Io non credo nei bamboccioni.
Che cazzo vuol dire bamboccioni? Io non conosco nessun bamboccione, nessuno.
Le persone che conosco che non lavorano o sono disoccupati quarantenni non più assorbiti dopo le crisi delle fabbriche e non certo ragazzi "choosy" oppure sono persone che scelgono di accontentarsi di un potere d'acquisto più basso in cambio del proprio tempo, e fanno bene. Please, andatevi a rileggere le teorie neoclassiche di economia del lavoro: l’offerta di lavoro (che in economia è costituita dalle famiglie) si basa sull’utilità. Chi invoca il successo e la carriera come metro di misurazione delle persone, nella mia esperienza, ha in genere una grande voglia di sgomitare e un posto come vice-presidente del circolo delle ricamatrici.
Ciò che invece posso confermare è che per la mia generazione, il precariato è una tappa obbligata, un pedaggio d'ingresso nel mondo del lavoro. Sono le imprese ad essere choosy.
Detto questo, recentemente mi sono imbattuta, su Linkedin, in un corso di programmazione. Non è che sia proprio la mia storia, però mi incuriosiva: essere più tecnica non mi dispiacerebbe, anche se so che un corso full immersion non posso farlo. Una volta una mia coetanea con un convivente ricchissimo mi ha detto che in fondo la giustizia divina consiste nel fatto che io ho un lavoro, a differenza di lei, ma lei ha un bambino, che a differenza delle mie, ha sempre dormito di notte.
Comunque insomma, ho guardato il programma di questo corso. C’era uno sconto speciale per le donne. Dice che le donne non vogliono programmare. Dice che nel settore ICT sono tutti maschi.
Anche se lavorando nel settore ICT, non è che conosca donne che si strappano i capelli urlando “Ho la topa, non posso programmare!”.
Ma torniamo a noi. Il corso costava parecchio. È vero, prevedeva anche alcune borse di studio: qualche alunno meritevole entrava gratis.
Ho proseguito con la lettura per curiosità anche se già due fattori mi escludevano dalla selezione: non la topa come dicono loro, ma il costo e il full immersion. Non ero in target, era evidentemente un corso per neolaureati, amen.
Alla fine del corso, c’era una sorta di viaggio di studio. Ma non era alla Mecca del digitale, dove tutti vanno a programmare a manetta: era in un luogo da Erasmus, uno di quei luoghi che attira gli studenti.
E infine la chicca. Dopo il corso avrai accesso a uno stage pagato (il minimo sindacale naturalmente) di 6 mesi (6 mesi!).
Capite che “bamboccioni” è un target studiato a tavolino da questi soggetti che vendono corsi a questi prezzi?
I bamboccioni sono una generazione che ha sogni, interessi, qualche aspettativa, forse. Hanno genitori che spesso fanno sacrifici. A volte sono benestanti, a volte no: i ventenni non sono i figli dei figli del boom. I soldi di famiglia dei ventenni spesso se li sono già fatti fuori i genitori.
Chi promuove corsi fa credere alla gente che, persino un impiego tecnico e altamente richiesto come il programmatore, ha bisogno di sei mesi gratuiti di “stage”. Ma prima portiamoli in vacanza.
E la gente ci casca, del resto lo dicono sempre, in tv, che non c'è lavoro, allora andiamo pure a programmare gratis, tanto ci aspetta questo. Dopo una settimana sabbatica, che indori un po' la supposta.
Boh. Io dico che i bamboccioni se li sono inventati quelli che vendono certi corsi, e qualcuno ci è cascato.
Ricordate che c'è un mercato che ha bisogno dei bamboccioni per prosperare.
Le imprese invece, hanno bisogno di gente in gamba. Non di me, o di te, ma di noi di certo.
Che cazzo vuol dire bamboccioni? Io non conosco nessun bamboccione, nessuno.
