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Visualizzazione dei post da giugno, 2012

In piscina a BucoDelCulo e DiPiù

Sono in un momento emotivamente molto complesso: cose belle, cose molto brutte e cose molto nuove si affastellano, e in tutto ciò manco ho trovato un tipo con proprio tutti i crismi da segregare nel mio letto a soppalco tipo la ninfomane di Monaco. In fondo sono solo una donnetta: oggi ragionavo sul fatto, che se avessi a disposizione un tipo sessualmente perfetto (esiste!), mi farei andare bene più o meno tutti gli scazzi della vita. In realtà il ragionamento che stavo per sottoporvi era più o meno questo: sono in un momento complesso blablabla, spero di superarlo senza nel frattempo mandare a puttane tutto quello che ho (cosa che sto in parte facendo), blablabla, ah, ecco, sì, che ieri mio fratello mi ha mandato in ferie alla piscina di BucoDelCulo. Non so se mi abbia tirato più su l'esperienza antropologica o il settimanale DiPiù che mia madre mi ha propinato. La piscina di BucoDelCulo è grande come la piscina privata di Alice, però il prato disponibile è grande la metà. Se nel

BRUCIACCHIATA E FELICE

C'è poco da fare: il relax mi rimette al mondo. Un giorno col telefono spento e il sottofondo delle bimbe che cantano, e sono quasi come nuova, cioè nuova nuova no, però lavata con perlana abbastanza (voi non potete sapere il piacere triviale che mi provoca fare battute scontate che si rifanno agli anni 90,: rido proprio di gusto per il fatto di non fare ridere, dev'essere una psicosi strana e non ancora catalogata). Dicevo. Ieri abbiamo chiuso il negozio. Sono partita di casa con il cielo un po' nero sia metaforicamente che per davvero. Parlando di cielo nero, ultimamente mi fanno notare che mi massacro i capelli più del solito (che va anche bene, perché a causa della mia tricotillomania da ragazzina ho rimorchiato un sacco) e che sto curva con le spalle. Ma la gobba is a state of mind, you know. Mi è bastato essere sdraiata sul lettino con accanto Bea, che è una persona positiva, e le bimbe all'ombra, che mi sentivo già meno curva (forse perché ero stesa, ma no

MI RIPRENDO?

Son giorni strani, questi. Giorni di tensioni. Giorni che non scrivo, non leggo. Passare da un ambiente all'altro è abbastanza flesciante, epperò io sapevo già come funziona nei negozi e nei ristoranti, perché ho cominciato a pagarmi la scuola a quindici anni. L'ambiente aziendale ha una sua etiquette, l'ambiente del commercio ne ha un'altra. Io devo divincolarmi tra le due: devo confrontarmi con gente dalla provenienza più svariata, ma anche con la direzione commerciale della cooperativa. La strada e l'azienda sono due mondi distinti. In una si ragiona in termini di soddisfazione ed esperienza culturale o gastronomica o, o, o; nell'altra si ragiona in termini di produttività. In una c'è tensione il lunedì e leggerezza il venerdì; nell'altra va al contrario. In azienda si reprimono le emozioni: si assume un sorriso di plastica con chi ti sta sul cazzo e si centellina la fiducia nei confronti di chi ti sta simpatico; in un locale, quando c'è la ressa

IO E IL CINGHIALE

Ottima scelta, quella di passare le giornate a Buco Del Culo. Fortuna che ci sono delle volte che mi sposto comunque per lavoro. Tipo il prossimo mese devo andare a Venezia. E poi io e mio fratello durante i mesi morti vogliamo andare in trasferta a cercare di spacciare il nostro olio buono dove non ce l'hanno, tipo in qualche albergo del nord. E poi venerdì devo scendere a Faenza a ritirare il referto degli esami del sangue. Un filino di carbonio me lo devo concedere, ogni tanto, e anche un dito medio alzato al coglione che mi supera sulla rotonda, che poi il mondo è piccolo e va sempre a finire che il tipo lo conosco, vabbè. Perché va bene le colline, va bene la vita slow, va bene tutto. Va bene il cielo azzurro e l'aria ventilata. Vanno bene i turisti con cui sfodero il mio inglese ormai ampiamente regredito. Ma gli autoctoni. Gli autoctoni. Parliamone. Ho anche delle amiche, a Buco del Culo. Delle amiche very europee, non bucodelculiane, no. Poi ci sono anche persone ge

LASCIO

Domani pomeriggio mi chiudo una porta alle spalle. Sono finiti i giorni di preavviso in ufficio. Convinta? ... Boh. Vado avanti. Perché la vita è andare sempre avanti, e non per arrivare da qualche parte, ma solo per il gusto di camminare. E io le cose le affronto, e se mi accorgerò di aver fatto una cazzata, l'affronterò. Sarebbe bello saperlo prima che finisca l'estate, così me ne vado al mare e non ci penso fino a settembre. Sto scherzando. Mi chiudo una porta alle spalle. Stacco i miei disegni attorno alla scrivania, e li butto, che tanto di disegnare non sono mica capace. Stacco le vignette di Charlie Brown, raccolgo il solito casino che lascio ovunque vado. L'acqua per le lenti a contatto, lo spazzolino da viaggio. Prendo su tutto e vado, come quando lasci una stanza d'albergo. È alienante passare anni e anni con la stessa prospettiva. Lascio anche i pranzi con Serena o con Monia, e l'operaio figo della mensa. Lascio i sorrisini col cuoco. Lascio un p

