Era febbraio di dieci anni fa. Io ero a pranzo con la mamma
del mio ex, perché era il suo compleanno. Per il suo compleanno pranzavamo al
ristorante, solo noi donne. Mi ricordo che ha chiamato mio fratello, che nonna
Cloe non stava bene. Nonna Cloe era molto molto miope e a volte si faceva male,
quando faceva i lavori di casa. A volte la incontravo in giro, a Porta Imolese,
che faceva la spesa, e lei per strada era così miope che non mi riconosceva e
delle volte la vedevo che aveva due ciabatte diverse. Usciva sempre con la
gonna, le calze, e un paio di ciabatte bianche come quelle che usano le
infermiere. Allora, dico, nonna era normale che si faceva male. Non aveva la
minima cura di sé. D’estate le piaceva tantissimo l’acqua fredda, perché
soffriva il caldo, e allora metteva la bottiglia in frizer e la beveva
praticamente ghiacciata e poi si sentiva male.
Quella volta invece era a letto, e di fianco aveva il vuoto
lasciato da mio nonno. C’era questo cattivo odore, di sporco, e tutte queste
cataste di oggetti sporchi ovunque. C’era mia madre, che in casa di sua madre
non saliva mai, però quella volta era salita e quando sono arrivata la stava
aiutando a vestirsi e la sgridava anche, perché non aveva chiamato prima. Aveva
qualcosa ai piedi, delle ulcere, come a volte hanno i vecchi. Solo che facevano
quell’odore di marcio e lei non si alzava da letto da una settimana. L’abbiamo
portata al pronto soccorso, noi tre, che allora non eravamo ancora una vera
famiglia, perché mia madre lavorava sempre e quando non lavorava aveva sempre
un fidanzato, mio fratello invece che a scuola andava in giro a fare delle
cazzate, e io, io stavo sempre a casa del Donatore, anche quando lui non c’era,
perché viveva a San Remo.
Abbiamo portato nonna al pronto soccorso e un po’ ci
vergognavamo perché puzzava. Era primo pomeriggio.
Alle 21 circa, con una gamba in cancrena, entrava in sala
operatoria, con noi tre e i due fratelli di mia madre che guardavamo la porta
rossa e piangevamo, anche i miei zii, che sono grandi e grossi. Sarebbe uscita
di lì con una gamba completamente amputata.
Quando s’è minimamente ripresa le ho detto: “Ti
restituirò tutto quello che mi hai dato, non ti abbandoneremo”. E quella promessa mi è costata veramente tanto.
Quando,
nello stesso ospedale, cinque anni dopo l’ho vista respirare flebilissimamente,
ho pregato dio perché avesse pietà di lei e se la portasse via.
...
RispondiEliminaPenso non ci siano commenti... Il dolore parla da sé.
RispondiEliminaConosco quella preghiera, che per me che non prego mai è stata l'unica, proprio qualche mese fa.
RispondiEliminaLa stessa identica.
Ti abbraccio.
EliminaEra la nonna che ti aveva allevato?
RispondiEliminasì. :(
Eliminacare le nonne
RispondiEliminacomprendo...tanto tanto dolore che non si rimarginerà...
RispondiEliminaPraticamente è Febbraio anche oggi.
RispondiElimina(anche se sulla carta è Maggio)
EliminaP.S. :*
EliminaAlle volte la cosa più umana da fare è sperare che se ne vadano in fretta. Solo che le nonne, oh, le nonne, lasciano un vuoto tremendo.
RispondiEliminaeh sì.
EliminaBel post. Grazie per aver condiviso questa storia.
RispondiEliminaBel post. Grazie per aver condiviso questa storia.
RispondiEliminabel post. Come sai rendere l'umanità.
RispondiEliminaLe persone se ne vano, è normale. E' la sofferenza che non si può tollerare. A volte è così inutile e crudele, altro che Dio.
RispondiEliminaQuando la Zia Bella è morta di cancro, io che da sempre ero fortemente presente nelle pratiche religiose, e leggevo la Bibbia e le vite dei santi e mi sparavo ritiri ogni volta che potevo, per una sete di spiritualità che continuo ad avere, non ho detto nemmeno un'Avemaria, è lì che mi sono accorta che proprio non c'era nessuno a cui rivolgersi e, se c'era, era meglio che non ci pensassi altrimenti lo avrei bestemmiato forte.
Però mentre era già sotto morfina e in agonia, le ho carezzato la fronte e le ho detto di non avere paura, che sarebbe finito tutto molto presto e il dolore non ci sarebbe più stato, e che le promettevo che sarebbe stata di nuovo bella e forte. Non so se mi sentiva, ma sono sicura che, se mai ho fatto una cosa buona per qualcuno, è stata quella, e spero che il giorno che toccherà a me ci sia qualcuno per dirmi parole simili.
Sono certa che tua nonna sia stata molto fortunata ad averti lì quando aveva bisogno di aiuto.