Mio fratello portava a casa amici strani.
Una sua compagna di scuola, in particolare, era una fuori di testa di prima categoria. Purtroppo fece l'errore di passare alle droghe pesanti.
Prima della svolta, questa sua amica, portava a casa nostra, per approvazione, i suoi fidanzati. Uno lo rimorchiò in un bar e fu soprannominato il dandy: in quel periodo la ricordo che cantava Mina e indossava lunghi guanti neri. Forse fumava anche con il bocchino ma è probabile che la stia scambiando per un'altra fulminata. Un altro che portò a casa faceva di mestiere il clown di strada: ci fu presentato una sera e dopo aver scroccato fino all'ultimo boccone di spezzatino, mi informò che avrei dovuto utilizzare più sale.
Quell'anno che mio fratello portava a casa amici strani, il sesto e penultimo anno che svernava alle superiori, io ero spesso a casa per via del fatto che nei cinque anni precedenti avevo avuto una relazione durante la quale avevo dimenticato di fare public relation, come spesso accade con il primo amore.
Gli strani, e in particolare i finti strani, soggiornavano a casa nostra come piselli nel bacello.
Mio fratello andava in giro con un cappello a forma di coppetta mestruale, mia madre è sempre stata un po' sopra alle righe, non avevamo un quattrino e vivevamo, momentaneamente, con una nonna con una gamba amputata, che era diventata cattiva come l'aglio.
Io, io sono sempre stata la pecora bianca di casa, a parte il fatto che mi ero appena messa con il Donatore, i cui parenti erano persino più fuori di testa dei miei.
Dunque io, quando varcavano la porta di casa questi personaggi, dovevo sfoderare almeno un po' di personalità. Ero abbastanza normale: bevevo raramente, non mi drogavo, avevo avuto contatti ravvicinati con gli sbirri solo un paio di volte: la prima a tredici anni, quando la polizia ferroviaria fotocopiò i miei documenti per via del fatto che attraversavo i binari in stazione; una a quattordici, quando ci portarono alla caserma dei vigili perché andavamo in due su un motorino senza casco; e una volta che io e il Donatore facevamo campeggio libero a Saturnia. Insomma, non ero un'anarchica, né un'artista, né una vegana e inoltre mi vergognavo di dire che scrivevo perché la consideravo cosa da sfigati.
Mi inventai dunque un modo per attirare l'attenzione, e mio fratello stava al gioco. A Mirabilandia c'era la piscina con la sabbia bianca "del Mar Rosso". Ne portai a casa qualche cucchiaiata e la misi in una bottiglietta di vetro.
Quando arrivavano gli amici di mio fratello, io li accoglievo entusiasta con un "vuoi vedere la mia collezione di sabbie del Mediterraneo?". Tutti acconsentivano, un po' annoiati. Al che io, serissima, mostravo la mia bottiglietta. Loro aspettavano la successiva, e mio fratello concludeva con un "c'è solo questa sabbia, nella sua collezione". Poi mi dava una pacca sulla spalla e portava via l'ospite del momento, perplesso.
Gli strani che giravano a casa mia non capivano che era tutta una presa in giro della borghesia kitch.
Una sua compagna di scuola, in particolare, era una fuori di testa di prima categoria. Purtroppo fece l'errore di passare alle droghe pesanti.
Prima della svolta, questa sua amica, portava a casa nostra, per approvazione, i suoi fidanzati. Uno lo rimorchiò in un bar e fu soprannominato il dandy: in quel periodo la ricordo che cantava Mina e indossava lunghi guanti neri. Forse fumava anche con il bocchino ma è probabile che la stia scambiando per un'altra fulminata. Un altro che portò a casa faceva di mestiere il clown di strada: ci fu presentato una sera e dopo aver scroccato fino all'ultimo boccone di spezzatino, mi informò che avrei dovuto utilizzare più sale.
Quell'anno che mio fratello portava a casa amici strani, il sesto e penultimo anno che svernava alle superiori, io ero spesso a casa per via del fatto che nei cinque anni precedenti avevo avuto una relazione durante la quale avevo dimenticato di fare public relation, come spesso accade con il primo amore.
Gli strani, e in particolare i finti strani, soggiornavano a casa nostra come piselli nel bacello.
Mio fratello andava in giro con un cappello a forma di coppetta mestruale, mia madre è sempre stata un po' sopra alle righe, non avevamo un quattrino e vivevamo, momentaneamente, con una nonna con una gamba amputata, che era diventata cattiva come l'aglio.
Io, io sono sempre stata la pecora bianca di casa, a parte il fatto che mi ero appena messa con il Donatore, i cui parenti erano persino più fuori di testa dei miei.
