Rimini ci ha sorpreso con una pioggerellina fredda e l'inizio della scuola media, arrivati contemporaneamente, improvvisamente.
Fuori dalla nuova scuola c’è la folla, non siamo abituate alla folla a scuola. Prima c’era solo un capannello di genitori, soprattutto mamme.
Dopo un’estate un po’ strana, un po’ faticosa, oggi per le bimbe, che non son più bimbe, inizia la routine, in un’altra città, con altre facce che io sono abbastanza felice di non riconoscere.
Dopo aver detto per giorni “Ora che andate alle medie, cominciate un po’ ad arrangiarvi”, tutto a un tratto mi rendo conto. Così, di botto. Del tempo trascorso fin qui. Di Lucia nata di un chilo e ottocento grammi. Di tutte le volte che siamo state sole, di tutte le volte che sono state per me una zavorra, di tutte le volte che invece mi hanno consolato perché non ero riuscita a trattenere le lacrime, di quando hanno sopportato, stoiche, silenzi e turpiloquio e hanno pazientato senza comprendere tutti i cazzi che ci ho sempre per la testa.
Sono sola con loro anche oggi.
L’ho voluto, a differenza di tutte le volte che sono andata al pronto soccorso sola con loro, o in vacanza sola con loro, a differenza di quando ho gioito da sola e mi sono disperata da sola.
Oggi lo volevo: il Donatore ha accompagnato Carolina alla nuova scuola elementare – loro due sono totalmente innamorati – io Camilla e Lucia alla nuova scuola media.
Sono felice di essere da sola con loro perché a 33 anni sto bene da sola, specie se devo gestire delle emozioni. Le mie emozioni sono diventate il mio giardino segreto; quello che dico e che esprimo attraverso la faccia, le parole spesso inutili, le azioni, non c’entra molto con quello che provo, con i miei vuoti bui che non si vedono e che mi attraversano lo sguardo solo a volte, solo se mi osservi bene.
Ma questo è il momento delle bimbe, non il mio.
Lucia ride nervosa, fa la galla ma sta dietro di me. Vuole che fendo io la folla, che sondo il terreno, vuole sbirciare da dietro la mia spalla, prima di buttarsi.
È previsto il discorso di accoglienza della preside: i ragazzi entrano dalla porta interna e si posizionano seduti, al centro della palestra; i genitori si mettono in fila alla porta esterna, quella di emergenza, e si posizionano in piedi ai lati. Come in un rituale scomposto e caotico.
Camilla e Lucia non si tengono per mano ma è come se lo facessero, lo percepisco chiaramente. Una bidella chiede loro se sono di prima, e mentre le guida io guardo da lontano ed è come se le stessi affidando. Io invece sto in mezzo ai genitori, in compagnia del mio giardino segreto.
Respiro sulla testa di una coreana che mi arriva giusto al naso. Credo che i miei, di capelli, sappiano della pancetta che ho fritto per colazione.
Le bimbe, sedute in prima fila, da un lato della palestra, vicine, mi individuano. Lucia ritira subito lo sguardo, mentre Camilla ogni tanto si gira verso di me, specie quando i prof di italiano chiamano i bambini delle loro classi, e pronunciano il suo cognome sbagliando l'accento.
La preside mi piace, dice due parole di Martin Luther King. È anche grazie a Martin Luther King che oggi siamo qui, credo. Per quando lo leggevo e piangevo e mi sono licenziata.
Martin Luther King è un ottimo auspicio, per me.
Penso a tutte le volte che mi sono chiesta se quello dove vivevamo era l'ambiente dove le bimbe avrebbero imparato a essere se stesse e ad esprimersi e mi rispondevo impietosa che no, non lo era.
Sono orgogliosa di aver trovato le forze per venire qui, nonostante le tante difficoltà che sto affrontando.
Forse è prematuro, ma ho la sensazione che devo e posso (sospiro di sollievo) mettermi un po' da parte.
Fuori dalla nuova scuola c’è la folla, non siamo abituate alla folla a scuola. Prima c’era solo un capannello di genitori, soprattutto mamme.
Dopo un’estate un po’ strana, un po’ faticosa, oggi per le bimbe, che non son più bimbe, inizia la routine, in un’altra città, con altre facce che io sono abbastanza felice di non riconoscere.
Dopo aver detto per giorni “Ora che andate alle medie, cominciate un po’ ad arrangiarvi”, tutto a un tratto mi rendo conto. Così, di botto. Del tempo trascorso fin qui. Di Lucia nata di un chilo e ottocento grammi. Di tutte le volte che siamo state sole, di tutte le volte che sono state per me una zavorra, di tutte le volte che invece mi hanno consolato perché non ero riuscita a trattenere le lacrime, di quando hanno sopportato, stoiche, silenzi e turpiloquio e hanno pazientato senza comprendere tutti i cazzi che ci ho sempre per la testa.
Sono sola con loro anche oggi.
L’ho voluto, a differenza di tutte le volte che sono andata al pronto soccorso sola con loro, o in vacanza sola con loro, a differenza di quando ho gioito da sola e mi sono disperata da sola.
Oggi lo volevo: il Donatore ha accompagnato Carolina alla nuova scuola elementare – loro due sono totalmente innamorati – io Camilla e Lucia alla nuova scuola media.
Sono felice di essere da sola con loro perché a 33 anni sto bene da sola, specie se devo gestire delle emozioni. Le mie emozioni sono diventate il mio giardino segreto; quello che dico e che esprimo attraverso la faccia, le parole spesso inutili, le azioni, non c’entra molto con quello che provo, con i miei vuoti bui che non si vedono e che mi attraversano lo sguardo solo a volte, solo se mi osservi bene.
Ma questo è il momento delle bimbe, non il mio.
