuori. Le prime volte che lavoravo come cameriera o commessa, cacciavo dentro le lacrime ogni tre per due, odiavo dover interagire, e la proprietaria del negozio mi diceva "ma insomma: recita!".
Ho anche fatto pace con la mia introversione. E paradossalmente, sono aumentati amiche e amici. Anche se continuo a sentire, senza essere del tutto capita, un frequente bisogno di solitudine.
Se, come dicevo, non sono introversa al 100%, sono invece totalmente sensibile.
Ma non sensibile nel senso di delicata; sensibile nel senso che sono come un’antenna che raccoglie stimoli. Vado in totale overload se mi si parla troppo; difficilmente riesco a estraniarmi davvero se ho delle persone attorno: anche se non mi si parla mi arriva di tutto. L’odore. Le parole anche se non rivolte a me. La presenza. Il movimento. Il carico emotivo.
Quando sembra che mi estranio in mezzo alle persone, vuol dire che sto sopraffatta, e non che sono assente.
Mia madre l’altro giorno mi ha detto che ho una bella testa e un buon ragionamento, ma poi troppo spesso ascolto delle sensazioni che mi buttano giù, senza senso, dice lei. L’altro giorno passeggiavo in un bosco, per farvi capire, e a un certo punto sono passata di fronte a un muro, sembrava un vecchio recinto abbandonato, e le mani per un attimo mi prudevano come in segno di pericolo, come mi prudono ad esempio quando avverto un pericolo mentre sto guidando. Questa è la sensazione fisica che mi può dare un muro, figuratevi un autobus pieno di gente.
Dicevo, ci ho fatto pace con la mia personalità.
Ho valutato che è opportuno sforzarmi di stare con la gente che mi piace, invece che cedere alla tentazione di stare chiusa in casa a leggere un libro. Sarà che a casa vengo sempre sopraffatta di parole.
Dunque esco, vedo gente. Se butta male bevo tre birre e divento simpatica.
Ma preferisco stare con poche persone alla volta, e per periodi non eccessivamente lunghi. Tipo dopo una mattinata in ufficio ho il bisogno fisico di pranzare da sola. Tipo, se si fa brainstorming io sparisco. Tipo, l’idea di una festa mi mette l’ansia.
Ho pensato di parlarne qui, perché noi introversi siamo tanti, e credo che dirci ogni tanto, tra di noi “ehy fratello, vai tranquillo, non sei sbagliato”, sia carino.
Mia figlia per esempio, sta per cominciare la prima media in una nuova città, ed è proprio come me.
Ma chi mi conosce in maniera non approfondita, dice che non è vero, che sono un’asociale come mi descrivo.
La verità è che l’introversione non è né ben compresa dagli estroversi, né particolarmente accettata nel mondo là fuori.
E dunque, negli anni, ho imparato a nasconderla quel tanto che basta per non sembrare troppo strana (ok: strana è ancora il principale aggettivo che qualcuno usa per descrivermi, e non sapete quanto mi dà noia, a fronte dei miei sforzi per non farmi notare).
Dicevo, noi introversi, per prima cosa, ci sentiamo inadatti. Come se l’introversione fosse un comportamento anti-sociale che decidiamo di tenere, e non una caratteristica della nostra personalità. Se devo essere sincera, ho avuto, per quasi tutta la vita, amici e amiche che mi hanno coinvolta, invitata a uscire, non so se compreso, ma certo non emarginato (a parte per un periodo alle superiori, un paio di anni in cui mi si diceva che mi emarginavo da sola).
Dunque non sono l’esempio tipico del nerd chiuso in casa.
Non sono, non ero, introversa al 100%.
E dunque sì, in discoteca ci andavo, il più delle volte sforzandomi, per non dover dire che sabato sera non avevo fatto niente. Mi rifugiavo nella protezione di poche persone di fiducia (tre o quattro amiche, Massimiliano) e nei libri, off course.
E poi negli anni ho fatto l'abitudine alle persone: al lavoro, a casa, fuori. Le prime volte che lavoravo come cameriera o commessa, cacciavo dentro le lacrime ogni tre per due, odiavo dover interagire, e la proprietaria del negozio mi diceva "ma insomma: recita!".
