Svegliarsi di sabato mattina alle 14 perché suona il telefono di casa ripetutamente (e può essere solo tua madre perché quasi nessuno ha il tuo numero), e, come prima cosa, vomitare schiuma amara, non è esattamente edificante. Per questo non bevo quasi mai.
Il malessere fisico almeno sembra una punizione e in quanto tale è rassicurante e assolvente.
E comunque, le ultime due birre, quelle che avrei potuto risparmiarmi, mi sono state offerte, e ho risposto, no, sai, sto andando a casa, ma me le sono comunque ritrovate davanti, sul tavolino, prima una, poi l'altra.
Sapete di quei romani che non è che parlano, fanno teatro di strada, e tu non puoi osare commentare o inserirti pacatamente nella conversazione, perché tanto non ti lasciano parlare. Poi io, che ho questa voce bassa. E chi è che mi lascia parlare, a me. Per questo scrivo. Chi sa che scrivo, affina l'orecchio, e mi sente, se sto prendendo la parola, anche se ho questa voce bassa, non urlo quasi mai. Ma non ho più paura di sparire, non più.
E dunque ascoltavo sì e no quello che dicevano questi due romani, finché ho appoggiato la testa sulla spalla della mia amica e per poco non mi sono addormentata.
Io, gli uomini che ti offrono ripetutamente birre, li odio.
Le amiche con cui sono uscita venerdì sono fantastiche. Le conosco solo da qualche anno, ma con loro è come essere sette o otto Spice Girls. Siamo tutte un po' rockstar. Siamo quasi tutte mamme di due figli in media, nessuna milfona nel termine tradizionale del termine però. Tutte tra i trentadue (io) e i trentasette. Tutte diverse. Sono ancora lì che rido.
Io non mi sento sola. Uomini, incontro praticamente solo degli sfigati, ma c'è da dire che esco poco. Quelli in gamba li tengo come amici, ne ho diversi, alcuni anche eterosessuali.
Sabato mattina mi sono svegliata pensando "Ecco perché usano l'aggettivo feroce per definire il mal di testa", e non avrei voluto qualcuno accanto, ecco perché non avevo nessuno accanto.
Ho letto che a Parigi il monolocale minimo affittabile è di nove metri quadrati, compreso il bagno. Questi "appartamenti" all'ultimo piano, vista sui tetti, nascono come stanze della servitù, e ora vengono affittati agli studenti per quattrocento, cinquecento euro al mese. Nove metri quadrati è meno della mia cucina. Casa mia è cento metri quadrati, non a Parigi ma a BucoDelCulo. Non sono fisicamente sola e sola non mi sento, ma a volte rimpiango la solitudine. Tutti i giorni rimpiango il silenzio. Nove metri quadrati è meno della mia cucina, mi viene la claustrofobia a pensarci.
Io credo che la solitudine può essere anche dolce. Anche se nove metri quadrati sono un buco. Parigi è bella e fredda e dolce, la città più bella del mondo.
Credo che mi sentirei molto più sola, se avessi la testa nel water in un appartamento di nove metri quadrati nella città più bella del mondo.
Io non mi so mai decidere. Non mi piace niente. Mi piace tutto. Più la prima.
Ecco, però quando ho letto di questi appartamenti di nove metri quadrati, ho un po' desiderato essere lì, a raschiare il fondo.
Il malessere fisico almeno sembra una punizione e in quanto tale è rassicurante e assolvente.
E comunque, le ultime due birre, quelle che avrei potuto risparmiarmi, mi sono state offerte, e ho risposto, no, sai, sto andando a casa, ma me le sono comunque ritrovate davanti, sul tavolino, prima una, poi l'altra.
Sapete di quei romani che non è che parlano, fanno teatro di strada, e tu non puoi osare commentare o inserirti pacatamente nella conversazione, perché tanto non ti lasciano parlare. Poi io, che ho questa voce bassa. E chi è che mi lascia parlare, a me. Per questo scrivo. Chi sa che scrivo, affina l'orecchio, e mi sente, se sto prendendo la parola, anche se ho questa voce bassa, non urlo quasi mai. Ma non ho più paura di sparire, non più.
E dunque ascoltavo sì e no quello che dicevano questi due romani, finché ho appoggiato la testa sulla spalla della mia amica e per poco non mi sono addormentata.
Io, gli uomini che ti offrono ripetutamente birre, li odio.
Le amiche con cui sono uscita venerdì sono fantastiche. Le conosco solo da qualche anno, ma con loro è come essere sette o otto Spice Girls. Siamo tutte un po' rockstar. Siamo quasi tutte mamme di due figli in media, nessuna milfona nel termine tradizionale del termine però. Tutte tra i trentadue (io) e i trentasette. Tutte diverse. Sono ancora lì che rido.
Io non mi sento sola. Uomini, incontro praticamente solo degli sfigati, ma c'è da dire che esco poco. Quelli in gamba li tengo come amici, ne ho diversi, alcuni anche eterosessuali.
Sabato mattina mi sono svegliata pensando "Ecco perché usano l'aggettivo feroce per definire il mal di testa", e non avrei voluto qualcuno accanto, ecco perché non avevo nessuno accanto.
