Non mi fraintendete Gaber.
Gaber non dice che Libertà è partecipazione: dice proprio il contrario, o almeno così lo interpreto io.
Il testo dice questo:
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato
che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco
con la gioia di inseguire un'avventura.
Sempre libero e vitale
fa l'amore come fosse un animale
incosciente come un uomo
compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
Questa strofa dice che l'uomo che sta sull'albero non è libero, ma sottintende che lo è. La gioia di inseguire l'avventura, l'incoscienza, fare l'amore come animali: noi tutto questo l'abbiamo perso, dal patto sociale in poi. Stiamo in gruppo, ci difendiamo a vicenda, e rinunciamo a qualcosa: alla nostra libertà, in favore della libertà altrui. Ci sta bene.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno
di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio
solamente nella sua democrazia.
Che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà.
Abbiamo inventato la democrazia. Che cos'è la democrazia? Il diritto di votare. Nel delegare e farci comandare abbiamo trovato la nostra "libertà", secondo Gaber. Voi come la leggete? Io come un profondo bisogno di anarchia. Perché votare non è esattamente come partecipare. E infatti chi di voi ha votato Renzi, nostro primo ministro? Io no, perché non sono andata a votare, ma voi che ci siete andati?
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l'uomo più evoluto
che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura
con la forza incontrastata della scienza
con addosso l'entusiasmo
di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero
sia la sola libertà.
E questo come lo leggete?
Secondo me questa canzone significa che Libertà NON è partecipazione.
Sto leggendo Cuba Libre, una raccolta di post di Yoani Sanchez, cubana che dice quello che pensa. E' molto bello leggerla, e senti proprio questo grande bisogno di partecipazione intesa come libertà.
Yoani e i cubani vivono una vita dove le limitazioni sono portate al parossismo. Ma la mia sensazione è che in occidente non abbiamo tutte le libertà a cui Yoani anela, anche se all'occidente piace dire sì, sì, guardate gente, che brutto il comunismo, a noi non capiterebbe mai, di vederci negato l'accesso a internet.
Ho la libertà di navigare su internet, nella misura in cui ho la libertà di godere del mio tempo libero (che è solo ed esclusivamente il tempo che riesco a strappare al sonno, perché il tempo lavorativo è, nei fatti, tempo che vendo al, e quindi di proprietà del, mio datore di lavoro), e nella misura in cui posso permettermi di acquistare il servizio (oltre al fatto che in mezza Italia non c'è banda).
Ho la libertà di dire quello che penso, ma se ora stessi parlando della mafia non mi sentirei così serena, Saviano docet.
Ho accesso al credito bancario (a tassi molto vicini all'usura, pensate agli interessi composti dei mutui ipotecari), ma le spinte sociali a indebitarsi sono così forti che l'indebitamento è più schiavitù che diritto.
Ho la libertà di lavorare tutto il giorno e di consumare tutto quello che il mio stipendio mi permette, ma poi mi scontro con la necessità (indotta) di possedere di più.
I media non sono controllati dal governo, ma cercano di non pestare troppo i piedi a sponsor e staccatori di assegni vari. Certo, anche questo è pluralismo, in qualche modo.
Anche in Italia, come a Cuba,viviamo in un regime burocratico macchiavellico.
Non ho la libertà di godere dello spazio, perché lo spazio è di chi ha i soldi per acquistarlo. La mia vicina per esempio, l'ultima in fondo alla via, un giorno s'è scocciata di un altro vicino che le parcheggiava vicino a casa e delle mie bambine che a volte giocavano di fronte a casa sua, e s'è comprata l'ultimo pezzo di strada: ha messo un cancello e solo il mio gatto può oltrepassare quel confine.
Ho il diritto di indebitarmi per acquistare un'auto che fa i centottanta, però poi sull'Adriatica (tipo tangenziale) prima c'è il limite dei novanta e poi improvvisamente dei cinquanta, c'è un autovelox, e devo pagare per aver fatto una cosa che non potevo evitare, che un secondo prima era concessa e poi a un certo punto diventa vietata, e i limiti stradali sono l'esempio più banale e se volete anche deprecabile che mi è venuto in mente. Pensiamo alla Bossi-Fini, che a un certo punto ha decretato l'illegalità dell'esistenza.
