Cari tutti,
voglio dedicare un quarto d'ora del mio tempo per esternare la mia, peraltro inutile, opinione sull'ultima pubblicità di Piazza Italia, marca di abbigliamento low cost (credo).
Premetto che non mi sto indignando né offendendo né scandalizzando. Semplicemente, scrivere è la mia forma di comunicazione preferita e sì, destino parte del mio tempo a comunicare, soprattutto se pensate che lo faccio di lavoro, otto ore al giorno.
Questa pubblicità di Piazza Italia mostra madre e figlia alle prese con il famigerato Back To School: la prima, felice, si fa una selfie; la seconda non è entusiasta di tornare tra i banchi (e chi lo è?).
Perché uso il termine "famigerato"? Perché se digito Back To School, Google mi propone 799000000 risultati. Tutti i marchi possibili immaginabili ci sfrantecano i coglioni con lo stesso claim. Perché? Perché settembre è una miniera d'oro, per loro. E un incubo per chi deve far quadrare i conti (io ce la faccio dignitosamente, se ve lo chiedete: non mi sto riferendo a me stessa).
Questa pubblicità, dal mio punto di vista, non è né bella né brutta e infatti, se non ci fosse stata una moderata polemica attorno non l'avrei mai notata. E invece c'è stato il fronte dei "Questa pubblicità danneggia i bambini" e quello di coloro che hanno perso tempo su Facebook a dire che il fronte opposto perdeva tempo su Facebook a indignarsi.
Essendomi stata fatta notare questa pubblicità, ripeto, né più bella né più brutta di altre, noto due elementi che mi stanno sulle scatole:
1) Lo dicevo prima, e purtroppo credo di essere molto sola, in questa battaglia. Per moltissime marche il rientro a scuola è una miniera d'oro. Io invece ogni anno, quando mando a scuola le bambine corazzate di ogni ben di dio (decine di quaderni a testa, penne di ogni colore, pastelli, pennarelli grossi e sottili, oggetti che, come i regoli, non verranno MAI usati...senza che niente, naturalmente, si sia mai salvato dall'anno precedente), sento con angoscia che in occidente continuiamo a raccontarci una grande stronzata: che gli oggetti ci aiuteranno. Di fronte a un problema, la prima cosa che ci viene in mente è un acquisto. Ma no, non è che i bambini saranno più pronti per la scuola se hanno copertine di sei colori diversi, no. I bambini saranno più pronti se maestre e genitori li motivano, se sono curiosi per natura, se troveranno un'utilità pratica in ciò che studiano. Oppure possono anche non essere particolarmente pronti perché hanno doti diverse da quelle necessarie per essere bravi a scuola. Oppure può capitare anche che sono pronti ma non sono pronti a imbrigliare il proprio ragionamento negli schemi logici delle maestre. Insomma: questa pubblicità sta dicendo che le magliette, da Piazza Italia, costano poco, e sta sottintendendo che servono le magliette nuove, per tornare tra i banchi. Quello che le pubblicità sottintendono è molto insidioso, perché non lo mettiamo in dubbio. Io invece sostengo che nessun oggetto risolverà o migliorerà un problema con lo studio o l'ansia da prestazione.
2) In questa pubblicità la madre non è più la casalinga anni sessanta che ci hanno propinato fino a ieri, ma è una che non vede l'ora di poter rispedire i figli a scuola a settembre, come tutte noi. Perché tutte noi non vediamo l'ora di rispedire i figli a scuola? Perché la pausa estiva in Italia dura ben tre mesi, e molti di noi non sanno davvero come gestire lavoro (di cui non possiamo naturalmente fare a meno) e figli a casa. Perché i figli sono stancanti. Perché la famiglia contemporanea occidentale è ristretta, mononucleare e anche un po' sola. Perché la routine scolastica ben si confà alla routine lavorativa. Perché se non possiamo stare con loro, i bambini si attaccano al pc, al Nintendo, alla tv, e a noi dispiace (oppure no). Forse a un certo punto, forse anche per via dei mommy blog, le agenzie publicitarie hanno notato che lo scollamento tra pubblicità e realtà era diventato tale che nessuno si identificava più nello stereotipo della mamma media mediatica, o forse semplicemente è diventato di moda dire che i figli sono dei rompimaroni (che è anche vero, tra l'altro). E dunque ora ci propinano lo stereotipo contrario, che forse è più vero del precedente. Noi mamme (ma i babbi in tutto ciò dove stanno, nella riserva indiana?) ci facciamo le selfie, siamo 2.0, non vediamo l'ora di liberarci dei figli. Ma a me sentirmi uno stereotipo vivente non piace. Dunque quando mi arrivato i famosi comunicati stampa (?) che cercano di catturare la mia attenzione dicendomi "anche tu, cara mamma blogger, hai più braccia della dea kalì e odi cambiare pannolini?", io non faccio altro che mettere in spam.
