La mattina entro con la macchina nella città di F. in orario compreso tra le ore 8.50 e le ore 9.00. Arrivo da quello che le agenzie immobiliari chiamano Lato Monte. A Lato Monte ci sono le villette e le ville, con un pezzetto di giardino davanti e un suv parcheggiato. Dietro ci sono i palazzoni. Che in realtà costano un sacco anche lì, gli appartamenti. Più che se ti sposti in collina e ci hai il giardino grande il triplo e i vicini gentili, di campagna, che invece di scorticarti il cazzo per ogni cosa che fai perché ci tengono al decoro e al silenzio, ti portano le pesche, e quando non ci sei, ti dicono che il cortile senza le tue bambine non ha senso.
Io comunque arrivo alle bocche dei canali e proseguo diritto verso la circonvallazione. E attraverso il quartiere residenziale Lato Monte, che dietro alle case c'è anche l'asilo dove andavano le gemelle quando stavamo a F.
Sul marciapiede vedo sempre una mamma un po' anziana con il velo e il vestito lungo. Il suo bambino ha l'età delle mie gemelle.
Il suo bambino è una di quelle persone al cui nome viene anteposto il nome di una malattia, una disabilità, una diversità imbarazzante. Assan verrà sempre connotato, nella vita.
Era all'asilo con le gemelle, quell'asilo dove le maestre, a giugno, non sapevano ancora distinguere le mie bambine, da quanto avevano da fare. Eh, io lo so che è colpa del governo e dei fondi e di tutti i bambini che ci avevano da badare, ma le mie bimbe sono una cosa troppo preziosa perché tu possa lasciarle tutto il giorno a giocare da sole e poi dirmi "sono molto buone, non danno fastidio".
Assan era uno di quei bimbi che scappano dalla classe, che urlano e piangono forte quando la mamma li lascia; che si aggrappano a te, estraneo casuale.
E io lo vedo, al mattino, che la sua mamma cerca di portarlo a scuola, forse ancora all'asilo. E vedo noi che cresciamo, le bimbe che sono sempre più indipendenti, vedo i grandi progressi che fanno, la lettura sempre più veloce, e è quasi come se mi scappassero dalle mani, e vorrei gridare: "Fermati, rimani ancora un po' la mia bimba neonata, le mie tette spruzzavano da sole il latte quando ti sentivo piangere, abbiamo un legame fisico, non puoi lasciarmi".
Mi piego alla vita. Sono stata il loro contenitore, e ora le lascio andare. E loro ancora si voltano. Vanno, e si voltano per vedere se sono sempre lì. Poi arriverà il giorno che non si volteranno più. Perché è così che va la vita.
Penso a Assan, e lo vedo sempre che la mamma cerca di portarlo a scuola, poi ogni tanto si fermano, e lui urla e si agita. Forse la sua mamma è stanca, come lo sono io, già alle nove del mattino.
E forse Assan fa ancora l'asilo. E forse non sa ancora scrivere. Nè camminare sulle sue gambe.
E penso anche che ogni vita ha la sua poesia. E penso a Assan che va a scuola a primavera, con gli alberi che gli fioriscono tutto attorno, e l'aria che s'è fatta tiepida e forse anche Assan pensa che l'aria, a primavera, dovrebbe profumare di fiori e non di smog.
Persone che non san parlare
che mettono in ordine i pensieri
persone piene di paura
che qualcuno possa sapere
i loro piccoli e grandi
contraddittori pensieri
Io comunque arrivo alle bocche dei canali e proseguo diritto verso la circonvallazione. E attraverso il quartiere residenziale Lato Monte, che dietro alle case c'è anche l'asilo dove andavano le gemelle quando stavamo a F.
Sul marciapiede vedo sempre una mamma un po' anziana con il velo e il vestito lungo. Il suo bambino ha l'età delle mie gemelle.
Il suo bambino è una di quelle persone al cui nome viene anteposto il nome di una malattia, una disabilità, una diversità imbarazzante. Assan verrà sempre connotato, nella vita.
Era all'asilo con le gemelle, quell'asilo dove le maestre, a giugno, non sapevano ancora distinguere le mie bambine, da quanto avevano da fare. Eh, io lo so che è colpa del governo e dei fondi e di tutti i bambini che ci avevano da badare, ma le mie bimbe sono una cosa troppo preziosa perché tu possa lasciarle tutto il giorno a giocare da sole e poi dirmi "sono molto buone, non danno fastidio".
Assan era uno di quei bimbi che scappano dalla classe, che urlano e piangono forte quando la mamma li lascia; che si aggrappano a te, estraneo casuale.
E io lo vedo, al mattino, che la sua mamma cerca di portarlo a scuola, forse ancora all'asilo. E vedo noi che cresciamo, le bimbe che sono sempre più indipendenti, vedo i grandi progressi che fanno, la lettura sempre più veloce, e è quasi come se mi scappassero dalle mani, e vorrei gridare: "Fermati, rimani ancora un po' la mia bimba neonata, le mie tette spruzzavano da sole il latte quando ti sentivo piangere, abbiamo un legame fisico, non puoi lasciarmi".
