Quando ero piccola, mio nonno comprava arte. Credo che, esclusa qualche botta di culo di cui naturalmente non è rimasta traccia, fosse arte senza valore, tipo la stampa del quarto stato, cose così. Mio nonno, credo non fosse interessato a sfoggiare una cultura che non aveva, anzi, raccontava sempre con orgoglio di aver cominciato a lavorare a sei anni.
Il suo mestiere, a sei anni, era aiutare i contadini di casa. Si svegliava che era ancora notte, mungeva le mucche. Aveva un occhio completamente bianco, credo gli fosse esplosa una mina in faccia, ma non ne sono certa perché non ne voleva parlare. Era comunque un uomo molto bello, nonostante l’occhio.
Poi ebbe intuito e fondò un’impresa: fece in fretta a dilapidare i soldi così come aveva fatto in fretta a farli. Quando morì, qualcuno mi disse che aveva tentato di chiedere prestiti di dieci euro in banca e questo, a diciotto anni, mi colpiva, mi uccideva. A volte aveva chiesto soldi anche a me, che facevo la cameriera d’estate. Me li aveva sempre resi. Io ora so che lui la sua dignità non l’aveva mai persa, però a diciotto anni, sapere che aveva sofferto, mi fece passare un anno di rimorsi, per via del fatto che gli richiedevo indietro i soldi, gli rubavo i calzini quando mi cambiavo a casa sua e a volte lo prendevo un po’ in giro. Non avevo la percezione che quello che fai lo hai fatto; pensavo, come una bambina, che poi chiedi scusa e passa tutto, ma non gli chiesi mai neanche scusa. E se ne andò senza nemmeno avvisarmi, come mio padre, e come tutti gli uomini che ho avuto.
Lui dunque, prima di essere rovinato, comprava arte, soprattutto quadri e stampe. Anche mobili, poi credo li rivendesse a qualche amico, oppure li regalava a mia madre alla quale non piacevano mai. Ricordo che avevamo, a casa, mobili antichi che mia madre rivendette alle sorelle di mio nonno, quando si sposò e andammo a vivere nella villetta di suo marito. La casa nuova era più moderna: c’erano le foto di Osho e anche drappi colorati.
Nonno una volta aveva comperato una specie di busto di bambino, perché diceva che assomigliava a mio fratello, che chiamava sempre, chissà perché, Mighèl. Era in cotto, secondo me assomigliava a Peter Pan. Lo appoggiò sulla credenza, accanto al telefono con la rotella. Telefonavamo tutti continuamente.
Mentre telefonavo in genere disegnavo. Una volta colorai gli occhi vuoti di quella testa di cotto, li colorai di azzurro, come gli occhi di mio fratello.
Sabato sono andata ad Argillà, una mostra-mercato di arte ceramica a Faenza, che trovo molto bella. Ho trovato il busto di Mighèl nel banco di un artigiano, uno stampo senza particolare valore. Ma l’ho comprato, e l’ho regalato a mio fratello che ieri compiva gli anni. Ha detto che lo stava per comprare lui stesso.
Il suo mestiere, a sei anni, era aiutare i contadini di casa. Si svegliava che era ancora notte, mungeva le mucche. Aveva un occhio completamente bianco, credo gli fosse esplosa una mina in faccia, ma non ne sono certa perché non ne voleva parlare. Era comunque un uomo molto bello, nonostante l’occhio.
Poi ebbe intuito e fondò un’impresa: fece in fretta a dilapidare i soldi così come aveva fatto in fretta a farli. Quando morì, qualcuno mi disse che aveva tentato di chiedere prestiti di dieci euro in banca e questo, a diciotto anni, mi colpiva, mi uccideva. A volte aveva chiesto soldi anche a me, che facevo la cameriera d’estate. Me li aveva sempre resi. Io ora so che lui la sua dignità non l’aveva mai persa, però a diciotto anni, sapere che aveva sofferto, mi fece passare un anno di rimorsi, per via del fatto che gli richiedevo indietro i soldi, gli rubavo i calzini quando mi cambiavo a casa sua e a volte lo prendevo un po’ in giro. Non avevo la percezione che quello che fai lo hai fatto; pensavo, come una bambina, che poi chiedi scusa e passa tutto, ma non gli chiesi mai neanche scusa. E se ne andò senza nemmeno avvisarmi, come mio padre, e come tutti gli uomini che ho avuto.