Dunque io, quando varcavano la porta di casa questi personaggi, dovevo sfoderare almeno un po' di personalità. Ero abbastanza normale: bevevo raramente, non mi drogavo, avevo avuto contatti ravvicinati con gli sbirri solo un paio di volte: la prima a tredici anni, quando la polizia ferroviaria fotocopiò i miei documenti per via del fatto che attraversavo i binari in stazione; una a quattordici, quando ci portarono alla caserma dei vigili perché andavamo in due su un motorino senza casco; e una volta che io e il Donatore facevamo campeggio libero a Saturnia. Insomma, non ero un'anarchica, né un'artista, né una vegana e inoltre mi vergognavo di dire che scrivevo perché la consideravo cosa da sfigati.
Mi inventai dunque un modo per attirare l'attenzione, e mio fratello stava al gioco. A Mirabilandia c'era la piscina con la sabbia bianca "del Mar Rosso". Ne portai a casa qualche cucchiaiata e la misi in una bottiglietta di vetro.
Quando arrivavano gli amici di mio fratello, io li accoglievo entusiasta con un "vuoi vedere la mia collezione di sabbie del Mediterraneo?". Tutti acconsentivano, un po' annoiati. Al che io, serissima, mostravo la mia bottiglietta. Loro aspettavano la successiva, e mio fratello concludeva con un "c'è solo questa sabbia, nella sua collezione". Poi mi dava una pacca sulla spalla e portava via l'ospite del momento, perplesso.
Gli strani che giravano a casa mia non capivano che era tutta una presa in giro della borghesia kitch.
meravigliosa.
RispondiEliminaRecentemente sono stata a Milano, con una coppia di amici e un' altra coppia a rimorchio, acquisita per via del fatto che le figlie erano a vedere lo stesso concerto ( puoi immaginare quale ). In particolare Il lui a rimorchio era davvero un esemplare di borghesia kitch. Mercante d'arte ( !) di quell' arte insulsa che si paga a metro quadro,che come fa gli affari lui non li fà nessuno, fine intenditore di cose gastronomiche. LUI conosce il contadino, al confine con la slovenia, che gli mette un due litri di grappa a un euro e il prosciutto cotto che non si fà con la coscia del maiale ma con gli scarti.
E la mozzarella del ristorante non era nemmeno paragonabile a quella che il cuggino del camionista gli porta dritta dritta da Battipaglia a 50 centesimi al kilo. Ma vivaddio che mangi???
Una serata atroce...avrei voluto avere la tua collezione di sabbie del mediterraneo...
Peso marcio questo. Solidarietà.
EliminaBellissimo questo post :)
RispondiEliminaCerto che tuo fratello è proprio forte...no, sicuro te l'han già detto in mille. Però io lo ripeto.
RispondiEliminaTi prego dai un occhio a L'ultimo dio di Emidio Clementi. Ti si addice.
RispondiEliminaDì a tuo fratello che potremmo frequentarci amichevolmente. Anche io posso passare per la sfilza di fulminati che soggiornarono a casa vostra di vostra nonna. E per la cronaca una volta feci un incidente in auto con un gruppo di amici tipo che in fondo se siamo vivi è per un qualche strano caso della sorte. Tipo che invece di scivolare armoniosamente per lo strapiombo che costeggiava la porrettana siamo morbidamente atterrati su un giardino (stile terrazzamenti liguri) e fortuna vuole che in quel giardino a quell'ora tarda della notte non ci fossero i soliti due doberman angeli custodi della casa a giro. Il padrone di casa uscito in pigiama ci ha guardato come alieni e l'uomo della macchina che andava in senso opposto al nostro ci ha detto "Grazie a dio siete vivi". E dopo questa lunghissima premessa il cuore della faccenda fu l'incontro con la polizia. Che dopo tutti i rilievi del caso in piena notte c'hanno detto "L'importante è che siete vivi, vi accompagnamo in stazione" Eh? Così in 5 stipati su una camionetta ci hanno mollato nella stazione di un paese sperduto sull'appennino e bona lè. Il primo treno per un'altra città che non era la nostra era 6 ore dopo. 6 ore dopo. cristo di un dio. Così di notte dopo un incidente mortale in cui eravamo vivi per un accrocchio del destino siamo finiti in una stazione dimenticata da dio ad aspettare un treno. Ma sarà roba. ;-)
A proposito la vacanza è andata bene?
Ah conta anche la sabbia che rimane nelle scarpe e che ti porti in casa a far collezione??? xxx
Wow!
EliminaVacanze benissimo. Grande relax mentale, mai una sigaretta.
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RispondiElimina...bel post. .. (cmq NON leggere è da sfigati ;) )
RispondiEliminaUn abbraccio alla mia scrittrice NON sfigata preferita...