Mi piego alla vita. Sono stata il loro contenitore, e ora le lascio andare. E loro ancora si voltano. Vanno, e si voltano per vedere se sono sempre lì. Poi arriverà il giorno che non si volteranno più. Perché è così che va la vita.
Penso a Assan, e lo vedo sempre che la mamma cerca di portarlo a scuola, poi ogni tanto si fermano, e lui urla e si agita. Forse la sua mamma è stanca, come lo sono io, già alle nove del mattino.
E forse Assan fa ancora l'asilo. E forse non sa ancora scrivere. Nè camminare sulle sue gambe.
E penso anche che ogni vita ha la sua poesia. E penso a Assan che va a scuola a primavera, con gli alberi che gli fioriscono tutto attorno, e l'aria che s'è fatta tiepida e forse anche Assan pensa che l'aria, a primavera, dovrebbe profumare di fiori e non di smog.
Persone che non san parlare
che mettono in ordine i pensieri
persone piene di paura
che qualcuno possa sapere
i loro piccoli e grandi
contraddittori pensieri
Sono senza parole.
RispondiEliminaMi permetto di dirti: un abbraccio, ancorché virtuale.
Polly, ti amo. Ma questo già lo sai, mi ripeto. E non è la poesia della primavera.
RispondiEliminaAnche io ti amo. E mi fai piangere alle 9.41 di venerdì mattina con il collega che guarda e non capisce. Non è solo l'ormone, sei proprio te e la tua sensibilità.
RispondiEliminaSei una persona notevole, mi spiace di non conoscerti.
RispondiEliminaMeriti ogni bene.
Ciao.
Urca... mi hai lasciato secca...
RispondiEliminaLeggo un sacco di blog, qui al lavoro ho tanto tempo libero e spesso vedo commeti tipo: mi hai fatto piangere e nonostante siano cose effettivamente commoventi io non ho mai pianto davvero FINO AD ORA. Hai scritto pura poesia. Grazie. Cristina
RispondiEliminaLe tue parole arrivano dirette al cuore...grande Polly!
RispondiEliminaTi leggo sempre, mi piace tanto come scrivi e quello che scrivi, mi piace la tua giovinezza, il tuo modo di vedere la vita, quello che racconti delle tue bambine, a volte mi fai ridere, a volte solo sorridere, ogni tanto sono sorrisi amari, oggi non piango per queste tue parole, ma il cuore mi fa male e nello stesso tempo sono contenta che ci siano ancora persone capaci di emozionarsi e capaci di emozionare. grazie per questo momento!!!!
RispondiEliminaMi fai ridere di gusto e poco dopo riflettere e dopo ancora commuovere. Hai detto niente!
RispondiEliminaPat pat.
Mia figlia ha 17 mesi e -a volte lo ammetto, lo faccio più che altro per me stessa- allatto ancora.
è una cosa vostra. Non devi spiegare. Baci.
EliminaIo sono una mamma a metà tra le due storie. Mio ho figlio ha una condizione patologica sufficientemente visibile da essere etichettato con la malattia prima che con il nome. Eppure non è "così grave" da non crescere mai. Qualche progresso lo fa, lentissimo, ma lo fa. E invidio profondamente la stanchezza di chi vede una luce in fondo al tunnel, e sa che gli sforzi di oggi saranno ripagati dall'autonomia della prole in futuro. Ma pazienza, mi accontento della poesia che mi è stata assegnata, e va bene così. Soprattutto quando è primavera.
RispondiEliminaVolevo esprimere la primavera, che è primavera per tutti. Anche per chi ha buoni motivi per essere stanco (tu, e non io).
EliminaUn abbraccio stretto.
Sono tutti buoni motivi, i tuoi quanto i miei. Io sono solo invidiosa ;) Un abbraccio anche a te, che scegli di saper utilizzare il tuo talento con le parole anche per contenuti difficili. Grazie :)
EliminaSei bravissima perchè hai colto, da mamma, un aspetto così delicato della vita di un'altra mamma che forse non dorme di notte a pensare che Assan non riuscirà mai ad andarsene senza voltarsi. Metà dei miei colleghi, che queste cose le studiano anche, non ci sono ancora arrivati.
RispondiElimina(cambia cantante ora, però ;)
Quindi vuoi dire che dovrei fare un corso di sensibilità a voi psicologi? ;)
EliminaDirei di umanità. In ogni caso i miei colleghi appartengono alla categoria "rivale" degli educatori ;)
EliminaInvece io credo faccia bene alle altre mamme. Noi psi siamo sempre tacciati di essere saccenti e di avere tutte le risposte, mentre spesso basta possedere la qualita' di Polly. Ma d'altronde, l'empatia si sviluppa a tredici anni, e c'e' chi a tredici anni non ci arriva mai. Di Assan cosi' e pieno il mondo.
