Ieri sera ero a cena da una coppia di amici, lui è un operaio cassaintegrato Omsa. Era ovvio che saremmo finiti per sintonizzarci su Anno Zero.
Tranquilli.
Potrei parlare ore sulla sostenibilità, l'equità e l'auspicabilità della crescita all'infinito, su cui si basa l'economia capitalistica. Ma non lo farò. Perchè viste le mie competenze finirei per fornirvi un inutile sproloquio da bar, e poi ci sarebbe un mio amico che di fronte agli scenari catastrofici che prospetterei, mi direbbe: tu sì che sei una vera superficial-intellettuale! :)
Vorrei solo vomitare un paio di sensazioni perchè, come ogni volta che guardo per sbaglio un programma di informazione, ieri sera ho dovuto trattenere le lacrime e la rabbia.
Ho sempre odiato lo spreco, il consumismo, in un certo qual modo anche la ricchezza, alla quale preferisco la sobrietà, se non la frugalità. E ho sempre avuto la sensazione di vivere nella parte del mondo "sbagliata", quella dove chiunque poteva permettersi di consumare quanto dieci cinesi o di mangiare quanto sei africani. E mi sentivo in colpa, mi chiedevo se io ero una persona tanto in gamba di meritare quello che la maggior parte del mondo non aveva. Si può dire che io sia sempre stata povera in confronto alle mie amiche, eppure non mi è mai mancato il pranzo e la cena, il tetto sopra alla testa, il riscaldamento (tenuto basso), qualcosa di dignitoso da mettere addosso.
Ora ho la sensazione che stia andando tutto a scatafascio, e lo sento dire in televisione da faentine che avrò incontrato al supermercato, che sono in diretta dal teatro Masini. Che hanno il mio stesso accento, che non amo particolarmente. Che è frugale, ruspante: per dire "bambino" diciamo "bastardo" o "bordello".
Non sono una nostalgica.
Ma per la generazione dei 40-50 enni, a Faenza c'erano due certezze: l'Omsa e la Cisa. Un po' le nostre piccole Fiat. Coloro che non rientravano nel novero degli studenti speravano nella fabbrica, che era quasi al livello del posto pubblico. Era un lavoro fisso, stabile, un lavoro su cui si costruivano vite, case, famiglie, abitudini.
Un lavoro che i miei coetanei avrebbero scartato a priori, un po' perchè ci sono "nuove" realtà industriali (Toro Rosso, Germano Zama, per citarne due "conosciute"), un po' perchè siamo andati tutti all'università con l'illusione che saremmo diventati più ricchi dei nostri genitori o per lo meno avremmo fatto un lavoro fico.
Non è stato così. Siamo diventati una generazione di coccocò, molto meno paraculati che in fabbrica. Molto meno. L'altro giorno ho buttato l'occhio sul sito di un'agenzia interinale, che cercava laureati per la selezione del personale, con contratto di stage gratuito. Non si sono neanche vergognati di specificarlo. Tanto per dirne una.
Quando avevo 17 anni, calcolavo che la scuola guida sarebbe costata parecchio e passai un'estate intera in fabbrica.
Era estraniante. Si passava la giornata a fare sempre la stessa cosa, lo stesso movimento delle braccia e a fare discorsi di respiro ampio quanto il perimetro del capannone. Alla sera ero stanca e non mi rimaneva che andare a letto e aspettare che cominciasse un'altra giornata di lavoro. Vivevo per il week end.
Credo che agli operai li salvi l'orgoglio di ciò che producono.
Le operaie Omsa sono (erano) orgogliose di sapere che indossiamo i collant Golden Lady che hanno cucito loro. Vedono un senso in tanto lavoro, monotono, faticoso, poco remunerativo.
Il senso però non sta più in piedi. Perchè loro producono perchè io compro, butto, ricompro, butto e ricompro.
Spostando la produzione in Serbia, certo, il meccanismo avrà ancora un po' di vita. Ora butta male a queste cinquantenni senza qualifica, con figli e mutui, che come prospettiva futura hanno solo un grande punto interrogativo e che chiedono "dov'è Bersani?" che a me mi piace anche, ma che conta come il due a briscola.
Ma io credo che butti male anche al padrone e che in fondo ci butti male a tutti.
Tranquilli.
