UN FUNERALE DESERTO

sono arrivata a scannerizzare gli scarabocchi che produco mentre telefono

"Ma come sei conciato, devi andare a un funerale?" ho proferito stamane, facendo salire in macchina mio fratello, il quale era particolarmente dandy nel suo completo scuro con cravattino grigio. Sì vabbè, però le meches bionde gli stavano di cazzo, l'ho sempre detto che quella parrucchiera è una tipa inaffidabile. Fonti certe riferiscono che è possibile avvistarla ogni domenica alla Ca' del Liscio.
"Spiritosa. Io comunque dico che potevamo evitare" fa lui.
"Non rompere i maroni: d'accordo che siamo atei, d'accordo che i ricordi sono parecchio offuscati, d'accordo che oggi è il tuo giorno di riposo e sono le seieunquartocazzo! però non possiamo non essere presenti alla messa in memoria dei vent'anni della scomparsa di nostro padre" rispondo io, decisa.
E così ci avviamo. Mia madre nel sedile dietro. Ci stiamo tutti chiedendo se dovevamo procurarci almeno degli occhiali da sole, ma la verità è che dopo vent'anni non ne abbiamo più voglia di piangere. Mi sentirei idiota a dire che non ho mai superato il trauma. E così ci ridiamo sopra, io e mio fratello, i Cinic Bro.
"Mamma, ieri hai dato la conferma alla nonna? Ci aspettano?" chiedo io.
"Io ero al mare. Pensavo avrebbe telefonato Mattia"
"Veramente io ho lavorato almeno sediciore" risponde lui, poi si rivolge a me e fa: "pensavo che avresti chiamato tu, visto che ci hai convocato a quest'ora con tanta risolutezza".
Chiamasi il gioco della patata bollente.
Io ieri non avevo credito nel cellulare, sennò avrei anche chiamato. Anzi no. Io non chiamo mai. Compaio e basta.

E insomma, siamo qui, che ci avviamo alla messa in memoria, e sono le sei della mattina, perché la chiesa era libera solo a quell'ora: dev'essere pieno di morti, in giro. Vabbè: è anche pieno di chiese, ma si doveva andare proprio in quella lì, la più grande, la più adatta ad accogliere l'orda di pellegrini che arriverà in occasione della celebrazione.

La città comunque alle sei è bella perché è meno cafona del solito.

La piazza è vuota: come prevedevamo non ci sono folle pronte ad adorare il feretro.

Saliamo la scalinata del duomo.
Le porte sono chiuse.
Porte laterali.
Chiuse.
I nonni perdono colpi. Li chiamiamo. La messa è domattina, dicono.Poi richiamano: la messa è dopodomani. Io rido fino a piangere. Alla fine sto davvero piangendo. E non ho neanche uno straccio di occhiali da sole.

E noi, fantozziani, siamo di fronte a una chiesa, vestiti a lutto: non sono ancora le sette di mattina e ridiamo come dei pazzi.

...ahah ci ho preso gusto!