L'altra sera io e la mia amica Michi siamo state a vedere Carmen Consoli alla notte rosa.
Michi è stata la prima persona a venirmi a trovare nella mia nuova casa, esclusa la mia famiglia e il Donatore.
Insomma, per dirvi che quando ho invitato Michela, mentre salivamo le scale, mi sono ricordata che la casa è un po’ old style e gliel’ho detto. “Ehi, non ti aspettare chissà ché, ci siamo appena trasferite”.
Le mie cose carine, non le ho portate. Non dico che non le porterò eh. Nell’estetica della casa, le mie cose sarebbero determinanti. Tutti quei quadri colorati, e il casco da parrucchiera, e le tende di cotone bianche. Non sto facendo un percorso, è proprio solo una fase, credo.
Cerco un po’ la precarietà, non so, tipo vorrei avere i chiodi sulla sedia, per ricordarmi di non sedermi mai, di stare vigile, di aspettare un po’, prima di finire in un’altra deprimente comfort zone.
Mi sento un pochino una studentessa in Erasmus: con tutta la voglia di possibile di adattarmi, anche a un’estetica che non mi è familiare, tanto non è roba mia, non è per sempre.
Non voglio più mettermi in gabbia, mi dico. Quasi quasi non avevo neanche voglia di estrarre dagli scatoloni i pochi libri che mi sono portata. Non sono affezionata neanche a loro, oggi. Che il 90% dei libri che ho letto li ho presi in biblioteca.
Non so, sarà una fase. O è che ci ho da fare, da pedalare, da riposarmi, da cazzeggiare, da leggere. Ci sono tante cose da fare fuori casa, tipo prendere la bici e andare.
Qui ho tutto quello che mi serve. Anche l’armadio-4- stagioni, che in camera mia non avevo voluto, perché mi ero fatta costruire una cabina armadio accogliente con dentro le mie cose vintage (oltre che un sacco di roba inutile). Ora ce l’ho, anche un po’ dozzinale. Non m’importa, ora, se è dozzinale, davvero.
Ho un terrazzino in camera, da cui entra l’aria del mare. Si vede il tetto di un hotel di quelli per vecchietti in riviera. Ho ai lati del letto due comodini fatti di pile di libri.
La cucina è vecchiotta, ma non ho toccato nulla, tanto non cucino. Cucina mia madre, quando mia madre va via, tipo nel weekend, cucinano le bimbe.
Nel salotto invece ho fatto togliere la credenza, perché avevo paura che chiunque si sarebbe sentito autorizzato a regalarmi oggetti inutili per riempirla; ho messo il divano di fronte alla terrazza con i fiori e il basilico che mi ha regalato Sergio, il vicino di casa di prima, e al tavolo tondo ho aggiunto le mie sedie arancioni.
Le bimbe hanno attaccato qualche poster nella loro nuova cameretta. E a loro piace, anche se a me pareva più elegante l’armadio bianco che abbiamo lasciato a BucoDelCulo, anche se la stanza era molto più grande e con la vista sul rio.
Di nostro non abbiamo messo nient’altro. Prima era tutto frutto del mio gusto o di quello del Donatore: il parquet, il sasso a vista, le piastrelle del bagno e quelle della cucina.
I mobili venivano perlopiù dal mercatino dell’usato, ma erano nei miei colori preferiti. Forse non erano il massimo neanche quelli, a dire la verità. In questo esatto momento penso “Sticazzi”. Alla romana, dico.
Le mie cose carine, non le ho portate. Non dico che non le porterò eh. Nell’estetica della casa, le mie cose sarebbero determinanti. Tutti quei quadri colorati, e il casco da parrucchiera, e le tende di cotone bianche. Non sto facendo un percorso, è proprio solo una fase, credo.
Cerco un po’ la precarietà, non so, tipo vorrei avere i chiodi sulla sedia, per ricordarmi di non sedermi mai, di stare vigile, di aspettare un po’, prima di finire in un’altra deprimente comfort zone.
Mi sento un pochino una studentessa in Erasmus: con tutta la voglia di possibile di adattarmi, anche a un’estetica che non mi è familiare, tanto non è roba mia, non è per sempre.
Non voglio più mettermi in gabbia, mi dico. Quasi quasi non avevo neanche voglia di estrarre dagli scatoloni i pochi libri che mi sono portata. Non sono affezionata neanche a loro, oggi. Che il 90% dei libri che ho letto li ho presi in biblioteca.
la mia vecchia casa |
Qui ho tutto quello che mi serve. Anche l’armadio-4- stagioni, che in camera mia non avevo voluto, perché mi ero fatta costruire una cabina armadio accogliente con dentro le mie cose vintage (oltre che un sacco di roba inutile). Ora ce l’ho, anche un po’ dozzinale. Non m’importa, ora, se è dozzinale, davvero.
Ho un terrazzino in camera, da cui entra l’aria del mare. Si vede il tetto di un hotel di quelli per vecchietti in riviera. Ho ai lati del letto due comodini fatti di pile di libri.
La cucina è vecchiotta, ma non ho toccato nulla, tanto non cucino. Cucina mia madre, quando mia madre va via, tipo nel weekend, cucinano le bimbe.
Nel salotto invece ho fatto togliere la credenza, perché avevo paura che chiunque si sarebbe sentito autorizzato a regalarmi oggetti inutili per riempirla; ho messo il divano di fronte alla terrazza con i fiori e il basilico che mi ha regalato Sergio, il vicino di casa di prima, e al tavolo tondo ho aggiunto le mie sedie arancioni.
Le bimbe hanno attaccato qualche poster nella loro nuova cameretta. E a loro piace, anche se a me pareva più elegante l’armadio bianco che abbiamo lasciato a BucoDelCulo, anche se la stanza era molto più grande e con la vista sul rio.
Di nostro non abbiamo messo nient’altro. Prima era tutto frutto del mio gusto o di quello del Donatore: il parquet, il sasso a vista, le piastrelle del bagno e quelle della cucina.
I mobili venivano perlopiù dal mercatino dell’usato, ma erano nei miei colori preferiti. Forse non erano il massimo neanche quelli, a dire la verità. In questo esatto momento penso “Sticazzi”. Alla romana, dico.
Che poi ci siete voi, a fare casa. Non un mucchio di cose.
RispondiEliminaEh.
EliminaOh, io se passo da Rimini vengo a farti toctoc.
RispondiEliminaPosso?
Vabbè, rispondo in ritardo di un mese, comunque sì :)
EliminaDove sei finita? Venire a Rimini non ti avrà mica fatto passare la voglia di scrivere???
RispondiEliminaEh mi sa.
EliminaComunque io non commento mai perché mi metti in soggezione, però mi manca leggerti.
RispondiEliminaEhy, perché ti metto in soggezione? :)
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