Potrei parlare ore sulla sostenibilità, l'equità e l'auspicabilità della crescita all'infinito, su cui si basa l'economia capitalistica. Ma non lo farò. Perchè viste le mie competenze finirei per fornirvi un inutile sproloquio da bar, e poi ci sarebbe un mio amico che di fronte agli scenari catastrofici che prospetterei, mi direbbe: tu sì che sei una vera superficial-intellettuale! :)
Vorrei solo vomitare un paio di sensazioni perchè, come ogni volta che guardo per sbaglio un programma di informazione, ieri sera ho dovuto trattenere le lacrime e la rabbia.
Ho sempre odiato lo spreco, il consumismo, in un certo qual modo anche la ricchezza, alla quale preferisco la sobrietà, se non la frugalità. E ho sempre avuto la sensazione di vivere nella parte del mondo "sbagliata", quella dove chiunque poteva permettersi di consumare quanto dieci cinesi o di mangiare quanto sei africani. E mi sentivo in colpa, mi chiedevo se io ero una persona tanto in gamba di meritare quello che la maggior parte del mondo non aveva. Si può dire che io sia sempre stata povera in confronto alle mie amiche, eppure non mi è mai mancato il pranzo e la cena, il tetto sopra alla testa, il riscaldamento (tenuto basso), qualcosa di dignitoso da mettere addosso.
Ora ho la sensazione che stia andando tutto a scatafascio, e lo sento dire in televisione da faentine che avrò incontrato al supermercato, che sono in diretta dal teatro Masini. Che hanno il mio stesso accento, che non amo particolarmente. Che è frugale, ruspante: per dire "bambino" diciamo "bastardo" o "bordello".
Non sono una nostalgica.
Ma per la generazione dei 40-50 enni, a Faenza c'erano due certezze: l'Omsa e la Cisa. Un po' le nostre piccole Fiat. Coloro che non rientravano nel novero degli studenti speravano nella fabbrica, che era quasi al livello del posto pubblico. Era un lavoro fisso, stabile, un lavoro su cui si costruivano vite, case, famiglie, abitudini.
Un lavoro che i miei coetanei avrebbero scartato a priori, un po' perchè ci sono "nuove" realtà industriali (Toro Rosso, Germano Zama, per citarne due "conosciute"), un po' perchè siamo andati tutti all'università con l'illusione che saremmo diventati più ricchi dei nostri genitori o per lo meno avremmo fatto un lavoro fico.
Non è stato così. Siamo diventati una generazione di coccocò, molto meno paraculati che in fabbrica. Molto meno. L'altro giorno ho buttato l'occhio sul sito di un'agenzia interinale, che cercava laureati per la selezione del personale, con contratto di stage gratuito. Non si sono neanche vergognati di specificarlo. Tanto per dirne una.
Quando avevo 17 anni, calcolavo che la scuola guida sarebbe costata parecchio e passai un'estate intera in fabbrica.
Era estraniante. Si passava la giornata a fare sempre la stessa cosa, lo stesso movimento delle braccia e a fare discorsi di respiro ampio quanto il perimetro del capannone. Alla sera ero stanca e non mi rimaneva che andare a letto e aspettare che cominciasse un'altra giornata di lavoro. Vivevo per il week end.
Credo che agli operai li salvi l'orgoglio di ciò che producono.
Le operaie Omsa sono (erano) orgogliose di sapere che indossiamo i collant Golden Lady che hanno cucito loro. Vedono un senso in tanto lavoro, monotono, faticoso, poco remunerativo.
Il senso però non sta più in piedi. Perchè loro producono perchè io compro, butto, ricompro, butto e ricompro.
Spostando la produzione in Serbia, certo, il meccanismo avrà ancora un po' di vita. Ora butta male a queste cinquantenni senza qualifica, con figli e mutui, che come prospettiva futura hanno solo un grande punto interrogativo e che chiedono "dov'è Bersani?" che a me mi piace anche, ma che conta come il due a briscola.
Ma io credo che butti male anche al padrone e che in fondo ci butti male a tutti.
Concordo. La crescita infinita è insostenibile.
RispondiEliminaE' una questione di spazio da riempire.
E non è che non si debba guadagnare, o produrre o lavorare, ma forse dovremmo cambiare gli schemi.
E' il caso degli incentivi alle auto. Per quanti ne diano non è che la gente può comprare più di un tot di auto per famiglia, o cambairle ogni anno. Lo spazio economico in cui mettere le macchine si riempie.