Vivo in una società che permette l'esistenza di Equilitalia, anzi, dove Equitalia è partecipata dallo Stato.
Vivo in una società dove il mio corpo s'è abituato a mangiare e bere e respirare sostanze velenose, perché a qualcuno fa comodo così, perché le multinazionali hanno diritto di controllare la mia mutazione genetica, perché l'unica legge universale è il profitto.
Certo: ho il possesso del mio passaporto e se non ho fatto casini e mi sono comportata bene, posso andare dove voglio.
Ma quello che il sistema mi chiede, di default, è di ingrassare di fronte alla televisione, di stare buona, e di ritenermi molto fortunata in confronto a Yoani.
Gaber non dice che Libertà è partecipazione: dice proprio il contrario, o almeno così lo interpreto io.
Il testo dice questo:
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato
che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco
con la gioia di inseguire un'avventura.
Sempre libero e vitale
fa l'amore come fosse un animale
incosciente come un uomo
compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
Questa strofa dice che l'uomo che sta sull'albero non è libero, ma sottintende che lo è. La gioia di inseguire l'avventura, l'incoscienza, fare l'amore come animali: noi tutto questo l'abbiamo perso, dal patto sociale in poi. Stiamo in gruppo, ci difendiamo a vicenda, e rinunciamo a qualcosa: alla nostra libertà, in favore della libertà altrui. Ci sta bene.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno
di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio
solamente nella sua democrazia.
Che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà.
Abbiamo inventato la democrazia. Che cos'è la democrazia? Il diritto di votare. Nel delegare e farci comandare abbiamo trovato la nostra "libertà", secondo Gaber. Voi come la leggete? Io come un profondo bisogno di anarchia. Perché votare non è esattamente come partecipare. E infatti chi di voi ha votato Renzi, nostro primo ministro? Io no, perché non sono andata a votare, ma voi che ci siete andati?
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l'uomo più evoluto
che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura
con la forza incontrastata della scienza
con addosso l'entusiasmo
di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero
sia la sola libertà.
E questo come lo leggete?
Secondo me questa canzone significa che Libertà NON è partecipazione.
Sto leggendo Cuba Libre, una raccolta di post di Yoani Sanchez, cubana che dice quello che pensa. E' molto bello leggerla, e senti proprio questo grande bisogno di partecipazione intesa come libertà.
Cuba Libre, Y. Sanchez |
Ho la libertà di navigare su internet, nella misura in cui ho la libertà di godere del mio tempo libero (che è solo ed esclusivamente il tempo che riesco a strappare al sonno, perché il tempo lavorativo è, nei fatti, tempo che vendo al, e quindi di proprietà del, mio datore di lavoro), e nella misura in cui posso permettermi di acquistare il servizio (oltre al fatto che in mezza Italia non c'è banda).
Ho la libertà di dire quello che penso, ma se ora stessi parlando della mafia non mi sentirei così serena, Saviano docet.
Ho accesso al credito bancario (a tassi molto vicini all'usura, pensate agli interessi composti dei mutui ipotecari), ma le spinte sociali a indebitarsi sono così forti che l'indebitamento è più schiavitù che diritto.
Ho la libertà di lavorare tutto il giorno e di consumare tutto quello che il mio stipendio mi permette, ma poi mi scontro con la necessità (indotta) di possedere di più.
I media non sono controllati dal governo, ma cercano di non pestare troppo i piedi a sponsor e staccatori di assegni vari. Certo, anche questo è pluralismo, in qualche modo.
Anche in Italia, come a Cuba,viviamo in un regime burocratico macchiavellico.
Non ho la libertà di godere dello spazio, perché lo spazio è di chi ha i soldi per acquistarlo. La mia vicina per esempio, l'ultima in fondo alla via, un giorno s'è scocciata di un altro vicino che le parcheggiava vicino a casa e delle mie bambine che a volte giocavano di fronte a casa sua, e s'è comprata l'ultimo pezzo di strada: ha messo un cancello e solo il mio gatto può oltrepassare quel confine.