Ho anche fatto pace con la mia introversione. E paradossalmente, sono aumentati amiche e amici. Anche se continuo a sentire, senza essere del tutto capita, un frequente bisogno di solitudine.
Se, come dicevo, non sono introversa al 100%, sono invece totalmente sensibile.
Ma non sensibile nel senso di delicata; sensibile nel senso che sono come un’antenna che raccoglie stimoli. Vado in totale overload se mi si parla troppo; difficilmente riesco a estraniarmi davvero se ho delle persone attorno: anche se non mi si parla mi arriva di tutto. L’odore. Le parole anche se non rivolte a me. La presenza. Il movimento. Il carico emotivo.
Quando sembra che mi estranio in mezzo alle persone, vuol dire che sto sopraffatta, e non che sono assente.
Mia madre l’altro giorno mi ha detto che ho una bella testa e un buon ragionamento, ma poi troppo spesso ascolto delle sensazioni che mi buttano giù, senza senso, dice lei. L’altro giorno passeggiavo in un bosco, per farvi capire, e a un certo punto sono passata di fronte a un muro, sembrava un vecchio recinto abbandonato, e le mani per un attimo mi prudevano come in segno di pericolo, come mi prudono ad esempio quando avverto un pericolo mentre sto guidando. Questa è la sensazione fisica che mi può dare un muro, figuratevi un autobus pieno di gente.
Dicevo, ci ho fatto pace con la mia personalità.
Ho valutato che è opportuno sforzarmi di stare con la gente che mi piace, invece che cedere alla tentazione di stare chiusa in casa a leggere un libro. Sarà che a casa vengo sempre sopraffatta di parole.
Dunque esco, vedo gente. Se butta male bevo tre birre e divento simpatica.
Ma preferisco stare con poche persone alla volta, e per periodi non eccessivamente lunghi. Tipo dopo una mattinata in ufficio ho il bisogno fisico di pranzare da sola. Tipo, se si fa brainstorming io sparisco. Tipo, l’idea di una festa mi mette l’ansia.
Ho pensato di parlarne qui, perché noi introversi siamo tanti, e credo che dirci ogni tanto, tra di noi “ehy fratello, vai tranquillo, non sei sbagliato”, sia carino.
Mia figlia per esempio, sta per cominciare la prima media in una nuova città, ed è proprio come me.
ciccina, buona prima media a tutte e due
RispondiEliminaBa, aiut. :)
EliminaL'introversione è proprio quello che descrivi tu: eccesso di sensibilità agli stimoli esterni. Ti consiglio un libro che ne parla: Quiet - Il potere degli introversi di Susan Cain. Ma forse questo tuo post lo sintetizza perfettamente, quindi non ti serve a niente leggerlo.
RispondiEliminaInvece lo cerco :)
EliminaRiconosco molto di me nella tua personalità, anche se noi abbiamo vissuto una vita molto diversa, epoche diverse (che qua bastano dieci anni e sei di un'altra era), poi un po' le cose cambiano, la vita stessa ti costringe a cambiare, a smussare certi angoli, ad adattarti. Ricordo che anni fa mi venne in mano una mia vecchia pagella delle elementari (quarta o quinta) e la maestra (che allora c'era "la maestra") mi descriveva come una bambina con carattere introverso ma che non rifuggiva il contatto e la compagnia degli altri bambini. Ora, come ti dicevo, sono cambiata, ma mi capita ancora di trovarmi in mezzo alla gente e di sentirmi "sola", li guardo e non so che dire, che fare, vorrei sparire, e mi domando che ci faccio io in mezzo a loro. In bocca al lupo per le tue bimbe: nuova scuola, nuovi amici, nuove esperienze......
RispondiEliminaIo invece non credo di apparire così introversa, anzi, a volte parlo pure tanto e ci sono tante persone con amo stare. Però provo anche un grande piacere nello stare da sola, e questo credo suoni bizzarro.
EliminaEcco come funziona anche a me: vengo travolta da stimoli (uditivi, visivi,eccecc) e a un certo punto mi dico basta. E mi chiudo. Che sia in ufficio o a casa. Io non riesco a fare conversazione, per esempio. Dopo che ho ascoltato già 2 o 3 esperienze sono piena (a parte in situazioni di rara pace e dialogo). Poi la gente si parla sopra, non si ascolta veramente. Questo mi urta ancora di più. A sto punto meglio il silenzio.
