La mia nonna paterna era una contadina piccola e tonda, che sorrideva anche quando era triste. Mia madre dice che le assomiglio, perché le donne del gentilizio materno hanno tutte i fianchi stretti, mentre io li ho tondi.
La nonna non era tipa da metafore e bizantinismi, però le piacevano le storie, perché le ricordavano di quando suo padre, durante la guerra, intratteneva tutta una pletora di contadini, vicini e familiari, raccontando le storie davanti al fuoco. Tipo di quel suo cugino che chiamavano l'Africano perché era stato in Africa.
Quando la nonna si è sposata con il nonno, sono andati a stare in una casona in centro, e poi quando i figli se n'erano già andati hanno ottenuto una casa popolare. Il nonno faceva il tappeziere di giorno e la maschera al cinema la sera. La nonna lo aiutava con il lavoro di tappeziere: cuciva e poi badava anche ai figli. Però, anche se la sua vita era soprattutto tra le mura domestiche, a lei le storie piacevano sempre, e aveva una libreria e dentro c'erano libri di poesie di Pascoli e Carducci. Si era anche fatta registrare su delle audiocassette le operette. Tra le sue cassette ce n'era una di Nilla Pizzi, e se l'ascoltavi, quando arrivavi a Rose rosse per te la canzone s'interrompeva, si sentiva una bambina piccolina che spingeva il testo rec e diceva "che musica noiosa", e suo padre le rispondeva. Io quella cassetta, da grande, volevo sempre ascoltarla, ma nonna non voleva, perché aveva paura che si sarebbe rovinata e non avrebbe più sentito la voce di suo figlio. Centellinava quell'ascolto.
Poi le piacevano le storie, e raccoglieva tutti gli articoli che scrivevano su mio zio, che è un ottimo musicista. E raccoglieva anche gli articoli che scrivevano su mio padre, tipo quando l'arrestavano.
Lei le storie le raccontava anche, raccontava le fiabe di suo padre e raccontava dei suoi figli da piccoli, e raccontava anche che era stata una mamma che urlava sempre, e per un attimo la malinconia velava il suo sguardo: non avrebbe dovuto urlare sempre, diceva.
Con me parlava italiano, forse per pudore, ma a me piaceva sentirla parlare dialetto.
Al suo funerale mi sono messa il rossetto rosso, perché mi sembrava coreografico, in mezzo a tutto quel grigio della campagna a gennaio.
Sulle prime mica te ne rendi conto, che se n'è andata, perché negli ultimi anni non l'andavo a trovare spesso. L'avevo scritto sulla prima pagina dell'agenda, l'anno scorso: I nonni stanno invecchiando, dovrei andarli a trovare.
Volevo raccogliere un po' di storie della nonna, della campagna, della guerra, dei tedeschi, e di mio nonno che l'aveva portata a partorire in bicicletta. Poi non l'ho fatto. Lei chiamava e io non potevo mai rispondere, e dicevo la chiamerò.
Poi una volta, ti capita che stendi i panni al mattino, e dalla cucina ti arriva il gorgoglìo della moka, e ti rendi improvvisamente conto che stamattina non potrai chiamarla, per chiederle le storie della campagna.
La nonna non era tipa da metafore e bizantinismi, però le piacevano le storie, perché le ricordavano di quando suo padre, durante la guerra, intratteneva tutta una pletora di contadini, vicini e familiari, raccontando le storie davanti al fuoco. Tipo di quel suo cugino che chiamavano l'Africano perché era stato in Africa.
