Di quando mi sono venduta i diritti cinematografici

La scorsa settimana mi arrovellavo nei miei casini perpetui e mormoravo "Dio se ci sei aiutami ad arrivare a fine mese" e pioveva, quando mi ha chiamato Agostino Saccà. "Buongiorno Valentina, volevo dirle che la fiction si fa".


Visto che ne ho un po' letto in giro (Ansa.it, tvblog, blogosfere), suppongo che la cosa sia pubblica, anche se il resto del mondo che non siete voi si sta chiedendo chi minchia è questa Valentina Santandrea dal cui blog è stata tratta una fiction per la Rai. Avessero detto "quella del blog Volevo fare la rockstar", qualche sparuto duro e puro del web, o anche solo un fricchettone imbucato, avrebbe forse annuito con la testa, in fondo alla sala stampa. :)
Non ve l'ho mai detto primo perché non ne ero certa e a dire la verità non ci credevo davvero; anche nella mia vita reale, non è che lo sanno in molti. Non voglio alimentare curiosità sul mio conto e essere al centro dell'attenzione mi imbarazza.

Questo blog ha ispirato una casa di produzioni cinematografiche romana, Pepito, e abbiamo scritto un soggetto che è una specie di romanzo. La protagonista mi assomiglia molto, le altre persone sono un misto tra persone vere e fantasia molto verosimile.
Ci sono dentro tanti sentimenti, c'è dentro la provincia, ci sono storie divertenti, c'è l'amore e ci sono i massimi sistemi, come la famiglia, nel senso vero del termine. Ma soprattutto c'è tanta vita. Un po' come questo blog, con la differenza che il soggetto inizia e finisce in un arco temporale, più o meno, di un anno, e ha anche un senso logico e degli accadimenti.
Questo soggetto, per ora, agli stereotipi gli fa un culo così, e il fatto che lo vogliano in tv credo che sia una cosa pazzesca, per me e anche per voi, che siete veri, come me. Io mi sento come una punkabbestia che prende a randellate Banderas il mugnaio. :)

Scrivere è stata creatività e architettura assieme: bellissimo.
Naturalmente è stata l'opportunità professionale più fantastica che mi sia mai stata data.
Ora non so bene che succederà, se prima ci lavoravamo in due o tre, adesso immagino subentreranno altre persone, con i loro vissuti e i loro modi di vedere la vita e cambieranno cose, ma io non ho paura, guardo con curiosità, e mi riempio di mondi che non sono i miei, e fantastico, dal mezzo dell'Appennino, e magari mi compro pure un cavallo, che è una cosa che sogno da trent'anni ma non ho mai avuto i soldi. Oh, non sono diventata ricca eh, è un omaggio ai sogni che non mi concedo mai.

Avrei potuto raccontarvi questa cosa in maniera no? più esplosiva, ma ho deciso solo di essere sincera. Niente botto. C'è ancora un sacco di tempo, per parlarne, ci vorrà un anno, credo.

Poi magari un'altra volta vi dico della prima volta che mi ha scritto l'assistente di Agostino Saccà chiedendomi se andavo a Roma a parlare con lui, e io pensavo mi prendesse per il culo, e così ho detto "Vabbè al limite vediamoci su Skype" e ciavevo una maglietta gialla di hello kitty e i capelli sporchi.

Senza Grazia Saccà ed Elisabetta Trautteur non sarebbe successo niente di tutto questo, neanche la metà o un quarto o la metà di un quarto.

Vi posto una canzone malinconica ma non sono malinconica eh.