Mi chiamo
Antonio e faccio il maître all’albergo “Il Castello”. Maître
non significa capocameriere, anche perché in certi servizi sono
l’unica persona in sala e dunque maître significherebbe che faccio
il capo di me stesso, come se mi ordinassi talvolta di sparecchiare,
talvolta di fare un conto. Maître significa che io garantisco che Voi
clienti viviate l’esperienza enogastronomica e sensoriale che desiderate. Significa che io sono
responsabile, ai Vostri occhi, del servizio e della cucina, di un
conto onesto e di un’atmosfera piacevole. Mi devo occupare di
proporVi il piatto migliore e il vino giusto per quel piatto. Devo
preoccuparmi di illustrarVi la filiera di ciò che state assaggiando,
senza essere invadente. Se sedete soli o avete voglia di ascoltare,
sono anche la memoria storica dell’hotel Il Castello, e Vi racconto,
con discrezione, quando fu edificato, che primati vanta e chi vi ha
soggiornato. Il proprietario, curiosamente, è nato nella stanza
numero 24.
Mi occupo di fare le Vostre veci con il
personale in cucina. Certo personale di cucina non si preoccupa
della freschezza dei prodotti perché non Vi vede in faccia, e io
devo monitorare che la pietanza che Vi servo non sia stata appena
epurata da uno strato di muffa, e devo anche monitorare che non
vengano palesemente riciclati gli avanzi nei piatti. Non mi occupo di
garantire la pulizia approfondita del personale in cucina perché non
è compito mio: io bado a che sia tutto apparentemente pulito.
Devo anche coordinare il personale in
sala. Molte persone scelgono di fare il cameriere perché non trovano
un lavoro migliore, ma in realtà, quello del cameriere è un
mestiere che necessita di professionalità e di passione, perché io
non farei turni di dodici ore e tutti i festivi, se non fosse per la
passione. Non festeggerei natali e capodanni con cuochi e lavapiatti.
Molti camerieri che mi sono trovato a gestire o non erano abbastanza appassionati, oppure erano dei
deboli. In questo ambiente un debole muore.
Quelli non appassionati sono faticosi
da gestire, perché evitano il lavoro. Durante il servizio li vedi
che si nascondono in bagno a telefonare, oppure in cucina a mangiare.
Ma non si mangia durante il servizio. E neanche si telefona, perché
i clienti devono percepire che io prendo gli ordini e i commis sparecchiano: serve per creare un rapporto di fiducia. E se
sparecchio io perché il cameriere è nascosto, il servizio fallisce.
Anche se faccio attendere perché sono impegnato a scovare il
cameriere.
Quelli che spariscono mi temono, perché
sanno che io sono la persona di fiducia della direzione. Quelli che
spariscono a volte sono gli stessi che devo riprendere per la
mancanza di ordine personale. Non è professionale presentarsi in
servizio con un accenno di barba, né con una camicia scollata.
I deboli sono quelli che non resistono.
In genere resistono meglio ai turni da dodici ore che non al
personale in cucina. In cucina sono dei duri, perché non devono
confrontarsi con Voi clienti.
Un bravo cameriere deve calibrare il sorriso in sala e le parolacce in cucina. In cucina, cari clienti, Vi odiano, a parte quando mandate i complimenti. In cucina, lo chef, non si prende cura di Voi, ma solo del piatto. Il personale di cucina è spesso personale impresentabile in sala, e i camerieri deboli sono quelli che escono dalla cucina con le lacrime agli occhi. Non si deve presentarsi al cliente con le lacrime agli occhi ma col sorriso sulla bocca.
Un bravo cameriere deve calibrare il sorriso in sala e le parolacce in cucina. In cucina, cari clienti, Vi odiano, a parte quando mandate i complimenti. In cucina, lo chef, non si prende cura di Voi, ma solo del piatto. Il personale di cucina è spesso personale impresentabile in sala, e i camerieri deboli sono quelli che escono dalla cucina con le lacrime agli occhi. Non si deve presentarsi al cliente con le lacrime agli occhi ma col sorriso sulla bocca.
Il sorriso sulla bocca, sempre.
Toccante e vero, grande scuola di vita!
RispondiEliminaNu, dài :)
EliminaGran pezzo, Polly. Da scrittrice di razza.
RispondiEliminaMa di che razza, precisamente?
EliminaUna qualsiasi, quella che vuoi. Anche meticcia con pedigree ,)
EliminaHo scoperto da poco il tuo blog. Mi sono talmente innamorata del tuo modo di scrivere che ho passato le ferie a leggere i tuoi post dal 2011 ad oggi..anzi,sono andata all'indietro..ho letto dal 6 agosto 2013 al 2011. E post dopo post, ti ho sempre più adorata. Posso dirti? Sei fantastica, mi piace come affronti la vita. Seppur coetanee, non potremmo essere più diverse. Ti sembrerà una stupidata, ma ho imparato tanto leggendoti..mi hai migliorata. Complimenti per la determinazione che hai, l'umanità con cui pensi e per come affronti il ruolo di giovanissima mamma. Alcuni post mi hanno fatto riflettere, altri ridere (anche da sola).
RispondiEliminaTi stimo
Grazie, mi sembra troppo, però grazie. Veramente.
Eliminaun maitre si presentò a noi così
RispondiElimina"Sono Fabrizio, al tuo servizio" e recitò il menù e una presentazione di benvenuto tutta in rima....
un folle...un mito....un personaggio surreale... aveva tutta la mia stima!!!
Bellissimo, Polly.
RispondiEliminaQuanta verità... Bel pezzo davvero!
RispondiEliminaAverlo un maitrè così, invece di un vecchiaccio bavoso. Comunque io non sono una debole, in sala e in cucina me la sono sempre cavata egregiamente, e anche se il lavoro l'ho cambiato la passione è sempre li.
RispondiEliminaIlenia
io devo sposare tuo fratello. Al limite, aprici insieme un'osteria
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