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La facoltà di scegliere

Una cosa che davvero non ho mai capito, è chi mi fa i conti in tasca.
Non lo dico con rabbia, oppure sospettando invidia nei miei confronti. È che proprio veramente non capisco. Non so se vi siete accorti che non mi arrabbio quasi mai qui o su un social, tant'è vero che in ufficio mi auto-definisco "la regina dei troll".

Ma oggi ho scritto un post su genitoricrescono dove parlavo del fatto che lavorare con tre figlie a casa non solo è possibile ma, per me, è anche necessario. E la reazione suscitata mi ha perplesso.



Dicevo che in fondo tutto quello che facciamo è una scelta, o frutto di scelte. E che c’è tanta gente che non lavora però nessuno muore di fame.
Non sto affatto dicendo che chi è disoccupato è felice: sto dicendo che chi è disoccupato mediamente trova qualche espediente per non morire di fame. E lo sto dicendo proprio in termini meramente economici, senza giudizi di valore.
Non sto neanche dicendo che in Italia non c'è povertà ma che in Italia i poveri non muoiono di fame, Potenzialmente se scegli di non lavorare, sai che non morirai. Conosco persone che hanno fatto una scelta di semplicità, e le ammiro con tutta me stessa. E conosco anche persone che si sono dovute adattare alla disoccupazione, cercando comunque di campare, attraverso sussidi o aiuti di persone care. E questo è esattamente quello che farei io qualora dovessi perdere il lavoro.

Quando sono nate le bimbe io mi ero appena laureata e sono stata a casa due anni, perché se la mamma non lavora è molto difficile entrare al nido pubblico; e però non siamo morti di fame: il babbo delle bimbe prendeva uno stipendio, ho accumulato bonus bebè, tre piccoli assegni di maternità Inps, collaboravo col giornale locale, reddito bassissimo, nessuna tassa, vita semplice, una sola auto di terza mano.
Ora che ho uno stipendio medio, a parte il fatto che al momento sostengo alte spese per andare a lavorare, mi sono stati segati gli assegni familiari, ogni anno a giugno spendo la quattordicesima nelle tasse, nessun benefit sociale di nessun tipo (giustamente). Lavoro il quadruplo, sono una madre assente, e lo stile di vita è sempre lo stesso di dieci anni fa: minimalista, un po’ per etica, un po’ per necessità.
E quando mia madre ci manteneva in tre con l'affitto e uno stipendio di un milione al mese, non morivo di fame. Quando mia madre non ne poteva più al lavoro, si licenziava. Era davvero dura, ma non morivamo di fame. Il meccanico venne nel negozio di intimo dove lavoravo a reclamare 500 euro. Ma non morimmo di fame. Il padrone di casa, la banca e Sorit bussavano alla porta un giorno sì e un giorno no, ma non morivamo di fame.
Dunque mi piace pensare che quello che faccio l'ho scelto.

Non do la colpa ad altri per come vivo, e non chiedo nulla a nessuno. Non dico agli altri come dovrebbero vivere.
Però dico loro che quello che si ha, è dovuto certo, al culo, ma anche alle decisioni che si sono prese.

Per questo mi è stato scritto che mi dovrei vergognare, perché in Italia la gente muore di fame. Chi ha scritto questo è evidente che non muore di fame. Conoscete un solo morto di fame? Potreste fare nome e cognome di qualcuno che ha un bambino denutrito, ha richiesto sussidi all’assistenza sociale e gli sono stati negati?
Chi non sa che esiste l’assistenza sociale, è evidente che non sta così male.
Se qualcuno pensa che doversi accontentare di un lavoro malpagato o squalificante sia l’equivalente che morire di fame, non ha mai avuto fame davvero.

A volte mi si dice “Perché hai fatto tre bambine?”.
Sono cazzi miei, questa è la risposta definitiva.

