LA TIFOSA DELLA DOMENICA

Non so se l'abbiate mai sentita nominare, la Cento chilometri del Passatore.
E' una gara podistica lunga appunto cento chilometri, da FirenSe a FaenSa, e passa davanti a casa mia.

Credo che fosse la serata preferita da mio nonno. Tant'è che la prima volta che al liceo mi ingaggiarono per stare sul palco con le mie compagne a dare la medaglia ai poveracci che arrivavano al traguardo alle sei del mattino, mi imboscai una medaglia e la portai a lui, che ne fu felicissimo. La teneva sul comodino, quando morì gliela misi nella tasca del completo a giacca.
Lui si muoveva solo in camion, perchè di lavoro faceva i traslochi.
E la sera della Cento partivamo lui, io, Mattia e nonna. Ci piazzavamo lungo la strada, in direzione Firenze, e nonno tirava fuori la griglia e cominciava a cuocere carne a tutta manetta. La verdura lui non sapeva neanche cosa fosse; la stessa acqua diceva che lo avrebbe fatto arrugginire. A quella grigliata si aggiungevano sempre i miei zii, gli amici di mio nonno, passanti e sconosciuti di ogni ordine e grado. E quando passava uno dei poveri podisti, eravamo tutti lì ad applaudire, fino a notte fonda. Quando il tasso alcolico si alzava, qualcuno correva dietro ai podisti offrendo un bicchiere di Sangiovese. E poi a volte si dormiva in camion, perchè nessuno era in grado di guidare fino a Faenza.

Sabato sera passavano, e io mi ero organizzata per cenare fuori e poi piazzarmi sulla strada, con le bimbe, a tifare gli sportivi.
Proprio io, che non andrei a una partita di calcio neanche se ci fossero i mondiali nel mio giardino.
Però il tifo scatena il mio lato tamarro. Al primo ho applaudito, al secondo ho gridato "Ah bbono!"; al terzo direttamente Ollallìollallàfammelovedèfammellotoccà. Poi ho cominciato ad applaudire anche ai vecchietti che passavano, e ai giovincelli che andavano in parrocchia. Uno, poco autoironico, mi ha mandato a culo.

Che lo so eh, che non faccio ridere. Però ultimamente aspiro a "farmi" ridere, e devo dire che ci riesco da dio, perchè capisco il mio stesso umorismo. Dico scemenze e mi regalo cinque minuti di ilarità quotidiana. Come quella volta che su Linkedin, nella professione, ho scritto Ultima ruota del carro. Poi mi sono derisa per almeno una settimana. Mi sono simpatica, cazzo.

Sto cominciando a bastarmi.
Anche se ho una gran voglia di farfalle nello stomaco.

p.s. Ho deciso che la Cento, dal prossimo anno, diventa festa comandata della famiglia Wantsacracker. Chiunque voglia unirsi, la mia tavola sarà aperta a tutti.