RispondiEliminagiulia
La gente che non ascolta lasciala perdere. Visto che per te conversare è uno sforzo, sforzati solo se ne vale la pena.
EliminaSei una delle poche persone che non mi fa sentire "strana". Grazie.
RispondiEliminaBello.
EliminaGrazie pet la bella riflessione condivisa, e mi fa piacere trovare qualcuno con le mie stesse "stranezze" e avversioni...
RispondiEliminaUn abbraccio enrica
Un abbraccio.
EliminaAnch'io sono introversa e, soprattutto in gioventù, molto timida. Eppure com'è, come non è, sono riuscita a farmi, e tenermi, degli amici.
RispondiEliminaMa se qualcuno chiedesse loro come sono, credo che mi definirebbero introversa, senza se e senza ma.
A me non necessariamente. Ed è proprio perché non lo sembro che è difficile spiegare perché ho bisogno di pranzare sola o di passare il venerdì sera a casa.
EliminaHo scritto, lo scorso anno, un post molto simile al tuo. È proprio questo ed è proprio così. Io ho bisogno di tempo per me stessa per ricaricarmi, letteralmente. Leggi Quiet, come ti hanno consigliato. È molto bello.
RispondiEliminaVado a cercarlo :)
Eliminasi ok, sarà anche un aspetto della personalità, ma non è mica facile relazionarsi con una persone del genere.
RispondiEliminaNon è mica facile avere a che fare con qualcuno che non risponde al telefono, comunica solo con messaggi, nove volte su dieci declina gli inviti, le poche volte che accetta di uscire è socievole come la tappezzeria e non capisci cosa pensa.
Interagire con uno del genere significa scontrarsi sempre con dei muri che ti respingono.
Brava tu che fai uno sforzo, ma in molti altri casi è frustrante e viene voglia di lasciar perdere.
Marta certo che è frustrante. Infatti non ti devi sforzare, secondo me. Se due persone stanno bene assieme ci sta che tu ti sforzi magari di chiamare una volta in più e l'altro di accettare almeno un invito. Se questo non avviene, forse non vale la pena insistere.
EliminaMe l'hai ispirato tu <3
RispondiEliminaUltimamente mi è stato fatto spesso notare quanto le persone percepiscano il mio atteggiamento come "menoso". Io non mi ci riconosco e, a chi me lo dice, vorrei mandargli il link del tuo post e dirgli di leggerlo. Perchè riassume perfettamente quello che sento e come mi sento ed è sempre bello sapere di non essere strana in un mondo in cui se non interagisci sempre e comunque allora hai dei problemi. :)
RispondiEliminaAnche io mi sono sempre creduta snob. Forse un po' lo sono davvero, actually :D
EliminaDovrei far leggere questo tuo mirabile scritto a quelli che mi dicevano che farsi le canne rende asociali e solitari, quelli che "una volta eri sempre in giro adesso sei sempre chiuso in casa non hai più voglia di vivere"
RispondiEliminaNO, è CHE IN DISCO NON CI VOGLIO VENIRE MAI PIù CAAAZZOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!
Che due palle la discoteca ma come si faaaaa?
EliminaIo, dopo un'infanzia ed una adolescenza da timidissima, piano piano mi sono lasciata alle spalle il desiderio eccessivo di chiudermi in me stessa. Ho scelto un lavoro di relazione che ancora svolgo con passione; penso di essere ritenuta socievole e addirittura chiacchierina. Mi piace ascoltare ma anche dire la mia. Ugualmente, come te, ho spesso bisogno di pace e di ritrovarmi. Ho bisogno di riflettere per i cavoli miei.
RispondiEliminaIl "rumore di fondo", il lasciarsi travolgere e impossessare dalle emozioni degli altri é estenuante ma vitale per scrivere se ci pensi.La scrittura é il mezzo e la chiave per liberarsi.Infatti,ora che per lavoro non posso scrivere,mi marcisce tutto dentro,vado più facilmente in overload e il bisogno di stare per i fatti miei aumenta.
RispondiEliminad'accordissimo. Da quando ho scoperto che potevo "trasformare l'energia in movimento", scrivendo, ho cominciato a considerare preziosi gli stimoli, invece che fonte di disagio.
