Ieri sera io e le bimbe siamo andate al cinema all’aperto.
L’Arena Borghesi è lo storico cinema all’aperto di Faenza ma io, in 32 anni, non ero mai andata. Abbiamo parcheggiato abbastanza lontano, vicino alla casa di riposo.
La casa di riposo è per gli anziani ricchi. Io da vecchia vorrei essere un’anziana ricca, così non finisco dalle suore e non mi lasciano morire per un femore rotto come è successo a nonna Cloe.
Forse nelle stanze dell’ospizio per ricchi non c’è puzza di merda e vecchi annichiliti e sedati che non parlano e non ricevono visite, perché i parenti sono troppo angosciati.
Se non sto all’ospizio degli anziani ricchi, io da vecchia vorrei spararmi, per non andare dalle suore. Le bimbe mi hanno chiesto se gli anziani ricchi hanno anche l’idromassaggio.
Accanto alla residenza per anziani c’è una struttura dove più di dieci anni fa ricoverarono mia nonna, per la degenza dopo l’ amputazione della gamba. Era un ospedale non male, mi sembrava meglio dell’ospedale civile. Più attrezzato. Più nuovo. C’era un apprendista medico carino che mia nonna cercava di farmi conoscere. Lui le aveva detto che aveva una bella nipote. Io ho pensato si fosse confuso, oppure che nonna lo avesse obbligato a farmi un complimento. Avevo vent’anni e non ero né bella né brutta. Stavo con il Donatore, che mi diceva “C’è qualcosa, è come guardi il mondo”.
In questa struttura molti anziani avevano la compagnia di una badante dell’est Europa.
Noi ci passavamo molte ore del giorno. Mio fratello ogni pomeriggio. Mia madre ogni pausa dal lavoro. Io quando uscivo dall’università. A volte ci trovavamo nel parcheggio, io, mia mamma, mio fratello, mamma che fumava, e gioivamo dei progressi di nonna, come ora gioiamo e ridiamo di quello che fanno o dicono le bimbe. Io pensavo che era bello che nonna per la prima volta in vita sua fosse la protagonista. Era sempre stata sola. Sola come solo una donna può essere. Piangevo di gioia pensando che finalmente avrei potuto fare qualcosa per la donna che mi aveva cresciuta. Ma poi non ce l’abbiamo fatta. Era diventata bianca bianca, con gli occhini tondi neri, e quando l’abbiamo portata a casa era cattivissima. Le persone che ami a un certo punto diventano cattivissime, ti guardano con disprezzo, non sono più loro. Le persone sono un po’ delle bestie. Se proprio lei mi ha fatto questo, allora io non posso proprio più credere in niente.
Insomma l'abbiamo mandata all'ospizio delle suore, in collina. Era l'unico ospizio che potevamo permetterci. Mia madre ha detto che non ne voleva più sapere, di mia nonna. Ma ha affittato un appartamento accanto all'ospizio. Non ci andava quasi mai ma dalla finestra vedeva la sua finestra. Anche io ho comprato casa poco distante. La mattina che abbiamo fatto la colata di cemento al piano terra, nonna se n'è andata. Il femore dell'unica gamba che le era rimasta. Hanno telefonato a mio zio, che faceva il muratore nella mia casa nuova, e lui ha scritto nel cemento fresco "Ciao mamma", ed è ancora là, sotto alle piastrelle del salotto.
E scusate questa scrittura a singhiozzo, questi punti di sospensione ravvicinati.
Quella struttura ospedaliera in viale Stradone è stata dismessa. Eppure non era male. Meglio dell’ospedale civile. Ora è solo un edificio abbandonato su viale Stradone. Ci sono delle tapparelle su, dice che ci sono degli squatter, io dico che sono poveracci che non sanno dove altro andare, squatter è un’altra cosa. Io ci passo davanti, vedo le tapparelle su, e ho i brividi lungo le braccia.
Ma guardo dritto, e in fondo alla strada c’è l’Arena Borghesi.
Faenza, non l'ho mai amata davvero, ma è l'unica città del mondo che quando passo mi chiama e mi parla.
L’Arena Borghesi è lo storico cinema all’aperto di Faenza ma io, in 32 anni, non ero mai andata. Abbiamo parcheggiato abbastanza lontano, vicino alla casa di riposo.
La casa di riposo è per gli anziani ricchi. Io da vecchia vorrei essere un’anziana ricca, così non finisco dalle suore e non mi lasciano morire per un femore rotto come è successo a nonna Cloe.
Forse nelle stanze dell’ospizio per ricchi non c’è puzza di merda e vecchi annichiliti e sedati che non parlano e non ricevono visite, perché i parenti sono troppo angosciati.
