Pensieri come se, toh, fossi in fase pre-mestruale
Una sera, sul divano, raccontavo questa cosa a Bea. Che quando facevo l’ultimo anno del liceo, ho deciso che avrei fatto Scienze Politiche Internazionali. La mia passione è sempre stata la letteratura, ma pensavo che se avessi scelto lettere poi avrei dovuto fare l’insegnante e a diciannove anni, nella categoria degli insegnanti, vedevo sovrarappresentate le teste di cazzo. Invece scienze politiche mi piaceva tantissimo, anche se non capivo bene (e, con buona pace di mia madre, non ho mai capito) a che professione potevo ambire.
In realtà mi sarebbe piaciuto lavorare nella cooperazione internazionale, ma con il senno di poi, ho il sospetto che mi sarei trovata di fronte a un mondo dove c’è (anche) della gran merda. Adesso so che la professione, la professione,...quello che conta davvero è la vita.
A diciannove anni volevo studiare a Roma, perché volevo andare via di casa, e l’università di Bologna era troppo vicina. Però guardavo i miei amici, e vedevo che il loro affitto e il loro Erasmus erano spesati dai genitori e allora mi dicevo: mia madre non ha i soldi per fare la spesa, io l’affitto a Roma non me lo posso permettere. E quindi alla fine sono andata all'università di Bologna e andavo anche a lavorare: facevo la commessa da Intimissimi e poi andavo a leggere e a tradurre per un signore cieco.
Allora a Bea le dicevo: sono stata proprio stupida, avevo uno stipendio, studiavo e lavoravo, avrei potuto benissimo mantenermi lontana da casa. Non sapevo che potevo spaccare il mondo, perché oltre a me non avevo nessuno da mantenere. Oppure potevo finire a farmi pasticche di extasy e a dormire in stazione; oppure potevo girare il mondo; oppure potevo andare a vivere in America Latina. Non ho fatto niente di tutto ciò. Ho studiato e lavorato e basta. A ventidue anni ho avuto Camilla e Lucia, a ventitré Carolina, non ho visto grandi pezzi di mondo e ho sempre e solo abitato in provincia.
Epperò il mondo a volte è passato di qui, da casa mia. Qualcuno mi ha detto che casa mia è semplicemente casa.
Ho conosciuto tante persone, delle tipologie più disparate e disperate. Molte persone mi hanno raccontato cose private della loro vita. Da quando ho smesso di nascondermi nella normalità, da quando ho cominciato a comunicarmi davvero com'ero, il mondo ha fatto lo stesso con me. Quando qualcuno mi ha raccontato qualcosa di suo intimo, a volte ho pensato che dio è cattivo, altre volte ho pensato che quando ero una bambina orfana, bè, non avevo molto meno degli altri, altre volte ho pensato che la vita è fantastica, quando ti prende a pedate in culo per anni e poi all'improvviso ti mostra un fiore.
Non ho mai conosciuto nessuno di veramente uguale a me. L'unica persona che abbia guardato a fondo nella mia disperazione non è stata capace di sopportarla, perché era disperato anche lui.
E comunque quella sera Bea mi ha detto: A diciannove anni pensavi che di non poterti mantenere fuori casa, ora dici che ce l’avresti fatta, che bastava solo un po’ di coraggio in più. Ecco, ora è la stessa cosa. Vai!
Io non credo che starò qui per sempre eh. Anche se la mia vita in questo momento mi basta, voglio dire. Ma devo ancora vivere tanto, e devo ascoltare le storie degli altri, leggere tutti i romanzi del mondo, e forse anche vedere di nuovo la durezza e reagire, perché la vita è anche questo. Adesso quello che ho mi piace, ed è ancora abbastanza difficile da non annoiarmi. Però ora io so che domattina posso alzarmi e andare, anche con le bimbe al seguito. Il mio unico sogno in fondo è quello di essere un persona equa e solidale, di non avere la macchina, di non inquinare, di non acquistare niente di inutile, di fare sempre la mamma, di non essere per il pianeta e per l'umanità quello che sono i pidocchi sulla testa delle mie figlie. Che poi questi pidocchi alla fine li stimo anche perché dico, tu fai di tutto, la chimica, gli oli essenziali, l'aceto, ma le uova non muoiono mai, se ne stanno lì aggrappate alla vita, mentre io sbraito e dico tu non sai chi sono io. A loro non fotte un cazzo chi sono io.
Credo che un giorno sarò la persona che voglio essere, perché se avessi ascoltato tutti quelli che mi hanno detto “non ce la puoi fare”, ora non sarei neanche qui a scrivere.