Commenti

  1. Ciao Valentina, sono andata a leggere il tuo articolo e poi i commenti su fb. Purtroppo spesso si estrapola soltanto una parte di un discorso e, senza nemmeno ragionarci su ed essere sicuri di aver compreso, si sputano commenti sui social. Anch'io, come te, cerco di rimanere fuori da queste discussioni "virtuali". Io ti ringrazio per l'articolo perché faccio parte di quelle madri attanagliate dal senso di colpa per il lavoro e che si sentono dire "ma perché hai voluto un figlio". Spero di migliorare un giorno :)

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    1. Ecco, non sentirti in colpa che non ne vale la pena. :*

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  2. No non stiamo morendo di fame adesso, ma moriremo di fame. (Come Italiani, intendo). Il futuro non è per niente roseo, all'orizzonte. (Scusami ancora ma il mood è questo).

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    1. Lady, se parliamo di percezione del futuro puoi vederla come credi, ma quella parlava di dati istat (thread seguente che vi risparmio), 70% di disoccupati morti di fame e 30% di ricchi. Qui siamo al delirio dai.

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  3. È che è un argomento difficile e le persone in media sono frustate, spesso a caso. Mettici sopra i sensi di colpa sei quali parli tu ed ecco le reazioni come quella.
    Io do ragione a te perché è sempre una questione di scelte e consapevolezza, in tutti i campi della vita. Solo che rendersi conto che si è artefici del proprio vivere (e che non dipende dal caso/società/governo/entità non meglio definita) è difficile ed implica un percorso da fare.

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  4. ...sono dell'opinione che l'argomento non sia semplice, ogni cosa detta o scritta, è potenzialmente una bomba ad orologeria pronta ad esplodere...
    personalmente, non ho mai reputato l'invidia come una cosa del tutto bella o brutta, credo piuttosto che possa dare sbocchi di positività, perché può spingere le persone ad essere migliori, ma nel caso del tuo post credo abbiano mal interpretato ciò che hai scritto, e credo parlare delle vite degli altri sia sempre troppo facile

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  5. ...sono dell'opinione che l'argomento non sia semplice, ogni cosa detta o scritta, è potenzialmente una bomba ad orologeria pronta ad esplodere...
    personalmente, non ho mai reputato l'invidia come una cosa del tutto bella o brutta, credo piuttosto che possa dare sbocchi di positività, perché può spingere le persone ad essere migliori, ma nel caso del tuo post credo abbiano mal interpretato ciò che hai scritto, e credo parlare delle vite degli altri sia sempre troppo facile

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    1. Ha voluto interpretare male, perché probabilmente una o due parole hanno toccato una sua ferita aperta. A me spiace, ma non sono responsabile di questo.

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  6. Non so rispondere, cioè condivido quanto scritto da te sull'articolo ma di fondo predico bene e razzolo male. Conosco gente, molta, che sopravvive sulle spalle di altri, e io non riuscirei a farlo, anche se al momento, pur lavorando in due non riusciamo a fare molto di più che arrivare a fine giornata. Niente vacanze e niente sport per i bimbi, che comunque ora sono piccoli. E' questione di scelte? non lo so. Certo potremo cambiare entrambi lavoro ma lasceremo un lavoro che ci piace. Non lo so, quindi per il momento la nostra è una non scelta

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    1. Nia, anche a me sembra di essere obbligata a lavorare, anche io mi incazzo sempre con chi mi dice che fare la mamma o lavorare è una scelta. Ma quello che volevo dire con questo articolo è che, anche se non scegliamo quanto guadagnare, e al nostro livello non scegliamo neanche quanto spendere, comunque abbiamo scelto una vita in famiglia, una casa più o meno carina, un lavoro dove non ci spacchiamo la schiena in miniera. Solo questo.

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  7. esattamente.
    "cazzi miei".
    punto.
    clap clap clap. mi piaci sempre V.
    baci . S.