Quando la nonna si è sposata con il nonno, sono andati a stare in una casona in centro, e poi quando i figli se n'erano già andati hanno ottenuto una casa popolare. Il nonno faceva il tappeziere di giorno e la maschera al cinema la sera. La nonna lo aiutava con il lavoro di tappeziere: cuciva e poi badava anche ai figli. Però, anche se la sua vita era soprattutto tra le mura domestiche, a lei le storie piacevano sempre, e aveva una libreria e dentro c'erano libri di poesie di Pascoli e Carducci. Si era anche fatta registrare su delle audiocassette le operette. Tra le sue cassette ce n'era una di Nilla Pizzi, e se l'ascoltavi, quando arrivavi a Rose rosse per te la canzone s'interrompeva, si sentiva una bambina piccolina che spingeva il testo rec e diceva "che musica noiosa", e suo padre le rispondeva. Io quella cassetta, da grande, volevo sempre ascoltarla, ma nonna non voleva, perché aveva paura che si sarebbe rovinata e non avrebbe più sentito la voce di suo figlio. Centellinava quell'ascolto.
Poi le piacevano le storie, e raccoglieva tutti gli articoli che scrivevano su mio zio, che è un ottimo musicista. E raccoglieva anche gli articoli che scrivevano su mio padre, tipo quando l'arrestavano.
Lei le storie le raccontava anche, raccontava le fiabe di suo padre e raccontava dei suoi figli da piccoli, e raccontava anche che era stata una mamma che urlava sempre, e per un attimo la malinconia velava il suo sguardo: non avrebbe dovuto urlare sempre, diceva.
Con me parlava italiano, forse per pudore, ma a me piaceva sentirla parlare dialetto.
Al suo funerale mi sono messa il rossetto rosso, perché mi sembrava coreografico, in mezzo a tutto quel grigio della campagna a gennaio.
Sulle prime mica te ne rendi conto, che se n'è andata, perché negli ultimi anni non l'andavo a trovare spesso. L'avevo scritto sulla prima pagina dell'agenda, l'anno scorso: I nonni stanno invecchiando, dovrei andarli a trovare.
Volevo raccogliere un po' di storie della nonna, della campagna, della guerra, dei tedeschi, e di mio nonno che l'aveva portata a partorire in bicicletta. Poi non l'ho fatto. Lei chiamava e io non potevo mai rispondere, e dicevo la chiamerò.
Poi una volta, ti capita che stendi i panni al mattino, e dalla cucina ti arriva il gorgoglìo della moka, e ti rendi improvvisamente conto che stamattina non potrai chiamarla, per chiederle le storie della campagna.
FELICE DI ESSERE LA PRIMA A COMMENTAR XKE IL PATRIMONIO NONNESCO E' PATRIMONIO DEL NOSTRO PERSONALE UNESCO.
RispondiEliminapolly...
RispondiEliminaStraziante poesia, i nonni sono una ricchezza.
RispondiElimina5 anni fa è morto mio nonno e si è portato via decine di storie che ero stanco di ascoltare e invece adesso mi mancano. E sono perdute. E non torneranno. E anche adesso, a pensarci, mi rattristo. Un abbraccio
RispondiEliminabellissimo post. sono emozionata
RispondiEliminaLinda
Mi hai fatto venire la pelle d'oca. Ma tutto quello che ti ha dato e lasciato continuerà a fiorire in te, anche se non potrai chiamarla. Potrai continuare a parlarle e vedrai che in qualche modo continuerà a raccontarti le sue storie. Un abbraccio
RispondiEliminaEhm no... sui nonni non ce la faccio a commentare...
RispondiEliminaE' tutto ancora troppo fresco e troppo duro per me...
Ho sentito molto la mancanza dei nonni, di quella memoria preziosa che i bambini sanno conservare. Io non li ho avuti, uno morto prima che nascessi, due troppo lontani sia di km sia di vita, una ... bè, non credo amasse essere nonna. L'unica cosa che ricordo di lei sono i tarocchi che snocciolava sotto gli occhi delle sue amiche spacciandosi per gran esperta. Adesso, a ripensarci, era divertente anche quello.
RispondiEliminaLa prossima settimana la maestra di mio figlio ha organizzato una "mattinata nonni", chi vuole può partecipare e raccontare la scuola di 50 e oltre anni fa. Penso sia un'iniziativa molto carina, mio figlio è eccitatissimo di far conoscere i suoi fantastici nonni ai compagni.