E non mi identifico in questa signora che ritraete. Il fatto che io non mi identifico forse significa che il vostro marketing ha lavorato bene.
Buon rientro a scuola.
voglio dedicare un quarto d'ora del mio tempo per esternare la mia, peraltro inutile, opinione sull'ultima pubblicità di Piazza Italia, marca di abbigliamento low cost (credo).
Premetto che non mi sto indignando né offendendo né scandalizzando. Semplicemente, scrivere è la mia forma di comunicazione preferita e sì, destino parte del mio tempo a comunicare, soprattutto se pensate che lo faccio di lavoro, otto ore al giorno.
Questa pubblicità di Piazza Italia mostra madre e figlia alle prese con il famigerato Back To School: la prima, felice, si fa una selfie; la seconda non è entusiasta di tornare tra i banchi (e chi lo è?).
Perché uso il termine "famigerato"? Perché se digito Back To School, Google mi propone 799000000 risultati. Tutti i marchi possibili immaginabili ci sfrantecano i coglioni con lo stesso claim. Perché? Perché settembre è una miniera d'oro, per loro. E un incubo per chi deve far quadrare i conti (io ce la faccio dignitosamente, se ve lo chiedete: non mi sto riferendo a me stessa).
Questa pubblicità, dal mio punto di vista, non è né bella né brutta e infatti, se non ci fosse stata una moderata polemica attorno non l'avrei mai notata. E invece c'è stato il fronte dei "Questa pubblicità danneggia i bambini" e quello di coloro che hanno perso tempo su Facebook a dire che il fronte opposto perdeva tempo su Facebook a indignarsi.
Essendomi stata fatta notare questa pubblicità, ripeto, né più bella né più brutta di altre, noto due elementi che mi stanno sulle scatole:
1) Lo dicevo prima, e purtroppo credo di essere molto sola, in questa battaglia. Per moltissime marche il rientro a scuola è una miniera d'oro. Io invece ogni anno, quando mando a scuola le bambine corazzate di ogni ben di dio (decine di quaderni a testa, penne di ogni colore, pastelli, pennarelli grossi e sottili, oggetti che, come i regoli, non verranno MAI usati...senza che niente, naturalmente, si sia mai salvato dall'anno precedente), sento con angoscia che in occidente continuiamo a raccontarci una grande stronzata: che gli oggetti ci aiuteranno. Di fronte a un problema, la prima cosa che ci viene in mente è un acquisto. Ma no, non è che i bambini saranno più pronti per la scuola se hanno copertine di sei colori diversi, no. I bambini saranno più pronti se maestre e genitori li motivano, se sono curiosi per natura, se troveranno un'utilità pratica in ciò che studiano. Oppure possono anche non essere particolarmente pronti perché hanno doti diverse da quelle necessarie per essere bravi a scuola. Oppure può capitare anche che sono pronti ma non sono pronti a imbrigliare il proprio ragionamento negli schemi logici delle maestre. Insomma: questa pubblicità sta dicendo che le magliette, da Piazza Italia, costano poco, e sta sottintendendo che servono le magliette nuove, per tornare tra i banchi. Quello che le pubblicità sottintendono è molto insidioso, perché non lo mettiamo in dubbio. Io invece sostengo che nessun oggetto risolverà o migliorerà un problema con lo studio o l'ansia da prestazione.