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  8. L'aggressività sui social è sempre deprecabile e un po' da codardi, quando si attaccano persone che hanno avuto e hanno il coraggio di mettere in campo opinioni sentite, e nel tuo caso la loro vita stessa.
    Non vedo per qual motivo tu debba vergognarti. Perché hai un buon lavoro (ma ti ammazzi di fatica da mattina a sera negandoti riposo e tempo libero)?
    Perché hai fatto tre figlie????? ( ma c'è chiama ne fa uno e pur percependo due stipendi passa la vita a lamentarsi che non-compleanno ce la fa).
    Esattamente, da dove viene l'astio diretto contro chi ha la tranquillità di ammettere che non ha nulla di cui lamentarsi e che in fondo è felice delle proprie scelte? Capisco il tuo sconcerto, ma immagino anche che non ti curerai più di tanto di certi interventi a cappella. Anche se dispiace sempre un po ' venire platealmente fraintesa quando invece ci si esprime con tanta e tale chiarezza.

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  9. L'aggressività sui social è sempre deprecabile e un po' da codardi, quando si attaccano persone che hanno avuto e hanno il coraggio di mettere in campo opinioni sentite, e nel tuo caso la loro vita stessa.
    Non vedo per qual motivo tu debba vergognarti. Perché hai un buon lavoro (ma ti ammazzi di fatica da mattina a sera negandoti riposo e tempo libero)?
    Perché hai fatto tre figlie????? ( ma c'è chiama ne fa uno e pur percependo due stipendi passa la vita a lamentarsi che non-compleanno ce la fa).
    Esattamente, da dove viene l'astio diretto contro chi ha la tranquillità di ammettere che non ha nulla di cui lamentarsi e che in fondo è felice delle proprie scelte? Capisco il tuo sconcerto, ma immagino anche che non ti curerai più di tanto di certi interventi a cappella. Anche se dispiace sempre un po ' venire platealmente fraintesa quando invece ci si esprime con tanta e tale chiarezza.

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    1. Tranqui, mi sono già praticamente dimenticata dell'episodio e non sono stata arrabbiata per un solo attimo.

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  10. Condivido il tuo ragionamento sulle scelte, spesso molti si lamentano della propria vita dicendo di "essere stati costretti" da qualcuno o qualcosa, pensano di trovarsi su un binario obbligato e invece in effetti è un binario che si sono costruiti.
    Però c'è da considerare anche che alcune scelte sono scelte obbligate: vuoi mantenere il tuo lavoro ma diminuire l'orario per curare figli/genitori anziani? No. o lavori full time o ti licenzi.
    Vuoi avere un lavoro? devi lasciare il tuo paese e andare a vivere lontano o magari all'estero e magari non avere i documenti.
    Hai deciso di seguire la tua famiglia che ha lasciato l'Albania ed è venuta a cercar fortuna in italia? Bene quando compi 18 anni diventi clandestina e l'università non la puoi fare.
    Insomma nel momento spazio/temporale in cui ci troviamo, molte persone si trovano a poter scegliere solo tra un ventaglio di sventure.
    L'altro giorno ho conosciuto un ragazzo che ha due bimbi, stesse età delle mie, non li manda a scuola altrimenti i servizi sociali glieli portano via perchè un anno fa ha perso il lavoro e da 5 mesi non hanno casa e dormono in stazione. Questo in una ridente cittadina di provincia del ricco nord.
    Insomma posso capire che faccia un po' incazzare il tuo ragionamento sulle scelte perchè a volte non è sufficiente essere disposti a fare delle rinunce. A qualcuno alcune scelte sono negate e basta.

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    1. Frantola, credimi, lo so che esiste gente che dorme in stazione, e li sento vicini.
      Questo però non autorizza una persona che probabilmente non dorme in stazione a chiedermi perché ho fatto figli, estrapolando una frase da un articolo che incoraggiava le madri lavoratrici a non sentirsi in colpa perché lavorano, dài.

