La me che voleva partire per il mondo per adottare bambini, barboni e prostitute vorrebbe fortissimamente dare una pedata nel culo alla me che ha fatto un mutuo e si sente per questo in prigione.
Poi c’è la me che ha fatto dieci traslochi e che inscatolava le sue cose e buttava i suoi poster preferiti ogni volta che mamma non pagava l’affitto da troppo tempo, che dice che il mutuo va bene, che mancano solo tredici anni e dopo sono libera e in fondo gli ultimi tredici anni sono volati e voleranno anche i prossimi, anche se per allora avrò, probabilmente, molti capelli bianchi a far compagnia ai due di oggi.
La me che alla sera si stende a letto con la mera compagnia di un libro, e constata che neanche oggi ha fatto quasi nulla di quello che avrebbe voluto fare, soprattutto trovare l'amore, vorrebbe dare una pedata nel culo alla me che all’università scandagliava internet per trovare un posto da cooperatore internazionale nei posti più nel buco del culo del mondo. Cercava gli annunci, sognava un po’, e si diceva prima la laurea, la vita è lunga.
La me che credeva che la vita fosse lunga vorrebbe (scusa nonna) dare una pedata nel culo alla propria, estinta nonna, che le disse “in fondo sono contenta che fai due figlie invece che la giornalista di guerra”. Nonna, io non ho mai voluto fare la giornalista.
Faccio comunicazione online. Non sognavo neanche questo. Però scrivo tantissimo, e tutti mi dite sempre che devo scrivere. Mio fratello quando conobbe il Donatore gli disse: “Valentina è così: quando lei scrive, è come se fossi io che disegno, o nostra madre che cucina”. Mi stupii perché io scrivevo pochissimo, non avevo neanche un computer.
Ora scrivo soprattutto perché ho una tastiera, e ho imparato a fare questa cosa fantastica, cioè a far muovere le dita quasi alla velocità del pensiero, e ho cominciato a pensare esattamente come scriverei e a scrivere esattamente come penso.
La me che studiava mi offrirebbe una birra, per via che ho imparato a fare della scrittura un mezzo senza scambiarlo per un fine.
La me di dieci anni fa si complimenterebbe per via che so distinguere così bene i fini dai mezzi. Però di fini non ne ho ancora trovati molti, quasi nessuno.
Poi c’è la me che ha fatto dieci traslochi e che inscatolava le sue cose e buttava i suoi poster preferiti ogni volta che mamma non pagava l’affitto da troppo tempo, che dice che il mutuo va bene, che mancano solo tredici anni e dopo sono libera e in fondo gli ultimi tredici anni sono volati e voleranno anche i prossimi, anche se per allora avrò, probabilmente, molti capelli bianchi a far compagnia ai due di oggi.
La me che alla sera si stende a letto con la mera compagnia di un libro, e constata che neanche oggi ha fatto quasi nulla di quello che avrebbe voluto fare, soprattutto trovare l'amore, vorrebbe dare una pedata nel culo alla me che all’università scandagliava internet per trovare un posto da cooperatore internazionale nei posti più nel buco del culo del mondo. Cercava gli annunci, sognava un po’, e si diceva prima la laurea, la vita è lunga.
La me che credeva che la vita fosse lunga vorrebbe (scusa nonna) dare una pedata nel culo alla propria, estinta nonna, che le disse “in fondo sono contenta che fai due figlie invece che la giornalista di guerra”. Nonna, io non ho mai voluto fare la giornalista.
Faccio comunicazione online. Non sognavo neanche questo. Però scrivo tantissimo, e tutti mi dite sempre che devo scrivere. Mio fratello quando conobbe il Donatore gli disse: “Valentina è così: quando lei scrive, è come se fossi io che disegno, o nostra madre che cucina”. Mi stupii perché io scrivevo pochissimo, non avevo neanche un computer.
Ora scrivo soprattutto perché ho una tastiera, e ho imparato a fare questa cosa fantastica, cioè a far muovere le dita quasi alla velocità del pensiero, e ho cominciato a pensare esattamente come scriverei e a scrivere esattamente come penso.
La me che studiava mi offrirebbe una birra, per via che ho imparato a fare della scrittura un mezzo senza scambiarlo per un fine.
La me di dieci anni fa si complimenterebbe per via che so distinguere così bene i fini dai mezzi. Però di fini non ne ho ancora trovati molti, quasi nessuno.
Il me che credeva che la vita fosse lunga vorrebbe dare un calcio nel culo all'amico che a vent'anni, quando dissi “in fondo la vita comincia a quaranta”, mi rispose "Seba, guarda che quarant'anni sono dopodomani". Invece sono gia' l'altro ieri!
RispondiEliminaMinchi è proprio vero. Ho trentun anni e mi chiedo come sia possibile, sto persino cominciando a pensare che un giorno morirò.
RispondiEliminaCarino questo post, delicato come sempre...mi hai fatto ripensare a tutte le cose che mi sarei immaginata di fare quando ero solo una fanciullina...anch'io avrei voluto adottare, viaggiare...poi sono arrivate le mie 3 bimbe e tali pensieri sono svaniti, soprattutto quello di viaggiare!!! Scherzo, diciamo che per il momento è così ma che ci rifaremo!!!