Se non sto all’ospizio degli anziani ricchi, io da vecchia vorrei spararmi, per non andare dalle suore. Le bimbe mi hanno chiesto se gli anziani ricchi hanno anche l’idromassaggio.
Accanto alla residenza per anziani c’è una struttura dove più di dieci anni fa ricoverarono mia nonna, per la degenza dopo l’ amputazione della gamba. Era un ospedale non male, mi sembrava meglio dell’ospedale civile. Più attrezzato. Più nuovo. C’era un apprendista medico carino che mia nonna cercava di farmi conoscere. Lui le aveva detto che aveva una bella nipote. Io ho pensato si fosse confuso, oppure che nonna lo avesse obbligato a farmi un complimento. Avevo vent’anni e non ero né bella né brutta. Stavo con il Donatore, che mi diceva “C’è qualcosa, è come guardi il mondo”.
In questa struttura molti anziani avevano la compagnia di una badante dell’est Europa.
Noi ci passavamo molte ore del giorno. Mio fratello ogni pomeriggio. Mia madre ogni pausa dal lavoro. Io quando uscivo dall’università. A volte ci trovavamo nel parcheggio, io, mia mamma, mio fratello, mamma che fumava, e gioivamo dei progressi di nonna, come ora gioiamo e ridiamo di quello che fanno o dicono le bimbe. Io pensavo che era bello che nonna per la prima volta in vita sua fosse la protagonista. Era sempre stata sola. Sola come solo una donna può essere. Piangevo di gioia pensando che finalmente avrei potuto fare qualcosa per la donna che mi aveva cresciuta. Ma poi non ce l’abbiamo fatta. Era diventata bianca bianca, con gli occhini tondi neri, e quando l’abbiamo portata a casa era cattivissima. Le persone che ami a un certo punto diventano cattivissime, ti guardano con disprezzo, non sono più loro. Le persone sono un po’ delle bestie. Se proprio lei mi ha fatto questo, allora io non posso proprio più credere in niente.
Insomma l'abbiamo mandata all'ospizio delle suore, in collina. Era l'unico ospizio che potevamo permetterci. Mia madre ha detto che non ne voleva più sapere, di mia nonna. Ma ha affittato un appartamento accanto all'ospizio. Non ci andava quasi mai ma dalla finestra vedeva la sua finestra. Anche io ho comprato casa poco distante. La mattina che abbiamo fatto la colata di cemento al piano terra, nonna se n'è andata. Il femore dell'unica gamba che le era rimasta. Hanno telefonato a mio zio, che faceva il muratore nella mia casa nuova, e lui ha scritto nel cemento fresco "Ciao mamma", ed è ancora là, sotto alle piastrelle del salotto.
E scusate questa scrittura a singhiozzo, questi punti di sospensione ravvicinati.
Quella struttura ospedaliera in viale Stradone è stata dismessa. Eppure non era male. Meglio dell’ospedale civile. Ora è solo un edificio abbandonato su viale Stradone. Ci sono delle tapparelle su, dice che ci sono degli squatter, io dico che sono poveracci che non sanno dove altro andare, squatter è un’altra cosa. Io ci passo davanti, vedo le tapparelle su, e ho i brividi lungo le braccia.
Ma guardo dritto, e in fondo alla strada c’è l’Arena Borghesi.
Faenza, non l'ho mai amata davvero, ma è l'unica città del mondo che quando passo mi chiama e mi parla.
Ho i brividi...
RispondiEliminaMaira
MadonnaCiccone, mi hai fatto piangere.
RispondiEliminaQuello che riesci a trasmettere tu quando scrivi delle cose che ti parlano, seriamente.
RispondiEliminacavolo polly. che brava. grazie per questo racconto
RispondiEliminaio pure vorrei diventare un'anziana ricca.
RispondiEliminatanto, con la flemma con cui mi entrano soldi, diventerò prima vecchia che ricca. speriamo di diventare almeno un'anziana benestante, ecco.
ma la vera domanda è: ricchezza in vecchiezza ci risparmierà dal diventare cattive?
Io diventerò un'anziana signora ricca, con la sua pasticca di via d'uscita in tasca. Perché sinceramente dopo quello che ho visto non mi interessa tirarla per le lunghe...
RispondiEliminaE poi Polly con questo post Faenza, che non ho mai visto se non da viaggiatrice in transito al binario due, ha chiamato e parlato anche a me...
Un racconto di un pezzo di città e un pezzo di dolore montato come se fossero sullo stesso piano, pazzesco... Sei troppo una grande tu!
Bel post!
RispondiEliminaPotrebbe essere benissimo una delle città invisibili di Calvino. Una di quelle della memoria. Che so... Dorotea, o Zaira...
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