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Visualizzazione dei post da settembre, 2013

Sorella, hai trombato?

"Sorella, che sorriso! Hai trombato?", mi ha chiesto la mia amica oggi a pranzo. Nonostante non intenda condividere questa eventualità, e comunque in realtà stia solo godendo degli effetti di questi giorni insolitamente caldi, mi sono comunque interrogata su quanto, in effetti, le persone diventino socialmente accettabili quando sono consapevoli del fatto che al mondo esistono conformazioni di fianchi perfettamente adatte a sostare dentro alle loro cosce, o viceversa.

Blogfest a Rimini

Esclusa l'eccellente compagnia di Lucia e i due o tre incontri piacevoli, andare alla blogfest è stato come andare a letto con uno che non mi piaceva tanto. Sai la voglia di fare la doccia e di negare l'accaduto, ma non proprio la delusione, solo un po' di fastidio. Tanto per cominciare, mi sono resa meglio conto di quanto è eterogeneo il termine blogger e di quanto è eterogenea la rete, come la vita. Voglio dire, io mi sento molto blogger, come state of mind. E però mica è facile spiegare quello che è per me lo state of mind del blogging. Sì, sono una blogger, no, non voglio fare la giornalista. E no, non voglio neanche far marketing, o meglio, lo faccio, ma non nel mio blog personale. Non sono neanche una nerd. Cioé non sono una nerd però so qualcosina di seo tecnico. Al contempo non ho mai imparato a usare il lettore dvd. Ho amici conosciuti sul web ma i social network mi fanno cagare, nessuno escluso. Non dico di me che sono una scrittrice e non sogno neanche di fin

La strategia del qui e ora

Oggi passo dall'incredibile buonumore all'incredibile malumore, senza momenti di intermedia normalità. E' un equivocabile sintomo che le cose si stanno sistemando. Ho passato una settimana piuttosto infelice, barcamenandomi tra rogne, musi lunghi, delusioni e omissioni. La cosa bella di me è che comunque sono un' ottimista pessimista . Vedo il marcio anche nel bambino Gesù ma poi dico, avrà i suoi motivi, migliorerà. Quando invece pensavo che le persone volevano il mio bene me la prendevo sempre in culo. (Non è vero che sono così cinica, me la prendo ancora in culo a volte) Insomma, dicevo, ci sono un paio di cose che mi pesano e non riesco bene a razionalizzare, e allora per il momento seguo la strategia estrema, che è quella del qui e ora .  La strategia del qui e ora è quando cerchi di godere delle cose piccoline, delle sensazioni. Senza pensare astratto. Senza pensare al mio cuore che diventa arido o al fatto che mi sento sola. Qui e ora mi piace tantissimo il

Ho comprato 45 quaderni

Cari tutti, settembre mi trovò scoglionata. Vabbè, non sto a raccontarvi. Sappiate solo che ieri sono stata a comprare parte del materiale scolastico che serve alle bimbe lunedì (sì, dopodomani). Qualcosa come  quarantacinque quaderni complessivi , diciassette colle , alcune decine di copertine di tutti i colori, e non faccio per dire. Mi hanno chiesto due dizionari Devoto Oli, per le gemelle. Eccerto, ti pare che due persone utilizzino lo stesso dizionario? Io quando faccio queste sessioni mi sento eroica. Giuro. Primo perché veramente quest'esosità ha qualcosa di inverosimile. Cioè, dài ragazzi, parliamone. Che poi mica ce l'ho con le maestre. Lo so purine che fanno quel che fanno (anche) perché sono schiacciate tra bambini rompipalle, genitori cagacazzo all'ennesima potenza, mancanza di fondi, disposizioni calate dall'alto e normative elaborate da soggetti ingiustamente strappati alla tv e ai campi. Vabbè, inutile stare qui a sparare su quella croce rossa che è

Tre adorabili creature

Leggo in giro che la scuola sta per ricominciare (no, ne sono certa, l'ho chiesto stamattina a Serena) e la cosa mi scoccia leggermente perché questo significa che devo mettere mano a quel groviglio inestricabile di zaini, grembiuli, merende, disegni e quaderni che ho accantonato a giugno; ma da un lato sono anche un po' felice. Le mie figlie durante l'estate sono diventate delle piccole selvagge generatrici di versi di svariato tipo e finanche di ultrasuoni. Sto accusando. Se ne sono accorti i quattro amici con cui ho fatto colazione domenica mattina, i quali ridevano dei ruggiti di mia figlia Carolina ma sotto sotto lo vedevo che prendevano la decisione di ritardare i figli di alcuni decenni, così come il nostro prossimo incontro. Se ne accorge la gatta, quando ci vede entrare con l'auto nel cortiletto di casa, e io metto fuori la testa sussurrando "Lamici!" con l'aria di un'esaurita che si è appena calata una pasta che sta salendo proprio in que