Non ho soluzioni ma forse se iniziassimo a farci domande vere, serie, sarebbe un inizio.
L'amico della superficial-intellettuale sarei io? O pecco di orgoglio e/o protagonismo a pensarlo? :-)
RispondiElimina(come vedi continuo a leggere regolarmente il blog...)
Comunque tra un po' - spero - la vita sarà molto più frugale anche per me: un paio di giorni fa ho trovato casa a Bologna. Aspetto ancora un po' a trasferirmici - un viziato come me ha un sacco di cose da recuperare - ma poi dovrò rassegnarmi a contribuire meno a quel capitalismo che, a differenza di molte di voi, tanto apprezzo... ;-)
Se tutto va liscio sarai invitata.
roccia, non so se hai sentito che tremonti dice che l'italia non si può permettere la 626 (peraltro legge in pensione da quasi tre anni).
RispondiElimina@paolo: sì, eri proprio tu: le altre persone che frequento credono che io sia veramente intellettuale ;)
RispondiEliminabellissima notizia, aggiornami presto! poi ti scrivo!
Bel post, hai assolutamente ragione.
RispondiEliminaE non parliamo poi della notizia che sta girando questi giorni sul fatto che i precari non prenderanno la pensione.
Ma è vero?
Cara Polly, bel post... Loro, sapevano che sarebbe finita cosi, per questo la mia generazione, nato nel 1976, è stata tirata su con l'idea del "sarete tutti imprenditori"... perchè sapevano che loro gli operai a basso costo li avrebbero trovati in Serbia.. ma la cosa peggiore che sapevano anche che noi saremmo rimasti con le mani in mano, aspettando l'asso di bastoni. Per il momento ci accontentiamo del due di briscola (ps. non so a Faenza ma da me il 3 di briscola vale 10 punti ed è secondo solo all'asso).
RispondiElimina:-)
Beh ma tutti superimpegnati?
RispondiEliminaNessuno si accorge del cambio di look?
Beh io sì.
E, dopo aver passato tutto ieri in magazzino a fare lavoro da operaio, posso dire che a me il lavoro ripetitivo piace (non che l'abbia mai fatto per più di due/tre mesi). Mi piace avere la mente libera per pensare, la bocca libera per parlare e il corpo stanco ma un pò più forte.
Detto questo faccio un lavoro in cui la testa serve e la bocca sta chiusa perchè sto pensando e il corpo è flaccido perchè sto seduta.
Lo faccio perchè mi pagano di più e perchè è più vario, e perchè se sono stanca stanca posso sedermi...
Alla faccia della intellettuale superficiale!!!
RispondiEliminaHo vissuto le prime chiusure aziendali per trasferimento delle produzioni nei paesi a basso costo di manodopera: Hatù-Ico, sì quello dei profilattici e La Perla, quando però ancora ci si poteva trasferire in altre aziende di produzione (all'epoca molte operaie di La Perla vennero assunte da Ducati) oppure le sedi si trasformavano (l'impianto di Hatù iniziò a produrre per Ducati Energia). Io stessa, messa in mobilità, trovai subito posto. Parliamo del 98.
A pochi anni di distanza è come dici tu. Uno scatafascio per tutti e io ho paura soprattutto per i miei figli.
Faccio un ragionamento da ZiaGaetana.
RispondiEliminaCerti imprenditori vanno a produrre dove costa meno, Serbia, Romania, Cina... l'elenco è infinito.
Per guadagnare di più devono però vendere in un Paese in cui la vita (e gli stipendi) è più cara, mica lì che pagano la gente tric e birlic.
Se però gli abitanti di quel Paese non lavorano più, non hanno i soldi da spendere per comprare i prodotti di quegli imprenditori.
Quindi, alla fine, i potenziali acquirenti diminuiscono e, ovviamente, in quel Paese calano le vendite e di conseguenza i guadagni.
A me sembra un'idiozia, come uno che si taglia le palle per far spazio al pisello.
@dalle8alle5: esattamente quello che intendevo quando ho detto che butta male anche al "padrone"! ho sentito per 30 secondi Draghi a un summit che diceva quello che sappiamo tutti: non c'è ripresa se c'è questa disoccupazione. e allora non capisco proprio perchè non si incentivino gli imprenditori a restare e non si butti nel cesso quella cazzo di legge biagi. bah.
