Cari e care,
Ieri mattina ho letto sull'Huffington Post di questi due tizi che avevano postato una propria selfie di divorzio, raccontando come la separazione fosse stata per il bene della loro famiglia e dei loro figli, e di come quella data fosse da festeggiare, in onore della loro amicizia e dei loro sforzi comuni. In poche ore il post ha raggiunto le trentamila condivisioni.
Non vorrei fare l'esterofila, visto che in Italia abbiamo gli spaghetti al pomodoro, Mina e un sacco di bella roba, però mi chiedo se trentamila italiani avrebbero condiviso tale avvenimento senza biasimo o ipocrisia.
Ma se la società risultasse così accogliente e fiduciosa dell'evidenza che la maggior parte delle persone tenta di fare il meglio che può, di certo non si può dire lo stesso dello Stato, completamente retrogrado.
Io non sono una donna sola con figli: io sono parte di una famiglia.
Ma per lo Stato italiano la mia famiglia è il fallimento di un contratto mai siglato, o comunque qualcosa che non funziona come dovrebbe.
Lo Stato, quando chiedo gli assegni familiari mi dice che prima devo avere l’autorizzazione dall'Inps per includere le mie figlie nel mio stato di famiglia, perché sono “solo” figlie naturali, illegittime.
Lo Stato dice che se mio fratello e la Fra vivono assieme, dormendo in camere separate, sono per forza una coppia, anche se senza diritti. Mio fratello dice “Sono gay”, lo Stato risponde “I gay non esistono”.
Lo Stato italiano non riconosce la famiglia della maggior parte delle persone che frequento.
Dice "Coppie di fatto", "Figli naturali". In questi giorni addirittura si parla di "Formazioni sociali specifiche", col nostro solito feticismo linguistico negazionista.
Lo Stato prende atto di noi, con fare schizzinoso. Ho dovuto fare il nuovo modello Isee per portare la bambina dal dentista e ho dovuto dichiarare anche i redditi del mio ex, perché il modello non prevedeva la possibilità che noi non ci fossimo mai spostati e non avessimo mai divorziato.
Siccome sul sito Genitori Crescono (una redazione bellissima) ho scritto tante riflessioni sulla famiglia e sulla separazione più circostanziate e meno personali che qui, vi volevo linkare qualche mio vecchio articolo sempreverde: magari vi fa bene.
Qualunque famiglia siate, io mi rivolgo a voi. Perché se anche siete famiglie classiche, lo Stato italiano non vi dà comunque il diritto di essere altro da così, e dunque questa questione vi riguarda, se volete essere cittadini liberi e non sudditi della burocrazia.
L'evoluzione delle famiglie scomposte: qui ho parlato del fatto che quando siamo in difficoltà ci evolviamo, a volte diamo persino il meglio di noi. Come nel preistorico cartoon "I Croods".
La famiglia, il sogno, la pubblicità: la pubblicità a mio avviso gioca un ruolo importante nello stabilire, per la propria semplicità, come dovrebbe essere una famiglia. Non tutti lo fanno male.
Separarsi è educazione emotiva: se arriviamo al punto di dover stravolgere qualcosa di importante e su cui abbiamo investito tanto, come la nostra famiglia, certo, i nostri figli non festeggeranno, ma possiamo considerarla anche una lezione emotiva sul rispetto della propria dignità.
Vi amo ma non voglio essere come voi: perché penso che essere i modelli assoluti dei propri figli non sia auspicabile. Mentiremmo.
Le sentinelle in piedi e la resistenza pop intellettuale: qui parlo dei sentinelli e non dico neanche una parolaccia.
Ieri mattina ho letto sull'Huffington Post di questi due tizi che avevano postato una propria selfie di divorzio, raccontando come la separazione fosse stata per il bene della loro famiglia e dei loro figli, e di come quella data fosse da festeggiare, in onore della loro amicizia e dei loro sforzi comuni. In poche ore il post ha raggiunto le trentamila condivisioni.
Non vorrei fare l'esterofila, visto che in Italia abbiamo gli spaghetti al pomodoro, Mina e un sacco di bella roba, però mi chiedo se trentamila italiani avrebbero condiviso tale avvenimento senza biasimo o ipocrisia.
Ma se la società risultasse così accogliente e fiduciosa dell'evidenza che la maggior parte delle persone tenta di fare il meglio che può, di certo non si può dire lo stesso dello Stato, completamente retrogrado.