La rabbia

Oggi è una giornataccia. Mi sono alzata sul tardi, ho fatto colazione al bar, sono andata in biblioteca. Volevo qualcosa di divertente e intelligente e ho scelto Daniel Pennac. Poi qualcosa s'è inceppato. Ho litigato con mia madre per un principio. Non ve lo sto a spiegare. Non si può litigare per i princìpi. Se la persona che hai davanti non capisce i princìpi, spiegarglieli è assolutamente inutile. E' come tentare di spiegarli al gatto. Io invece stupidamente mi sono impuntata. A volte anche al lavoro lo faccio, ma sempre meno. E' una cosa molto stupida, l'ho imparato negli anni. Però, e qui spezzo una lancia in mio favore, è una cosa stupida e molto diffusa. Perché non t'impunti da solo. T'impunti quando anche l'altro s'impunta. Quando ero una ragazzina, e ci avevo i morosi, si perdeva un casino di tempo a spiegarsi e a chiarirsi. Adesso, metti caso che vedo qualcuno, non c'è mai niente da chiarire: i fatti parlano da soli. Gli "io

Non sto dicendo che l'arte concettuale sia una cagata

Domenica io e le bibine abbiamo deciso devo dire in maniera molto democratica ahem, dicevo, io e le bimbe abbiamo deciso assieme di andare a vedere un museo di arte moderna aperto relativamente di recente (per relativamente intendo da alcuni anni, ma sapete, a BucoDelCulo le notizie arrivano con la fiumana). Insomma, per dirla tutta mi avevano fatto incazzare e allora ho detto: adesso non vi porto al parco a provare gli elicotteri telecomandati, ma facciamo quello che voglio io, tiè. Questo museo aveva una collezione permanente abbastanza interessante, oh, non è che era roba trascendentale però insomma, era pulito, minimal chic, ben illuminato, e con guardiani delle sale, ahem molto professionali. Quello che però doveva essere il plus della nostra colta giornata in trasferta. era la mostra temporanea e un'interessante performance di arte concettuale sulla Rinascita.  La mostra non l'ho capita granché, ma mi sono detta, è certamente colpa del mio borghese, quasi

E niente, mi chiedevo cos'è l'amore.

Quando io e il Donatore ci siamo lasciati  credevo che la mia situazione sentimentale sarebbe stata la seguente: Passata la prima fase, madonna che dolore, madonna mia cosa mi hai fatto arriverà la fase del nuovo innamoramento e i problemi correlati allo sviluppo di una relazione sentimentale avendo tre figlie a carico. Per esempio, dopo quanti anni di frequentazione potrà conoscere le bimbe? Finché il soggetto non emerge dalla folla, magari mentre sto fissando le monoporzioni di surgelati al supermercato, è moralmente lecito andare a letto con qualcuno?  La situazione è invece la seguente: La fase madonna che dolore, madonna mia cosa mi hai fatto dura molto più del previsto, e anzi, sento che permarrà per alcuni decenni in un angolino del mio cuore, con grandi danni alla mia autostima e impossibilità di fidarmi di qualcuno. Ogni tanto aleggia la balzana idea, in genere non ventilata da me, di improbabili quanto indesiderabili ricongiungimenti familiari, prontamente affossata da

A Lisbona

Madonna che grande amore. Sarà stato il caldo secco, che mi piace anche con quaranta gradi. I colori, la decadenza diffusa, la personalità, i gatti languidi nelle vie del centro in attesa di lische di pesce. Oppure sarà stata la lingua, latina ma allo stesso tempo dura. Quattro giorni e quattro notti a Lisbona sono state intensi come quattro mesi a casa, ca va sans dire. Mi sono sentita un po’ in colpa di spendere soldi che non fossero destinati alle vacanze con le bimbe, oppure al loro nutrimento, alla loro palestra, al pulmino o alla mensa scolastica, ma poi ho deciso che invece, capitasse ancora di viaggiare da sola, lo rifarò alla grande. Quando sono arrivata ho detto a Bea: “Ho pochi giorni, risparmiami la piazza di respiro europeo, la cattedrale e il museo nazionale. Fammi vedere l’essenza. Buttiamo via la mappa del centro e perdiamoci”. In quattro notti ho dormito circa dodici ore, ho conosciuto un tale che si spacciava per resuscitatore , al quale ho chiesto di farmi