L’altra
sera le brulline erano con il Donatore e sono stata a quella che
doveva essere una “passeggiata esperienziale” con un’insegnante
di yoga che conosco, ma che poi è stata a tutti gli effetti una
seduta in palestra, per via che pioveva. Tanto per cambiare,
aggiungerei.
In realtà all’ultimo momento mi era
passata la voglia di andare perché mi ero infilata in un libro, e
sapete, per me non è scontato arrivare a casa, mangiare un surgelato
e infilarmi dentro a un libro, a piacimento e in silenzio. Però,
siccome a yoga dovevo andare con una collega, non volevo impaccarla.
Perché lei è una di quelle persone che mi fanno sentire meglio con
me stessa. A volte mi carico di aggressività e di nichilismo (non
vorrei, ma spesso la mia vita è sopravvivenza), e non mi piace la
mia tirchieria nel concedere stima. E quando ho a che fare con lei,
mi sento sollevata perché mi ricordo che ci sono individui che stimo
come persone e come professionisti e allora mi dico, fiù, allora
non sono cattiva come penso.
Allora niente, eravamo pochi e io ero
l’unica che non aveva mai fatto yoga e non ci aveva il tappetino.
Quando toccava a me fare l’esercizio che si sputava fuori la
rabbia, l’ho fatto così flebilmente che hanno riso tutti e
l’insegnante mi ha abbracciata dicendo “topino”. Però poi l’ho
riprovato a casa e l’ho tramandato alle bimbe.
Nonostante io non sia una tipa molto
new age, per niente abituata a ragionare in termini di spirito e
corpo, ma solo di dovere e piacere, questa seduta mi ha fatto un
bell’effetto, cioè, mi sono sentita come se Arianna, l’insegnante,
sapesse la verità e la so più o meno anch’io, ma ci arrivo in
modo contorto, del resto qualcuno diceva che la via più breve tra
due punti è l’arabesco e io sono l’arabesco, ecco, mentre
Arianna mi sembrava la linea retta. Però già il fatto che so dove
arriva l’arabesco è già qualcosa, no?
E ho pensato ad Arianna che vive in un
bosco e che coltiva quello che mangia, e che dice che non dobbiamo
pensare solo al lavoro e al dovere. E penso che il sistema in cui
viviamo è contorto, molto contorto, per via che lega il piacere al
dovere in modo morboso. In pratica ci hanno messo in testa che le
cose che ci danno piacere sono quelle legate a un acquisto o a una
spesa. Quindi paradossalmente, per andare al ristorante, al cinema,
in vacanza, per acquistare una maglietta in più di cui non ho
bisogno, devo lavorare forte, e se pesto i piedi al mio collega e
guadagno di più compro più magliette. In pratica, rapporti umani e
tempo per sé li misuriamo in termini di scarpe, magliette e altri
oggetti. E pensare che avere poco fa diventare eccezionalmente
creativi, vedi i cubani. E pensare che gli africani si divertono
ballando, mica andando al cinema. E pensare che fare l’amore è
gratis ed è l’attività più divertente che esista, ed è per
quello se l’uomo di riproduce e il panda si estingue.
All’idea che potrei andare quasi
quasi a yoga una volta a settimana, mi sono ricordata che ho tre
bimbe e che il Donatore è disponibile solo se non ha una Fidanzata
Ufficialmente Temporanea: ora non ce l’ha, però vatti a fidare, è
un bell’uomo e ci sa fare, e quindi vabbè, continuerò ad arrivare
alla verità in modo contorto, senza sentire il diaframma vibrare
mentre faccio ooooooh (sarà che mentre facevo oooooh non sentivo
vibrare un tubo di niente, se proprio vogliamo dircelo).
E niente. Che mi hai fatto venire voglia di provare lo yoga.
RispondiEliminaAppunto: il fatto è che molto spesso siamo un arabesco senza un secondo punto a cui arrivare.
RispondiEliminabeh, mica devi arrivare in fondo per forza. magari trova mete piu' vicine a meta' dell'arabesco...
Eliminacome si fa per aprire gli occhi ad altra gente sulla tua bella sintesi "lavorare per comprare di più e quindi essere felici"? Questo è il punto centrale di tutta questa nostra società malata e se non ci svegliamo continueremo a rotolare nella melma!
RispondiEliminaLA LUNA NERA
Beh, l'alienazione è cosa nota, ed è giusto ricordarlo a chi l'ha perso di vista, ma sinceramente gli africani hanno una vita media che è un terzo della nostra, una mortalità infantile raccapricciante, crepano per malattie che da noi sarebbero insignificanti, o rimangono invalidi, scappano a gambe levate per venire nei nostri paesi... e non parliamo di quanti a Cuba esercitano la creatività solo in posizione orizzontale, anche se stanno messi sicuramente molto meglio dei primi.
RispondiEliminaAlle volte mi pare che gente come la yogi in questione veramente perda il senso delle proporzioni. Non tutti possono scegliere quanto lavorare e come (e magari in nero). Cioè, se mi fai 'sto discorso al manager o professionista cocainomane che lavora 17 ore al giorno 7 gg su 7, ok, ma a chi deve mettere insieme l'affitto o il mutuo, i figli a scuola e un minimo di apertura mentale e conoscenza del mondo oltre i confini del bosco, mi sembra davvero la versione moderna del "sacrificatevi e non abbiate grilli per la testa" di catto memoria...
Meglio lo yoga della morale.
@pellegrina: hai ragione tu, ma quello che ho scritto non significava nulla in più di quello che ho scritto. gli africani non vanno al cinema non significa gli africani stanno meglio degli italiani. e so benişsimo di non poter smettere di lavorare.
RispondiEliminaperò posso decidere di non sentirmi povera con il mio stipendio, e posso decidere di non vivere come una rinuncia ma come un'opportunita' l'impossibilità di comprare borse e scarpe. questo è provato dal fatto che non spendo una parte del mio stipendio semplicemente perché non c'è niente che mi manchi. poi so che ci sono anche estremisti che magari ti dicono che se lavori servi il sistema ingiusto, e sì, trovo che non abbiano il senso della realtà.
...lo YOGA è un po' come un regalo di compleanno..."È IL PENSIERO CHE CONTA"... per i primi 14 mesi...poi gli effetti sono assicurati (mi dicono qui dalla regia) ;)
RispondiEliminaeffetti?
EliminaPrezioso il post e le riflessioni che ne sono nate.
RispondiEliminaSempre interessanti le tue riflessioni. é vero che spesso è possibile essere felici senza necessariamente spendere. Ho applicato questa filosofia alla festa della classe , ho proposto un pic-nic "alla carlona" in un parco pubblico e merenda al sacco e ho raccolto entusiastiche adesioni...Sull'Africa e Cuba non mi pronuncio, ma vero è che noi occidentali siamo troppo legati allo spendere (e al metterci in competizione con gli altri), anche se la crisi economica sta ridimensionando tutto questo.
RispondiEliminaanch'io voto per i pic nic!
Eliminache poi metti che fai oooohhh e ti viene in mente Povia. è un bel casino.
RispondiEliminasi corre bene sugli arabeschi, c'è più da guardare...