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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

NORMALE DISORIENTAMENTO

È* che volevo rendervi edotti circa un paio di miei smarrimenti quotidiani: semplice, ordinaria amministrazione. L'altra sera c'era la festa dell'Ale e io ho lasciato il telefono a casa sua. In ogni abitazione altrui dove sosto almeno un'ora, lascio un ricordo che va dal carica- batterie agli orecchini, nel caso io mi metta comoda. Lasciare in giro il telefono però, regala una frustrazione particolare. Tipo che arrivi a casa e vorresti telefonarti, a vedere se squilla. Ma non hai nè il fisso, nè un telefono di scorta. E a BucoDelCulo, dove vivo, non c'è un telefono pubblico, e alle 11.30 di mercoledì sera non c'è neanche un bar aperto, e i tuoi vicini dormono da...mhmm...ad occhio e croce sei ore. E non puoi tornare dall'Ale perché hai appena trasportato le bibine addormentate nel loro letto e se le svegli giustamente si incazzano; in più, se ti regali un'altra rampa di scale per tre volte, con 25 kg sulle spalle, potresti morire (male). Ergo, ho fatto

MATTIA E I MANIFESTANTI

L'altro giorno sono andata a fare shopping con mio fratello. No vabbè. Abbiamo puntato entrambi un tizio mulatto con i dread; all'ottica ci siamo provati e fotografati con tutti gli occhiali da nerd; nel negozio di arredamento ci siamo seduti per terra e abbiamo preso un tè per gioco, con un servizio esposto in vendita; nel reparto "orologi da parete" io ho indicato un orologio che un tizio stava esaminando, dicendo "Guarda che teneri, questi prodotti dozzinali da famiglia frustrata"; lui ha tentato di vendere un contratto di telefonia alla commessa di biancheria intima; nei camerini di H&M giocavamo ai burattini. Quello che però vorrei condividere con voi, è stato il suo racconto di un momento di follia quotidiana nella sua vita di truffatore precario (leggi: promoter porta a porta, pagato a provvigione). Se lui scrivesse in modo meno arzigogolato gli consiglierei di aprire un blog. "E allora l'altro giorno a Reggio Emilia mi sono beccato u

POTREI MA NON VOGLIO

Dicevamo Carboni. Qualcuno diceva: Primo Concerto. Eh, il primo concerto. Mamma alla sera mi portava spesso in giro, quando ero piccola e nonna non poteva tenermi. Una volta mi ha portato al concerto di Finardi. C'erano tutti tossici e io. Il mio primo concerto da sola doveva essere quello degli Articolo 31: la Michi ci è andata e io non avevo i soldi, ero incazzata nera con la vita, e me la immaginavo già, lei che conosceva J. Ax senza di me. Non era giusto per un cazzo. Dopo mi ha detto che J. Ax ci aveva anche un fratello fighissimo, e io proprio morivo dall'invidia. Il primo concerto alla fine è stato l'estate tra la terza media e la prima superiore, alla festa dell'Unità. Samuele Bersani. Vorrei che lo ricordassimo tutti in coro, il Samu. Che mai si capì se era omosessuale o meno, e voi direte, ma a te chettifrega, e invece mi frega perché io potendo me lo sarei fatto. Indipercui, classificando come "improbabile" l'eventualità che io nella vita
La mattina entro con la macchina nella città di F. in orario compreso tra le ore 8.50 e le ore 9.00. Arrivo da quello che le agenzie immobiliari chiamano Lato Monte. A Lato Monte ci sono le villette e le ville, con un pezzetto di giardino davanti e un suv parcheggiato. Dietro ci sono i palazzoni. Che in realtà costano un sacco anche lì, gli appartamenti. Più che se ti sposti in collina e ci hai il giardino grande il triplo e i vicini gentili, di campagna, che invece di scorticarti il cazzo per ogni cosa che fai perché ci tengono al decoro e al silenzio, ti portano le pesche, e quando non ci sei, ti dicono che il cortile senza le tue bambine non ha senso. Io comunque arrivo alle bocche dei canali e proseguo diritto verso la circonvallazione. E attraverso il quartiere residenziale Lato Monte, che dietro alle case c'è anche l'asilo dove andavano le gemelle quando stavamo a F. Sul marciapiede vedo sempre una mamma un po' anziana con il velo e il vestito lungo. Il suo bambino
Mio fratello rimorchia a manetta. Io mai. Eppure dice che gli omosessuali sono il 10% delle persone, per cui per ogni tipo che rimorchia lui, dovrei rimorchiarne nove. E invece. Quando qualcuno mi s'avvicina in genere non mi piace, e se mi piace, quasi sempre mi prende male, mi vergogno, non so che dire. Dice Serena che dovrei essere più brava nel botta e risposta. Tipo che quando uno tra i miei intorti, ehm, mi fissa insistentemente al bar e mi dice "Abbiamo finito il gelato al pistacchio", io dovrei rispondere qualcosa e non guardarlo come se fosse scemo, tacendo. Io ho spiegato a Serena che mi sentirei più a mio agio a parlare tipo di politica, o anche di letteratura americana, o anche, chennesò, di Brigate Rosse. So tante cose sulle BR. O di Amartya Sen. Ecco, Amartya Sen a me mi fa impazzire. Però forse se uno fa l'operaio non è detto che lo conosca, dice Serena. Ok, ma io non so parlare di pistacchio, di meteo e di inutilità. Forse sono timida. "Forse te