Le persone che conosco che non lavorano o sono disoccupati quarantenni non più assorbiti dopo le crisi delle fabbriche e non certo ragazzi "choosy" oppure sono persone che scelgono di accontentarsi di un potere d'acquisto più basso in cambio del proprio tempo, e fanno bene. Please, andatevi a rileggere le teorie neoclassiche di economia del lavoro: l’offerta di lavoro (che in economia è costituita dalle famiglie) si basa sull’utilità. Chi invoca il successo e la carriera come metro di misurazione delle persone, nella mia esperienza, ha in genere una grande voglia di sgomitare e un posto come vice-presidente del circolo delle ricamatrici.
Ciò che invece posso confermare è che per la mia generazione, il precariato è una tappa obbligata, un pedaggio d'ingresso nel mondo del lavoro. Sono le imprese ad essere choosy.
Detto questo, recentemente mi sono imbattuta, su Linkedin, in un corso di programmazione. Non è che sia proprio la mia storia, però mi incuriosiva: essere più tecnica non mi dispiacerebbe, anche se so che un corso full immersion non posso farlo. Una volta una mia coetanea con un convivente ricchissimo mi ha detto che in fondo la giustizia divina consiste nel fatto che io ho un lavoro, a differenza di lei, ma lei ha un bambino, che a differenza delle mie, ha sempre dormito di notte.
Comunque insomma, ho guardato il programma di questo corso. C’era uno sconto speciale per le donne. Dice che le donne non vogliono programmare. Dice che nel settore ICT sono tutti maschi.
Anche se lavorando nel settore ICT, non è che conosca donne che si strappano i capelli urlando “Ho la topa, non posso programmare!”.
Ma torniamo a noi. Il corso costava parecchio. È vero, prevedeva anche alcune borse di studio: qualche alunno meritevole entrava gratis.
Ho proseguito con la lettura per curiosità anche se già due fattori mi escludevano dalla selezione: non la topa come dicono loro, ma il costo e il full immersion. Non ero in target, era evidentemente un corso per neolaureati, amen.
Alla fine del corso, c’era una sorta di viaggio di studio. Ma non era alla Mecca del digitale, dove tutti vanno a programmare a manetta: era in un luogo da Erasmus, uno di quei luoghi che attira gli studenti.
E infine la chicca. Dopo il corso avrai accesso a uno stage pagato (il minimo sindacale naturalmente) di 6 mesi (6 mesi!).
Capite che “bamboccioni” è un target studiato a tavolino da questi soggetti che vendono corsi a questi prezzi?
I bamboccioni sono una generazione che ha sogni, interessi, qualche aspettativa, forse. Hanno genitori che spesso fanno sacrifici. A volte sono benestanti, a volte no: i ventenni non sono i figli dei figli del boom. I soldi di famiglia dei ventenni spesso se li sono già fatti fuori i genitori.
Chi promuove corsi fa credere alla gente che, persino un impiego tecnico e altamente richiesto come il programmatore, ha bisogno di sei mesi gratuiti di “stage”. Ma prima portiamoli in vacanza.
E la gente ci casca, del resto lo dicono sempre, in tv, che non c'è lavoro, allora andiamo pure a programmare gratis, tanto ci aspetta questo. Dopo una settimana sabbatica, che indori un po' la supposta.
Boh. Io dico che i bamboccioni se li sono inventati quelli che vendono certi corsi, e qualcuno ci è cascato.
Ricordate che c'è un mercato che ha bisogno dei bamboccioni per prosperare.
Le imprese invece, hanno bisogno di gente in gamba. Non di me, o di te, ma di noi di certo.
Io lavoro tutto il giorno per una quasi miseria, in un'azienda che il prezzo di quel nome sul cv te lo fa pagare salato e vivo a Roma, che è carissima e non è la mia città d'origine (ergo affitto + mamma che non cucina per me).
RispondiEliminaCorro il costante rischio di rimanere a piedi, di non farcela e di dover tornare a casa dai miei.
Ecco, se mi si chiama bambocciona mi incazzo. E leggere il tuo post mi ha fatto tanto bene.
un abbraccio.
Eliminae che tte devo di'? C'hai raggione.