Ho il diritto di indebitarmi per acquistare un'auto che fa i centottanta, però poi sull'Adriatica (tipo tangenziale) prima c'è il limite dei novanta e poi improvvisamente dei cinquanta, c'è un autovelox, e devo pagare per aver fatto una cosa che non potevo evitare, che un secondo prima era concessa e poi a un certo punto diventa vietata, e i limiti stradali sono l'esempio più banale e se volete anche deprecabile che mi è venuto in mente. Pensiamo alla Bossi-Fini, che a un certo punto ha decretato l'illegalità dell'esistenza.
Vivo in una società che permette l'esistenza di Equilitalia, anzi, dove Equitalia è partecipata dallo Stato.
Vivo in una società dove il mio corpo s'è abituato a mangiare e bere e respirare sostanze velenose, perché a qualcuno fa comodo così, perché le multinazionali hanno diritto di controllare la mia mutazione genetica, perché l'unica legge universale è il profitto.
Certo: ho il possesso del mio passaporto e se non ho fatto casini e mi sono comportata bene, posso andare dove voglio.
Ma quello che il sistema mi chiede, di default, è di ingrassare di fronte alla televisione, di stare buona, e di ritenermi molto fortunata in confronto a Yoani.
per me sei non solo una fonte di ispirazione ma proprio una finestra sul cielo e, bada bene, ho una decina di anni più di te. (Questo per dire che la maturità e l'intensità dello sguardo non si guadagnano con gli anni). Grazie per questo post illuminante, ciao, Valeria
RispondiElimina(tra dieci anni avrò un'altra intensità, forse sarò su un'altra frequenza :) )
EliminaPenso che neppure nel nostro mondo occidentale troveresti tante persone disposte a dichiarare di essere soddisfatti della propria libertà.
RispondiEliminaSono d'accordo con il tuo punto di vista.
E' vero: la libertà assoluta, filosoficamente parlando, non esiste. La libertà è nella potenzialità di poter fare nelle scelte, e quelle scelte una volta fatte precludono necessariamente la libertà di farne delle altre, diverse. Con la libertà in sé non ci fai nulla, un po' come coi soldi; se non li impieghi o investi in qualcosa, o non li cedi in cambio di beni o servizi rimangono lì, il loro valore è nel potere d'acquisto. Anche la libertà ripone il suo valore nel potere di "investirla" in una qualche scelta esistenziale.
Ma quando poni alla libertà di ciascuno dei vincoli a priori, che possono essere di natura per esempio economica: per far questo ci vogliono i soldi, per fare soldi devi lavorare, o delinquere, o..., per lavorare devi rinunciare a molte delle tue libertà, come per esempio la libertà di impiegare come vuoi il tuo tempo. Credo che l'unica vera libertà che dipende ancora da noi sia quella di sottrarci alla strettoia di quelli che tu chiami bisogni indotti.
Questa cosa è davvero quello che voglio? Forse l'unico modo per riappropriarci in parte della nostra libertà è la libertà di rinunciare al possesso (o di non-partecipazione alla nevrosi dei consumi, se vuoi)
sono stata molto meno chiara e incisiva di te. Ma di fondo concordo in tutto. Un post molto bello Polly. Ci voleva. Grazie.
PS. Ma stai leggendo anche tu L'uomo duplicato? Toh! che coincidenza. Coi miei ritmi conto di riuscire a finirlo entro fine anno, se tutto ve bane. ;-)
EliminaL'uomo duplicato l'ho finito da poco. L'ho trovato molto bello e cervellotico, come tutto ciò che esce dalla penna di Saramago, ma anche un po' lento nelle prime 150 pagine...