VINTAGE, FEMMINISTE E OB

Lo so che mi odierete ma il Pollystyle è parte integrante della mia personalità, e quindi considero fondamentale un altro, trucido post che taggherò con Vesto quindi sono . A proposito, vado un attimo fuori tema, ma ci sarete abituati a questa mancanza di filo logico. Lo sapete no, che la strada più breve tra due punti è l'arabesco? Dunque. Sto leggendo un libro di Erica Jong, che è una scrittrice femminista in voga penso tra gli anni ottanta e novanta. Mia madre aveva un tot di libri suoi e io da adolescente ne ho letti un paio, poi ho smesso: c'era troppo sesso, troppo esplicito, troppo promiscuo, troppo sguaiato, troppo. L'avevo catalogata sotto le femministe ninfomani, e archiviata in favore di più auliche letture. Se ci pensate gli americani e gli europei non sono capaci di scrivere di sesso senza che sembri qualcosa di sporco. Ora che sono diventata ninfomane anch'io, ahem, scusate, ora che sto tornando alle letture pseudoleggere, in fuga dall'Ulisse che è di

POI PASSA EH

Poi arriva il giorno in cui due martini non ti bastano più e sai che ce ne vogliono almeno quattro. Ma sai anche che il giorno dopo arriva in fretta, anzi, che probabilmente è già arrivato. E puoi anche andare a letto alle sei, ma prima o poi devi svegliarti. Arriva il giorno in cui capisci che il trombamico non può esistere, perché neanche il trombamico è indolore. Arriva il giorno in cui ti accorgi che scrivere non è un mezzo: è un limite. Perché potresti scrivere pagine e mail e post e sms, ma non riusciresti mai a dire quanto diresti con un abbraccio. Arriva il giorno in cui hai lo stipendio il dieci del mese ma rimpiangi quando facevi la cameriera in nero, e a un certo punto potevi sempre toglierti il grembiule e dire "avete rotto il cazzo, domani sera non torno". E tornavi a casa che proprio ti sentivi sollevata. Se lo facessi ora, torneresti a casa angosciata, perché sai che lo stipendio è veramente l'unica cosa da cui dipendi, e da cui dipendono le tue figlie.

LA PIGOLATA SINFONICA

Mia figlia Carolina è una bambina insicura. Ed è strano, quando guardi una biondina con gli occhi obliqui da Bart Simpson come suo padre, e vedi te stessa, quando cerchi l'approvazione degli altri. Carolina, se avete avuto il piacere di conoscerla, è una bambina insopportabile, ma solo in presenza di estranei. Se non viene debitamente considerata, sceglie una delle seguenti strategie: o si produce in smisurati gesti d'affetto verso gli astanti, come baci con la lingua a tutti o akkoalamenti nei confronti di qualche specifico malcapitato, o se ne va pigolando, ed è capace di cntinuare ore e ore a pigolare sommessamente, e quando le chiedi cos'ha, non ti risponde e continua a pigolare ad interim, sfracellandoti i cosiddetti finché tu non fai la mossa peggiore che puoi fare: sgridarla sonoramente ("Pilù, ti vogliamo tutti bene, ma dopo un po' rompi le palle. Dicci cos'hai e falla finita o in alternativa vai a pigolare lontano dalle mie delicate orecchie").
C'è che sono vittima del mio umore. Lo dico sempre e l'avrò anche scritto da qualche parte: io mi identifico tantissimo in quella scena di Fantozzi va in pensione, quella dove il narratore, con la solita voce lugubre, dice qualcosa come "Fantozzi era in preda a spaventosi sbalzi d'umore", e si vede il ragioniere sotto la doccia che prima canta allegro lavandosi le ascelle (nei film la gente sotto la doccia si lava sempre le ascelle, mai i piedi, per dire), e dopo 30 secondi netti si lascia scivolare il getto sulla testa, depressissimo. Io sono così. Quasi sempre, ma a metà mese di più. Fortuna che c'è WhatsApp e le mie amiche sempre in tasca. Da quando anche la Sere ha lo smartphone io praticamente chatto tutto quello che faccio. E' un po' come essere nella casa del grande fratello. Poi ci sono delle faccine che a noi proprio ci piacciono. Tipo ci sono le palle, dico quelle sportive, e io ne faccio un grande uso. E anche del cinghiale, non so perché.
"Sorella, sei sicura che abbiamo fatto bene a espatriare nella città limitrofa? Voglio dire, io in questo locale non conosco nessuno ma proprio nessuno" "Mah, secondo me una volta che abbiamo fatto amicizia col barista siamo di casa" "Sorella, siamo qui da mezz'ora e il barista pare si rifiuti di portarci da bere" "In compenso tutta l'ala destra è la nostra: se quel tizio barbuto continua ad avvicinartisi ti si siede sulle ginocchia" "Peccato solo che costoro siano i più sfigati del locale" "E gli unici sopra ai trenta" "Noi siamo sbarbine, te lo ricordo. A me, per dire, piace il fotografo, quello là con la maglietta bianca" "In effetti ha un gran bel sorriso. Scusa? Scuuuusa, fotografo??? Posso fotografarti????" "Mmmmh, avrà avuto al massimo ventiquattro anni, era impacciato" "Nu, bisogna che si svegli, è veramente un gran figo" "Hai notato quel barbutello là?&