RispondiEliminaio c'ho un cazzo di potere d'acquisto but i'm fuckin' free.
https://www.youtube.com/watch?v=VVtD4qMy5Hc
Meno cose acquisti più sei libero. O il contrario. Non non credo.
Eliminacondivido ogni parola che hai scritto. Non conosco bamboccioni, ho tre figli, conosco una marea di ragazzi e conosco ragazzi che si sbattono tutto il giorno per lavori sottopagati, pagati da schifo, magari dopo una laurea, una specializzazione e che altro....Quando ho avuto la prima figlia suo padre ed io eravamo stra-precari, ma con la consapevolezza che il lavoro per così dire " sicuro" sarebbe arrivato e così è stato. Ora non è così, ora esistono i precari a vita e non certo perchè le persone non hanno voglia di lavorare.
RispondiEliminaaltro che bamboccioni!
Emanuela
ma parliamo del jobs act.
EliminaUn grande dibattito, soprattutto per chi lo guarda dall'estero, come me. Io credo che in Italia i ragazzi siano vittime di una serie di fattori fra cui una grande misinformazione sulle prospettive effettive - da parte delle universita' in primis - unita ad una totale assenza di pragmatismo, che un po' e' culturale e un po' e' coltivata da chi se ne vuole approfittare. Come questi criminali che organizzano certi corsi. Due righe non bastano a riassumere un sistema perverso che genera enormi sofferenze in tutti quei ragazzi le cui ambizioni, di qualsiasi genere, vengono puntualmente soffocate.
RispondiEliminacerto, ci sarebbe tanto da dire, tantissimo, io ho parlato solo di un corso.
Eliminami riferivo più che altro alle mie due righe di commento. la tua descrizione del corso è un esempio compiuto ed efficace!
Eliminaa volte da inesperti volendo scegliersi un corso, anche una lettera può far la differenza ad esempio tra un corso di informatica ed uno di infornatica chi ha scelto quello con la n si è assicurato il futuro, che il cibo si vende tutti i giorni.
RispondiEliminaRiguardo l'informatica non c'è lavoro più frustrante dove se non ti pagano corsi di aggiornamento un mese sì ed uno no, rischi dopo qualche anno di uscire dal mercato ed oggi il campo di applicazione è così vasto che i tuoi capi neanche si rendono conto che non puoi passare da una piattaforma all'altra senza una perdita della tua dignità di onesto lavoratore
Non faccio testo, perché lavoro in una software house ed è chiaro a tutti il campo di "applicazione" di ogni singolo "informatico
EliminaSì, e comunque ci sono nove persone che si fanno il culo stanche di essere considerate bamboccione solo per l'unica persona che lo è davvero.
RispondiEliminaNoi stiamo comprando una casa leggermente sopra il nostro budget. Quindi alimentiamo il mercato delle "cose", temo. Ma ho capito di recente che se nessuno è indispensabile, dall'altra parte non è che siamo tutti velocemente e facilmente sostituibili. Quindi, da poco, dò più valore a quello che sono. Con Cody siamo usciti di casa quando io sono rimasta incinta e siamo andati a vivere insieme, forse per queste aziende di cui parli saremmo dei bamboccioni? Avevamo 25 e 26 anni. Attualmente lavoro in un'azienda che assume solo ragazzi sotto i 23 anni, rigorosamente in stage, da trasformare poi in apprendistato al minimo sindacale. E quando si passa all'indeterminato (SE ci si arriva), lo stipendio rimane minimo. E poi si lamentano che i dipendenti non hanno iniziativa e non tengono all'azienda...
RispondiEliminaInsomma, il tuo post é solo vero. Ecco. Una tristezza... Ma come si fa a cambiare le cose? :(
Io non mi spiego come queste persone che fanno un mero calcolo del risparmio che possono ottenere assumendo uno stagista, non siano capaci di fare un mero calcolo di quanto costa il turn over.
EliminaCome sempre la tua lucidità è spiazzante.
RispondiEliminaLeggerti fa srmpre bene. 😃