Lui dunque, prima di essere rovinato, comprava arte, soprattutto quadri e stampe. Anche mobili, poi credo li rivendesse a qualche amico, oppure li regalava a mia madre alla quale non piacevano mai. Ricordo che avevamo, a casa, mobili antichi che mia madre rivendette alle sorelle di mio nonno, quando si sposò e andammo a vivere nella villetta di suo marito. La casa nuova era più moderna: c’erano le foto di Osho e anche drappi colorati.
Nonno una volta aveva comperato una specie di busto di bambino, perché diceva che assomigliava a mio fratello, che chiamava sempre, chissà perché, Mighèl. Era in cotto, secondo me assomigliava a Peter Pan. Lo appoggiò sulla credenza, accanto al telefono con la rotella. Telefonavamo tutti continuamente.
Mentre telefonavo in genere disegnavo. Una volta colorai gli occhi vuoti di quella testa di cotto, li colorai di azzurro, come gli occhi di mio fratello.
Sabato sono andata ad Argillà, una mostra-mercato di arte ceramica a Faenza, che trovo molto bella. Ho trovato il busto di Mighèl nel banco di un artigiano, uno stampo senza particolare valore. Ma l’ho comprato, e l’ho regalato a mio fratello che ieri compiva gli anni. Ha detto che lo stava per comprare lui stesso.
Scusami... hai scritto questo alle 6 del mattino o hai solo postato?
RispondiEliminaSe e' la prima delle due sei un vero fenomeno, la prova che l'editoria italiana e' veramente ostaggio di gente incapace.
Mi hai gia' reso piu' lieve la giornata!
Grazie per la stima ma no: scritto ieri sera alle 11, editato stamattina alle 6. Prima di correggermi lascio sempre un po' sedimentare. Buona giornata.
RispondiEliminaQuanto mi piace leggerti...si passa in un attimo dalle coppette mestruali all'arte, da buco di culo a Berlino, dalla psicoanalisi interiore più profonda e dolorosa alle piazzate più lievi, ti si legge e si vorrebbe averti come amica.
RispondiEliminaBello, brava!
???....sopra non era "piazzate" ma cazzate, che personal correttore non piaceva...anche "culo" me lo voleva trasformare in culto ma me ne sono accorta x tempo...
RispondiEliminaBuco del culto ci piace :)
EliminaBella storia... Mi dispiace per tuo nonno, si capisce che fosse una brava persona... Una curiosità, il busto che hai comprato ora per tuo fratello, e che era lo stesso di tuo nonno, aveva ancora gli occhi azzurri oppure è stato ridipinto/ripulito?
RispondiEliminaMaira
Non era lo stesso comprato da mio nonno. Mio nonno aveva comprato uno stampo di un'opera che credo stia alla pinacoteca comunale e io ho comprato uno stampo identico. Sono pezzi fatti in serie da artigiani ceramisti, non pezzi artistici unici.
EliminaAaaah!!! Beh avrai capito che sono molto acuta e perspicace...
EliminaIo direi anche furba... La mattina a colazione mangio pane e volpe... Scusa -.-"
Maira
ecco,stavolta sei stata tu a regalare poesia a tuo fratello,per citare una tua bellissima frase che hai scritto tempo fa,non ricordo riferita a chi.
RispondiEliminaSplendido.
RispondiEliminaè vero il mio babbo era bellissimo e non sentirti in colpa per i calzini xchè c'è chi gli ha fatto molto molto di peggio e non erano estranei purtroppo ma la testa di Miguel mi ha proprio commosso e sicuramente anche a lui,che ci sta sempre vicino,è scesa una lacrima dal suo occhio buono
RispondiEliminaMammaaaa non devi leggere il mio bloooog
EliminaEvviva il Nonno ma anche tua Mamma! e auguri al fratello.
RispondiEliminache belli che siete.