RispondiEliminacondivido in pieno. ho rimandato tante cose per prendere una laurea che ancora mi chiedo a cosa serva, ho cominciato una convivenza "scomoda" e sono finita a vivere nel posto più diverso da ciò che immaginavo per me, e sto crescendo un bellissimo bimbo di 7 mesi che non mi fa dormire e ancora adesso mi chiedo se mi sentissi davvero fatta x tutto questo. perchè?
RispondiEliminaClò sai, neanch'io ero fatta per tutto questo, ma probabilmente se avessi fatto altro non sarei felice lo stesso.
EliminaTuo figlio comincerà a dormire, non aver paura e tieni duro, alla fine il senso lo scopriremo. Un abbraccio.
ma ti sei arrabbiata con la nonna per il riferimento alla giornalista di guerra o perche' indicava le figlie come sostituto di un percorso di "carriera"?
RispondiElimina(io si, volevo tanto fare la giornalista e cosi' ho fatto...spero che questo non precluda magari anche avere dei figli! ; ))
No, non è che sono arrabbiata...ho solo pensato che le millemila persone che pensavano io volessi fare la giornalista forse non mi hanno mai ascoltato bene perché non ricordo di aver mai voluto fare la giornalista.
Elimina"ho cominciato a pensare esattamente come scriverei e a scrivere esattamente come penso"
RispondiEliminaChe bello che anche tu pensi come scrivi e viceversa. Pensavo di essere diventata fuori di zucca quando ho cominciato a pensare costruendo le frasi in testa. Ma forse tutti costruiscono frasi come se scrivessero per verbalizzare o dare senso ai pensieri. Non lo so. Dovrei chiederlo a giro. Ma suonerebbe cosí Tu ti fai i periodi in testa? Risposta Che cazzo dici, che mi faccio in testa io?
"No, non posso crederti. Sono sicuro che ti è avvenuto di desiderare un'altra vita". Gli ho risposto che naturalmente mi era avvenuto, ma ciò non aveva maggiore importanza che il desiderare di essere ricco, di nuotare molto veloce o di avere una bocca meglio fatta. Erano desideri dello stesso ordine. Ma lui mi ha interrotto e voleva sapere come vedevo quest'altra vita. Allora gli ho urlato:"Una vita in cui possa ricordarmi di questa"
RispondiEliminaA. Camus _ lo Straniero
Che bello, ce l'ho in francese ma l'ho abbandonato, forse dovrei riprenderlo.
EliminaDieci traslochi. Io ne ho fatti solo otto. Sono una pivelina ^_^
RispondiEliminaIn realtà a dieci ho perso il conto. :D
EliminaTu non scrivi perchè hai una tastiera, hai imparato ad usarla ed a scrivere esattamente come pensi. Tu scrivi perchè sei scrittura, parole, lettere , frasi......ma non come forma, come contenuto fatto di vita e di sincerità. Sei scrittura ed è per questo che devi scrivere. Emanuela
RispondiEliminaBoh, chi lo sa :D
EliminaSai che cosa penso
RispondiEliminaChe se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
(però di fini se guardi bene tra gli scaffali, adesso con il freddo
magari i tortellini li trovi da cuocere nell'acqua di cottura di qualche animale da cortile)
Eh, quei Fini lì sì che sono facili da trovare ;)
Eliminacome ti capisco, mi guardo indietro e non sono nulla di quello che sognavo. Non voglio rassegnarmi, sono ancora convinta di poter cambiare la mia vita, nonostante i figli e il marito e il mutuo e il paese dove vivo che fa cagare. Poi penso che chi ce l'ha fatta, ad essere ciò che voleva, ha puntato il mirino e si è diretto lì, senza se e senza ma. Se non ho avuto abbastanza palle a 20 anni, come posso averle a quasi 40? E poi, soprattutto, cosa voglio essere? Forse, e sempre, quello che non sono.
RispondiEliminapurtroppo credo che il punto sia questo: vorremmo essere sempre ciò che non siamo. Però possiamo trovare un compromesso nostro personale tra eterni rimpianti ed eterni rimorsi.
EliminaQuando trovi il modo dimmelo, che qui son sempre più depressa. E il confine tra il "posso ancora cambiare le cose" e "almeno i miei figli dovranno riuscire" è sempre più drammaticamente vicino.....
EliminaIo ho 43 anni, ed è da almeno 3 che penso al fatto che un giorno morirò.
RispondiEliminaE non è facile né entusiasmante vivere ogni istante di quello che ci rimane sapendo che stiamo pagando un mutuo (il dentista, l'auto), e che tutto, bene o male, è inutile.
A parte i figli, ovviamente.
Ma di figli non ne ho. E con questa botta di vita, di ottimismo imbarazzante e di gioia, vi auguro una buona serata :-(
simona
Passiamo la vita a pagare mutui e dentisti perché siamo ingabbiati: rifiutare il consumismo diventa a tutti gli effetti vivere ai margini, non semplicemente fare una scelta personale.
Elimina