Molti anni fa prendevo a prestito i libri dalla mamma del Donatore. Ne aveva
tantissimi, dev’essere stato allora che ho cominciato a leggere letteratura
americana. Facevo l’università e ho trovato Steinbeck nella sua libreria.
All’università, per partito preso, gli americani mi stavano
antipatici. Li credevo un popolo di mitomani guerrafondai. Un po’ lo credo
ancora, però li leggi e sono così cinici e critici e feroci e liberi, che ti
fidi. Mancano di quell’indolenza intellettuale europea. I sudamericani quando
parlano di sesso sono così puri e puliti e naturali che i francesi, che pur
adoro, in confronto sembrano maniaci viziosi.
Una volta presi a prestito La nausea di Sartre. Mi annoiava
molto, credo di non averlo mai finito. Credo fosse stato di Lucia. C’erano dei
periodi sottolineati a matita, e io ho pensato che doveva aver avuto poesia,
quella persona che non sapevo ancora che avrebbe portato lo stesso nome e cognome di mia
figlia.
Non ho mai conosciuto Lucia, ma quello che lei aveva
sottolineato ne La nausea, me la faceva vivere e, un po’, conoscere.
Siccome da un po’ non ho tempo di andare in biblioteca e
leggo libri miei, ho cominciato a sottolinearli. Se qualcuno li rileggerà, sarà
come creare un contatto telepatico. E’ una cosa molto intima da condividere con
qualcuno. Non sono disposta a farlo con molte persone.
La mia poesia è ciò che più mi piace di me.
Però sta molto molto in fondo. In fondo al mio cinismo, al sarcasmo, al nichislismo, alla diffidenza.
Mi piacerebbe che qualcuno mi guardasse dentro. E che vedesse che non sono poi così diffidente. Della poesia per esempio mi fido.
L’altro giorno ero al mare e osservavo quello
che faceva le piadine e pensavo che tutto era pieno di poesia.
La signora con
la voce rauca da fumatrice, i capelli tinti di rosso scuro e un tatuaggio che
spuntava nella schiena, sotto la maglietta, e faceva pensare che forse era
stata bella, venticinque anni fa.
Il signore con i capelli semi- lunghi e tanto tinti,
pettinati con la riga da una parte.
Tutte le coppie col cane che passavano. E le coppie di
liceali. Mi è venuta in mente quella giornata al mare invece che a scuola, e la
mia migliore amica con il mio ragazzo di allora che fuori dal bagno della
stazione mi leggeva le istruzioni per mettere un assorbente interno.
Ripensandoci, ho guardato con tenerezza quella me ferma nello spazio di un
bagno pubblico, in una giornata di giugno infinita, che mette un assorbente
interno per la prima volta.
L’altro giorno pensavo che se anche avessi trovato le parole
per condividere tutta quella poesia, non avrei avuto nessuno con cui farlo, e
allora mi sono detta che sottolineare i miei libri è un po’ come spogliarmi, e che dovrei farlo di più, ecco.
Beh! Direi che anche questa è poesia, grazie. Claudia
RispondiEliminaBuffo, ci pensavo proprio in questi giorni, a questa storia della comunicazione mentale sulle frasi sottolineate nei libri, al punto che a volte mi piace prestarli solo per questo.
RispondiEliminaQuando ho in mano un libro non mio e non posso sottolineare le frasi che mi colpiscono di più, poi, mi pesa molto.
No no, io non sottolineo mai.
RispondiEliminaPerò dopo che ho letto tutto il libro, sulla prima pagina dopo la copertina riscrivo la frase o il periodo che mi ha colpito di più. E poi ci aggiungo la pagina e la data.
Rileggendo ogni prima pagina dei miei libri ritrovo me stessa.
Ciao. Io non ti conosco, io non so chi sei, ecc. ecc.
RispondiEliminaSono capitato nel tuo blog per caso, cliccando questo post nel blog "dormiente" di un'amica (si potrà dire?) che ancora qualche volta visito a vuoto (dato che non scrive da mesi). Il mio in realtà non è un commento al post. E' che adoro leggere qualsiasi cosa, se scritta in un certo modo (ironia ed autoironia al primo posto) almeno quanto adoro scrivere. E allora? Allora qui ho trovato una persona che scrive come io adoro si scriva. Di getto, con l'anima, con "la pancia". Il tutto si condensa in questo. Grazie. Per cosa? ma perché hai scritto ed anch'io ho potuto leggere. Credo proprio ripasserò di qui. Tanto non faccio rumore, non sporco, non sbriciolo per terra. Quindi potresti non accorgertene nemmeno. A presto (anche se non lo saprai mai (o sì? boh, tanto non cambia nulla).
La poesia ce l'abbiamo dentro, ma non sempre la cogliamo. La cogliamo quando siamo in armonia con gli astri, e qui l'astrologia non c'entra.
RispondiEliminaIo invece so leggere la poesia nelle cose, ma non ne posseggo. L'ho cercata in me per molto tempo, ho passato l'adolescenza e la prima giovinezza con uomini sbagliati perchè volevo da loro la poesia che io non avevo.
RispondiEliminaOra invece sono contenta di non averla, ma di saperla cogliere. I miei libri pero' non si toccano. Niente sottolineatura, solo pagine e pagine di trascrizioni nel mio quaderno verde, dove da circa un ventennio, ricopio il bello della letteratura. (a me quella americana un po' ha rotto i coglioni, con le dovute eccezioni- vedi Salinger, che non si tocca)
ti abbraccio forte poetessa :-)
...cazzo.. come faccio a sottolieneare questo post??
RispondiEliminaBELLISSIMO!!
zenchiu...!!
Che bel post.
RispondiEliminaAnche il mio motto è "si vive di poesia e di piccole cose", ne sono proprio convinta.
Un abbraccio immenso al Montale che c'è in te.
<3
C'è più poesia in quell'assorbente che in molti scritti studiati a scuola. Bel post.
RispondiEliminaIo sto leggendo "Il Vangelo secondo Gesù"...consigliato da te.
RispondiEliminaMi fa un po'soffrire ma, per me, quella è poesia.
B.
Senti Polly, io non lo so perché fatico a commentarti. Te l ho già detto forse, eccheppalle di Squa...
RispondiEliminaPerò leggerti mi piace parecchio. Ti trovo spesso poetica. Di quella poesia magari un po' ruvida ma che tocca il cuore. Mi piaci tu
:*
Anche leggerti è poesia perchè quello che racconti si manifesta subito davanti a chi ti legge. E per questo ti ringrazio.
RispondiEliminaIo non amo particolarmente i libri sottolineati, però quello che dici mi ha fatto pensare ed effettivamente è come creare un contatto con la persona che per prima ha tenuto in mano un capolavoro o un libro noiosissimo. I miei primi libri li ho avuti in regalo da un signore che si stava per ritirare in una casa di riposo e non aveva posto per loro... me li ha consegnati e credo che mi abbia attaccato la malattia del leggere. Non sono ancora guarito.
un saluto