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    2. ah beh ma questo è sicuro. "sentenziare sulla vita degli altri", come ha fatto lei, è una cosa poco elegante e anche poco significativa comunque.
      a farti sentire in colpa se lavori full time ci provano tutti e spesso soprattutto gli insegnanti, almeno nella mia esperienza. E loro sono quelli che dovrebbero garantire apertura mentale e imparzialità nell'educazione dei nostri figli. E invece proprio loro, dall'alto dello stipendio garantito con 25/30 ore settimanali... vabbeh lasciamo stare va' .. altrimenti finisco a sputar sentenze pure io. :-)

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    3. Con gli insegnanti ho la stessa tua esperienza. Ma secondo me il loro problema non è tanto che lavoro quanto il fatto che nel poco tempo con le mie figlie, non essendoci grandi problemi, non do troppo peso a compiti, consegne, voti, registro elettronico, e quindi forse dal loro punto di vista sono assente in generale.

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  11. Perché lavori a tempo pieno?
    Perché mi piace il mio lavoro e perché i miei figli visto che ormai li ho fatti, li mantengo e mi mantengo. Perché un giorno io o il padre potremmo perdere il lavoro o non esserci più e preferisco sapere che oltre il lutto non avranno problemi economici da gestire... sarà che quando mio babbo è morto, mia madre lavorava e la fase assistenza sociale o vado a chiedere i soldi alla vicina per la spesa (vita vissuta), l'abbiamo saltata, che preferisco così.

    Perché hai fatto due figli?
    Cazzi miei
    Perché li hai allattati, non li hai allattati?
    Cazzi miei
    Perché sono andati al nido o non sono andati al nido?
    Cazzi miei
    Perché non li lasci o li lasci ai nonni?
    Cazzi miei
    Non passo abbastanza tempo con loro?
    Cazzi miei!

    TOP !
    PS è da tanto che seguo il tuo blog, ma non mi ricordo se ho mai commentato, mi piace molto come scrivi. La prima volta ho letto tutto di fila, era come leggere un buon libro.
    Chiara

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  12. ma perchè la gente no sa fare altro che daregiudizi...unaracconta lasua esperienza punto!!!!!!!!!
    machissene!!!!!!!

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  13. ciao, la tizia del commento è pazza.

    Ti racconto cosa mi succede normalmente nella vita:
    Settimana scorsa incontro questo mio conoscente coetaneo che non vedevo da mesi.

    -Ciao come va?
    <Bene, tu? Col lavoro? ancora stagionale?
    -Si, ho capito che la cosa che m'importa di più nella vita è avere tempo. Avere molto tempo libero così quando mi viene voglia di fare qualcosa la posso fare.
    <Ma... trovarti un lavoro estivo? Non credi sarebbe il caso?
    -.. ti ho detto che voglio avere tempo libero! un giorno lavorerò tutto l'anno come gli altri, quando sarò costretto a farlo, ma finchè posso lavorare sette mesi all'anno e avere comunque i soldi sufficenti a mangiare andare dal dentista e fare due settimane di ferie non vedo perchè lavorare di più. Tu invece lavori ancora in banca?
    < Si si.
    - Ah, bene dai, e tutto ok?
    < eh insomma , (fa la faccia triste) non ho mai tempo di fare niente.



    Capisci Vale?? Sta gente si lamenta che non ha tempo di far nulla e dice a me che dovrei lavorare di più così anch'io non avrei tempo di far nulla e potrei finalmente essere come loro.
    M come cazzo ragionano? Fatti anche tu il culo a strisce! Lavora! Produci! Contribuisci allo stato! Entra nel gruppo: Infelici ma uguali!
    Vi odio.
    Ultimamente ogni volta che qualcuno mi chiede cosa faccio nella vita rispondo: Campo con la disoccupazione, cioè con le trattenute del tuo stipendio.
    E vedere sti sorrisi che si contraggono non ha prezzo.