EliminaChe bel post, come sempre. Concordo. Anche per me la libertà di cui godiamo nella società occidentale e più illusoria che reale. è anche vero però che ci sono diritti che, teoricamente, e se si hanno gli strumenti culturali adeguati per rendersene conto, sono garantiti a tutti (è scritto nella Costituzione). A livello di sistema ci vogliono come macchine, purtroppo, e ognuno si difende come può: nella realtà di un piccolo paese c'è ancora modo di fare rete, nelle grandi città non so. Io personalmente guardo pochissima tv, ascolto poca radio e mi tengo alla larga dalle "super offerte". Sto cercando di educare mio figlio ad affrontare la vita in modo critico ma non cinico (avevi scritto tu tempo fa questa frase, credo). Forse sono andata un po' fuori tema, sorry. Giulia
RispondiEliminaNon mi pare di averlo scritto io, però bello: critico non cinico. :)
EliminaIo interpreto il verso di Gaber sulla libertà=partecipazione come una esortazione a trovare la libertà stessa insieme agli altri e non in forme di isolamento/autonomia (stare sull'albero, volare solitario come un moscone) o di piacere scriteriato (far l'amore come un animale, spaziare senza limiti). Libertà è partecipazione, laddove partecipazione è "vivere consapevoli dell'esistenza del prossimo, alla ricerca costante di una felicità collettiva", sicuramente non nel senso politico del termine (=votare). Avevo letto un bellissimo discorso di David Foster Wallace in merito, ma non voglio tediarti. Se ti interessa te lo mando. A presto
RispondiEliminaNon mi tedi, mi interessa!
EliminaLa tua interpretazione mi sembra bella, però non so, Gaber è molto molto politicizzato: sentendo tutto il resto mi suona strano che lui qui non voglia parlare di politica...e la partecipazione è un concetto tipico della filosofia politica...non so. :)
boh, l'hai voluto tu!
Eliminahttp://gynepraio.com/2014/01/06/la-liberta-del-tipo-piu-importante/
In questo occidente dominato dal totalitarismo finanziario, la libertà consiste nel vivere secondo paradigmi diversi che nn siano il denaro. Libertà x me significa riformulare una mia visione del mondo non dettata dal pensiero dominante che ci vuole, come dici tu, a ingrassare davanti alla televisione e a consumare,consumare. Se poi questa libertà di pensiero trasforma la mia vita e la rende + felice è libertà concreta e viva. Se poi fossimo in tanti, ma proprio in tanti a fare una rivoluzione interiore di questo tipo ,allora libertà sarebbe partecipazione ad un nuovo mondo.
RispondiEliminaBello. Anch'io sto cercando di riformulare. Ma più riformulo e meno mi sento libera. Poi spero che le cose cambino, magari se siamo tanti, chissà...
EliminaProprio ieri ho letto tutto d'un fiato il nuovo libro di Elastigirl, signora dalla magica penna, e in uno dei capitoli si parla del padre e di quando le diceva di diffidare delle persone che non hanno una propria visione del mondo. Ecco, penso che qualche anno fa non avrei capito che cosa intendesse. Ma, cara Polly, non bisogna mai smettere di scavare tra i propri pensieri per trovare se stessi e gli altri. Il tuo blog mi piace per questo motivo. E' così poco conformista e il dubbio aleggia su tutti i tuoi post!
EliminaUn post molto bello! Grazie. La libertà non so che cos'è: sì, credo che in Occidente siamo liberi da dittature, ma credo che se vado a votare e non posso scegliere chi mando a Roma non sono poi tanto libera.
RispondiEliminaSiamo liberi di pensare di avere bisogni, fasulli, indotti dal sistema economico, che una volta avremmo chiamato desideri.
Insomma, ti dico, non so che cosa intendiamo esattamente per libertà. Sì, qui non c'è la dittatura.
ecco, brava ;)
Elimina...T'han detto che c'è posto
RispondiEliminaper chi sa stare a posto
il posto, tele accesa e la casetta in Canada.
Il sabato la spesa
e il giorno dopo in Chiesa
e sei un po' nervoso ed un motivo ci sarà... - Ligabue-
Mi è venuta in mente leggendo questo post!!
Bel post, che in buona parte condivido. Credo che la mafia, o meglio, l'atteggiamento mafioso tipico di noi italiani - lavori se conosci qualcuno, ti fanno lo sconto perché sei amico di, ti tolgono la multa se... - crei una condizione peggiore di quella cubana...
RispondiEliminaGrazie per avermi fatto riflettere.
Boccadirosa
Magari a cuba hanno pure l'atteggiamento mafioso, non so.
EliminaIo spero che il tuo gatto almeno faccia un po' di pipì dietro a quel cancello. In questo modo si fa portavoce del nostro modo di pensare.
RispondiEliminaMa il testo della canzone di Gaber non è di Luporini?
RispondiElimina