Ed è quello il momento in cui il senso di lutto e perdita ti salta addosso di brutto.poi il bello dell' essere umano è che si adatta e con il tempo la sensazione si attenua e a quel buco di presenza dai un posto nel tuo quotidiano.
RispondiEliminaIo ho avuto due nonne che è meglio dimenticare.
RispondiEliminaSecondo me ti legge. Quindi non è mai tardi per chiederle come sta, anche se non puoi sentirne la risposta.
RispondiEliminaQuel momento particolare che ti colpisce come una sberla di sorpresa, in cui realizzi davvero che non ci sono più. Come mio padre dopo il funerale di sua sorella, in cui venne la loro prof di filosofia del liceo, e la sera a cena disse "ma pensa, è venuta la prof, adesso lo dico a ..cazzo no, non posso più dirglielo".
RispondiEliminaI nonni, le nonne, sono veramente il nostro patrimonio di ricordi. Ormai di 4 ne ho una sola, e pure riesco a far passare tre settimane senza vederla anche se sta a un chilometro. Bisognerebbe davvero vivere in grandi famiglie in grandi cascine e goderci tutti i nostri nonni ogni giorno un pezzettino.
Mi manca.Troppo.
RispondiEliminaSe ne è andata all'improvviso e io non ho avuto tempo di rendermene conto.
Ho buona memoria però e le storie della guerra che mi raccontava me le ricordo. Tipo quando portava da mangiare a un soldato francese ferito, di notte senza farsi vedere. Diceva che si erano scritti delle lettere, lei e il francese e io le chiedevo "nonna ma non le hai le lettere?io le voglio vedere!" o di quando aveva dato nascondiglio ad un partigiano in fuga dai tedeschi e loro le avevano puntato il mitra contro e mi ha confessato che quel giorno aveva avuto paura.
Io sono orgogliosa di quando a 15 anni, la domenica anzichè uscire con gli amici andavo dalla nonna e camminavo sotto braccio a lei in giro per il paese. Sapevo che per uscire con gli amici c'era tempo.
E ora non mi riesce di andare a trovarla al cimitero perchè lei è li' in grembiule a maniche corte che sorride e io piango al freddo dell'inverno intorno a me.
Rita
Mi piacerebbe poterti abbracciare...
RispondiEliminaio sento ancora l'odore della minestrina coi risoni e mezzo panetto di burro che mi cucinava.. e così buona non la mangerò mai più
RispondiEliminaMia nonna era povera. Di soldi, di denti, di carne addosso, di capelli. Sapeva scrivere solo i numeri e il suo nome. Ha fatto sette figli e quando se ne è andata nessuno era lì con lei, tranne mia mamma.
RispondiEliminaEra piccola e l'italiano non lo conosceva. Viveva al sesto piano ma aveva paura dell'ascensore e saliva a piedi, da sola, fino a 86 anni.
Ok scusami, mi sono lasciata andare ai ricordi.
Colpa di questo tuo post, e dell'odore di caffè.
Un abbraccio.
mi hai fatto piangere...non si fà.....
RispondiEliminaMi state facendo venire la pelle d'oca. In realtà non è che mi viene proprio da piangere, perché ero abbastanza pronta, no? Quando è morto nonno Gino avevo 18 anni e cazzo, non ero pronta, perché lui era praticamente mio padre. Ho pianto per mesi. Come quando è morta nonna Cloe. Ora invece ero pronta, e sento solo quella malinconia dolce, e un po' di rimpianto per quello che avrei potuto carpire di lei. E ora sto pensando che dovremmo metterci tutti abbracciati e piangere tutti assieme, di quel pianto un po' da bambini, che dopo che hai pianto ti passa.
RispondiEliminaEcco, quando non ci sono più ci accorgiamo che volevamo sentire ancora qualche storia. Succede anche per me, con mia nonna Bianca.
RispondiEliminaAnche mia nonna era una cantastorie, e dispiace anche a me non essere andata a trovarla più spesso. Del resto, i miei figli mi abbandoneranno presto in un ospizio dove degli infermieri aguzzini abuseranno di me, prima di venire scoperti da un'inchiesta delle Iene.
