Ieri sono andata al complesso San Domenico a Forlì a vedere la mostra Women and Icons del fotografo-giornalista americano Steve McCurry, noto per aver coraggiosamente "aspettato" i suoi scatti in contesti disastrosi, portando in occidente i volti umani delle guerre. Faccio alcune considerazioni sparse che non hanno nulla a che fare con la tecnica fotografica, di cui, a differenza del 90% dell'umanità, non capisco nulla.
La testimonianza di McCurry raccolta nell'audioguida, recava anche una riflessione sui bambini nel mondo: vestono, parlano, si comportano diversamente, ma tutti, in fondo, vogliono solo giocare.
Le mostre al San Domenico non ospitano in genere nomi che attirano turbe di turisti, ma la fila fuori dalla biglietteria cresce anno dopo anno. Perché? Perché la ricostruzione è stata adeguata, e non sempre è così. Perché gli allestimenti sono buoni. Perché sono disponibili guide preparate e audioguide ben fatte. Ma soprattutto perché tutte le mostre che ho visto qui mi hanno fatto vivere un'esperienza completa e ogni volta al di sopra delle aspettative. Lo storytelling è di altissimo livello. Questo ci insegna che anche in provincia si può investire in cultura dal respiro perlomeno nazionale, tramite eventi realizzati rigorosamente da professionisti qualificati e non da miocuggino che mette d'accordo il sindaco, l'imprenditore e la presidentessa del circolo delle ricamatrici, senza la minima percezione di ciò che la gente vuole vedere.
Steve McCurry mi ha fatto sanguinare il cuore
Una parte della mostra era dedicata a ritratti femminili; una parte erano foto di guerra (devastanti), mentre l'ultima sala era dedicata alla "poesia". Molte foto, specie quelle devastanti, ritraevano l'Afghanistan, e questa terra mi ha sempre colpito, sapete quando sentite una connessione emotiva con qualcosa o qualcuno, senza che vi sia un motivo preciso? Ecco. Ho pianto parecchio. Sono stata felice di non aver portato le bambine, a volte non riesco a fingere che va tutto bene perché mamma è con te. L'audioguida riportava direttamente le considerazioni (tradotte) di McCurry su molte delle foto esposte. Questa sotto, scattata dall'interno di un taxi in India, mi ha colpito particolarmente, non per la qualità della foto, per la luce o per la tecnica perfetta, ma per le riflessioni enormi che reca con sé, su chi, nel mondo, sta dentro il taxi e chi fuori, nei monsoni.steve mccurry |
La cultura in provincia è credibile
Solo pochi anni fa il complesso San Domenico era un edificio dismesso. Da qualche anno ospita un museo. Non mi risulta abbia ancora un sito proprio. Negli ultimi quattro anni ho visto diverse mostre, ogni anno più affollate. Per vedere quella di McCurry sono andata due volte: la prima volta avrei dovuto fare due ore di coda. So che per voi che vivete a Roma o a Milano l'arte fa parte della scelta culturale che considerate scontata. In provincia non è così, nonostante la Romagna sia indubbiamente un luogo privilegiato dal punto di vista del tempo libero.Le mostre al San Domenico non ospitano in genere nomi che attirano turbe di turisti, ma la fila fuori dalla biglietteria cresce anno dopo anno. Perché? Perché la ricostruzione è stata adeguata, e non sempre è così. Perché gli allestimenti sono buoni. Perché sono disponibili guide preparate e audioguide ben fatte. Ma soprattutto perché tutte le mostre che ho visto qui mi hanno fatto vivere un'esperienza completa e ogni volta al di sopra delle aspettative. Lo storytelling è di altissimo livello. Questo ci insegna che anche in provincia si può investire in cultura dal respiro perlomeno nazionale, tramite eventi realizzati rigorosamente da professionisti qualificati e non da miocuggino che mette d'accordo il sindaco, l'imprenditore e la presidentessa del circolo delle ricamatrici, senza la minima percezione di ciò che la gente vuole vedere.