RispondiElimina@mc: il fatto è che qui non riconvertono neanche. il fatto è siamo stati mesi senza ministro per lo sviluppo economico. il fatto è che oltre all'omsa sono alla frutta buona parte delle aziende di produzione e delle operaie cinquantenni dove le reinserisci?
@julez: io me n'ero accorta che non c'eri, ti ho mandato una mail!
@aitor: ho corretto ;) in effetti non giocavo a briscola da qualche anno-decennio
@slela: se esiste ancora la minima i precari magari la prendono, ma con il sistema contributivo, se lavori ad intermittenza avrai pochissimi contributi versati e una pensione ridicola.
Ah benon.. e che spesso succede che posto che vai, regole di briscola/scopa trovi !! Sono sicuro che in giro per l'Italia il tre sia equiparato al due nella briscola !!
RispondiEliminasaluti dal pivellino :-(
l'ho visto anch'io ieri sera...triste e agghiacciante, ma siamo dentro ad una logica a breve, brevissimo termine, manca quasi ovunque la capacità di esaminare una situazione cercando di ipotizzare lo scenario da qui ai prossimi 100, 200 anni. in compenso oggi al tg1, dopo aver parlato una vita sulla povera Sarah (che con tutto il rispetto, ora mi sembra solo morboso gossip), su una poveraccia picchiata dal padre, su un'altra poveraccia picchiata alla metro, hanno annunciato un boom dell'export nazionale! ...così và...
RispondiEliminaConsiglio di leggere il capitolo dell'ultimo libro di Galimberti "il mito della crescita". Avevo seguito il caso della ditta di calze durante la puntata di Annozero trasmessa in rete (ricordi?) e mi dispiacque molto. Molte donne che conosco boicottano il marchio.
RispondiEliminabellissimo post, che dire??? Meglio tacere, condivido tutto ciò che hai scritto, e aggiungo: POVERI NOI o meglio POVERA ITALIA!!!!
RispondiEliminaUngaretti oggi scriverebbe i suoi versi non più pensando ai soldati ma ai lavoratori, perchè è così che si vive adesso!
RispondiEliminaecco, anche io ho questa sensazione: stiamo andando allo scatafascio.
RispondiEliminaoggi parlavo con mia mamma che mi diceva: ma stai a casa, ti guardi il tuo bambino ... non e' che sono quei due soldi che ti fanno star bene.
si', e' vero. non sono quei due soldi che mi fanno stare bene! sono quei due soldi che pero' mi fanno mangiare! stare bene e' un' altra cosa, dai.
non dico lo star bene bene. io intendo lo star bene di testa. perche' a me la cosa che fa paura e' che oggi, anche chi ha un posto fisso, ha sempre paura che questo cambi da un giorno all' altro. non c'e' la sicurezza. anche io sono precaria.
una volta non era cosi': c'era gente che stava in fabbrica 40 anni ( la stessa fabbrica ), poi prendeva la liquidazione, ci aggiungeva i risparmi e comprava la casa al mare. e ci portava i nipoti.
ora, anche se uno ci arriva ai 40 anni nella stessa azienda, non riesce a mettere via un bel niente di niente e alla fine di una vita lavorativa si ritrova con un pugno di mosche in mano.
noi, non parliamone. non sappiamo nemmeno se prenderemo una pensione. e anche una liquidazione, perche' ci liquidano prima, in un altro senso.
da una parte e' vero, siamo ancora nel lato "fortunato" del pianeta ( e da quando sono stata in india, credimi ........ ), ma qui se non arriva qualcuno a far qualcosa per il ceto medio finiamo male. pero' forse e' troppo impegnato a lottare perche' non gli si facciano dei processi ( ah, no! uno glielo fanno - cosi' puo' sotterrare tutti gli altri ).
scusa lo sfogo finale, eh?
paola
Chiediamo scusa per l'irruzione. Siamo Alessia e Michela. Vorremmo fare qualcosa per e con le operaie e gli operai OMSA. Non abbiamo un contatto diretto e ci pare corretto utilizzare questa possibilità. Ovviamente si tratta di un paio di idee che sarebbero prospettate direttamente e c'è una certa urgenza, anche per via della loro situazione(cassa integrazione che cessa a marco). E' possibile contattarci qui:
RispondiEliminaaleoroargento@gmail.com (non abbiamo nulla a che fare con l'oro e l'argento: è solo un gioco depistante).