2) In questa pubblicità la madre non è più la casalinga anni sessanta che ci hanno propinato fino a ieri, ma è una che non vede l'ora di poter rispedire i figli a scuola a settembre, come tutte noi. Perché tutte noi non vediamo l'ora di rispedire i figli a scuola? Perché la pausa estiva in Italia dura ben tre mesi, e molti di noi non sanno davvero come gestire lavoro (di cui non possiamo naturalmente fare a meno) e figli a casa. Perché i figli sono stancanti. Perché la famiglia contemporanea occidentale è ristretta, mononucleare e anche un po' sola. Perché la routine scolastica ben si confà alla routine lavorativa. Perché se non possiamo stare con loro, i bambini si attaccano al pc, al Nintendo, alla tv, e a noi dispiace (oppure no). Forse a un certo punto, forse anche per via dei mommy blog, le agenzie publicitarie hanno notato che lo scollamento tra pubblicità e realtà era diventato tale che nessuno si identificava più nello stereotipo della mamma media mediatica, o forse semplicemente è diventato di moda dire che i figli sono dei rompimaroni (che è anche vero, tra l'altro). E dunque ora ci propinano lo stereotipo contrario, che forse è più vero del precedente. Noi mamme (ma i babbi in tutto ciò dove stanno, nella riserva indiana?) ci facciamo le selfie, siamo 2.0, non vediamo l'ora di liberarci dei figli. Ma a me sentirmi uno stereotipo vivente non piace. Dunque quando mi arrivato i famosi comunicati stampa (?) che cercano di catturare la mia attenzione dicendomi "anche tu, cara mamma blogger, hai più braccia della dea kalì e odi cambiare pannolini?", io non faccio altro che mettere in spam.
E non mi identifico in questa signora che ritraete. Il fatto che io non mi identifico forse significa che il vostro marketing ha lavorato bene.
Buon rientro a scuola.
è una gran bella pubblicità.
RispondiEliminaperò il fatto che io pensi che sia una gran bella pubblicità mi porta immediatamente a pensare che probabilmente non è una gran bella pubblicità visto che di solito quello che piace a me fa schifo a tutti.
Ahahah.
EliminaOk. Fa cagare.
la cosa triste è che ormai tutto ha un prezzo e un guadagno per i pochi eletti... il costo che è sulle spalle delle famiglie è a dir poco imbarazzante per un paese civile...
RispondiEliminaLa buona notizia del primo giorno di scuola è stata: aumento quota pasti e portatevi la merenda da casa. E se ti lamenti la tecnica è sempre divide et impera ("non diamo più la merenda perché dei genitori si sono lamentati delle crostatine").
Eliminacondivido pienamente, la cancelleria che acquisto a settembre per i miei due figli potrebbe bastare per un villaggio di bambini africani.. che tristezza.....che spreco......
RispondiEliminaE che angoscia.
EliminaUna maglietta a 3,95€?! E' fatta di plastica riciclata in Cina?! Mappercarità: la madre ha l' i-coso 18 e la creatura va in giro con le magliette tinte con l'alluminio purissimo?! Mappercarità!
RispondiEliminaMa infatti io sono una fervente fan del "meglio i vestiti usati ma decenti".
EliminaLe tue analisi sono sempre lucidissime e vanno oltre la stupida superficie dei luoghi comuni anticamente o recentemente imposti.
RispondiEliminaSei una grande. Nessuno stereotipo riuscirà mai ad imbrigliarti!
Troppo ottimista, a volte mi imbriglio da sola nello stereotipo di me stessa :)
EliminaE' almeno uno stereotipo che ti sei scelta da sola...
Elimina;-)
Mi sembra talmente stupido (e non più sostenibile) resettare tutto il materiale scolastico a settembre, che infatti non lo faccio e sostituisco solo ciò che c'è da sostituire. la grande fortuna è che mio figlio è d'accordo con me, e stamattina se ne è andato fieramente a scuola con il mio invicta delle superiori (l'unico zaino che ha avuto che non si è ancora rotto). Tra l'altro in classe non siamo gli unici a vedrela così, diciamo pure che è una scuolina di campagna, e certe "menate" hanno meno terreno fertile. Per quanto rigurda la pubblicità di cui parli, polly, a dire il vero la trovo abbastanza ironica, in stile ikea. ti dico, la trovo meno peggio rispetto ad altre. Non dobbiamo mai dimenticarci, tuttavia, che la pubblicità può dirci ciò che vuole, il suo scopo è vendere - dobbiamo cercare di farlo capire anche ai bambini - ma dobbiamo essere noi a non essere schiavi di certi status, cercando di fregarcene della (spesso presunta) opinione degli altri nei nostri contronti.