E POI, SMETTERE DI PIANGERE

La stanchezza e l'arrivo delle mestruazioni sono un cocktail micidiale, che mi fa diventare di un malinconico che la metà basterebbe. Ho pianto, l'altro giorno. Sai quelle giornate che va tutto tutto male e incassi, incassi, incassi, e alla fine arriva pure la calunnia, l'umiliazione di essere tacciata di qualcosa che non sei tu. Sai la rabbia di quando urli al telefono: "Non è vero, che cazzo stai dicendo". Quella rabbia che la senti che ti si accumula nella fronte e nel collo, e quel pianto nervoso, e quella sensazione paranoide di perdere tempo a guidare mentre potresti fermarti e fare qualcosa per risolvere la situazione, tipo spaccare tutto. Sai quei pianti che ti svegli la mattina dopo che ne hai ancora i segni: gli occhi gonfi, la fronte che pulsa? Quei pianti lì arrivano sempre prima delle mestruzioni, per fortuna non tutti i mesi. Quando ero una ragazzina affrontavo la vita diversamente. Come quando persi mio nonno, a diciotto anni. Fu un male che non
Stato dell'arte: casa mia puzza vagamente di spazzatura. Non vuoto la cassetta del gatto da tempi non sospetti; lavo i piatti una volta a settimana, ma del resto scrocco a mia madre molti pasti, e asporto quelli che mia madre si rifiuta di prepararmi; sono sull'orlo di una crisi di nervi. A volte rispondo al telefono, ma solo se vi chiamate Donatore Vodafone e io ho voglia di litigare. A volte rispondo alle email. Non rispondo ai messaggi. Sono una tra le poche persone al mondo che non risponde al telefono ma risponde alle email. Non come tutti quelli che hanno l'iPhone e però, sai, la posta elettronica non la apro sempre. Chissà per che cazzo di straminchia hanno speso centinaia di euro nell'iPhone. Ah, giusto, per aggiornare Facebook; le bimbe le vedo pochissimo e quando le vedo sono anche mezza nervosetta e tollero meno del solito certi pigolii prolungati. Sono una pessima madre, però sono umana, e quando non le vedo mi mancano da matti, mentre quando la sera, do

IL CONTAINNAMORAMENTI GIORNALIERO

Come saprete d'estate, a me e a tanti altri, l'ormone parte per la tangente. Pure troppo eh. Io ho una predilizione particolare per i cuochi e mi piacciono ventenni. Anche se, essendo mediamente timida, farei bene a farmi piacere uomini più sgamati. Tipo c'è un Y(oung)ILF che lavora sotto di me (cioè, al piano inferiore dell'ufficio che sto per lasciare) e ci scambiamo i sorrisini da due anni, ci guardiamo, e lui a volte dice qualcosa di assolutamente stupido e io non rispondo. Di sto passo, forse, tra sei anni, eventualmente, limoneremo. Come in "L'amore ai tempi del colera", avete in mente che trombano a ottant'anni? Ecco, credo che a ottant'anni quando lo fai senti un po' malino, credo. Speravo tipo di farlo prima. Dài, quando la pillola sarà legale mi deciderò a calarmi le mutande con qualcuno. Ahem, veramente è già legale? Vabbè, dicevo. C'è questo cuoco che invece lavora di fianco a me e a mio fratello e ovviamente piace ad entram

VITA

Con mio fratello si è iniziato a lavorare, ho dato il preavviso di licenziamento in ufficio, e faccio entrambe le cose. Otto ore in ufficio, week end e qualche sera in negozio. Dalle sessanta alle settanta ore di lavoro settimanali, in tutto. Abbiamo deciso, d'estate, di essere sempre aperti: primo, perché d'inverno il lavoro non c'è; secondo perché se facevamo gli straordinari non pagati per altri, abbiamo deciso che possiamo farli anche per noi. Sabato sono andata al lavoro alle 9.30 e abbiamo chiuso a mezzanotte, ma solo perché c'erano le nostre amiche e in una dozzina facevamo casino come in trenta, e qualcuno ci detto che la nostra vicina è sensibile, per cui abbiamo fatto pagare le nostre amiche e io ho compilato la prima nota mentre lui sistemava la cucina. A mezzanotte e mezza siamo andati a cena che non mangiavamo da tutto il giorno, e ci siamo fatti degli ottimi cappelletti da Mirena, che è la nostra vicina di negozio. Poi siamo andati a casa. Ho fatto la do

HO FATTO COME LA PUNTO

L'altro giorno, quel rincoglionito di mio fratello, se ne andava in giro che aveva quasi finito le pastiglie dei freni. Diceva, domani le sostituisco, domani le sostituisco, tanto che alla fine ormai frenava col disco e la macchina è andata in blocco. Perché la macchina sembra scema ma non lo è. Ha dovuto per forza sostituire le pastiglie dei freni, subito. A me è capitata la stessa cosa che è successa alla sua Punto. Una settimana fa, una mia amica mi ha resa edotta del fatto che il Donatore frequentava una. Una sola? ho detto io, mentre dentro, non so come dire, mi sentivo come se mi stesse crescendo il gargarozzo, e non andava nè su nè giù. Sapete quando vi si gonfia lì nella trachea, e dite, mi esplode, tra un po' non respiro più. Ho messo la testa tra le mani, ho fumato fino a farmi venire mal di testa, mi sono stesa per terra a guardare il soffitto, ho chiamato Serena. E poi mi è passata.  Senza l'insonnia, la nausea, e quella sensazione di essere un sopr