VINTAGE, FEMMINISTE E OB

Lo so che mi odierete ma il Pollystyle è parte integrante della mia personalità, e quindi considero fondamentale un altro, trucido post che taggherò con Vesto quindi sono.
A proposito, vado un attimo fuori tema, ma ci sarete abituati a questa mancanza di filo logico. Lo sapete no, che la strada più breve tra due punti è l'arabesco? Dunque. Sto leggendo un libro di Erica Jong, che è una scrittrice femminista in voga penso tra gli anni ottanta e novanta. Mia madre aveva un tot di libri suoi e io da adolescente ne ho letti un paio, poi ho smesso: c'era troppo sesso, troppo esplicito, troppo promiscuo, troppo sguaiato, troppo. L'avevo catalogata sotto le femministe ninfomani, e archiviata in favore di più auliche letture. Se ci pensate gli americani e gli europei non sono capaci di scrivere di sesso senza che sembri qualcosa di sporco. Ora che sono diventata ninfomane anch'io, ahem, scusate, ora che sto tornando alle letture pseudoleggere, in fuga dall'Ulisse che è diventato praticamente un componente architettonico del mio comodino (esistesse qualcuno sulla faccia della terra degno di essere invitato a intrattenersi sotto al mio piumone con regolare contratto a progetto, almeno sfoggerei la lettura colta), dicevo, ho riesumato la Jong dalla libreria di mia madre. E, sorpresa! Oltre al sesso, ci sono anche le donne, la libertà, l'indipendenza, la maternità pre-mamme blogger.
E insomma, non mi dispiace. Ho trovato questa frase: "Annaspo quindi sono", che ho ricopiato sul fido Evernote. Che poi annaspare è anche divertente, alla fine. Puoi dare sempre la colpa all'annaspo e fare quello che ti pare. Anche l'idiota.

Ma torniamo al Vesto quindi Sono.

Sabato sono andata alla Fiera del Vintage con mio fratello. E ve lo volevo presentare, così capite perché sono tanto innamorata di lui.

Perché è un gran passero, ecco perché. Nella foto osserva scocciato il copricapo Tuttifrutti alla Carmen Miranda: ne ha ovviamente uno molto simile, confezionato da lui.

Ogni volta che fanno la fiera del vintage a Forlì, io vado. Mi sono un po' rotta le palle, a dirla tutta. Io sono più da mercatino dell'usato. O da vestiti e oggetti d'arredamento afferrati direttamente dalle mani di qualcuno che li stava per lanciare nel cassonetto. Oh, però casa mia secondo me è bellissima.
Vi posto la mia mise. Fashioniste, se volete evitare l'infarto cliccate sulla crocetta bianca su fondo rosso, in alto a destra.

 La giacca l'ho riesumata dalla cantina di Serena; la "polo" è del mercatino, i leggings li ho comprati al mercato a Bologna e sono talmente lisi che già dalla foto potete chiaramente individuare il colore delle mie mutande, e dire se indosso un Tampax o un Ob; i calzini viola sono bucati, ahem, vintage; le scarpe vengono da un campionario Divine Follie, che se hai il 37 te le tirano dietro. Io ho il 36 e ½ ma diciamo che me le faccio andare bene. Quelle scarpe, da quando le ho trovate, le indosso con tutto, anche col pigiama rosa di pile. Ci stanno da dio. Insomma, sono vestita come una psicopatica, e ho speso qualcosa come 40 euro, tutto compreso. So che non faticherete a crederlo.
E niente, oggi vi ho presentato "Mio fratello" e "Il mio naso asimmetrico".

Buona settimana e fuck the rest.