RispondiEliminaChe la pubblicità debba vendere lo so, è il mio lavoro e so che dietro a sta puttanata ci stanno persone che magari la pensano pure come noi.
EliminaSta mattina era tutto un "finalmente"... "adesso andiamo a berci un caffè in pace". C'era la nebbia e io con gli occhiali da sole per non far vedere gli occhi lucidi nel vedere la mia bimba incamminarsi all'ingresso.
RispondiEliminaMa infatti sto caffè boh, io on ci avevo tempo durante le vacanze né ora, a me purtroppo cambia poco. Solo mi sveglio prima, con la scuola.
EliminaIo non ho comprato nulla, le maestre ci hanno fatto riprendere i quadernoni dello scorso anno e i pennarelli consumati li ho sostituiti con altri che avevavmo in giro a casa. I miei figli sono contenti di tornare a scuola, soprattutto il grande di 7 anni esce alle 16 sprigionando allegria e la rpiam cosa che mi ha detto il rpimo giorno è stata che la giornata gli è volata!! dispiace più a me che sia ricominciata la scuola, pur lavorando e uscendo di casa alle 6.30 per riuscire a riprenderli a scuola alle 16.....la pubblicità in questione è assolutamente orribile, fuorviante e mi mette tanta tristezza......
RispondiEliminaPer me è lo stesso, la scuola è un grande sbattimento, mia madre mi aiuta meni, ci sono i compiti, le attività extrascolastiche, continue richieste di comprare o pagare e i pidocchi che passano continuamente da una testa all' altra.
EliminaSono le 6.50 e se non fosse ricominciata la scuola ora scriverei un post, invece devo alzarmi.:)
RispondiEliminaNel nido Edo ha compagni duenni vestiti Armani. L'altro giorno hanno giocato con le tempere e non ti dico come era ridotto...io ho praticamente cestinato maglietta e pantaloncini, ma l'ho fatto a cuor leggero perchè i suoi erano pantaloni della tuta dello scorso anno accorciati da mia madre. Non so cosa hanno deciso le altre mamme per smacchiare i preziosi vestiti :)
RispondiEliminaper me sono ricordi lontani, vista l'età dei miei figli, ma se ci penso .....tre figli in neppure 4 anni (....e la seconda gravidanza è stata gemellare....) e poi il lavoro, la casa ecc.ecc.Mi ha salvato il fatto di essere stata - come mi dice ridendo mia figlia, la più grande, che ha 31 anni - "un po' incosciente".In seconda elementare andavano e tornavano da soli, perchè, pur essendo in città , siamo in un quartiere molto tranquillo ed i fratelli grandi si occupavano dei piccoli(....si fa per dire, però non si è mai perso nessuno) ed in quinta Giulia andava a prendere a scuola i fratellini, che facevano la prima.
RispondiEliminaI vestiti sono sempre passati da uno all'altro, amici compresi. A loro piaceva moltissimo dire all'amichetta/o " guarda che bella maglietta, era di tua sorella/fratello".
Poi, credimi, crescono in fretta,vanno e vengono da soli e i pidocchi non si prendono più ( non sai quante volte ci siamo " spidocchiati" tutti!) Emanuela
Trovo che questa pubblicità sia brutta, piena di stereotipi, anche se voluti, non la trovo ironica ma piuttosto sgarbata ed indelicata, a partire dalla faccia della mamma, dalla mossa che fa, dallo scontento della figlia...anche io, dopo 3 mesi in cui ho lavorato sempre e full-time, con 3 figlie da sistemare tra cre estivi ed attività varie, avevo bisogno che la scuola riniziasse e desse loro un po' di regolarità che con le vacanze si perde ma il primo giorno di scuola lo trovo sempre emozionante, lo vivo ogni volta come un nuovo inizio per me e per loro...capisco che volesse essere divertente ed ironica ma non gli è riuscito bene!
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