8 MARZO, CLITORIDI, ERBA

Pensavo di aver esaurito le mie risorse femministe/femminiliste con il post su Genitori Crescono, e invece. Peraltro la mia email aziendale è stata presa di mira dagli spammer, e tutto il giorno ricevo posta che mi informa tipo che il trattamento con EPV è utilizzato per la veicolazione in vagina di prodotti specifici , o che dovrei andare a visitare lo stand per i trattamenti vaginali al Cosmoprof di Bologna. Insomma, io di vagine pensavo di averne abbastanza, ma poi ho scoperto di avere altre cose da dire, e quindi vi ammorbo ancora un po'. Pensavo a delle cose. Dovevo dirle. L'8 marzo è il contrario dell'8 marzo? Voglio dire, senza citare assolutamente cose o persone che esistono davvero nella mia quotidianità (e se esistessero, voi non le conoscereste perché al mio paese non c'è ancora internet veloce. No, scusate, c'è. Ma "solo se dalla tua finestra di casa vedi la croce della chiesa di San BucodelCulo", cit), dicevo, fare una mostra, un reading

CERCASI ROALD DAHL

Il fatto è che io proprio ho sbagliato tutto nella vita: dev'essere che al mio sviluppo emotivo manca la fase edipica. Forse perché da bambina mi sono innamorata di Roald Dahl invece che di mio padre. La mia vita sentimentale è un disastro da almeno due anni. Ok, lo è da sempre, diciamocelo. Solo che fino a due anni fa mi crogiolavo in storie infinite e fondamentalmente monogamiche, e non mi chiedevo dov'è che sbagliavo. Ora ho preso coscienza del fatto che sbaglio qualcosa. E' che proprio faccio scappare la gente. E no, non sono una cagacazzo, se è questo che vi state chiedendo. Ecco, magari il problema è proprio quello. Perché chi la dura la vince. E io invece vado sempre avanti: cancello i numeri di telefono e me ne sbatto. Senza sapere esattamente quale treno aspetto. Probabilmente l'aereo (cit.). Anyway, l'altro giorno, ho avuto un'illuminazione folgorante. Guardo i tipi sbagliati: soggetti in grado di sublimare il mio istinto materno.Tipi che se li g

PRIMA O POI COMPIO GLI ANNI

Siccome ci tengo moltissimo a mantenere integro il mio status di piccola fiammiferaia, non vi dirò quando compio gli anni, nè quanti nè compio. Ok, che ne compio ventinove ve lo devo dire, perché è funzionale al post. Però non vi dico quando, perché poi ci terrò moltissimo a rinfacciarvi che non mi avete fatto gli auguri. Non so se ve l'ho detto ma ho intenzione di diventare una super cagacazzo, in fondo la vita è una sola e se a una di ventXanni le va di fare i capricci li fa, perché sì. Mi piace dividere l'umanità in "persone che si ricordano del mio compleanno" e "persone che non si ricordano del mio compleanno"*. Ricordo che alle superiori, una mia amica non particolarmente sveglia, maggiore di me di un anno, una volta mi disse: "Ci pensi, diventerò maggiorenne nel 2000: forse guiderò una macchina volante!" E io, perplessa, le feci notare che al 2000 mancava un annetto e ancora di auto volanti non c'era traccia, quindi verosimilmente nel

SONO ANDATA VIA...

PERCHE' RIMANERE SEMPRE A FAENZA, NON E' CHE MI INTERESSASSE TROPPO. ( Lucio Dalla, Anidride Solforosa ) Ieri sono stata in "gita" a Roma. Ed ero contenta, no? come ogni volta che si trascorre del tempo con persone piacevoli, che non sembra neanche di lavorare. Come ogni volta che si mangia bene e si beve un buon vino rosso toscano. Come ogni volta che c'è il sole ed è quasi primavera. Al ritorno ero contenta, da Roma a Bologna. A Bologna dovevo aspettare mezz'ora, e sono andata in quella libreria nella piazzetta vicino alla stazione. Mi sentivo finalmente a casa, ed è stata una sensazione insolita, perché io in realtà mi sento a casa solo dentro casa. Come mi sentivo a casa dentro casa di mia nonna, quella con i topi, per capirci. Ho dovuto chiamare mio fratello, perché dopo tutte queste soddisfazioni ero in preda all'angoscia. E nell'intercity da Bologna a Faenza, ho pianto sommessamente per tutto il tempo, seduta di fianco a tre uomini con