EliminaNooo Polly!! non cambiare cantante!
RispondiEliminaeh, io entro nei loop poi ne esco autonomamente. Gli unici due da cui non sono mai uscita sono L'eccezione di C. Consoli e Jagged a Little Pill di A. Morisette.
EliminaMi sa che entro un paio di settimane pensiono anche Luca.
Ma sai, puoi anche pensionarlo. Basta che non ti dimentichi chiudendolo definitivamente in un sacchetto.
EliminaOddio.
Sacchetto?
Cassetto.
(Ho voglia di patatine).
Poi mi raccomando, non chiudere mai nel sacchetto nemmeno questo blog e la tua voglia di scrivere, perchè io e l'inquilino stiamo seriamente sviluppando una pollydipendenza.
se un giorno vuoi farti un pianto di quelli che ti scorticano, comprati il librettino "un giorno". E' travestito da favoletta illustrata ma in realtà è una pugnalata. Me lo regalarono tre anni fa quando ero ancora una puerpera e ancora piango. E sì che non sono facile alle lacrime.
RispondiEliminama di chi è?
EliminaCiao Valepolly, Un giorno e' un libro di David Nicholls. L'anno scorso e' uscito anche il film.
EliminaIo l'ho letto in inglese, e ho visto pure il film in inglese. Ma perche' sto in Cina, e qua testi e film in italiano, come dire...ehm okay ci siamo capite.
Ho amato il libro, e anche il film, anche se forse ho preferito le parole scritte, perche' sono arrivata ad immedesimarmi appieno nelle emozioni e negli stati d'animo dei protagonisti. E' un libro che ti consiglio ma solo se sei una fase immuno-depressiva, nel senso, immune alle depressioni facili. Perche' c'e' da piangere come una fontana, davvero, ha ragione marina maree!
Un saluto da Oriente :)
Ps 'Lasciati andare alla vita, e non disperarti mai' questa e' Primavera, per me :)
Uh!! L'ho letto anch'io! Bello commovente. Grazie Polly per come racconti e per quello che dici. Anche io, come Calzino, sono diventata Polly dipendente! E poi mi sembra di vederli i tuoi luoghi: qualche anno fa sono stata a Modigliana, e si respira autenticità. Bello.
EliminaIo non sono di Modigliana ;)
Eliminagrazie per come sai rendere le cose, mi sono emozionata e ho visto quella mamma e pensato a cosa debba provare, e noi stanche con figli cosiddetti "normali" che a volte non vediamo l'ora di metterli a nanna solo per riposare un pò e pensare che non appena avranno l'età lasceranno il nido mi vien da dire come a te "fermati un attimo"
RispondiEliminaLa mia bambina ha 8 mesi. Da una settimana ho smesso di allattarla e da 4 giorni dorme da sola nella sua cameretta. Proprio ieri ho pianto pensando che se morissi adesso, lei se la caverebbe bene comunque perchè ormai io non sono più indispensabile. Mi sibo sentita inutile... Crescono troppo in fretta questi figli!
RispondiEliminaFrency
nu, macché inutile! Io le gemelle le ho allattate appena un mese, la piccola sei...non è che se smetti di allattarla smetti di essere la sua nutrice. Un bacio.
EliminaIo non amo allattare, ma la mia bambina di tredici mesi adora il mio latte, o forse l´odore della mamma, o il tempo che si prende tutto per sé, tutto per noi, quando mi sta attaccata...quindi non esiste biberon che tenga, mangia tutto, ma il mio latte e il mio seno sono sacri, echissá ancora per quanto. In realtá peró volevo dirti che sei nella lista dei miei Favoriti ma non riesco a seguirti sempre, ho due bambini e un mare di vita e di cose da destreggiare, ma quando per caso apro il tuo blog, quando mi prendo il tempo di cincischiare, a volte mi fai cadere la mandibola per quanto sei brava, e ironica, e dolce, e profonda.
RispondiEliminaguarda, dolce pochissimo :D...ironica ce l'ho, profonda forse anche, brava dipende dai punti di vista. Grazie!
EliminaForse Assan ha bisogno di essere invitato un po' a giocare con le tue bimbe, così la sua mamma si riposa, che sotto quel velo e quella compostezza generalmente si cela una grande fatica.
RispondiEliminaVedrai che le tue figlie si volteranno sempre a vedere se tu ci sei ancora, solo che a volte tu non te ne accorgerai.
RispondiEliminaIo, nonostante oggi sia moglie e mamma,continuo a voltarmi anche se purtroppo lei non c'è più.
cara tu, che non ti credi dolce! hai la scorza dura per proteggerti ma vedi cose che le dolci non vedono. abbracci dal lato monte.
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