Una sera, sul divano, raccontavo questa cosa a Bea. Che quando facevo l’ultimo anno del liceo, ho deciso che avrei fatto Scienze Politiche Internazionali. La mia passione è sempre stata la letteratura, ma pensavo che se avessi scelto lettere poi avrei dovuto fare l’insegnante e a diciannove anni, nella categoria degli insegnanti, vedevo sovrarappresentate le teste di cazzo. Invece scienze politiche mi piaceva tantissimo, anche se non capivo bene (e, con buona pace di mia madre, non ho mai capito) a che professione potevo ambire.
In realtà mi sarebbe piaciuto lavorare nella cooperazione internazionale, ma con il senno di poi, ho il sospetto che mi sarei trovata di fronte a un mondo dove c’è (anche) della gran merda. Adesso so che la professione, la professione,...quello che conta davvero è la vita.
A diciannove anni volevo studiare a Roma, perché volevo andare via di casa, e l’università di Bologna era troppo vicina. Però guardavo i miei amici, e vedevo che il loro affitto e il loro Erasmus erano spesati dai genitori e allora mi dicevo: mia madre non ha i soldi per fare la spesa, io l’affitto a Roma non me lo posso permettere. E quindi alla fine sono andata all'università di Bologna e andavo anche a lavorare: facevo la commessa da Intimissimi e poi andavo a leggere e a tradurre per un signore cieco.
Allora a Bea le dicevo: sono stata proprio stupida, avevo uno stipendio, studiavo e lavoravo, avrei potuto benissimo mantenermi lontana da casa. Non sapevo che potevo spaccare il mondo, perché oltre a me non avevo nessuno da mantenere. Oppure potevo finire a farmi pasticche di extasy e a dormire in stazione; oppure potevo girare il mondo; oppure potevo andare a vivere in America Latina. Non ho fatto niente di tutto ciò. Ho studiato e lavorato e basta. A ventidue anni ho avuto Camilla e Lucia, a ventitré Carolina, non ho visto grandi pezzi di mondo e ho sempre e solo abitato in provincia.
Epperò il mondo a volte è passato di qui, da casa mia. Qualcuno mi ha detto che casa mia è semplicemente casa.
Ho conosciuto tante persone, delle tipologie più disparate e disperate. Molte persone mi hanno raccontato cose private della loro vita. Da quando ho smesso di nascondermi nella normalità, da quando ho cominciato a comunicarmi davvero com'ero, il mondo ha fatto lo stesso con me. Quando qualcuno mi ha raccontato qualcosa di suo intimo, a volte ho pensato che dio è cattivo, altre volte ho pensato che quando ero una bambina orfana, bè, non avevo molto meno degli altri, altre volte ho pensato che la vita è fantastica, quando ti prende a pedate in culo per anni e poi all'improvviso ti mostra un fiore.
Non ho mai conosciuto nessuno di veramente uguale a me. L'unica persona che abbia guardato a fondo nella mia disperazione non è stata capace di sopportarla, perché era disperato anche lui.
E comunque quella sera Bea mi ha detto: A diciannove anni pensavi che di non poterti mantenere fuori casa, ora dici che ce l’avresti fatta, che bastava solo un po’ di coraggio in più. Ecco, ora è la stessa cosa. Vai!
Io non credo che starò qui per sempre eh. Anche se la mia vita in questo momento mi basta, voglio dire. Ma devo ancora vivere tanto, e devo ascoltare le storie degli altri, leggere tutti i romanzi del mondo, e forse anche vedere di nuovo la durezza e reagire, perché la vita è anche questo. Adesso quello che ho mi piace, ed è ancora abbastanza difficile da non annoiarmi. Però ora io so che domattina posso alzarmi e andare, anche con le bimbe al seguito. Il mio unico sogno in fondo è quello di essere un persona equa e solidale, di non avere la macchina, di non inquinare, di non acquistare niente di inutile, di fare sempre la mamma, di non essere per il pianeta e per l'umanità quello che sono i pidocchi sulla testa delle mie figlie. Che poi questi pidocchi alla fine li stimo anche perché dico, tu fai di tutto, la chimica, gli oli essenziali, l'aceto, ma le uova non muoiono mai, se ne stanno lì aggrappate alla vita, mentre io sbraito e dico tu non sai chi sono io. A loro non fotte un cazzo chi sono io.