Ho letto che a Parigi il monolocale minimo affittabile è di nove metri quadrati, compreso il bagno. Questi "appartamenti" all'ultimo piano, vista sui tetti, nascono come stanze della servitù, e ora vengono affittati agli studenti per quattrocento, cinquecento euro al mese. Nove metri quadrati è meno della mia cucina. Casa mia è cento metri quadrati, non a Parigi ma a BucoDelCulo. Non sono fisicamente sola e sola non mi sento, ma a volte rimpiango la solitudine. Tutti i giorni rimpiango il silenzio. Nove metri quadrati è meno della mia cucina, mi viene la claustrofobia a pensarci.
Io credo che la solitudine può essere anche dolce. Anche se nove metri quadrati sono un buco. Parigi è bella e fredda e dolce, la città più bella del mondo.
Credo che mi sentirei molto più sola, se avessi la testa nel water in un appartamento di nove metri quadrati nella città più bella del mondo.
Io non mi so mai decidere. Non mi piace niente. Mi piace tutto. Più la prima.
Ecco, però quando ho letto di questi appartamenti di nove metri quadrati, ho un po' desiderato essere lì, a raschiare il fondo.
direi che anche a me fanno quest'effetto. Mi piacerebbe essere là a vivere un avventura.
RispondiEliminao forse mi hai solo trascinato tu con questo post.
signur ho dimenticato l'apostrofo, sorry.
RispondiEliminaun mio ex coinquilino, al mattino dopo la solita sbornia, diceva di se: ieri sera ho fatto la rockstar. mi piace di piu' A, un amico di qui, che nelle medesime condizioni dichiara: ieri sera ho fatto il giovane. parere personale: la birra e' inutile. ma del resto anche andare per locali, sempre secondo me, lo e'. ah: conosco gente che si e' devastata perché "gli era stato offerto". di tutto. alla fine da giovani siamo un po' come i cani, quelli che mangiano fino a schiattare, finché ce n'è. tu hai fatto la giovane, la rockstar, o sei una giovane rockstar? a domanda risponde... la schiuma amara.
RispondiEliminaMah, io sono sempre stata una tipa molto assennata. Le volte che non mi sono piaciuta però mi hanno insegnato molto di più di quelle che mi sono data una pacca sulla spalla.
EliminaNeanche a me piace andar per locali, però mi piace molto stare con le mie amiche.
trovo la frase seguente al "Mah" un tantino autoreferenziale. per il resto emerge come pericolosamente determinante in te il principio del piacere, che tu mamma mi insegni, essere in opposizione al principio di realta'. tutto cio' lo scrivo celiando. un po' meno per scherzo affermerei invece che e' un problema serio, seppur non riconosciuto da chi lo patisce, il luogo di incontro a disposizione degli urbanizzati. saluti.
EliminaIl piacere non è affatto contrario alla realtà, è contrario allo stoicismo e io stoica devo dire che non sono. Per fortuna per la mia integrità morale sono invece molto selettiva.
Eliminalungi da me l'idea di entrare nel merito, ma c'è tutta una "roba" postfreudiana di genitori-figli osservata attraverso i due principi. in sintesi sarebbe a dire che il piccolo si muove seguendo il principio del piacere, gioca e impara. ma per far questo il genitore lo protegge sposando il principio di realta', per lasciare la possibilita' di crescere al pargolo. successivamente e gradualmente il pargolo approda o approderebbe piu' o meno felicemente o traumaticamente al principio di realta', mentre il genitore, tramite il pargolo, riconquisterebbe in parte anche il moto nascente dal principio a cui, momentaneamente si spera, aveva abdicato. cosi', alla grossa... in quanto a piacere e stoicita', diciamo che riferimenti alla filosofia greca a parte, c'è un possibile piacere nella pratica dello stoicismo. quindi lasciamo perdere che e' ora di pranzo... saluti.
EliminaOgni tanto anche io ci penso.. in un'altra vita forse. Comunque 9 metri quadrati è più piccolo del mio balcone, probabilmente si fa pipì nel lavello.
RispondiEliminaMi sa che ignori una cosa fondamentale, che ti farà passare tutta la voglia di essere a Parigi nei famosi 9metri quadrati: il water non c'è!!!!
RispondiEliminaNon sto scherzando, la doccia (a volte, solo un lavandino), è nella camera, tra il letto e il minifrigo. Ma il water è fuori! in comune con altre 4-5 persone e devi solo augurarti che non hanno bevuto anche loro la sera prima!
Autopunirmi e' una delle cose che so fare meglio. Sentirsi da schifo e desiderare di sparire,anche. Poi passa, fino alla prossima volta. Ma a Parigi no, che e' una bellezza solo pronunciare il nome. Forza Polly! Un grande abbraccio PS: leggerti sta diventando una necessita'
RispondiEliminaReally? Perché? (proprio curiosità mia eh?)
EliminaPerchè scrivi di sentimenti veri, e hai un modo di "sentire"le cose che mi sembra cosi' simile al mio...perchè riesci a stupirmi mentre leggo, che non si capisce subito come va a finire il post e come ti senti tu. E poi perchè sei stata cosi' carina da rispondere alla mia mail che un pochino mi pare di conoscerti (l'ho poi aperto il blog, ma è ancora molto "under construction"). Quindi, grazie.
Eliminaè il post più punk che hai scritto, e ovviamente mi è piaciuto molto.
RispondiEliminaahah, lo sapevo.
Eliminapoi mi spiegerai perchè esci con dei romanacci che ti riempiono di birra.
RispondiEliminagesù, spiegerai non si può vedere.
EliminaNo aspe, io non esco con idioti di mia spontanea volontà, al massimo me li ritrovo accanto.
Eliminavero il mal di testa del giorno dopo è Feroce. ;-))
RispondiElimina