RispondiEliminahttp://pimpaepurulla.blogspot.com/2011/05/ci-sei-ancora-in-qualche-modo.html?m=1
RispondiEliminaIl 30 saranno due anni che la mia, di Nonna, non c'è più. Era emiliana. Magari lei e la tua nel frattempo sono diventate amiche.
Grazie per avermi commossa anche stavolta.
scrivo con le lacrime agli occhi.
RispondiEliminamio nonna è morta da 6 anni ed io ancora quando penso a lei piango. Ricordo le domeniche passate ad ascoltare le storie di un passato che non esiste più, racconti di vita, di morte, di guerra e di felicità tutto condito dall'inconfodibile odore di bracere. Mia nonna è stata unica per me e spero che ovunque si trovi possa accompagnarmi. Ho sul comò la foto di noi due insieme ed io a quella foto parlo perchè lei, anche se non c'è, più vivrà per sempre nei mio ricordi e nel mio cuore.
grazie per l'emozione
Mio nonno è morto da tanti anni, da troppi. E avrei ancora bisogno di lui, che al telefono dovevi urlare perché era sordo ma non avevo bisogno del telefono, era in casa con me.
RispondiEliminaE quando tornavo da scuola si sedeva accanto a me e si faceva raccontare cosa avevo fatto, cosa avevo imparato, cosa mi era piaciuto.
La sera rientro dal lavoro e sono a tavola con i miei amori, ma sento sempre una sedia vuota alla mia destra.
Ho perso mio nonno fisicamente tre mesi fa. Ogni volta che vado a trovare mia nonna, entro in camera da letto e mi sembra di sentire il suo odore, vado in cucina e mi siedo accanto a quella che era la sua sedia e non posso accarezzarlo. Mi faccio forza pensando che sono cresciuta con lui, che mi veniva a prendere a scuola, che mi portava a scuola di danza, alle lezioni di pianoforte, a passeggio la domenica, e tante altre cose. Mi sarebbe piaciuto vivesse a lungo per condividere con lui anche i momenti più importanti della mia vita e mi piacerebbe sapere che dovunque lui si trovi sia fiero di me e delle mie scelte.
RispondiEliminaUn abbraccio,
Carmen (sto prendendo coraggio e ho commentato anche stavolta!)
Come al solito scateni delle grandi emozioni, con questi racconti che parlano di te ma parlano anche di tutti noi.
RispondiEliminaOvviamente anche io ho ripensato alla mia nonna, al suo volto tanto dolce di una donna al contempo coriacea.
Ai suoi racconti, alle sue raccomandazioni, alle sue superstizioni, ai sabato sera a casa sua, agli abiti di carnevale che mi cuciva e di come sbagliava il nome dei ragazzi che le presentavo chiamandoli con il nome del primo...
Mi sono piombati addosso mille ricordi.
Baciuzzi.
Spesso mi salta addosso all'improvviso: è nostalgia pura di una realtà che non c'è più. Perchè quando mia nonna se n'è andata, se n'è andata con lei una parte della mia vita. Quella fatta di lunghi giorni d'estate passati a correrle dietro nei campi e nelle sue faccende. Quella di fredde sere d'inverno passate ad annusare la neve in arrivo o a sbucciare le castagne tutti stetti attorno ad un tavolo. E' la nostra vita insieme che mi manca.
RispondiEliminaNonna e padre morti da poco, la nostalgia che provo è paragonabile solo al senso di colpa che qualche sera mi attanaglia...dovevo stargli più vicino, dovevo parlargli di più...mi piace pensare che loro adesso capiscano le mie motivazioni di quel periodo...la paura fottuta, in primis...
RispondiEliminasempre belli i tuoi post...
karin
Ero pronta a perdere la nonna.
RispondiEliminaStava troppo male per non pregare che se ne andasse.
L'ultimo anno sono andata a trovarla quasi tutti i giorni, tutte le volte che potevo.