Credo che un giorno sarò la persona che voglio essere, perché se avessi ascoltato tutti quelli che mi hanno detto “non ce la puoi fare”, ora non sarei neanche qui a scrivere.
bella l' immagine della vita che ti prende a calci e poi ti mostra un fiore.... a me la vita regala albe bellissime, di quelle in cui pensi che tutto sia possibile, che finalemnte sarà un giorno in cui la fatica del vivere sarà un pò più lieve propio in virtù di quella bellezza. E poi alla fine scopri che in realtà è stata solo l' ennesima giornata di m. e che l' alba bellissima era solo l' ennesima fregatura che tu hai scambiato per luce purissima.
RispondiEliminaNo, devi continuare a credere nelle albe bellissime, prima o poi ti arriva la non fregatura. E sarà così bella che riscatterà tutte le fregature.
Eliminasi si si! mi piace questo post. perché quella sensazione di voler/dover "divenire ciò che si è" non è un miraggio, è vera e autentica e ti indica la via. e a un certo punto una sera ti metti e letto e pensi che sì, dopo tanto travaglio e affanno e calci nel culo, sei esattamente quello che dovevi diventare. una persona che a volte, quando la vita (o tu stessa) ti imponeva il freno a mano, non pensavi avresti potuto raggiungere.
RispondiEliminaAlla fine ho più di quanto immaginavo che avrei avuto, da bambina.
EliminaCe la stai facendo mentre vivi così, e andando avanti ce la farai ancora di più, tra alti e bassi, ma più alti perché "la vita è fantastica, quando ti prende a pedate in culo per anni e poi all'improvviso ti mostra un fiore."
RispondiEliminaSperiamo nei più alti.
EliminaCapisco che l'essere madre di tre bimbe abbia potuto frenarti a volte, e capisco che io sono piccino certe cose le comprendo male, ma tu sei giovane e puoi ancora partire, dire, fare. Daje Vale :*
RispondiEliminaQuesto post mi piace. E mica poco eh.
RispondiEliminaPerché traspare la voglia di fare,il coraggio, il desiderio, la tenacia...la vita.
Vale sei, siamo, giovane ed è un nostro diritto sognare una vita senza freni! :)
Minchia vorrei averlo io un premestruo così.
RispondiEliminaTi quoto alla grandissima. ;-)
EliminaEra un post super malinconico...
Eliminaquesto post è bellissimo. sei fantastica.
RispondiEliminanon ci avevo mai pensato, che si può imparare dai pidocchi.
RispondiEliminaIn effetti hai ragione a pieno.
avanti tutta!
Madonna, sono la metafora della Vita (ma continuano a starmi sul cazzo)
EliminaSei veramente grande e di una sincerità cristallina,auguro a te e alle tue bimbe ogni bene per un futuro senza problemi.
RispondiEliminaP.S. Ho capito solo ora la citazione nel titolo... Perché è una citazione, vero?
RispondiEliminaYessa...piangerò!
EliminaTi si leggeva qui, con Silver. È ci dicevamo che sei proprio brava
RispondiEliminaMah, non ci credo mai quando me lo dicono, con affetto parlando ;)
EliminaPerò è bello leggerti. A questo puoi credere (anche all'altra cosa, ma insomma, vedi tu) ;)
Elimina...ma brava davvero...
RispondiEliminaBellissimo post... traspare tantissima forza secondo me! non è da tutti... anzi!
RispondiEliminaPost malinconico un piffero, Polly. Io non gli assocererei il tag "piccola fiammiferaia" ma "la forza di un incendio me fa' la spesa, e me porta pure il resto!"
RispondiEliminaA' Lu, macché incendio XD
EliminaMi sono commossa.
RispondiEliminaP.S. Sei fantastica
Leggerti mi lascia sempre qualcosa.
RispondiEliminaMi fa piacere.
EliminaE'molto bello ciò che hai scritto,sicuramente malinconico ma molto coraggioso...sei giovane e puoi dare e fare tanto!!! p.s. sei una bravissima mamma, anche io ho tre bambine e penso che le tue siano davvero fortunate!!!
RispondiEliminaCon loro è facile: sono bambine stupende!
EliminaPiccola città
RispondiEliminaBastardo posto...
Anche io sono scappata dalla provincia, sono stata in posti che non immaginavo nemmeno esistessero e ho conosciuto gente e vite completamente diverse dalla mia... E poi sono tornata da dove sono partita, perché la vita libera e zingara e' spesso anche una vita vuota, dove il tuo ego diventa troppo ingombrante per lasciare spazio agli altri.
È poi perché non puoi scappare da quello che sei, quando la provincia c'è l'hai nel cuore.
Un caro saluto
boccadirosa