Io non sono una donna sola con figli: io sono parte di una famiglia.
Ma per lo Stato italiano la mia famiglia è il fallimento di un contratto mai siglato, o comunque qualcosa che non funziona come dovrebbe.
Lo Stato, quando chiedo gli assegni familiari mi dice che prima devo avere l’autorizzazione dall'Inps per includere le mie figlie nel mio stato di famiglia, perché sono “solo” figlie naturali, illegittime.
Lo Stato dice che se mio fratello e la Fra vivono assieme, dormendo in camere separate, sono per forza una coppia, anche se senza diritti. Mio fratello dice “Sono gay”, lo Stato risponde “I gay non esistono”.
Lo Stato italiano non riconosce la famiglia della maggior parte delle persone che frequento.
Dice "Coppie di fatto", "Figli naturali". In questi giorni addirittura si parla di "Formazioni sociali specifiche", col nostro solito feticismo linguistico negazionista.
Lo Stato prende atto di noi, con fare schizzinoso. Ho dovuto fare il nuovo modello Isee per portare la bambina dal dentista e ho dovuto dichiarare anche i redditi del mio ex, perché il modello non prevedeva la possibilità che noi non ci fossimo mai spostati e non avessimo mai divorziato.
Siccome sul sito Genitori Crescono (una redazione bellissima) ho scritto tante riflessioni sulla famiglia e sulla separazione più circostanziate e meno personali che qui, vi volevo linkare qualche mio vecchio articolo sempreverde: magari vi fa bene.
Qualunque famiglia siate, io mi rivolgo a voi. Perché se anche siete famiglie classiche, lo Stato italiano non vi dà comunque il diritto di essere altro da così, e dunque questa questione vi riguarda, se volete essere cittadini liberi e non sudditi della burocrazia.
L'evoluzione delle famiglie scomposte: qui ho parlato del fatto che quando siamo in difficoltà ci evolviamo, a volte diamo persino il meglio di noi. Come nel preistorico cartoon "I Croods".
La famiglia, il sogno, la pubblicità: la pubblicità a mio avviso gioca un ruolo importante nello stabilire, per la propria semplicità, come dovrebbe essere una famiglia. Non tutti lo fanno male.
Separarsi è educazione emotiva: se arriviamo al punto di dover stravolgere qualcosa di importante e su cui abbiamo investito tanto, come la nostra famiglia, certo, i nostri figli non festeggeranno, ma possiamo considerarla anche una lezione emotiva sul rispetto della propria dignità.
Vi amo ma non voglio essere come voi: perché penso che essere i modelli assoluti dei propri figli non sia auspicabile. Mentiremmo.
Le sentinelle in piedi e la resistenza pop intellettuale: qui parlo dei sentinelli e non dico neanche una parolaccia.
Mi sono sposata dopo 27 anni di convivenza more uxorio e un figlio in comune perchè non ne potevo più dei limiti che ci venivano imposti. E' stata una sconfitta, lo so, ma ero veramente stanca di lottare contro i mulini a vento della burocrazia. Ma quello che mi ha fatto soccombere è stato il pensiero che nè io, nè lui, in caso di necessità avremmo potuto prendere delle decisioni, anchorchè dolorose nei confronti dell'altro, ma il peso sarebbe stato scaricato sui nostri figli, e io non posso permettere una cosa del genere.
RispondiEliminaCapisco il senso di sconfitta :(
EliminaA me ultimamente le famiglie normali fanno una gran paura! :(
RispondiEliminaGuarda, io ne conosco forse un paio :D
EliminaDalle mie parti già la mia famiglia è considerata strana perché mi sono sposata in comune e mio figlio non è battezzato (orroreeee!!!). Quindi siamo normali per lo Stato, ma non per il popolo ;-)
RispondiEliminaAddirittura!
EliminaLa domanda è: perchè siamo così indietro nel riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto? Non sarà per la scomoda ed ingombrante enclave romana?
RispondiEliminaOvviamente è così.
EliminaMeno male almeno sui figli qualche piccolo passo avanti è stato fatto....
RispondiEliminaMa il resto...
Guarda, il diritto di famiglia degli anni 70 prevedeva che i figli naturali e i figli legittimi avessero gli stessi diritti ma non è affatto così, dunque non so se sperare ancora o rinunciare, con la consapevolezza che vivo in un paese ipocrita e ingiusto.
EliminaLavoro in uno studio dove fanno buste paga e almeno un terzo dei bambini non hanno i genitori sposati. Magari si sposano più tardi, evidentemente non si sente la necessità prima.
