Investire su di sè

Spero che questa stagione del cazzo finisca con una certa celerità perché sto accusando. Non ve lo sto neanche a dire, siamo tutti incazzati neri, lasciamo stare. Il caldo lo tollero bene, ma il freddo no. Ci sarà un motivo per cui ai tropici si tromba e in Italia, d’inverno, no.

Un po’ sto superlavorando, cosa che mi piace anche però insomma, sono stanca, molto stanca. Da lunedì a giovedì della scorsa settimana sono stata a Milano, una fiera e un forum. Dormito pochissimo. Ho avuto anche un convegno con Vagina. Dovevamo parlare dell’operazione pro bono #unFigoAlGiorno, e invece abbiamo parlato di tutt’altro, dai trombamici al seo, ecco.

Ma torniamo alla mia depressione. Sono così stanca e demotivata che potrei farci un power point sopra, con i funnel, le gerarchie e i diagrammi.

Qualche giorno fa ero così stanca che quando ho parcheggiato di fronte alla scuola ho notato che mia figlia Lucia era uscita senza scarpe. Torniamo a casa, scarpe, torniamo a scuola. In macchina faccio per inviare un messaggio al Donatore, dal contenuto: “Stasera controlla pidocchi e zecche alle bimbe”, che per poco non sbaglio il destinatario. Facciamo finta che il Donatore si chiami Luca, no? Io digito Lu, tocco Luana Mamma Antonio e sto per inviare, ma per fortuna me ne accorgo in tempo.

Perché dovete sapere che, oltre ai pidocchi, in questa stagione le bimbe prendono anche le zecche, se per caso abbiamo l’opportunità di stare all’aperto tra un diluvio universale, una nevicata estiva e una grandinata. Domenica scorsa, per esempio, ero in un parco con mio fratello e le bibine, tra adolescenti che limonavano duro e coppie con figli che avevano l’aria di chi agogna parecchio il lunedì. Si avvicina un’ex compagna di scuola di mio fratello, una che non vedevo da una dozzina d’anni. Lei parla di quanto sia difficile lavorare e di quelli che ti fanno firmare il licenziamento mentre ti assumono, quando la dolce Camilla si avvicina sorridente. La guardo bene, e noto, sotto il sole, che ha qualcosa nel sopracciglio. E così, mentre continuo a disquisire di contratti collettivi nazionali, estraggo al volo una zecca dal sopracciglio della mia bambina e poi la rimando a giocare. Per chi non ha figli sono scene leggermente splatter. Tipo ho scoperto l’altro giorno che ci sono persone che nella vita non si sono mai svegliate all’improvviso mentre qualcuno vomitava loro addosso. Credo che ci sia addirittura gente che non ha mai visto dal vivo i vermi intestinali. Sono carini eh.

E niente, dicevo. Mi sono comprata un vestito sobrio per una fiera. Una cosa porno-bon ton, no? Sono tornata a casa, dopo la lampo sessione di shopping, e ho appoggiato la busta di carta di H&M su una sedia, ho scaldato un surgelato, e ho parlato con la busta di carta di quanto sia rischioso, nella vita, puntare tutto su un solo canale. Dopo si fa la fine dei vecchietti che mettevano tutti i loro risparmi sulla Parmalat.

Se metto tutto sulle figlie, quelle tra dieci anni mi lasciano da sola come un cane, come è giusto che sia.

Tutto sul lavoro, non va bene di nuovo. Certo, sul lavoro investiamo tutti buona parte delle nostre giornate. Ma rimane un mezzo, e non un fine.

Su un uomo non si può investire niente, perché col senno di poi vi sfido a dirmi quante volte ne è valsa la pena. Nel mio caso è valsa la pena investire sul Donatore, perché se l’avessi mandato a cagare subito, come meritava, forse le bibine le avrei fatte con qualcun altro e le Gemmy non avrebbero il fisico squadrato da Robocop come il suo e Carolina non sarebbe matta come una cavalla matta come lui, e insomma, se lui non fosse lui, loro non sarebbero loro. Ma ora che so quanto può essere distruttivo e doloroso l’amore, col cazzo che voglio innamorarmi di nuovo. Voglio stare bene con qualcuno che valga la pena, ecco (no, vabbè, il Donatore cerca di farmi un intorto con un suo amico, ma io gli ho già spiegato che lui rimarrà l’ultimo Rimastone con cui sono stata).

Alla fine, dicevo con la mia busta di H&M che in fondo, l’unica su cui investire sono io.