Lucia ride nervosa, fa la galla ma sta dietro di me. Vuole che fendo io la folla, che sondo il terreno, vuole sbirciare da dietro la mia spalla, prima di buttarsi.
È previsto il discorso di accoglienza della preside: i ragazzi entrano dalla porta interna e si posizionano seduti, al centro della palestra; i genitori si mettono in fila alla porta esterna, quella di emergenza, e si posizionano in piedi ai lati. Come in un rituale scomposto e caotico.
Camilla e Lucia non si tengono per mano ma è come se lo facessero, lo percepisco chiaramente. Una bidella chiede loro se sono di prima, e mentre le guida io guardo da lontano ed è come se le stessi affidando. Io invece sto in mezzo ai genitori, in compagnia del mio giardino segreto.
Respiro sulla testa di una coreana che mi arriva giusto al naso. Credo che i miei, di capelli, sappiano della pancetta che ho fritto per colazione.
Le bimbe, sedute in prima fila, da un lato della palestra, vicine, mi individuano. Lucia ritira subito lo sguardo, mentre Camilla ogni tanto si gira verso di me, specie quando i prof di italiano chiamano i bambini delle loro classi, e pronunciano il suo cognome sbagliando l'accento.
La preside mi piace, dice due parole di Martin Luther King. È anche grazie a Martin Luther King che oggi siamo qui, credo. Per quando lo leggevo e piangevo e mi sono licenziata.
Martin Luther King è un ottimo auspicio, per me.
Penso a tutte le volte che mi sono chiesta se quello dove vivevamo era l'ambiente dove le bimbe avrebbero imparato a essere se stesse e ad esprimersi e mi rispondevo impietosa che no, non lo era.
Sono orgogliosa di aver trovato le forze per venire qui, nonostante le tante difficoltà che sto affrontando.
Forse è prematuro, ma ho la sensazione che devo e posso (sospiro di sollievo) mettermi un po' da parte.
Bellissimo....
RispondiEliminaNon credo che il mio giudizio valga granché, ma queste parole sono quelle di una mamma che stringerei forte, e di una donna che stimo anche se la conosco solo tramite i suoi post.
RispondiEliminaFaresti bene perché è stata un mostro in questi anni... In questi 33, non solo negli ultimi 11...
EliminaAly, mi sopravvaluti.
EliminaCiao, credo sia la prima volta che intervengo sul blog, che pure seguo da anni, ma ci tenevo a dirti che ho trovato questo post bellissimo. Sono molto sensibile al tempo che passa, ai cambiamenti, e quanto hai scritto mi ha inevitabilmente colpito.
RispondiEliminaGrazie di aver commentato allora per la prima volta <3
EliminaSplendido. Anche io sono una lettrice silenziosa, ma da insegnante e da fidelizzata appassionata delle vostre storie, questa volta sono emersa per un silenzioso applauso.
RispondiEliminaGrazie.
EliminaSiccome con gli insegnanti sono sempre polemica e probabilmente irritante, il tuo commento per me vale doppio.
Secondo me hai fatto una grande cosa per le bimbe trasferendoti gli hai aperto le porte di un nuovo mondo....sei stata e sei coraggiosa...un abbraccione e la prima media é fantastica vedrai...
RispondiEliminaDai ciccetta, tu non hai mai avuto sconti dalla vita, non ti dimenticare mai di questo. E guarda dove sei arrivata con queste tre splendide bimbe, che oggi cominciano piano piano ad andare sempre più sulle loro gambe. Io sono veramente così orgogliosa di te che neanche te lo puoi immaginare, poi se sei strana, be, che ci possiamo fare <3
RispondiEliminaQualche sconticino l'ho avuto, dai, in fondo tutti i miei problemi sono risolvibili tranne un paio. <3
EliminaOh Vale... mi è scesa una lacrimuccia... sei forte... e in bocca al lupo alle tue ragazze!
RispondiEliminaKetty, da quanto tempo! Bacia il tuo bimbo da parte mia.
EliminaOh Vale... mi è scesa una lacrimuccia... sei forte... e in bocca al lupo alle tue ragazze!
RispondiEliminaho letto tutto tre volte, inclusi i commenti.
RispondiEliminaGrazie
"Ma questo è il momento delle bimbe, non il mio."
RispondiEliminaCredo che ci sia tutto in questa frase...
Mi sono emozionata molto nel leggerti, stavolta più di altre volte. Uno perché finalmente ti visualizzo e quindi leggerti è un po' come averti di fronte. Due perché ho accompagnato il mio ragazzino in prima elementare l'altro giorno ed ero sommersa da emozioni, che dici bene tu "Giardino segreto". Credo che la porterò sempre con me, da adesso in poi, questa dolcissima definizione. Il mio ragazzino, prima di salutarci quel primo giorno di scuola, mi ha detto:"Mamma sono emozionatissimo ma cercherò di non piangere te lo prometto", me lo ha detto che ha visto le lacrime galleggiare, trattenute, nei miei occhi. Uscita dal giardino della scuola ho pianto, ma era anche il primo giorno di ciclo. Le madri non dovrebbero accompagnare i figli il primo giorno di scuola in concomitanza con il primo giorno di ciclo. Non si dovrebbe, non è sano.
RispondiEliminaDobbiamo vederci più spesso. Anche perché a me il ciclo arriva in genere entro il 10, quindi se a te arriva il 15 sono già in buona e posso consolarti senza mettermi a piangere anche io :D
EliminaCommozione :°)
RispondiEliminaAnche per me questi sono giorni di forti emozioni...che spesso io mi commuova nel leggerti ormai non è più una novità...3 bambine, 3 differenti nuovi inizi, so che puoi comprendere il mio stato d'animo come io sto capendo il tuo...come sempre, brava e coraggiosa!!!:-)
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