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    1. Ecco Bill, tu sei uno degli esempi a cui mi riferivo quando dico che (non sempre, ma a volte) scegliere è possibile.

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  14. Avevo letto il tuo articolo su genitoricrescono e volevo commentare lì (meno male non l'ho fatto!). In realtà a me è piaciuto quello che scrivi e mi ci sono ritrovata molto perché anch'io ho due figlie e anch'io ho un lavoro a tempo pieno, purtroppo sono consapevole che la vita non è rose fiori né per me né per chiunque altro, ma sul morire di fame la penso come te, fortunatamente in Italia nessuno muore di fame. Conosco molte realtà di bambini che hanno l'età delle mie figlie e le famiglie sono a dir poco indigenti, laddove ci sono le famiglie, e la comunità si prende cura di loro. Hanno bonus per la scuola la mensa e per l'affitto e se vogliono ci sono le colonie o comunque associazioni parrocchiali che li portano al mare (io abito in montagna). A certe persone dà fastidio andare a lavoro 8 ore per pagare anche queste cose a questi bambini, io mi sento una privilegiata a poterlo fare. Qualcuno mi dice anche come fai a lavorare 8 ore al giorno e mandare la piccola al nido 8 ore, non ti senti una madre degenere? La risposta è no. Mia figlia la nido gioca e si diverte, io lavoro per potermelo permettere e sono certa che se stessi a casa non avrebbe gli stessi stimoli e non farebbe le stesse cose che fa lì e poi ci passo tutto il resto del tempo, cosa dovrei fare? Annullarmi come persona per stare con loro e poi poterglielo rinfacciare? Come vedi è solo questione di come uno vede le cose e io sono ottimista e vedo il meglio in quello che ho e cerco di fare le mie scelte in base a ciò che mi rende felice non alla società giudicante. O almeno ci provo e non me la prendo con chi fa scelte diverse dalle mie.

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    1. Mela, è proprio con le persone che la vedono in questo modo che volevo parlare. Non era un articolo diretto a chi se la passa molto vale, non era un "cazzo vi lamentate", lungi da me. Tentavo di motivare chi, come me, deve fare i conti col senso di colpa al lavoro e col senso di colpa a casa, all day long.

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  15. Un'osservazione a margine: a me pare che ti piaccia il tuo lavoro, e da quando ti seguo mi pare che tu tragga dal lavoro stimoli e soddisfazione. Pero' spesso mi pare anche che lo denigri, etichettandolo come una costrizione, sottolineando che la carriera non ti interessa. Ecco secondo me in questo c'e' un pizzico di...disonesta' intellettuale? Ipocrisia? Non necessaria autodenigrazione? In Italia ammettere che si ama il proprio lavoro e che si punta a fare un percorso di sviluppo (suona meglio di carriera?) e' sempre stigmatizzato, ambizione e' una parolaccia, soprattutto per le donne. Da quando sto all'estero mi sono tolta questa paranoia e vivo molto meglio!

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    1. Ciao Fra,
      secondo me quello che scrivi è piuttosto inesatto, ma capisco la tua sensazione. Il carrierismo non è qualcosa che mi appartiene: ho sempre preferito lavorare sodo che prendermi responsabilità, odio gestire altri e fare public relations, sono più gentile con gli stagisti che con i capi, non ho mai pestato i piedi a nessuno. Se lavori in azienda sai che questo significa che vengo apprezzata per quella che sono, credo sia a livello umano che più strettamente professionale, ma nessuno mi identifica come il “buon impiegato” o quella che farà carriera. Se invece vuoi dirmi che in fondo non me la passo male, faccio qualcosa che mi piace, che mi permette di esprimermi, per cui vengo apprezzata, e che quindi dovrei evitare di passarmi per proletaria con velleità operaiste, bè, allora capisco e rispetto il tuo punto di vista.

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