EliminaChe belle parole Valentina...mi hanno colpito moltissimo!!! Io non sono un'introversa ma quando parli della sensibilità e del tuo modo di esserne totalmente coinvolta...caspita se mi ci ritrovo...e poi mia figlia più grande ti assomiglia molto, non è sempre stata introversa o forse era solo troppo piccola per rendersene conto, mi sembrava una bambina solare, la scuola non l'ha saputa comprendere affatto, nè le elementari, nè le medie, la volevano incasellare a tutti i costi...ma lei è così, come te, una grandissima lettrice ed una gran bella testa pensante, quest'anno inizierà le superiori, il Liceo arstistico ed io spero con tutto il cuore che avrà voglia di mettersi in gioco e di sorridere...molto!!!Sono piena di speranza e le auguro il meglio sempre...ed anche a te ;-)
RispondiEliminaMa sai che anche io penso tantissimo a come aiutare le mie figlie a esprimersi e a come impedire che la scuola le spenga?
EliminaBrava te che la comprendi, a differenza - credo- di molti genitori.
In quest'epoca in cui tutto deve per forza essere "social" vedo l'introversione come qualcosa di positivo..il tempo da dedicare solo a noi stessi per ricaricarci o per calmarci è assolutamente necessario. Che poi si è spesso "social" solo virtualmente o superficialmente e alla fine si scopre che chi frequenta pochi ma buoni amici è il vero estroverso. Auguro un buon nuovo inizio a te e alle tue bimbe!
RispondiEliminaMa sai, i più social spesso sono i più introversi.
EliminaIo sono parzialmente "social" online, ma soprattutto per lavoro.
Mi ritrovo molto in quello che hai scritto... Una volta un mio amico mi disse "Sai, quando ti ho conosciuta mi sembravi una snob, all'inizio mi stavi antipatica e ti parlavo solo per darti fastidio". Caddi dalle nuvole, non avevo mai pensato che il mio essere introversa potesse essere scambiato per un senso di superbia, di arroganza... Semplicemente, con persone estroverse come lui, che dialogano molto, ascolto e ascolto finché ad un certo punto mi sento sopraffatta e desidero il silenzio. Strano che quel ragazzo sia diventato uno dei miei migliori amici... Ancora non so come abbiamo fatto :P
RispondiElimina"non sei tu, sono io"
Elimina:D
Valentina!anche io sono esattamente così.che agli estranei posso anche sembrare una chiacchierona a volte ma poi qualcuno mi dice:"ah visto che stasera sei a casa da sola passo a trovarti" "se domattina non lavori passo a bere un caffè " " dai ti faccio compagnia(nel mio unico giorno libero magari)mentre sistemi l armadio/il giardino/la vita"
RispondiEliminaCapitelo!a volte,spesso, ho bisogno di stare sola come l'aria!sono proprio felice in quei momenti da sola,non mi sento sola e vogliosa di compagnia.
Per alcuni è inconcepibile.io vado anche al cinema da sola e agli altri fa quasi pena,ma mica è un ripiego;a volte mi piace!
Poi altre volte rompo le palle alle mie quattro amiche perché ho voglia di chiacchiere, compagnia e alcool ma in una giornata se non ho un momento di solitudine e silenzio sclero!piuttosto sto sveglia fino alle 3 per ritagliarmi qualche ora con me stessa.
Come dice il mio idraulico:"ogni testa è un piccolo mondo"
E vanno bene più o meno tutti aggiungo io!
Eh già, il mio segreto per stare bene è stare solo con persone con cui desidero davvero stare. E in quei casi sembro persino estroversa.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaGrazie per aver descritto parola per parola quello che provo anch'io, ma non so esprimere così bene. Alcune persone pensano che io sia snob, proprio perchè preferisco stare in silenzio e ascoltare. Nel mio lavoro devo comunicare con la gente e pure in un'altra lingua, quindi per me doppia fatica, doppio stress. Dopo due colloqui sono già cotta e voglio solo chiudermi in una stanza da sola. Per non parlare di eventi, feste, o luoghi dove c'è troppa gente..!
RispondiEliminaVado avanti comunque :)
Iri
Dai :)
Elimina