RispondiEliminaLa questione degli assegni familiari è la più ridicola, perché dopo l'autorizzazione chiedono i redditi di un solo genitore, noi conviviamo da 10 anni, abbiamo il conto cointestato e due figlie insieme ma per l'INPS sono una ragazza madre. Ovviamente,facendo un part-time e con due figlie mi danno un sacco di soldi, e non lo trovo giusto (al di là che sono soldi che io e la mia titolare versiamo, quindi gira e rigira sono soldi miei), la mia famiglia non è monoreditto, non campiamo in tre con 12 mila euro lordi.
Eh, lo so. D'altro canto se l'Italia è così stupida tu fai bene a NON rinunciare a quel diritto. Però il fatto che noi risultiamo una famiglia con due case due auto e due stipendi quando non è affatto così, mi fa inviperire. Io rinuncio al caffè al bar e questi mi dicono che sono ricca.
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RispondiEliminaTi leggo e penso alla mia amica Monica, che quando è morto il suo compagno (dopo 10 anni di convivenza) si è ritrovata con diritti zero e sopratutto senza la possibilità di decidere se lasciarlo attaccato ad una macchina oppure no.
RispondiEliminaChissà se il Medioevo finirà, prima o poi.
(Hops, col commento di prima ho fatto un piccolo casino.Sorry!)
Vediamo se sta legge che è in ballo ci traghetterà in un paese semi-civile.
EliminaProprio questa evenienza ci ha fatto decidere che solo noi due possiamo decidere del destino uno dell'altro, e non i figli, che poi si porterebbero il peso di decisioni dolorosissime per tutta al vita, ho due amiche che si sono viste costrette a decidere per i genitori e nonostante siano passati decenni, ne portano ancora il peso. Io non voglio questo per i nostri figli.
EliminaScusate ma no.
RispondiEliminaFerma restando la libertà di ciascuno di vivere la propria vita come meglio crede, non si può pensare che tutto sia uguale. Non lo è. Se lo fosse non ci sarebbero i detrattori del matrimonio infatti e la ragione principale per cui due che convivono non si sposano è proprio che vogliono poter essere liberi di lasciarsi senza andare incontro a carte e procedimenti e soldi. Benissimo dico io, ma allora che non si pretenda di avere gli stessi privilegi di chi invece si espone al rischio di doverli affrontare quei procedimenti.
Perché è tutto lì e l'amore in queste battaglie non c'entra nulla. È sempre una questione economica. Reversibilità, assegni, redditi, eredità: si stringe a questo. Anche la faccenda delle decisioni mediche conta relativamente: basta che l'interessato faccia un documento in cui affida ad un altro l'incombenza delle decisioni. Mi direte che a quel punto l'eventuale famiglia può impugnare il tutto e che ci vuole tempo e soldi ed un giudice. Vi rispondo la stessa cosa: il matrimonio serve anche a questo ed è abbastanza pretestuoso volere i benefici ma non gli oneri.
Aspetta, io non ho mai detto che non mi voglio sposare ma voglio la pensione o l'eredità. Se le volevo mi sposavo, sarebbe stato semplice. C'è parecchia gente che si sposa per motivi economici o per praticità.
EliminaIo ti sto dicendo che la burocrazia riserva un trattamento peggiore alla mia famiglia, perché non la considera una famiglia (e invece pensa un po', lo è). Se lo Stato, nel 2015, ancora mi dice che se voglio che i miei figli siano come gli altri, allora mi devo sposare; è uno Stato incivile e retrogrado.
Non è vero inoltre che le decisioni mediche le può prendere chiunque, perché quando il babbo delle mie bambine ha avuto un incidente molto grave (ancora convivevamo), io sono stata chiamata dall'amico che l'ha accompagnato all'ospedale, non dal PS, che ha chiamato la legittima sorella.
E se mio fratello si volesse sposare, non potrebbe.
Della pensione di reversibilità non me ne frega un cazzo, davvero.
Sono arcisicura che, nel tuo caso, sia così, davvero. Penso che per la maggior parte dei casi la situazioni dei fatti assomigli di più a quella che ho scritto da cui la mia considerazione. Ci aggiungo anche che se il matrimonio è un solo un contratto allora non è corretto snobbarlo per poi però volete tutte le garanzie che la stipula di un contratto prevede.