Ci può contattare chi ci legge qui per fornirci un contatto e anche, ovviamente, le operaie e gli operai.
Grazie
Alessia e Michela
Cara Polly, a volte anche io mi sento affogare dell'angoscia e dalla rabbia verso certe situazioni e ingiustizie di cui sopra (tu ti sei espressa benissimo). Il rispetto sarebbe un buon punto di partenza!
RispondiEliminaPolly anche questo è un bellissimo post che fa riflettere.
RispondiEliminaIo ho una laurea in tasca, presa grazie ai sacrifici dei miei genitori. Non mi è mai mancato nulla, anzi, probabilmente ho avuto molto di più di tanti altri. Loro però si sono fatti un culo così, sperando che farmi studiare significasse anche assicurarmi un futuro più che dignitoso. Mio papà il giorno della laurea ha pianto, lui che era riuscito giusto giusto a prendersi la terza elementare si è emozionato così tanto davanti alla figlia dottoressa.
A distanza di dieci anni, ogni tanto ripenso a quel giorno, in cui mi sembrava di avere infinite e bellissime possibilità davanti a me. La verità è che per 10 anni ho lavorato e sono stata pagata forse meno di un operaio, ma almeno avevo un contratto a tempo indeterminato.
Adesso, dopo due figlie, mi trovo senza un lavoro e mi tocca ricominciare da zero. Io ci proverò con tutta me stessa a inventarmi qualcosa...certo che la situazione è davvero preoccupante. Ho perso il conto dei colloqui fatti ma il comune denominatore è che il momento non è dei migliori e anche gli imprenditori che decidono di restare qui, sentono la crisi e hanno paura di investire nel futuro. Che tristezza!
Ciao Polly,
RispondiEliminabel post come sempre.
Da precaria, non posso che essere d'accordo su tutto. Il precariato lavorativo finisce per tradursi in una precarietà a tutto tondo, che investe anche affetti e rapporti interpersonali in genere. Quest'ansia di non sapere che ne sarà di me tra un anno è difficile da sopprimere anche se tutti ti dicono "L'unica è non pensarci" (detta da chi ha il posto fisso...). Ok, non ci penso, non pensiamo più a niente dai! Diamoci da fare e basta e viviamo come capita.
Mi capita spesso di fare questi ragionamenti e conosco la situazione Omsa.
RispondiEliminaA parte il presente io penso anche al futuro.
Non credete che la nostra generazione, viste le non pensioni e il peso delle pensioni dei nostri vecchi, finirà a fare solo la badante?
Voglio dire: a 65 anni con 500 euro al mese di pensione non è che si può arrotondare in altro modo.
Bel post Polly, e vorrei sbatterlo in faccia ai miei colleghi di banca che si lamentano se la macchina del caffè viene spostata di un piano, o se qualcuno fa notare loro che fanno parte (me comrpesa), di una sacca di privilegiati a cui è concesso molto. Che si guardassero intorno, eccheccavolo! Ed è anche la ragione per cui vengo vista male, perché sono una delle due e o tre che sorridono...
RispondiEliminaMi piace come scrivi Polly. Ecco volevo dirtelo.
RispondiElimina@darcY: ma grazie :)
RispondiElimina@valewanda: magari ci sono tue colleghe a cui fa bene fare una paio di rampe di scale al giorno :) (sono cattivaaaaa!)
@m di ms: cara, il fatto è che 500 euro è la minima...ma quando andrò in pensione io, sarà ancora garantita la minima o dovrò sperare nelle mie figlie?
@daydreamer: il problema è che l'andazzo è preoccupante anche per i non precari. vedi gli operai dell'omsa, che non erano precari. aiuto.
@yaya: capisco come stai. ti abbraccio.
@arianna: già, il rispetto. dovrebbero garantirlo nel cnl.
@anonimo: l'omsa in parte lavora ancora. potete mettervi in contatto con loro cercandoli nell'elenco telefonico, oppure contattando la cgil o la cisl di faenza.
@paolafrancy: siamo ancora nel lato fortunato ma io credo che nell'arco di un ventennio....
@ruben: si sta come d'autunno sugli alberi le foglie...
@ele: concordo.
@lindalov: la cgil ha lanciato una campagna di boicottaggio. stranamente non se ne è saputo un granchè.
@cocchina: molto meno di 100, 200 anni.