Lasciate gli smartphone a casa
Io e mio fratello, dopo il nostro viaggio romano di settembre, ci stiamo battendo per il nostro diritto umano di vedere i musei (specie lui, che ne vede più di me) senza dover fare lo slalom tra i bastoni per selfie. Ci chiediamo che cosa possa aggiungere all'arte, la propria faccia deformata dall'obiettivo dello smartphone. Impedire il passaggio a una mostra perché si sta cercando di riuscire decenti in foto è da cafoni. Fotografare le foto secondo me è persino un po' idiota. Non solo non diventerete mai il fotografo neanche con mille like su Instagram, perché non avete vissuto l'esperienza della presenza in loco, dell'ispirazione, della ricerca, della creazione. Ma vi state perdendo anche l'esperienza dello spettatore. E state rompendo le palle agli altri.
Io sono stata alla mostra domenica scorsa, ho fatto all'incirca 40 minuti di coda, che sono valsi tutti!!
RispondiElimina(Ci tenevo a chiudere il 2015 visitando una bella mostra... quest'anno ne ho viste diverse!)
Condivido molte delle tue considerazioni, per me era la seconda volta a Forlì al Complesso San Domenico, non sapevo come fosse prima, ma gli spazi sono molto ben curati e gli allestimenti fatti benissimo (ho visto mostre curate malissimo da questo punto di vista: ma ti pare che mentre io sto facendo una spiegazione a un gruppo debba aprire o chiudere una finestra perchè la luce che entra dà fastidio e non si vede l'opera?!??); l'audioguida è molto ben fatta, dove posso la prendo sempre...
E, condivido, soprattutto, il tuo pensiero sul lasciare gli smartphone a casa! Lo ammetto, qualche foto l'ho fatta pure io, alcune immagini mi hanno troppo colpito (la donna col burka giallo su sfondo blu, ad esempio), ma trovavo ridicole quelle persone che le fotografavano TUTTE! (anche la mia amica... a un certo momento avrei voluto chiederle se intendeva vedere la mostra dal vivo o solo dallo schermo del telefono!); peggio, poi, quelli con le reflex... che non basta avere una macchina fotografica di quel tipo per fare belle foto... soprattutto a foto di foto!!!! (che, come ha commentato una: ma che fotografate a fare, le trovate ad alta risoluzione su Internet!)
Scusa il lungo commento.... io adesso non vedo l'ora di tornare a Forlì per quella su Piero della Francesca! (però mi sono ripromessa di tornare un giorno feriale e... DA SOLA! Come avevo fatto con Boldini!)
Ciao... e auguri!!
risposte sparse:
Elimina1) io sono andata con mamma e fratello, ma fortunatamente li ho persi nella prima sala. Da soli è meglio :D
2) Guarda, io non sono una che non fa foto...non sono una maniaca ma ne faccio! E davvero certe foto mi sarebbe piaciuto portarle con me. Ma fortunatamente avevo dato per scontato che non si potesse portare il telefono, come in occasione delle mostre precedenti che ho visto, e così l'avevo lasciato al guardaroba. Mi sono goduta la mostra senza filtri e quando ho sentito la mancanza del mio telefono, perché vedevo qualcosa di troppo bello, mi sono detta proprio quello che ha commentato la persona che hai sentito :)
3) ero andata anche io domenica scorsa. Alle due c'era una lunga coda. Ho fatto un giro in centro e sono tornata sulle 4.30: la coda aveva fatto il gomito! Forse non due ore ma secondo me più di un'ora sì :)
Bella quella foto del taxi, soprattutto perché non sembra posata e studiata come le sue più famose.
RispondiEliminaLe sue mostre mi sono sempre sfuggite per un soffio... mi auguro di rimediare presto.
Buon fine anno ;)
Io ci sono, battiamoci contro i bastoni da selfie!
RispondiEliminaFondiamo un gruppo "anti bastoni da selfie" su Facebook? Mamma mia che brutto mondo.
AAAAAAAAAAHHHHHH voglio la recensione "le sirene di titano"!!!!!!!
RispondiEliminaNon sto riuscendo a leggerlo, ma se ce la faccio te lo dico :)
Eliminami son mangiato un "di" per l'emozione
RispondiEliminaE' due volte che tento di andarci, è due volte che torno a casa per la fila.
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