EliminaPer il resto ho spiegato il mio punto di vista nel commento sotto. Ovviamente se qualcosa di quello che scrivo o del modo in cui lo scrivo ti offende o ti dispiace ti prego di farmelo sapere. Se non sono certa di poter cambiare punto di vista sono però in grado di assicurarti che posso cambiare il modo di dirlo.
Tuo fratello si può sposare.
RispondiEliminaCon una donna, esattamente lo stesso diritto che ho io.
Per il resto ha detto tutto Alahambra.
non ho parole, con persone come alahambra e anonimo (anonimo!!!) non può esseerci discussione...valentina parla di diritti dei figli e si sente rispondere di pensioni ed eredità, pèarla di fratello gay che non può sposarsi e e le viene risposto che certo che può sposarsi, con una donna!!!ma ci rendiamo conto delle risposte che date?!ma vi ascoltate quando parlate?!...no words...non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire!E poi non capisco tutta questa acidità...ma cosa vi toglie chi non è sposato e chiede diritti?
RispondiEliminaPerdonami, ma non si capisce per quale motivo se esprimo un punto di vista che non è concorde con il tuo devo essere definita acida.
EliminaIn secondo luogo quello che vorrei sottolineare è che nessuno di quelli sopra elencati sono diritti quanto piuttosto privilegi che derivano da una scelta alla quale corrispondono anche delle precise responsabilità ben chiaramente definite, ivi compresa le difficoltà da superare in caso di separazione. In un mondo ideale non ci sarebbe bisogno di regolamentazione ma siccome questo mondo ideale non è il bisogno si presenta eccome. Però è possibile fare delle scelte che come è ovvio comportano di abbandonare una delle due vie. Altrettanto ovvio è che non si possa avere sia questo che quello.
Quindi i figli cosiddetti naturali ricevono il medesimo trattamento per quello che riguarda le eredità (e ci mancherebbe altro) ma è ovvio e legittimo che per quello che concerne assegni familiari e redditi ci sia una documentazione differente. E non perché i figli di genitori non sposati "valgano" meno ma perché la situazione familiare è differente. Differente, non migliore o peggiore. E come si dice che ogni situazione è a se stante così lo Stato reagisce chiedendo specifiche documentazioni. Deve farlo, è il suo compito, mancherebbe se non lo facesse.
Terzo ed ultimo trovo quanto mai fastidioso che il discorso venga chiuso con un "con voi non si può discutere": sono qui e mi espongo, non mi sembra di fuggire al confronto.
Alahambra, questa è una questione che mi tocca, però hai ragione, hai sempre esposto il tuo punto di vista senza sottrarti al dialogo. Io credo semplicemente che se questo tipo di contratto (sai bene che non sto parlando di amore, quella è un'altra cosa. Se l'amore si potesse stipulare allora la relazione più intensa, al momento, ce l'avrei con il mio mutuo), dicevo, se sono così tanti che scelgono di non sposarsi per i più svariati motivi, allora io credo che quel tipo di istituto giuridico al momento non tiene conto abbastanza della complessità della vita, e dunque non può essere l'unica alternativa alla discriminazione di milioni di persone.
EliminaIo sono sposata. E consiglio a tutte di farlo semmai dopo che il figlio o i figli finiscano la materna. Sono una freelance in crisi nera, il mio uomo ha chiuso la sua attività agli albori di sta crisi. Ma non essendo ragazza madre ed essendo italiana ed essendo sposata posso solo mandare mio figlio in asili privati... Quindi io credo che diritti non ce ne siano per nessuno... Sposati single separati divorziati conviventi. Per nessuno.
Eliminal'Italia non ama le famiglie.
EliminaSicuramente una grossa parte di quei 30.000 votavano democrazia cristiana o forza italia che facevano della famiglia un elemento di base, anche se quasi tutti divorziati.
RispondiEliminail fatto è che su quest'argomento c'è un sacco d'ignoranza e questo per colpa dei media tajani che invece di informare il bobbolo parlano solo del gossip, ora ad esempio, da 6 mesi qualsiasi telegiornale spreca 15 minuti alla partenza solo per sparare parole inutili su quei mortidifame dei migranti.
RispondiEliminaIo stesso che cerco di seguire questo bailamme che è diventato lo stato thajano ero convinto che per non pagare l'imu sulla casa al mare dovevo separarmi da mia moglie e far prendere la residenza a lei al mare per trasformarla in prima casa.
Ed invece poi un amico mi ha spiegato che non c'è bisogno di separarsi