Sapevo che poi non ci sarebbe stato più tempo.
Le ho perdonato di aver maltrattato mia mamma e di aver trattato me troppo bene.
Si, per fortuna, ero pronta.
Ma un po' vi capisco: non ho perso solo lei purtroppo.
... e il pezzo del registratore con su la voce di suo figlio. lì ho pianto, te possino.
RispondiEliminabeh l'hai raccontata così bene questa nonnina che ora spiace anche a me di non poter sentire le sue storie.
RispondiEliminaverso una lacrima per il girotondo di pianto da bambini che proponi qualche commento più in su.
è una buona idea.
E' terribile quando ti viene da chiedere loro qualche cosa... e non ci sono più. E non saprai mai se i tedeschi avevano invaso la casa in primavera o quando, ché quando te lo raccontavano la storia era così avvincente che non l'hai mai chiesto. E ogni volta è un sussulto, un poco di dolore che punge... mi hai fatto venire na malinconia!
RispondiEliminaAnche io mi perdevo nelle storie dei nonni...
RispondiEliminaUn abbraccio forte, Polly.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaLe mie nonne mancano oramai da un sacco di anni, però ho 2 ricordi che non dimenticherò mai..
RispondiEliminaLa nonna materna aveva 99 anni quando se n'è andata, e stava male da un pò.. I medici non le davano molto tempo ancora,però lei resisteva perchè quell'anno avevo gli esami di maturità, e diciamo che non essendo uno studente modello,ma molto "estroso" era preoccupata quanto mia mamma..Addirittura nell'ultima settimana era talmente migliorata che la volevano rimandare a casa.. Alla fine io ho concluso con il massimo dei voti, e lei quando l'ha saputo ha detto "ora posso morire felice".. e il giorno dopo è morta.. :( La nonna paterna aveva 90 anni ed era in casa di riposo da un pò. Un sabato mi ha fatto chiamare perchè voleva assolutamente vedermi e che passassi la giornata con lei.. Alla fine mi ha detto che era stata proprio felice.. La notte successiva è morta.. Chissà cosa sentono dentro i nonni per capire tutto, anche quando stanno per andarsene.. Un abbraccio da un blogger di passaggio..
The death of your father, the death of your mother
RispondiEliminaIs something you prepare for
All your life
All their life
(Coil)
Quando è morta mia nonna materna, che ha cresciuto me e mia sorella e con cui eravamo legatissime, qualcosa dentro di me si è rotto e non ancora aggiustato, anche se nsono passati 6 anni.
RispondiEliminaForse sono solo cresciuta, non lo so. Prima, quando c'era lei, sapevo sempre da chi andare s ela vita faceva schifo, mi appoggiavo a lei in tutto e così tutto il resto della famiglia.
Oggi mi rendo conto che il suo ruolo è passatoa me.
E non è bello, no. :)
L'agenda, la cosa dell'agenda.
RispondiEliminaTi stringo.
Come ti capisco... i miei nonni stanno lontano lontano... vorrei vederli... non posso mai... e già mi sento in colpa per quando non ci saranno più e non me li sarò goduti abbastanza.
RispondiEliminaAh e dimenticavo... Un abbraccio...
RispondiEliminaGrazie dei commenti, siete dei cuccioli! :)
RispondiEliminaEcco, ora aspetto che mi passi il groppo in gola, e vado a chiamare mia zia, e le racconto che il cielo promette neve. E che mi sono già messa due volte il cardigan che mi ha dato l'altra sera, che era dell'altra zia. Da quando la Zia Bella è morta, la Zia Buona non fa che regalarmi roba che tira fuori dagli immensi armadi di casa loro. Ma è solo l'altra sera, dopo cinque anni, che mi ha detto la ragione vera per cui lo fa. "Io non ho il coraggio di mettermeli." Fortuna che tra tutte e tre abbiamo sempre avuto corporature simili. Io me li metto, invece, i vestiti della Zia Bella, e me la porto addosso. Anche se a lei stavano meglio.
RispondiElimina